Rai 6 giugno – UE. In oltre quattro mesi di proteste anti-regime, repressioni e scontri armati a cui da due settimane hanno preso parte influenti tribù scese a fianco del fronte del dissenso, in Yemen sono morte 450 persone. Migliaia sono fuggiti dai teatri delle battaglie più sanguinose, che non hanno risparmiato interi quartieri settentrionali della capitale. “Facciamo appello agli yemeniti perché trovino la strada della riconciliazione in uno spirito di dialogo e unità nazionale -continua la nota dei Paesi europei- in particolare sulla base delle proposte avanzate nel quadro dell'iniziativa del Consiglio di Cooperazione del Golfo, alla quale diamo pieno sostegno, così che il popolo yemenita possa scegliere democraticamente il proprio leader. Siamo pronti - conclude – a dare tutto il nostro appoggio agli yemeniti in questo percorso”.  Secondo osservatori locali, l'Arabia Saudita e gli Stati Uniti, che temono l'acuirsi del caos nello strategico Paese arabo, impediranno il ritorno in Yemen di Saleh, operato “con successo” al petto e alla testa dopo che era stato ferito venerdi' scorso in un ancora oscuro bombardamento a colpi di mortaio del palazzo presidenziale. La sua partenza per Riad ha da ieri scatenato migliaia di manifestanti per le strade e le piazze di Sanaa e Taiz (altro epicentro della rivolta a sud-est della capitale), che celebrano “la caduta del regime” e promettono che faranno tutto il possibile per evitare “il ritorno del dittatore corrotto”.

L’Unità 6 giugno - Gli oppositori di Ali Abdullah Saleh hanno replicato alle affermazioni di esponenti del regime, politici e militari, secondo cui il presidente yemenita rientrerà a breve termine in patria dall'Arabia Saudita, avvertendo invece che non gli permetteranno di ritornare nello Yemen. «Ci impegneremo con tutte le nostre forze per impedire il ritorno di Saleh», ha tagliato corto Mohammed Qahtan, portavoce dell'opposizione parlamentare. «Per noi l'attuale situazione è l'inizio della fine per quel regime tirannico e corrotto», ha aggiunto. Saleh era arrivato ieri sera nel Paese confinante per essere sottoposto a delicate cure mediche, rese necessarie dalle lesioni subite nell'attacco di venerdì al Palazzo Presidenziale di Sanàa.

Il presidente yemenita è stato sottoposto ad un intervento chirurgico al torace per rimuovere una scheggia vicino al cuore, in una struttura ospedaliera in Arabia Saudita.

Asia news 6 giugno - Secondo alcuni analisti, il suo viaggio in Arabia è un primo passo a seguire il consiglio saudita di non tornare e lasciare il potere. Ad accrescere i timori per il futuro del Paese non vi è solo il rischio della guerra civile, ma anche quello di veder accrescere una cellula di al Qaeda presente da tempo nella regione.

Repubblica 6 giugno - Sanaa - I "giovani della rivoluzione" dello Yemen chiedono un consiglio presidenziale ad interim per governare il paese dopo la partenza di Ali Abdullah Saleh, operato ieri in Arabia Saudita dopo essere rimasto ferito in un attacco al palazzo presidenziale. In un comunicato, i giovani dissidenti propongono un consiglio che rappresenti "tutte le forze politiche", il cui compito sarebbe quello di "formare un governo di tecnici, un consiglio transitorio" e di elaborare "una nuova costituzione". Nella stessa nota, i giovani dissidenti si dicono soddisfatti della "partenza" del capo dello Stato: "La rivoluzione ha realizzato il suo primo obiettivo: la cacciata di Saleh", affermano impegnandosi a proseguire le manifestazioni di protesta, fino al "raggiungimento di tutti gli obiettivi" del loro movimento pacifico.

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