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23/03/2011

L'Onu e la guerra
di Ramon Mantovani

Mi riconosco completamente nelle posizioni espresse negli articoli di fondo e di commento pubblicati nelle ultime settimane su Liberazione circa la vicenda libica. Non ripeterò, quindi, i giudizi articolati sui diversi regimi investiti dalle rivolte popolari. Come non ribadirò il senso delle diverse motivazioni che militano contro l'intervento militare guerrafondaio in corso in Libia. Mi interessa, invece, mettere in evidenza un punto controverso (forse il più controverso) della questione pace-guerra oggi. Si tratta della presunta legittimazione dell'Onu a consentire intraprese militari, del tutto assimilabili alla guerra, ancorché condotte con i moderni strumenti militari che permettono alle potenze occidentali di condurre la guerra dal cielo senza subire perdite, e trasformando una delle fazioni in lotta nelle proprie truppe di terra. 

Non c'è telegiornale o talk show, non c'è pensoso commentatore ed "esperto di politica internazionale" o di "politica militare", tranne qualche mosca bianca generalmente censurata, che dica o scriva che le Nazioni Unite hanno autorizzato..., hanno legittimato…, hanno deciso…, e così via.

Come qualcuno dovrebbe pur ricordare, la guerra contro la Repubblica Federale Yugolslava del '99 non fu nemmeno discussa in sede di Consiglio di Sicurezza Onu e l'allora Segretario Generale lamentò di non essere nemmeno stato informato dell'inizio dei bombardamenti. Fu, invece, il G7 allargato alla Russia a decidere, pur essendo un puro incontro informale non retto da alcun trattato internazionale, la fine del conflitto. Come qualcuno dovrebbe ricordare, sul precedente conflitto bosniaco l'Onu esercitò la propria funzione predisponendo una missione militare d'interposizione allo scopo di impedire la continuazione del conflitto armato. Peccato che, non disponendo di propri strumenti militari, per altro previsti fin dal 1945 nell'articolo 43 dello Statuto, ma mai organizzati a causa della guerra fredda, dovette ricorrere al buon cuore di paesi volontari ed organizzò una forza di circa 5000 unità invece delle 60.000 considerate necessarie. Così i baschi blu dell'Onu nulla poterono contro le diverse pulizie etniche fino all'intervento della Nato, che venne fatto esattamente dai paesi che si erano rifiutati di mettere a disposizione dell'Onu le truppe necessarie affinché la missione di interposizione avesse successo. Senza ricordare questi due precedenti è difficile capire cosa stia succedendo oggi in Libia, giacché si tratta di un caso analogo a quello della Repubblica Federale Yogoslava. Analogo perché si tratta di un paese membro dell'Onu, dilaniato da una guerra civile interna. L'analogia, però, finisce qui. Anche se distingue inequivocabilmente questa fattispecie di casi da quelli dell'Afghanistan e dell'Iraq. 

Lasciamo perdere i "motivi umanitari" ai quali credono solo gli ipocriti e cinici complici degli obiettivi neocoloniali conclamati delle potenze occidentali. Stiamo sul punto della funzione dell'Onu e sulla sua presunta facoltà di legittimare e autorizzare intraprese militari di parte. 

Di fronte alle tragedie umanitarie prodotte da un conflitto armato che sia in grado di minacciare la pace a livello internazionale, senza entrare nello specifico della situazione libica, cosa dovrebbe fare l'Onu?

In più articoli dello Statuto si parla chiarissimo. Non ho qui lo spazio per citare lo Statuto (ne consiglio però una ri-lettura periodica come per la Costituzione Italiana). Ma non temo smentite se affermo che è improntato alla soluzione negoziale e diplomatica di ogni conflitto, all'idea di riduzione drastica degli apparati e delle spese militari ed alla ricerca di soluzioni collettive e concordate dei conflitti. Ovviamente lo Statuto prevede anche interventi militari, ma solo nel caso falliscano tutte le azioni non militari (previste negli articoli 40 e 41). 

Chiunque può giudicare se l'Onu abbia o meno esperito tutti i tentativi che il suo statuto prevede per mettere fine ad un conflitto nel caso della Libia. Eppure ci sono state proposte per esercitare una funzione di mediazione, proposte per avviare un negoziato. Tutte volutamente ignorate sia dai ribelli anti-Gheddafi sia dalle potenze occidentali. E fin qui è normale e sembra la copia esatta della vicenda kosovara. Ma sono state ignorate anche dal Segretario Generale dell'Onu! Che però, per questo, è venuto meno ad un suo preciso compito statutario. A nulla vale dire che bombardare una parte in lotta in una guerra civile è una azione in difesa dei civili, come ha fatto Ban Ki-moon. È un grottesco aggiramento e svuotamento dello Statuto dell'Onu. 

In altre parole la risoluzione del Consiglio di Sicurezza è illegittima, ed anche ove la colpevole astensione di Cina e Russia, che solo ora sembrano accorgersi della vera natura guerrafondaia della risoluzione (sic), lo abbia reso apparentemente legittimo, è più che criticabile. E non giustifica in nessun modo l'atteggiamento di chi, governo od opposizione che sia, vorrebbe venderlo come oro colato. 

Ma c'è di più. 

Anche questa vicenda dimostra che è assurdo, sempre che i principi e il diritto internazionale abbiano un valore, che dopo ventidue anni dalla fine della guerra fredda l'ONU non disponga di una propria forza militare permanente per esercitare la funzione di polizia internazionale, come previsto dall'articolo 43 del suo Statuto. 

Rimanendo nel regime "transitorio" per cui il Consiglio di Sicurezza deve "autorizzare" missioni di paesi "volonterosi", spiegato se non giustificato dall'equilibrio della guerra fredda, si codifica e cristallizza il monopolio occidentale (leggi soprattutto Nato) dell'uso della forza militare. 

Mi si scuserà la sommarietà del paragone, ma è come dire che uno stato emana leggi ma non avendo una polizia ai propri ordini, deve affidarsi alle polizie private dei più potenti cittadini, per farle rispettare. Ci saranno leggi per cui si troverà la polizia ed altre che rimarranno inapplicate per mancanza della forza necessaria. Ed è esattamente ciò che succede nel mondo. 

Tutti quelli che si dichiarano difensori dei diritti umani, preoccupati per le crisi umanitarie, desiderosi di promuovere la democrazia in ogni dove, e che fanno finta di non sapere queste cose o, peggio ancora, le ignorano, accettando l'idea che lo Statuto dell'ONU sia una variabile dipendente dagli interessi dei paesi più armati e più potenti non è solo ipocrita. È complice e servo della dittatura "occidentale" che trascina il mondo nella catastrofe e che uccide lentamente le Nazioni Unite riducendole sempre più a "notaio" delle proprie decisioni.

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