http://it.peacereporter.net
24/11/2011

Appello da piazza Tahrir
Traduzione a cura di Andrea Contratto

Un gruppo di dimostranti nella capitale egiziana chiama alla mobilitazione internazionale. Riceviamo e pubblichiamo

Siamo nel bel mezzo di una battaglia decisiva di fronte a un giro di vite potenzialmente conclusivo. Nelle ultime 72 ore l'esercito ha lanciato un incessante assalto ai rivoluzionari in Piazza Tahrir e in altre piazze in tutto l'Egitto. Più di 2mila dei nostri sono stati feriti e più di 30 sono stati uccisi nella sola città del Cairo nelle ultime 48 ore (i dati si riferiscono al 21 novembre 2011 ndr).

Ma i rivoluzionari continuano ad arrivare. Centinaia di migliaia sono in piazza Tahrir e nelle altre piazze disseminate in tutto il Paese. Stiamo affrontando i loro gas, le manganellate, le fucilate e il fuoco delle mitragliatrici. L'esercito e la polizia attaccano senza sosta, ma stiamo tenendo le piazze, respingendoli indietro. I morti e i feriti sono stati portati via a piedi o su motociclette e altri prendono il loro posto.

La violenza aumenterà, ma NOI NON MOLLEREMO. La giunta militare non vuole abbandonare il potere. Noi vogliamo che la giunta se ne vada. Il futuro della rivoluzione è appeso ad un filo; quelli di noi nelle piazze sono pronti a morire per la libertà e per la giustizia sociale. I macellai che ci stanno attaccando sono pronti ad uccidere pur di rimanere al comando.

Non si tratta delle elezioni o della costituzione, nessuna delle quali cambierà l'autoritarismo e la violenza che sta abbattendo su di noi. Non si tratta neppure della cosiddetta "transizione" verso la democrazia che ha visto il consolidarsi di una giunta militare e il tradimento della rivoluzione da parte delle forze politiche. Si tratta di una rivoluzione, una rivoluzione totale. Il popolo chiede la caduta del regime, e non si fermerà prima di averla ottenuta e poter così raggiungere la sua libertà.

I governi stranieri stanno appoggiando solo a parole i "diritti umani" mentre stanno continuando a trattare con la giunta, stringendo loro le mani e legittimandoli con vuota retorica. Gli Stati Uniti stanno tuttora inviando 1,2 milioni di dollari di aiuti militari all'esercito egiziano. L'esercito e la polizia fanno affidamento su lacrimogeni, proiettili e armi provenienti dall'estero. Nessun dubbio che le scorte sono state reintegrate dagli Stati Uniti e altri governi durante gli ultimi nove mesi. Le scorte si scaricheranno nuovamente.

Noi ti chiediamo di agire: occupare/chiudere le ambasciate in tutto il mondo. Adesso rappresentano la giunta; reclamale per il popolo Egiziano. Fermate il commercio di armi. Non lasciate che esse siano costruite e spedite. Fermate la parte del vostro governo che sta trattando con la giunta militare. La rivoluzione continua perché non abbiamo altra scelta.

Per contattarci e raccontarci le vostre iniziative di solidarietà, scrivete a defendtherevolution@gmail.com con dettagli, così possiamo condividerli qui a Tahrir.

top