Dio non trasforma una società se non quanto i suoi membri trasformano sé stessi
(Sura n° 13 - Versetto 11)

Non è chiaro quale direzione prenderà l’Egitto. Sembra che la maggioranza sia favorevole a questi musulmani conservatori. Saranno loro ad esaudire le richieste della rivoluzione, per ottenere la giustizia sociale, o saranno solo un’altra parte di quel regime brutale che dobbiamo rovesciare a tutti i costi?
Una cosa è certa, la rivoluzione egiziana ha ancora molta strada da fare.

peacereporter.net  - 12/12/2011 - Lo Yemen ha un nuovo governo, dopo che un mese fa il presidente Ali Abdullah Saleh aveva deciso di rinunciare ai suoi poteri a causa dell'intensificarsi delle proteste. Il nuovo primo ministro sarà Mohamed Salem Basindwah, il cui governo avrà come priorità la fine delle violenze nel paese e garantire i servizi di base. Negli ultimi mesi, infatti, si sono verificate carenze di combustibili, pane, latte e altri generi alimentari di prima necessità. Inoltre, vari attacchi alla rete di oleodotti hanno causato danni per 8 miliardi di dollari, creando ulteriore instabilità. I vari ministeri verranno divisi tra i lealisti di Saleh e le opposizioni. Ai primi ne verranno assegnati 17, tra cui la difesa e gli affari esteri, mentre ai secondi gli altri 17, tra cui interni e finanze. Sul piano internazionale, Basindwah, nel suo primo viaggio, cercherà nei vicini dell'Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti un aiuto per interrompere le carenze di acqua ed elettricità.


Mohamed Salem Basindwah

alarabiya.net  - 27 novembre 2011 - I giovani in piazza Tharir chiedono che i militari facciano un passo indietro  e propongono il nome di El Baradei per guidare la transizione alla democrazia. El Baradei, che ha incontrato ieri il capo del Consiglio Supremo delle Forze Armate che guida il paese, ha dichiarato di – essere pronto a rinunciare all’idea di candidarsi alle elezioni presidenziali, se venisse ufficialmente richiesto di formare un governo di unità nazionale – le sue dichiarazioni avvengono nel mezzo di sconvolgimenti politici e scontri con i militari che minacciano le elezioni politiche che dovrebbero tenersi domani lunedi 28 novembre. Le prime del dopo Mubarak.

Appello da piazza Tahrir

L’appello Disperato di Piazza Tahrir:
Difendi la Rivoluzione! Combattiamo Insieme!

Yemen, l'addio di Saleh

di Christian Elia

Saleh in Arabia saudita per firmare l’accordo di passaggio dei poteri

Egitto, dal sogno alla rabbia
di Christian Elia

Ibrahim El Batout: La Situazione In Egitto Si Aggraverà
di V. Mattei

Al-Qaeda, la Penisola Araba e la rivolta yemenita

di Ludovico Carlino


L'alto numero di vittime e feriti a piazza Tahiri al Cairo, almeno 40 morti e 1.500 feriti, da venerdì, sarebbe dovuto all'uso di pallottole vere e non di gomma, come sostiene la giunta militare, e dai letali gas nervini e non i semplici lacrimogeni antisommossa. Il duro atto di accusa viene da Mohammed ElBaradei. È in corso un massacro

Controrivoluzione e morte in piazza Tahrir

di Francesco Peloso


Tunisia, proteste studentesche contro le norme islamiche
Elezioni in Tunisia: testimonianze e riflessioni
Elezioni In Tunisia: Attenti alla Mia Rabbia e alla Mia Fame di Lina Ben Mhenni

I Clinton e la Goldman Sachs, nuovi signori della Libia


Libia, la Nato: "Fine missione il 31 ottobre"

aljazeera.net - 26 Oct 2011 - Hundreds of Yemeni women have set fire to traditional female veils in protest against the government's brutal crackdown on the country's popular uprising, as overnight clashes in the capital and another city killed 25 people, officials said. Women spread a black cloth across a main street in the capital Sanaa on Wednesday and threw their full-body veils, known as makrama, onto a pile, sprayed it with oil and set it ablaze. As the flames rose, women activists handed out leaflets appealing for help and protection. "This is a plea from the free women of Yemen; here we burn our makrama in front of the world to witness the bloody massacres carried by the tyrant [President Ali Abdullah] Saleh,'' the leaflets read.
alarabiya.net - 26 Oct 2011 - Wednesday’s protest, however, was not related to women’s rights or issues surrounding the Islamic veils - rather, the act of women burning their clothing is a symbolic Bedouin tribal gesture signifying an appeal for help to tribesmen, in this case to stop the attacks on the protesters.

Ucciso dai miliziani del Cnt a Sirte, il rais è stato portato a Misurata di Christian Elia
Del giovane ufficiale di meno di trenta anni, affascinante e determinato, capace di guidare una rivoluzione e di affascinare il mondo con il suo socialismo eretico non restava - da tempo - più nulla.

peacereporter.net - 3 marzo 2011 - Nulla di fatto per la pace in Yemen. Dopo due settimane di trattative, l'inviato delle Nazioni Unite Jamal bin Amr ha fallito nel tentativo di ricucire un insanabile strappo tra il governo di San'a e il popolo yemenita. "La pazienza degli yemeniti è limitata - ha detto- e la responsabilità delle menzogne è della leadership yemenita, che deve portare lo Yemen verso una transizione pacifica dei poteri".

peacereporter.net - 30/09/2011 - Il presidente dello Yemen Ali Abdullah Saleh annuncia che non si dimetterà se sarà contentito ai suoi ex alleati, ora passati con l'opposizione, di partecipare alle elezioni per prendere il suo posto. L'ha dichiarato in un'intervista a 'Time' e al 'Washington Post', nella quale mette anche in guardia dal rischio guerra civile nel Paese.

asianews.it - 30/09/2011 - Saleh si è rifiutato di firmare un accordo di transizione preparato dai Paesi del Golfo, in base al quale, in cambio dell’immunità, trasferirebbe i suoi poteri al vice presidente Abdrabuh Mansur Hadi. Il presidente deve affrontare, oltre a un forte movimento di opposizione democratica in piazza, l’ostilità di clan tribali molto potenti e la secessione di numerosi reparti dell’esercito.

alarabiya.net - 24/9/11 - Yemeni troops killed at least 17 people in an assault early on Saturday on the main opposition protest camp in the capital Sana’a. Soldiers launched the attack a little after midnight on Friday, hours after Saleh’s return. Troops opened fire with guns and also shelled Change Square, the focus of anti-government activity since it was first occupied by demonstrators in January.

ilmondodiannibale.it - 24 set 2011 - I Giovani della Rivoluzione considerano il ritorno di Alì Saleh la causa delle nuovi tensioni e sparatorie che hanno luogo nel paese. I giovani annunciano così che intensificheranno la protesta, ribadiscono che la rivoluzione non cesserà fino alla caduta del regime e invitano i cittadini a partecipare in massa alla manifestazione nazionale indetta con lo slogan non ambiguo,  “processiamo Ali Saleh, il criminale”.

Egypt has fired almost 600 top police officers as part of a clean up the discredited and widely unpopular police force. The decision, announced on Wednesday by Interior Minister Mansour el-Issawi, meets a key demand by protesters camping out at Cairo's central Tahrir Square. El-Issawi said that the move was the biggest reshuffle in the history of the Egyptian police force. The number expelled also includes officers who were already at retirement age. Of those leaving, 37 are specifically accused of being involved in the killing of protesters during the January 25 uprising that ousted Hosni Mubarak, Egypt's former president, from power. Among those dismissed were 505 major-generals and 82 brigadiers, Egyptian state television reported. The protesters want the police force to be purged of Mubarak loyalists and officers involved in the killing of nearly 900 protesters during the January 25 crackdown.

Iraq, la primavera soffocata di Christian Elia


A Baghdad un uomo cerca di procurarsi dell’acqua.
Il 7 giugno scade il termine di 100 giorni che il governo si era dato per le riforme.

As President Obama vows 'We will not relent until the shadow of tyranny is lifted',  The Independent has obtained a copy of a letter from the country's Prime Minister, Al-Baghdadi al-Mahmoudi, where he offers Nato a ceasefire, amnesty for rebels, reconciliation, constitutional government – and an exit strategy. Extract from the letter "We propose that parliament will convene at an extraordinary session to appoint an executive committee which will manage the public affairs and foresee the ceasefire and propose a mechanism for a political dialogue... comprising representatives from all regions and civil society. A committee will be... mandated with drafting a constitution to the Libyan people for adoption which will define the political system in Libya. A process of reconciliation will be initiated which will include amnesty and compensation to all victims of the conflict. We are ready to talk to help mediate a ceasefire and to initiate discussions on the future form of constitutional government... Let us create a road-map to the future. What has occurred in Libya is part of a wider series of events throughout the Arab world. We understand this. We are ready and we know what is required of us."

The International Criminal Court chief prosecutor is seeking the arrest of Libyan leader Col Muammar Gaddafi and two others for crimes against humanity.

Yemen: disperse con violenza manifestazioni contro il regime (video)

11/05/2011 - Sanaa  - Almeno dieci persone sono morte nella notte a Sanaa in scontri fra dimostranti e forze di polizia La notizia viene da fonti mediche locali. Scontri violenti sono avvenuti tutta la giornata di ieri in varie città del Paese: il conto delle vittime, fino alla sera, era di 9 morti e di decine di feriti. A Sanaa le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco su una folla di decine di migliaia di manifestanti che marciavano verso il palazzo del governo. In quel singolo scontro almeno sei persone sono morte, e un centinaio ferite.

Yemen, folla in piazza pro e contro Saleh

The South African Government Statement on Developments in Libya

Yemen

Almeno nove sono stati uccisi oggi a Sanaa quando le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco per disperdere i manifestanti. E' comunque attesa per domenica la firma dei Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo sull'accordo in base al quale il presidente Ali Abdullah Saleh dovrà lasciare il potere entro 30 giorni, al termine dei quali la presidenza verrà assunta ad interim dal suo vice.

Misurata

La situazione umanitaria nella città di Misurata è vicina al collasso. Per questo l’Unione europea chiede “a tutte le parti” coinvolte nel conflitto di “permettere la ripresa delle operazioni umanitarie”, ponendo “fine d’urgenza” ai bombardamenti “nelle aree della città in cui i civili cercano protezione”. “Siamo pronti a fare di più, ma perchè il nostro aiuto abbia senso è fondamentale l’accesso alle persone che ne hanno bisogno”.

Circa tremila persone si sono radunate oggi a Salalah, dando vita ad una delle manifestazioni di protesta più grandi svoltesi nell'Oman. La città portuale, situata nel Sud del Sultanato, è stata invasa da una popolazione assetata di democrazia, che chiede riforme liberali e le dimissioni dei funzionari governativi accusati di corruzione. Alle proteste si è unito l'imam Hamer Hargan, che invece di condurre la tradizionale preghiera del venerdì nella moschea, ha scelto di recitare il sermone nelle strade al fianco ai manifestanti. "Il popolo dell'Oman non ha paura di protestare fin quando non otterrà le riforme. Chiediamo il processo dei ministri accusati di aver sottratto fondi pubblici per anni", ha detto l'imam alla folla.

"Misurata è libera", le forze di Muammar Gheddafi stanno lasciando la città della Libia occidentale, dopo settimane di durissimi scontri. Lo ha annunciato un portavoce dei ribelli libici. Un soldato libico ferito e catturato dagli insorti a Misurata ha detto oggi che all'esercito è stato ordinato di ritirarsi dalla città assediata e bombardata da mesi dalle forze di Gheddafi. "Ci è stato detto di ritirarci. Ieri ci hanno detto di ritirarci", ha detto alla Reuters il soldato, Khaled Dorman, steso sul retro di un pick up dopo essere stato portato in un ospedale locale. Ieri sera il viceministro degli Esteri libico Khaled Kaim ha dichiarato che le truppe governative, sotto pressione per i raid aerei della Nato, potrebbero ritirarsi da Misurata, circa 200 km a est di Tripoli, e lasciare alle tribù locali il compito di affrontare gli insorti e "porre fine, con le buone o con le cattive", al conflitto nella città ribelle.


Check Point Tripoli street Misurata

«A Misurata, città sotto assedio. Bombardamento indiscriminato da parte delle forze di Gheddafi. Nessun segno della Nato», ha scritto prima di morire Tim Hetherington, fotografo.
«Ciò che succede oggi a Misurata è una vera tragedia umana» lo ha detto il responsabile per le relazioni esterne del Consiglio nazionale libico (Cnt), Ali al-Issawi, nel corso di una conferenza stampa a Parigi. «Si tratta - ha aggiunto - di attacchi ciechi contro un popolo inerme che ha chiesto solo il cambiamento, la libertà e la democrazia» «Non ci può essere nessuna giustificazione morale o giuridica per difendere chi massacra il suo popolo»

Una poetessa del Bahrain nota per aver composto poemi contro il governo di Manama è stata uccisa dopo essere stata arrestata e violentata dalle forze governative. Si tratta di Ayat al-Ghermezi, 20 anni, che ha recitato le sue poesie contro il regime durante le proteste in piazza della Perla nella capitale. A metà aprile una telefonata anonima alla famiglia ha informato che Ayat era in coma in un ospedale militare, dove i dottori hanno confermato che Ayat era entrata in coma dopo essere stata stuprata più volte.

20 aprile Bahrein

Abdul-Hadi al-Khawaja, attivista sciita che si batte per il rispetto dei diritti umani in Bahrein, sarà processato oggi a Manama da un tribunale militare. Ha guidato la protesta della maggioranza sciita in Bahrain contro la minoranza sunnita che governa il Paese, ed è stato arrestato dopo un'irruzion nella sua abitazione, accusato di ''incitamento alla rivoluta''. Le forze dell’ordine del Bahrain sostenute dal governo saudita hanno distrutto varie moschee e luoghi di culto degli sciiti, in Bahrain. I giornalisti stranieri non possono entrare nel paese.

20 aprile Arabia Saudita

È in programma oggi, in Arabia Saudita, una manifestazione di protesta per contestare l'invio dell'esercito di Riad in Bahrain e per chiedere il rilascio di tutti i detenuti politici. L'evento è previsto nella città orientale di Qatif, dove già venerdì scorso centinaia di persone sono scese in piazza per contestare il dispiegamento militare in Bahrain. I manifestanti hanno chiesto anche la fine delle violazioni dei diritti umani nel regno saudita.

20 aprile Yemen

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha espresso il suo sostegno all’iniziativa dei paesi del Golfo, che chiede al presidente dello Yemen Ali Abdullah Saleh di trasferire i suoi poteri al suo vice. A Sanaa intanto  a seguito degli scontri tra l’esercito e i manifestanti , sono rimaste uccise 4 persone, i feriti sarebbero invece 300. I ministri degli esteri del Consiglio di cooperazione del Golfo si sono incontrati con una delegazione dell’opposizione che ha chiesto le dimissioni di Alì Saleh.


19 Apr 2011 The United Nations says it has been guaranteed humanitarian access to Misurata, while Britain says it will fund efforts to evacuate thousands of stranded migrant workers by boat from the besieged port city. Al Jazeera's Jonah Hull managed to reach Misurata aboard an aid ship and found a city living under the threat of bombardment and with growing shortages of food, water, fuel and electricity. At least 20 people died while queuing for bread when Grad rockets rained down on them, our correspondent said. Many residents have taken refuge in mosques and schools. An Associated Press report said that one of the rebels carried fragments of rockets as he disembarked late on Monday. "I brought this to show people what's going on there [in Misurata]. Somebody has to do something about it," 38-year-old Ali Milad, was quoted as saying.
'Fermare il massacro e garantire le cure alle vittime di Misurata'

http://it.peacereporter.net/ - 15/04/2011 - Bahrein: "Non rimarremo indifferenti"
"L'Iran potrebbe non rimanere indifferente riguardo la crisi in corso in Bahrein, che rischia di destabilizzare il Golfo Persico e avere effetti politici a livello mondiale", ha affermato il ministro degli esteri iraniano Ali Akbar Salehi che, come riferisce il sito dell'emittente Press Tv, parla di metodi "inimmaginabili" cui fanno ricorso le autorità bahrenite, elencando rastrellamenti, rapimenti, demolizioni di moschee e licenziamenti. Fin dallo scoppio delle proteste, che hanno sinora causato circa 24 morti, Teheran ha espresso il suo totale appoggio ai manifestanti sciiti che lottano per rovesciare la minoranza al potere. L'Iran accusa l'Arabia Saudita di gravi ingerenze proprio allo scopo di proteggere i sunniti del Bahrein. Salehi ha inoltre lanciato un monito al consiglio di Sicurezza dell'Onu poiché, pur avendo svolto un ruolo determinante nelle crisi di altri Paesi arabi, sembra rimasto "indifferente davanti alla morte di numerosi civili bahreniti".


Doha, Qatar, 13 April 2011 Mr. Ban told the meeting of the International Contact Group on Libya “It is critical that the international community act in concert, that we speak with one voice, and that we continue to work in common cause on behalf of the Libyan people,”. “Under our worst-case scenario, as many as 3.6 million people could eventually require humanitarian assistance, clearly, we must mobilize all means at our disposal, including military, to get aid to those who need it.” Mr. Ban urged generous support for the $310 million flash appeal for Libya, which is so far only 39 per cent funded. “Libya will require our united efforts in peacemaking, peacebuilding and reconstruction once a ceasefire has been agreed,” he added, noting that early planning and preparation are necessary.
"Il raìs deve lasciare il potere, consentendo al popolo libico di determinare il proprio futuro". Si conclude con queste parole la riunione del Gruppo di contatto sulla Libia


http://it.peacereporter.net 12/04/2011
Il Cominato Nazionale Transitorio Libico dei ribelli, ha lanciato oggi un appello affinché "la comunità internazionale si assuma le proprie responsabilità, e si muova subito per impedire il massacro di uomini, donne e bambini". Il Cnt, inoltre, attraverso il suo portavoce Abdel Ghogha, chiede che "vengano assunte tutte le misure per implementare la risoluzione Onu 1973 per proteggere i civili, dichiarando Misurata una zona protetta dalla comunità internazionale, e assicurando l'arrivo in città degli aiuti umanitari".


Health Services Paralyzed: Bahrain’s Military Crackdown on Patients
An MSF Public Briefing Paper, April 2011

Repressione in Bahrain, Strage in Yemen
Venerdi’ di Manifestazioni in Siria, Bahrein, Yemen ed Egitto

http://www.unita.it
28 marzo 2011

L'ex presidente egiziano Hosni Mubarak e la sua famiglia sono stati posti in residenza sorvegliata, con il divieto di lasciare il paese. Lo dice il comunicato n.29 delle forze armate egiziane, nel quale si smentisce anche la notizia che Mubarak e famiglia abbiano lasciato l'Egitto per andare in Arabia saudita. La giunta ha anche annunciato che a settembre si terranno le elezioni parlamentari, le prime dopo decenni di legislatura di emergenza.

http://www.unita.it
12 aprile 2011

L'ex presidente egiziano posto in custodia cautelare per 15 giorni insieme con i figli Alaa e Gamal. Sono accusati di incitamento alla violenza contro i manifestanti durante la sommossa popolare dal 25 gennaio all'11 febbraio scorsi che ha portato alle dimissioni del padre. Quasi 800 persone sono morte durante le proteste. Moubarack avrebbe avuto un infarto durante l'interrogatorio, disposta la custodia in ospedale a Sharm.


11/04/2011 Il Cairo (AsiaNews) –  L’ascesa dei partiti islamici nella rivoluzione egiziana e i continui casi di applicazione della sharia nei villaggi fuori dal Cairo fanno paura ai cristiani, da mesi stanno tentando di emigrare verso Paesi con maggiore libertà religiosa. Secondo la Federazione egiziana per i diritti umani, oltre 70 persone a settimana chiedono informazioni su come lasciare il Paese.

01/04/2011 Egitto "Diamo al Supremo consiglio delle forze armate una settimana di tempo al massimo per ripulire le istituzioni del paese dagli uomini di Hosni Mubarak". Il giornale arabo 'al-Quds al-Arabi' riporta quanto annunciato dai giovani del movimento rivoluzionario '25 gennaio'. Il gruppo, che ieri ha fatto sapere di aver rinviato di una settimana la manifestazione prevista per oggi al Cairo, ha chiesto alla giunta militare al potere di destituire tutti i fedelissimi di Mubarak dai posti di responsabilità "altrimenti riprenderemo la nostra lotta". Il movimento giovanile ha anche chiesto "che venga subito processato il presidente deposto cosi come i suoi familiari e i vecchi gerarchi del regime". Il gruppo giovanile vuole in particolare vedere davanti alla sbarra l'ex segretario del partito di governo, Safwat Sharif, il presidente del parlamento Fathi Surur e il direttore dell'ufficio di Mubarak, Zakkaria Azami.

28 marzo 2011

Giordania: Si Ferma Dialogo Regime-Opposizione. Si è dimesso Munir Hamarneh, segretario generale del Partito comunista giordano, dal Comitato per il dialogo nazionale. La sanguinosa repressione di ieri delle manifestazioni per le riforme nella capitale Amman , costata la vita, di due manifestanti ha spinto Hamarneh a lasciare i negoziati con il governo istituiti due settimane fa per discutere di «reali e veloci riforme».«Ieri non ci sono stati scontri tra dimostranti e polizia ma un’azione repressiva decisa in precedenza, le autorità devono assumersi la responsabilità del massacro, continuare a far parte del Comitato servirebbe solo ad ingannare l’opinione pubblica», ha spiegato Hamarneh, con il dirigente comunista si sono dimessi Saeed Thiab, segretario generale del Partito di Unità popolare e altri 14 dei 23 membri del Comitato.

28 marzo 2011

Nel sermone del venerdì il grande imam della Mecca,  ha criticato duramente le proteste degli ultimi mesi. “Stanno soffiando venti di tempesta sui Paesi arabi -  ha detto lo sceicco Saleh Ben Mohamed Al-Taleb – i manifestanti invocano la separazione della religione dallo Stato”,  nelle dimostrazioni – ha aggiunto – si chiede che venga dato spazio “al multipartitismo e alle libertà non conformi alla sharia (la legge islamica, ndr), ciò non può che portare a un caos religioso e morale”. Lo sceicco ha chiesto ai leader arabi di non cedere di fronte a simili  rivendicazioni e anzi di reagire con “fermezza”. L’imam ha poi messo in guardia dal rischio che si producano divisioni all’interno della società e dell’unità garantita dalla legge islamica, “coloro che si avventurano oltre questo limite – ha ammonito – dovranno essere bruciati”.

L'insorto che vuole liberare il territorio che presidia e il popolo disperato di chi attraversa deserti per approdare su spiagge e scogli europei non sono uomini eguali. I lager libici per migranti descritti così tante volte da inchieste e reportage, testimonianze dirette di violenze e torture, uccisioni, omicidi per abbandono nel deserto, tutto questo non ha provocato lo sdegno internazionale come ora accade. I motori dei jet si scaldano mentre scriviamo, la risposta tardiva della comunità internazionale è comunque arrivata, proprio quando - vero o falso che sia - i lealisti iniziavano a bombardare aeroporto e strade della città simbolo ribelle, Bengasi. Rimane quel sapore amaro dell'ineluttabilità di copioni già visti e del criminale gioco di finanza e potere che nutre le guerre. 19 marzo 2011 http://it.peacereporter.net/

Crisi libica, la testimonianza:
“Gheddafi ha ordinato rastrellamenti casa per casa”

21/03/2011

Yemen, il presidente yemenita Ali Abdallah Saleh ha licenziato oggi il governo, dopo quasi due mesi di proteste di piazza e il pesante bilancio di vittime di venerdì scorso, quando 52 persone sono state uccise da sostenitori del regime durante una nuova manifestazione di piazza. Il generale Ali Mohsen Al Ahmar, capo carismatico dell'esercito e fratellastro di Saleh, ha annunciato oggi alla stampa la sua defezione: "Sosteniamo e proteggiamo i giovani che protestano a piazza dell'università a Sana'a", ha dichiarato il comandante della prima divisione blindata dell'esercito yemenita, il primo ufficiale di tale grado a passare con l'opposizione dopo che nel gennaio scorso è cominciato il movimento di protesta contro il regime. Anche Nasir al-Jahuri, capo del 121esimo battaglione, Sadiq Ali Sahrhan, capo della difesa aerea del primo battaglione corazzato, si sono schierati a favore dei manifestanti, assieme ai propri uomini. Durante la prima parte della giornata si sono dimessi anche l'ambasciatore yemenita a Damasco, Abdel Wahab Tawaf, e il governatore di Aden, Ahmad al-Qaatabi. Nei giorni scorsi, avevano lasciato l'incarico gli ambasciatori yemeniti presso le Nazioni Unite, il Kuwait e il Libano assieme a diversi esponenti dell'esecutivo e del partito del Congresso, al governo del Paese.

21/03/2011

Tunisi celebra la festa nazionale dell’indipendenza dai francesi, che quest’anno ha un gusto più intenso, è intimamente legata alla rivoluzione del 14 gennaio. Quella che gli stranieri chiamano “dei gelsomini” e loro “della dignità”. Il governo provvisorio ha annunciato che il giorno della liberazione diventerà anch’esso una festività. Sfilate lungo Avenue Bourghiba, vecchie scritte contro Ben Ali mai cancellate, giovani con la bandiera sotto l’Opera. Una scritta in francese sul muro: la donna tunisina è libera e lo resterà. L’hotel Africa chiuso per uno sciopero dei dipendenti contro la proprietà. Le ville dei famigerati cognati del presidente sono sotto sequestro. Nelle strade si respira euforia mischiata ad incertezza. Preoccupazione per il futuro, compassione per i vicini più sfortunati, orgoglio identitario, desiderio di fare buon uso della libertà ritrovata. Questi sentimenti agitano i tunisini. Durante la prima fase della crisi, il mondo ne ha lodato la solidarietà e la capacità di accoglienza. Può darsi che i prossimi giorni mettano a dura prova i nervi e l’efficienza dei “buoni samaritani” della Tunisia.

21/03/2011

Egitto, con oltre il 77% delle preferenze gli egiziani hanno optato per modificare e non riscrivere la vecchia costituzione del 1951. La sharia resterà la base della legge egiziana e l’Egitto continuerà ad essere uno Stato islamico. Il risultato delude i giovani protagonisti della rivoluzione dei gelsomini, favorevoli al no, che speravano di dare un nuovo volto al Paese, con uguali diritti per tutti i cittadini senza distinzione di credo religioso. Con l’approvazione della riforma costituzionale saranno anticipate le elezioni parlamentari e presidenziali, previste invece per settembre. “I giovani protagonisti delle rivolte – continua la fonte - non  sono organizzati ad affrontare una campagna elettorale. Non hanno ancora un leader riconosciuto e sono senza un programma. I Fratelli musulmani e il National Democratic Party, il partito di Mubarak, sono invece gli unici partiti organizzati e ciò potrebbe favorire la loro vittoria”. Tuttavia, secondo la fonte a tutt’oggi è impossibile fare dei pronostici per il futuro e ora è necessario vedere quale sarà la reazione della popolazione. “L’alta affluenza alle urne – sottolinea - e la presenza di oltre il 21% dei votanti favorevole al cambio radicale della costituzione rappresentano comunque un piccolo passo del Paese verso la democrazia”.    

19 marzo 2011

Lo Yemen versa da decenni in un condizioni difficilissime: il 43% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà e con un tasso di disoccupazione elevatissimo. È alfabetizzato soltanto il 50,2 % della popolazione e appena il 30% delle donne. La mortalità infantile è del 70 per mille. La speranza di vita è di 59 anni per gli uomini e di 63 anni per le donne. Oggi già si trova ad accogliere circa 200.000 rifugiati prevalentemente somali, un numero sempre crescente di migranti "economici" provenienti dall'Etiopia, circa 30.000 nel 2010, e gli effetti del conflitto tra Governo e tribù al nord (Al Houti) che dal 2009 ha provocato lo sfollamento di oltre 300.000 yemeniti da Sada'a che ancora oggi faticano a rientrare nel loro luogo di origine a causa della situazione ancora insicura. 'Si rischia nei prossimi giorni ancora un'escalation delle violenze e delle già forti tensioni esistenti, e le prospettive non sono positive anche per la riduzione delle riserve sia di petrolio che di acquà conclude Guarino da Sana'a.

19 marzo 2011

Migliaia di ersone si sono radunate a Daraa, una città della Syria meridionale, per piangere la scomparsaa di due persone uccise dalle forze di sicurezza, per aver chiamato alla rivoluzione nel paese. La polizia ha sigillato la città e lanciato lacrimogeni per diperdere la folla che si è dispersa dal funerale di Wissam Ayyash e Mahmoud al-Jawabra, due delle cinque persone uccise ieri, dalle sorze di sicurezza. Mazen Darwish, un’attivista di spicco della destra siryana, ha riportato che la polizia aveva chiuso la città, autorizzando la gente solo ad uscire, ma impedendone l’entrata. Altri attivisti testimoniano di dozzine di arresti. Questi ultimi scontri, fanno seguito alle proteste di venerdì scorso dove i dimostranti chiesero a gran voce più libertà politiche e la fine della corruzione in Sirya.

19 marzo 2011

Il re dell’Arabia Saudita si è rivolto oggi al popolo, per la prima volta dall’esplosione delle “rivolte dei gelsomini” nel mondo arabo. Re Abdullah ha promesso elargizioni di denaro in varie forme ai cittadini del regno. Ha ringraziato le forze di sicurezza per essere “le mani” della stabilità del Paese. Subito dopo di lui hanno preso la parola vari speaker, che hanno letto una serie di decreti reali, che comprendono un aumento del minimo salariale, donazioni in denaro ai pensionati, borse di studio mensili per gli studenti. Sono stati annunciati anche investimenti nel settore dell’edilizia popolare, e sussidi di disoccupazione. Re Abdullah, che ha 86 anni, ha deciso di fare questa rara apparizione dopo che si sono realizzate una serie di piccole dimostrazioni per le riforme, e che sono apparsi su Internet appelli e raccolte di firme. Anche se le proteste di piazza sono state di modesta entità, il timore che possano assumere un volume maggiore ha spinto il sovrano a prendere contromisure.

17 - 18 marzo 2011

Authorities in Bahrain have torn down the statue at the centre of Pearl roundabout in the capital, Manama, where pro-democracy protests were held for weeks. The concrete statue of six dhow sails holding up a pearl was demolished using drills and diggers on Friday. On Friday Sheikh Khaled bin Ahmed al-Khalifa, Bahrain's foreign minister, said the demolition of the statue was an effort to erase "bad memories". He reiterated Bahrain's commitment to talks with the opposition but said security was a priority, and that three or four Gulf states were sending troops and will remain in the city until order is restored.

17 - 18 marzo 2011

Polls have opened in Egypt for the country's constitutional referendum, the first vote following the overthrow last month of Hosni Mubarak. Voters will decide on a package of nine amendments, about half of which deal with the conduct of elections. One would make it easier for independent candidates to run for president; another would re-establish judicial oversight of elections. The amendments were drafted by an eight-man constitutional committee, which was appointed by the ruling military junta. They must be approved or rejected as a bloc.

17 - 18 marzo 2011

Reports from Libya say pro-government forces have entered the western outskirts of the opposition stronghold of Benghazi, with the city's south also believed to be under heavy bombardment. Al Jazeera's Tony Birtley, reporting from Benghazi, told of multiple explosions taking place and a fighter jet being shot down. Fresh fighting was also reported in the rebel-held towns of Misurata, near the capital Tripoli, and Ajdabiya, which lies close to Benghazi.

17 - 18 marzo 2011

In Arabia Saudita, invece, i rappresentanti dell'opposizione hanno indetto una 'marcia di un milione di persone' sfidando il bando sulle proteste di piazza. Anche ieri oltre quattromila manifestanti di Qatif, nell'est del Paese, hanno chiesto al governo riforme e il rilascio dei prigionieri politici. Oggi, invece, chiederanno al proprio esecutivo di ritarare le truppe dal Bahrein.

17 - 18 marzo 2011

Sana’a - La polizia yemenita ha sparato sulla folla che manifestava nella centralissima Piazza del cambiamento, nella capitale Sana'a, provocando oltre 40 morti e un centinaio di feriti. Centinaia di migliaia di manifestanti anti-governativi sono scesi nuovamente in piazza oggi, nel centro della capitale yemenita, per chiedere la caduta del regime del presidente Ali Abdallah Saleh.

17 - 18 marzo 2011

Una nuova rivolta, in Siria, si aggiunge alla "primavera delle libertà" nel mondo arabo. Ieri, nel venerdì data ricorrente dei raduni nelle piazze arabe, i siti Facebook hanno proclamato "il giorno della dignità". Centinaia di siriani sono scesi per le strade di diverse città: a Da'ara, nel Sud, a Tartous, lungo la costa, e a Homs, nell'Est, a Banyas poco distante dalla capitale dove un imam ha arringato dal balcone un migliaio di sostenitori.


In accordo con il capitolo settimo della Carta delle Nazioni Unite che prevede l’uso della forza laddove sia necessario, con dieci voti favorevoli, nessuno contrario e cinque astenuti, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha approvato la Risoluzione 1973 che autorizza l'istituzione della No Fly Zone sui cieli della Libia e ogni misura adatta a protegere la popolazione libica, con esclusione dell'occupazione militare.

Siria: Ieri 15 marzo per il secondo giorno decine di persone hanno dimostrato contro il regime per chiedere la liberazione di tutti i prigionieri politici, l’attuazione di riforme democratiche e la messa al bando della corruzione. Cantavano “Dio, Siria, la libertà, solo questo”, “pacificamente, senza violenza”, “dove siete, siriani?”, “il popolo siriano non puo’ essere sottomesso”. Attualmente, le carceri siriane ospitano migliaia di prigionieri politici e i maggiori gruppi di opposizione sono delegittimati. Il governo siriano annuncia di adottare le promesse riforme entro la fine del 2011, ma il malcontento aumenta.

Bahrain: Le autorità del Paese hanno deciso di introdurre nella capitale Manama il coprifuoco dalle 16.00 alle 04.00. “Per la vostra sicurezza vi invitiamo a non effettuare raduni”, con queste parole, inoltre, un ufficiale dell’esercito ha vietato ai cittadini di riunirsi in pubblico. L’annuncio arriva dopo che all’alba le forze dell’ordine hanno sgomberato l’accampamento dei manifestanti anti-governativi: centinaia di poliziotti in tenuta anti-sommossa si sono scontrati con i dimostranti, accampati in piazza della Perla - nella capitale - da circa un mese. Almeno 6 persone morte e centinaia ferite.

Libya: Le forze rimaste fedeli a Muammar Gheddafi stanno marciando verso est, annichilendo la ribellione, tagliandole le via di comunicazione e intrappolandola in alcune città, come Misurata. Tra venerdì e domenica, le forze governative hanno ripreso possesso di Ras Lanuf e ora stanno spingendosi a est: La tattica è sempre la stessa: prima iniziano i bombardamenti dell’aviazione e poi arrivano le truppe. Al momento, il regime sarebbe tornato padrone di gran parte del Paese. Questo il risultato di una guerra lampo, iniziata cinque giorni fa.

www.nonviolenti.org Verona, 10 marzo 2011
Per una Alleanza Mediterranea... di Mao Valpiana
Anni fa, il re Hassan II aveva chiesto di fare entrare il Marocco nell’Unione Europea. All’epoca ci furono risate per questa boutade politica, ma forse sarebbe stato più saggio prendere sul serio questa domanda. Oggi, la distanza fra una sponda e l’altra del mare nostrum si è ingrandita, e appare difficile un riavvicinamento in tempi brevi. Ma sarebbe intelligente cominciare almeno ad immaginare una alleanza mediterranea, che garantirebbe a tutti i popoli di questo mare di vivere in una grande spazio geo-politico, economico, culturale e ambientale condiviso e soprattutto in una area di pace. Già oggi, migliaia e migliaia di migranti attraversano il mare da sud a nord, mentre pensionati europei volano da nord a sud per godersi la vecchiaia nel Maghreb. Ci sono dei movimenti della storia che nessuna becera politica xenofoba potrà mai arrestare. Sembra una utopia? Certo che lo è! Ma ricordiamoci che il Mediterraneo è la culla ancestrale di tante utopie che hanno cambiato il mondo.


Libia: Pacifisti Contro l’Ingerenza Armata Occidentale
di Marinella Correggia

Libia: rivolta popolare, guerra civile o aggressione militare?
Gregory Lalieu e Michel Collon intervistano Mohammed Hassan

La guerra inevitabile della NATO
di Fidel Castro Ruz

LEMONDE.FR 09.03.11 - 21h57
Le roi du Maroc, Mohammed VI, a annoncé une "réforme constitutionnelle globale", qui sera suivie d'un référendum, dans un discours à la nation prononcé mercredi 9 mars, le premier après les manifestations du 20 février au Maroc. "Nous avons décidé d'entreprendre une réforme constitutionnelle globale", a déclaré le souverain, soulignant son "engagement ferme à donner une forte impulsion à la dynamique réformatrice profonde (...) en cours". "Le projet de la nouvelle constitution" sera "soumis au référendum populaire" et entrera "en vigueur après son approbation", a précisé le souverain.

http://www.ntclibya.org/

The Interim Transitional National Council of The Libyan Republic
The council derives it legitimacy from the decisions of local councils set up by the revolutionary people of Libya on the 17th of February. These local councils facilitated a mechanism to manage daily life in the liberated cities and villages. The council consists of thirty one members representing the various cities of Libya from the east to the west and from the north to the south. The aim of the Transitional National Council is to steer Libya during the interim period that will come after its complete liberation. It will guide the country to free elections and the establishment of a constitution for Libya.

Libia, 07 Marzo 2011
peacereporter

Il leader libico Muammar Gheddafi starebbe trattando con il fronte ribelle un salvacondotto, qualora si decidesse a lasciare il potere. Lo riferisce il quotidiano arabo al Sharq-al Awsat, che cita fonti libiche "ben informate". Secondo queste ultime, ieri il Colonnello avrebbe inviato un suo delegato a Bengasi, presso il Consiglio nazionale dell'opposizione, per avere garanzie sulla sicurezza della sua persona e della sua famiglia, nel caso in cui decidesse di lasciare il Paese. Secondo quanto riferito dal quotidiano, se queste garanzie venissero concesse, ci potrebbe essere a breve l'annuncio di un passaggio di poteri dal governo tripolino al Consiglio nazionale, un organo che nelle ultime ore sembra diventato uno snodo centrale.

Ryadh, 07 Marzo 2011
AsiaNews

Il ministro dell’Interno ha annunciato alla televisione di Stato, che ogni forma di protesta e di marcia è proibita in Arabia saudita. E il 6 marzo il Consiglio presieduto dal mufti dell’Arabia saudita, ha affermato che “le dimostrazio-ni sono proibite, in questo Paese, e che il modo islamico di realizzare il bene comune è quello dell’offerta di consiglio. La riforma e il consiglio sono la via islamica per portare vantaggi ed evitare i danni, e questo non può avvenire tramite dichiarazioni minacciose e sediziose, in cui si raccolgono firme”. Il riferimento, oltre che agli appelli via Internet per manifestazioni fissate per l’11 e il 20 marzo, è alle richieste indirizzate a re Abdullah da intellettuali e attivisti dei diritti umani per modifiche sociali e costituzionali.

Muscat, 07 Marzo 2011
Nena News

Nuove proteste sabato in Oman, sultanato lungo la costa sud-orientale della penisola arabica. A Muscat, la capitale, dove regna da 40 anni, il leader del paese, Sultan Qaboos bin Said: in piazza per chiedere migliori salari, calo dei prezzi, abolizioni del sistema fiscale e soprattutto del sistema di corruzione che regna nel paese, ma senza che sia messo in discussione il ruolo del sultano. Alle manifes-tazioni, Qaboos ha risposto rimpiazzando tre cariche del governo, nonostante i manifestanti chiedano da giorni le dimissioni di tutti i ministri e che gli stessi siano sottoposti ad indagini per accertarne le attività illegali.

Verso un’altra guerra «umanitaria»
di Tommaso Di Francesco

28/02/2011 12:46

L’agenzia Onu per i rifugiati avverte che in Libia è in corso una “emergenza umanitaria”: decine di migliaia di persone cercano di abbandonare il Paese, teatro di una rivolta popolare scatenata contro il leader Muammar Gheddafi, al potere da oltre 40 anni. Le Nazioni Unite parlano di almeno 100mila lavoratori in fuga, per un esodo di dimensioni “massicce” che si consuma via terra, aria e mare. Molti gli emigranti di origine asiatica che, con mezzi di fortuna e operazioni di recupero attuate dai governi, cercano di rientrare in patria.

01 Mar 2011 09:41 GMT

in Yemen thousands of anti-government protesters and members of opposition parties have held another day of demonstrations in the Yemeni capital, ignoring the president's offer to form a new government. Standing outside the capital's university in Sanna, the protesters chanted one word: "Leave" on Monday Saleh have said he would accept members of the opposition in a new government, but the offer was swiftly rejected by both opposition figures and protesters who described it as outdated.

01/03/2011

Qatar - L'agenzia iraniana Abna ha diffuso oggi il testo di una petizione firmata da 66 personalità dell'opposizione locale, dignitari tribali e da alcuni membri della stessa famiglia regnante in cui si afferma di non riconoscere più l'autorità del emiro Hamad ben Khalifa Al Thani. Il documento diffuso anche su Facebook al momento raccoglie l'adesione virtuale di circa 30mila persone. I firmatari accusano l'emiro di "aver depredato le ricchezze della nazione" a proprio favore oltre ad avere stabilito "rapporti di collaborazione con Israele e Stati Uniti" e mirano a sostituire il sovrano con Abdelaziz ben Khalifa, fratellastro esiliato in Francia.

27 Feb 2011 16:52 GMT

Bahrain's anti-government camp is calling for a genuine constitutional democracy in which the royal family is no longer a ruling family, but just a royal family. "We don't yet know whether [the government] is serious and whether the principle of the dialogue is to end up with a constitution where the people elect 100 per cent of the parliament. If not, then there’s no point sitting at the table." Says Ibrahim Sharif, leader of the secular-liberal Wa'ad party and the most prominent Sunni member of the opposition.

28 febbraio 2011

In Oman, circa un migliaio di manifestanti, scesi in piazza per chiedere riforme politiche, posti di lavoro e una migliore retribuzione, hanno bloccato la strada che porta alla cittadina costiera di Sohar, dove si trova il principale porto di esportazione. Bloccato anche l'incrocio stradale di terra Roundabout, importante punto di snodo, bruciata una stazione di polizia e due uffici pubblici. Gli scontri tra dimostranti e truppe del sultanato, cominciati lo scorso sabato, hanno già causato la morte di almeno cinque persone.

28/02/2011

A Tunisi dopo un week end di violenze si dimettono premier e ministro della Industria. "Io non sarò mai il Primo ministro della repressione. Io non sono il tipo di persona che prende decisioni che potrebbero provocare delle vittime". Con un discorso sobrio, domenica sera il premier tunisino Mohamed Ghannouchi ha rassegnato le sue dimissioni. Dopo le persecuzioni da parte del regime di Ben Ali da oggi il governo di transizione autorizza il movimento islamico Al-Nahda (fuori legge dal 1989) a formare un partito e partecipare alle elezioni.


I regimi autoritari dell’africa del Nord e del Golfo Arabo – Persico, vacillano sotto le proteste. Dopo Ben Ali in Tunisia e Moubarak in Egitto, altri dittatori rischiano di abbandonare il potere. Questa carta riassume la situazione paese per paese. Aggiornata quotidianamente attraverso gli articoli di Libèration.
http://labs.liberation.fr/organograms/monde-infographie-2011-fev-23-regimes-autoritaires-mediterranee

Tajouraa, nella zona est, la gente ha assistito alla preghiera e poi ha organizzato una manifestazione verso la Piazza Verde, dove si sono dati appuntamento i cortei dei diversi quartieri, fino a raggiungere la cifra di 30-50 mila.  “Arrivati a Souk al-Jumaa, le brigate di Gheddafi hanno aperto il fuoco con le mitragliatrici…”. www.asianews.it 26/02/2011

La sofferenza e il bagno di sangue sono scandalosi e inaccettabili, Qaddafi deve essere ritenuto responsabile della sua incapacità di onorare le sue responsabilità, e dovrà affrontare le conseguenze inerenti alla continua violazione dei diritti umani. Nel mezzo di una tale situazione è imperativo che le nazioni e i popoli del mondo intero rispondano con una sola voce ed è a questo che stiamo lavorando. Così Obama

Tripoli 21 feb
Raid aerei contro i manifestanti. E' questa l'ultima notizia che giunge dalla Libia dove la situazione sociale è ormai fuori controllo. I bombardamenti sulla folla provocano oltre mille morti.

Secondo un messaggio inviato via Twitter alla Bbc, elicotteri Apache hanno attaccato civili che stanno marciando da Misurata, terza città della Libia a est di Tripoli, verso la capitale.

Tripoli 22 feb
Le strade di Tripoli sono ormai ricoperte di cadaveri. militari aprono il fuoco indiscriminatamente su chiunque si trovi per le strade:

Così Ghaddafi: “Sono un combattente, un rivoluzionario,. Morirò come un martire … Io non lascerò la mia terra. Resterò a capo della rivoluzione fino alla morte …"

Tobruk 22 feb
"Tutte le regioni orientali sono fuori dal controllo di Gheddafi... La gente e l'esercito sono gomito a gomito qui"

New York, 23 feb.
Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha chiesto "la fine immediata delle violenze"

Cairo 23 feb
Il capo della diplomazia europea Catherine Ashton ha chiesto oggi al leader libico Muammar Gheddafi di porre fine alle minacce al suo popolo - deve assolutamente decidere di avere un dialogo … Deploro tutti gli atti di violenza e invito tutti alla moderazione -, ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa al Cairo.

Pillay denounces violence by security forces in Libya, Bahrain and other countries in Middle East and North Africa

N.Sessa

http://www.adnkronos.com
Rabat, 20 feb.

Marocco: centinaia manifestano in 20 citta' nel 'Giorno dell'orgoglio'

Centinaia di persone hanno manifestato oggi in 20 citta' del Marocco per chiedere riforme politiche che limitino i poteri di re Mohammed VI. Gli organizzatori di quello che viene chiamato "il giorno dell'orgoglio"- gruppi di giovani e di cittadini- affermano che, malgrado la pioggia, a Rabat si e' riunito un migliaio di persone. L'agenzia stampa ufficiale Map parla di 150 persone.

http://www.adnkronos.com
Sanaa, 20 feb.

Yemen: presidente Saleh offre dialogo all’opposizione

Il presidente dello Yemen, Ali Abdullah Saleh, ha proposto oggi l'apertura di un dialogo con l'opposizione, dopo dieci giorni di manifestazioni di protesta in tutto il paese. Sono pronto a discutere di tutte "le richieste legittime", ha detto Saleh, parlando davanti a uomini d'affari ed esponenti politici, secondo quanto riferisce l'agenzia stampa ufficiale Saba.

http://www.rainews24.it/it/
20 febbraio 2011

Libia in rivolta: 300 morti a Bengasi

La rivolta contro un potere che dura da più di 40 anni finisce nel sangue: quasi 300 morti il bilancio delle vittime in Libia. A Bengasi militari con i rivoltosi, 'Bengasi liberata'; il rappresentante libico presso la Lega Araba ha rassegnato le sue dimissioni affermando di essersi "unito alla rivoluzione".  Armi da fuoco e razzi usati da polizia e forze speciali dell'esercito, in una situazione che prefigura una vera e propria guerra civile.

http://www.rainews24.it
19-02-2011

Il re offre il dialogo ma l'opposizione vuole le dimissioni

Manama, 19-02-2011
Il re del Bahrein, Hamad bin Isa al-Khalifa, ha dato allo sceicco Salman bin Hamad Khalifa, "tutti i poteri per esaudire le speranze e le aspirazioni di tutti gli onorati cittadini", si legge nel comunicato del Palazzo reale del piccolo emirato del Golfo. Ma il principale gruppo di opposizione sciita ha posto come condizione per il dialogo le dimissioni del governo e il ritiro dei militari dalle strade. L'offerta e' arrivata dopo un colloquio telefonico del Re con il presidente americano, Barack Obama, "Da alleato di lunga data del Bahrein gli Usa ritengono che la stabilita' del Paese dipenda dal riseptto dei diritti universali e da riforme che rispondano alle aspirazioni di tutti i cittadini".

http://www.rainews24.it
19-02-2011

Human Rights Watch: i morti in Libia sono 84

Tripoli, 19-02-2011
Sono 84 le persone rimaste uccise nei tre giorni di proteste antigovernative in Libia, secondo la stima di Human Rights Watch diffusa oggi in un comunicato. Il calcolo dell'organizzazione per i diritti umani è basato su testimonianze raccolte negli ospedali e dai testimoni oculari. Diversa la stima di Amnesty International che parla, invece, di 46 vittime.
Tripoli ha "bruscamente interrotto l'accesso alla rete internet alle 2.15 locali (l'1.15 in Italia). Nel paese non è più visibile nemmeno la tv satelittare Al Jazeera e, in alcune zone, manca anche la corrente elettrica.

http://english.aljazeera.net
18 Feb 2011 23:11 GMT

Jordan protest turns violent

At least eight people have been injured in clashes that broke out in Jordan’s capital between government supporters and opponents at a protest calling for more freedom and lower food prices.The protest was the seventh straight Friday that Jordanians took to the streets demanding constitutional reform and more say in decision-making. Amani Ghoul, a teacher and member of the movement that organised the protests insisted the protests will continue until their demands are met. "We want a complete overhaul of the political system, including the constitution, the parliament dissolved and new free and fair elections held," she said.

http://english.aljazeera.net
18 Feb 2011 23:11 GMT

Djiboutians rally to oust president

Thousands of demonstrators have rallied in the East African nation of Djibouti to demand that president Ismail Omar Guelleh resign, the latest in a series of demonstrations spurred on by political protests across Africa and the Middle East. Amid a tight police deployment, the demonstrators gathered at a stadium on Friday with the intention of staying there until their demands were met. But the demonstration escalated into clashes after dusk, as authorities used batons and tear gas against stone-throwing protesters. Guelleh has served two terms and faces an election in April, but critics are concerned by changes he made to the constitution last year that scrapped a two-term limit.

http://english.aljazeera.net
18 Feb 2011 23:11 GMT

Kuwait's stateless rally for rights

At least 1,000 stateless Arabs have demonstrated in Kuwait demanding citizenship, leading to dozens of them being arrested by police, witnesses have said. Ambulances rushed an unspecified number of wounded protesters and security forces away from the scene. The protest in Jahra, northwest of Kuwait City, on Friday was the first in the Gulf Arab state since a wave of unrest began sweeping across the Middle East in December. Security forces dispersed the demonstration, using smoke bombs and water cannon after protesters refused warnings to leave.

http://english.aljazeera.net
18 Feb 2011 23:11 GMT

Yemen observes 'Friday of Fury'

Tens of thousands of Yemenis turned out in the cities of Sanaa, Taiz and Aden for a "Friday of Fury'. At least six people have been killed in the demonstrations with one of the deaths taking place after a hand grenade was thrown at anti-government protesters in the city of Taiz on Friday. Riots also flared overnight in the southern port city of Aden with protesters setting fire to a local government building and security forces killing one demonstrator. Seventeen people were also confirmed to have been injured in those clashes. Protesters across the country are calling for president Ali Abdullah Saleh to step down after 32 years in power.

Lulu Roundabout protest in Bahrain - The End (video)

http://www.nena-news.com
17 febbraio 2011

In Libia Morti e Feriti nel «Giorno Della Collera»

Sarebbe di almeno 9 morti, 13 secondo altre fonti, il bilancio parziale degli scontri in corso dalla scorsa notte nella città di Beida, terza città della Libia, nell’est del Paese tra dimostranti antigovernativi e forze di sicurezza. Testimoni, citati dai siti dell’opposizione, riferiscono che sono intervenuti anche degli elicotteri, che avrebbero aperto il fuoco sui manifestanti.

http://www.nena-news.com
17 febbraio 2011

In Bahrein Scatta la Repressione, Morti e Feriti

Roma, 17 febbraio 2011, Nena News – Scatta la repressione in Bahrein. Cinque morti e 100 feriti è il bilancio parziale della carica, compiuta nel corso della notte dalle forze di polizia contro i manifestanti che erano accampati in Pearl Square, nel centro della capitale Manama, dove da quattro giorni, proseguono le proteste contro il regime della dinastia sunnita dei Khalifa.

http://www.asianews.it
18/02/2011 08:38

Ancora scontri e morti in Yemen

Anche in Yemen non si placa la protesta, giunta al suo settimo giorno. Quattro manifestanti sono rimasti uccisi ieri, e due oggi, in scontri con la polizia nel sud dello Yemen Nella città portuale di Aden alcune migliaia di persone sono state affrontate dalla polizia, che ha fatto uso di armi.


Les tensions s'aggravent au Yémen (video)

Campagne 20 février
Un gruppo di giovani marocchini chiamano alla manifestazione del prossimo 20 febbraio affidando i loro messaggi a you tube
leggi i messaggi
guarda il video

“I prossimi regimi ad andare quanto meno in crisi saranno quello algerino e quello libico. Ma l’onda proseguirà, non si fermerà al Nord Africa. Questo è un uragano che andrà avanti fino a Damasco.” Younis Tawfik

Oggi poco dopo le 18 (ora locale) con una dichiarazione del vicepresidente Omar Suleiman alla televisione di stato il presidente Hosni Mubarak ha rassegnato le dimissioni. "Cittadini, nel nome di Dio misericordioso e compassionevole, nella difficile situazione che l'Egitto sta attraversando, Hosni Mubarak ha deciso di abbandonare il suo mandato di presidente della repubblica e ha incaricato l'alto consiglio delle forze armate di gestire l'amministrazione del Paese. Che Dio ci aiuti"
L’alleato di Israele che ha tessuto il destino
del Medio Oriente
di Umberto De Giovannangeli


terza settimana

seconda settinmana
Egitto, incognita esercito
di Alberto Tundo

Secretary-General's press encounters:
London, 2 February
Berlin, 3 February 


prima settimana

Caccia a reporter e operatori umanitari
E’ Iniziata la Caccia all’Uomo



#jan31 I manifestanti appaiono più organizzati: nelle vie che portano alla piazza ci sono volontari con targhette “Sicurezza del popolo”, che dicono di voler evitare infiltrati governativi che istighino alla violenza. Con loro anche militari, la cui presenza assume un senso particolare dopo che questa notte il portavoce dell’esercito, Ismail Etman, ha dichiarato che i soldati “non hanno usato e non vogliono usare la forza”, affermato che “tutti hanno la libertà di esprimersi pacificamente” e sottolineato che i manifestanti “non hanno commesso alcun atto che destabilizzi la sicurezza del Paese”. "Non ho mai visto persone prendersi cura l'una dell'altra in questo modo. Organizzare gruppi di volontari per sorvegliare le case, dirigere il traffico, pulire le strade, stare attenti che nessuno manchi all'appello, che tutti stiano bene". Yassin è rimasto in piazza Tahrir negli ultimi giorni assieme a migliaia di egiziani. "E il numero non accenna a diminuire. Ci sono giovani, anziani, famiglie, persone di tutti i ceti sociali".


Exclusive intervew:
Robert Fisk meets M. ElBaradei:
The man who would be President
ElBaradei ha prerso il megafono. Le sue prime parole sono state: «Il popolo sa che il regime sta per cadere». Poi ha guardato la folla con un mezzo sorriso sul volto. «Quello che abbiamo iniziato non può essere fermato» ha continuato. «Le cose cambieranno nei prossimi giorni», continua El Baradei «vi siete ripresi i vostri diritti e non possiamo più tornare indietro… Abbiamo una richiesta principale: la fine del regime e l’inizio di una nuova era, un nuovo Egitto. Il prossimo passo, su cui siamo tutti d’accordo, è la formazione di un governo di transizione e di unità nazionale che prepari il terreno per una nuova costituzione e per elezioni libere, queste sono le richieste fondamentali. L’Egitto ha bisogno di tornare al passo con il resto del mondo, abbiamo bisogno di essere liberi, vogliamo un paese in cui le persone hanno il diritto di vivere in libertà e dignità… Questo è quello che succede dopo settanta anni di brutale dittatura, supportata da tutti in nome di una pseudo stabilità»."Il presidente Hosni Mubarak ha tempo fino a venerdì per lasciare il paese ed evitare uno spargimento inutile di sangue".

the words of the beloved Tunisian poet Abul-Qasim al-Shabi in his poem
To the Tyrants of the World:
Wait, don't let the spring, the clearness of the sky and the shine of the morning light fool you... Because the darkness, the thunder's rumble and the blowing of the wind are coming toward you from the horizon Beware because there is a fire underneath the ash

«Il mio Egitto non è immune dalla rivolta tunisina»
di Umberto De Giovannangeli


Yemen, ha paura anche Saleh
di Christian Elia

Albania, manifestazioni contro Berisha
di Christian Elia e Nicola Sessai
Giordania, 5 mila persone in piazza per protestare contro il governo

Mondo Arabo: Tunisia, la Paura dell’Effetto Domino

A Tunisi gruppi di centinaia di giovani hanno sfidato nella notte scorsa le autorità in un crescendo di violenza che ha fatto salire a 66 il numero complessivo dei morti. Il tragico bilancio è stato denunciato a Parigi dal responsabile della Federazione Internazionale per i Diritti Umani, organizzazione-ombrello che raccoglie 164 gruppi umanitari di diversi Paesi, Souhayr Belhassen, egli stesso di nazionalità tunisina.

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