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giovedì, giugno 2nd, 2011

Yemen in fiamme, centinaia di morti. Situazione fuori controllo

Infuriano i combattimenti a Sanaa, dove le forze fedeli al presidente yemenita Ali Abdallah Saleh combattono contro i miliziani della potente confederazione tribale degli Hashed guidata da Sadeq al Ahmar, cui hanno cercato di unirsi altre migliaia di uomini inviati a dar manforte al loro capo. Alla quarantina di morti di ieri, se ne sono aggiunti almeno altri 15 nei combattimenti notturni fra mercoledì e giovedì. Un quadro che ha spinto il Foreign Office a intimare ai britannici ancora presenti di lasciare «immediatamente» il Paese, dove la situazione sarebbe «peggiore che in Libia», secondo alcuni diplomatici. La fiammata di violenza nella capitale, soprattutto nel quartiere settentrionale di Hassaba distante 10 km dall’aeroporto, ha causato oggi anche la sospensione dei voli, smentita però dalla direzione dello scalo. Si combatte ancora anche a Taiz, grande città del sud ovest, dove lunedì scorso un sit-in degli oppositori è stato disperso dalle forze dell’ordine con un bilancio di cinquanta morti. Nelle due città appelli a manifestare domani, giorno islamico della preghiera, sono stati rivolti dagli avversi schieramenti. Dignitari tribali hanno reso noto che le migliaia di combattenti che si erano mossi dagli altipiani puntando su Sanaa hanno alla fine rinunciato a entrare nella capitale, dopo essersi scontrati con le forze lealiste ad Al Azraqein, distante una quindicina di km, mentre l’aviazione militare li sorvolava a bassa quota a scopo dissuasivo. Ma a Sanaa nella notte fra mercoledì e giovedì, la terza consecutiva, è infuriata la battaglia a Hassaba: «Cadaveri sono disseminati nella vie, ma le ambulanze non riescono a passare» ha riferito un medico. Davanti ai più sanguinosi combattimenti dalla guerra seguita alla tentata secessione del sud nel 1994, si sta intensificando l’esodo della popolazione da Sanaa, in buona parte priva di acqua e con la fornitura di elettricità razionata: «Se i combattimenti proseguono è la fine dello Yemen» ha affermato un patriarca settantenne, Mohsen Sinan, in partenza insieme a trenta famigliari, fra cui una ventina di nipoti. Per parlare di Yemen, e di come obbligare Saleh a cedere il potere, è in missione nel Golfo l’emissario americano John Brennan, massimo consigliere per l’antiterrorismo del presidente Barack Obama: dopo l’Arabia Saudita, è ora negli Emirati arabi uniti

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