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il 6 set 2011

Yemen, altro tiranno che non molla
di kiwan kiwan

Divulgato il programma rivoluzionario del “Consiglio nazionale delle forze della rivoluzione”(in seguito CNFR)  yemenita, nel quale si fa appello alla ai Giovani ad intensificare l’azione di protesta e la disobbedienza civile nei quartieri, nelle vie e nei punti vitali del paese   per costringere il presidente Ali Saleh a lasciare e risparmiare agli Yemeniti i bagni di sangue . Di fronte a questo annuncio le forze militari di Sanaa hanno allertato i soldati e presidiato con  veicoli blindati le strade e i siti vitali, bloccando  alcune strade attorno alle piazze controllate dai Giovani manifestanti. Negli ultimi scontri si sono registrate  sette vittime tra i manifestanti; altri tre  attivisti sono stati colpiti nella regione di Hijja da una bomba fatta esplodere  in piazza della Libertà.
L’annuncio della decisione del “CNFR” ha provocato lo stato di agitazione nelle file del regime; centinaia di miliziani di vari tribù si sono  radunati nella  capitale, nel quartiere dove si trova la casa dello  sceicco Sadek Al Ahmar, leader della tribù degli Hashed .
Il ministero dell’Interno lo ha accusato di promuovere lo scontro militare contro le forze dell’ordine mettendolo in guardia dal commettere  atti di sabotaggio. Altre fonti parlano della preoccupazione del regime in caso di un attacco da parte di tutti le tribù schieratesi contro ll regime, i cui uomini  si stanno dirigendo verso la capitale. Per impedirgli di arrivare in città sono stati istituiti numerosi posti blocco sulle principale arterie che conducono a Sana. Inoltre  unità della Guardia Repubblicana sono state viste nei dintorni del  Palazzo Presidenziale.
Lo sceicco Al Ahamar  respinge ogni accusa: “ assistiamo a una campagna di disinformazione che utilizza il resto del regime allo scopo di terrorizzare i cittadini”, ha detto, invitando i cittadini ad essere consapevoli che il regime vuole  provocare la guerra, e li ha esortati ad “andare avanti verso il raggiungimento degli obiettivi della rivoluzione pacifica”, accusando l’esercito fedele al presidente di continuare a “violare l’accordo di tregua e prepararsi per una nuova aggressione”.

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