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30 gennaio 2011

Il palinsesto delle rivolte: Sudan, Yemen, Siria, Algeria, Bahrain

Florilegi di articoloni stanno cercando di spiegarci, in queste ore, cos’è e cosa è giusto sapere della “polveriera” araba, la sollevazione di massa che dalla Tunisia si starebbe allargando al resto dei paesi nordafricani e mediorientali. La stampa italiana, in questo senso, paga dazio: sempre dipendente dalle testate straniere, mai davvero chiara, o davvero cosciente. Noi siamo andati alla fonte, ricavandone qualcosa e prima d’altri: c’è -tra le tante – che probabilmente la polvere si sta alzando, ma con una cadenza per niente casuale. Una specie di “calendario delle rivoluzioni” sta facendo il giro del web arabo, in queste ore. Adesso. Alcuni fatti.

Cosa sappiamo dell’Egitto: al momento, coprifuoco esteso dalle tre del pomeriggio alle otto di mattina, Al Jazeera sospesa, la tv di stato - spiega la giornalista Dima Khatib via Twitter - mostra immagini di una città tranquilla e trasmette un messaggio dell’esercito in cui si invitano i cittadini a restare in casa. Sempre “radio Twitter” parla di – notizia apparentemente confermata da un giornalista egiziano  – due aerei israeliani “full of new provisions for police” (fonte). La stessa polizia che compare e scompare dalle strade della capitale.

Piazza Tahrir, quella che i media italiani continuano a riproporre come non esistesse altra Cairo, pomeriggio è stata occupata da più di centomila persone, nonostante il volo basso degli F-16: famiglie, giudici, esponenti di Al-Azhar al grido di “Khubz, hurriyya, karama wataniyya” (pane, libertà, dignità nazionale).

In più, si diceva, ciò che i media attualmente ignorano, o liquidano sotto la sbrigativa formula “domino effect“, è che la “arab revolt“, partita dalla Tunisia e giunta in questi giorni in Egitto, disporrebbe già di un “programma“. Una sorta di calendario, che vorrebbe scandire l’ordine delle sollevazioni.

“Please note chronology of hashtags for the Arab world: #Jan30 – Sudan | #Feb3 – Yemen | #Feb5 – Syria | #Feb12 – Algeria |#Feb14 – Bahrain“: è il tweet che in queste ore sta circolando in rete. Senza passare inosservato: una ricerca delle hashtag già basterebbe a dare l’idea di quanto questa “rivolta organizzata” sembri credibile, seguita, rilanciata. Le notizie che arrivano dal Sudan, peraltro, raccontano di  scontri. Avvenuti oggi , 30 gennaio. Come da copione. A leggere, dunque, alle prime avvisaglie di oggi nel paese africano dovrebbero seguire disordini anche in Yemen (il 3 febbraio), Siria (il 5), Algeria (12) e Bahrein, il 14 febbraio. Certo, mancano date precise per Giordania e Libia, ma non si può escludere che la “Arab revolt” – così passa per essere definita -  non arrivi anche da quelle parti. C’è comunque da considerare che si tratta di paesi nei quali, in questi giorni, hanno già avuto luogo manifestazioni a sostegno del popolo egiziano.

A conferma di ciò, ancora, su facebook è attiva da venerdì la pagina Yawm al-ghadb, “il giorno della rabbia“, protesta convocata a Damasco, davanti alle sedi governative, e  presso le ambasciate siriane nel mondo. Alcuni riconducono all’organizzazione di questa e altre manifestazioni il blocco di internet delle ultime ore in tutta la Siria. Dove, tuttavia, in molti si dicono scettici sulla possibilità che un insurrezione contro il governo di Bashar Al-Assad - figlio dell’ex presidente Hafez, esponete della minoranza alawita ma forte di un ampio consenso popolare – possa andare in porto.

Non sembra un caso, comunque, che in rete in queste ore sia partita la corsa allo schieramento: da una parte coloro che invocano la rivolta, dall’altro i “solidali” al regime, immagine del presidente nel profilo facebook (comunque, costantemente ostacolato) accompagnata da slogan filogovernativi. E non sembra un caso che in Libia, in questo momento, sia stato sospesa una partita di calcio “in fear of antigovernment protests“. Intanto su Twitter molti cominciano a chiedere conferma: “anyone can confirm if twitter is blocked in syria now? #Jan25 #Syria #censorship“. Si ringrazia Alyz per l’assistenza linguistica e non.

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