Stupri come armi di guerra (miscellanea)
17 giugno 2011

Il procuratore della Corte penale internazionale (Cpi), Luis Moreno-Ocampo, ha affermato la settimana scorsa che gli inquirenti hanno prove che Gheddafi ha ordinato stupri di massa e fa distribuire stimolanti chimici ai suoi soldati.

Il portavoce dei ribelli, Abdullah al-Kabeir, afferma che i video confiscati ai soldati del rais catturati sono stati girati con i telefonini. «Siamo in grado di confermare che lo stupro è utilizzato come arma bellica perchè è sistematico». Gli insorti avrebbero confiscato numerose di queste sequenze, ha aggiunto il portavoce, senza fornire altri dettagli.

Secondo i dati forniti da Mahmud Jibril, primo ministro del Consiglio Nazionale Transitorio, le violenze accertate da parte delle truppe fedeli a Gheddafi nella parte est della Libia sono 235. "Altre fonti parlano di 780 stupri, ma questa cifra non ha conferme, perché molti casi non vengono denunciati". Tuttavia, il Cnt sarebbe in possesso di "documentazione video" delle violenze, che ne proverebbero la natura politica.

L'appello di Waleed Zwaei, coordinatore di Lat (Lybian Appeal Team), un consorzio di oltre 40 ong libiche sorte nella Bengasi liberata, che è partner locale dell'italiana Cesvi. "Dal 17 febbraio tutto è cambiato: sta nascendo una nuova società civile  -  dice Waleed. - Sono sorte più di 70 ong e cento quotidiani indipendenti tradotti in quattro lingue e spesso gestiti da donne; il Libyan Appeal Team, nato in risposta al dramma e alla sofferenza della popolazione libica, è attivo nella distribuzione di cibo,  nella raccolta di fondi e nell'invio di aiuti nelle aree più bisognose, con la collaborazione con organizzazioni internazionali presenti in Libia, come Cesvi ed ECHO, il Servizio per gli Aiuti Umanitari e la Protezione Civile della Commissione Europea. In particolare Cesvi, che opera in Libia dai primi di marzo con diverse attività di aiuto alla popolazione, ci sta supportando con corsi di formazione per gestire al meglio le nostre attività umanitarie e renderle il più efficienti possibile". Gli sforzi sono concentrati nel dare risposta alle necessità primarie della popolazione (cibo, acqua e farmaci, ma anche combustibile). Le difficoltà principali sono la carenza di fondi e il trasferimento al di fuori dei confini libici di persone gravemente ferite, per garantire loro le cure più idonee; ogni attività economica è interrotta, le società private hanno chiuso i battenti, la disoccupazione è generalizzata, e lavorare come volontari per le ong è quasi l'unica occupazione. Botteghe e mercati sono tuttora aperti, e la popolazione riesce in qualche modo a rifornirsi di cibo, ma i prezzi sono molto alti, viste le difficoltà di approvvigionamento. "Il settore del petrolio è fermo, le società straniere hanno chiuso i battenti, e la questione della sicurezza delle aree petrolifere sarà la prima preoccupazione del governo del dopo-Gheddafi", assicura Waalid. Migliaia di oppositori del regime stanno tornando in Libia dall'Europa e dall'America dove erano fuggiti, e sono professionisti e tecnici pronti a darsi da fare per la  ricostruzione del  paese.

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