Il Fatto Quotidiano Da piazza Tahrir un militante racconta
“Vogliamo una vera democrazia” Da Il Cairo “Prima di gennaio ho sempre desiderato lasciare questo Paese, ora invece voglio stare qui, combattere in prima fila per la mia rivoluzione. Stiamo facendo la storia, voglio contribuire nel mio piccolo, continuerò a venire in piazza tutti i giorni.” Parla così Hashim Abdelhamid, un giovane egiziano, giornalista, entusiasta e orgoglioso del suo ruolo da ‘attivista’ all’interno del ‘movimento 6 Aprile’ , uno dei gruppi liberali più attivi in Egitto. Poi continua: “Purtroppo il mio gruppo si è diviso in due. Siamo tante teste, non è facile essere sempre d’accordo. Ma l’importante è credere nella stessa missione: vogliamo una democrazia come quella degli altri Paesi.” Hashim spiega che ogni membro versa per il movimento 20 sterline egiziane al mese, ma che alcuni di loro mettono anche più soldi: “Ci incolpano di ricevere denaro dall’America e di seguire corsi in Serbia. Anche se fosse, non ci sarebbe nulla di male. Io non prendo una lira, non so i miei capi, ma non vedo il problema. Le rivoluzioni si fanno anche con i soldi. Gli islamisti, ad esempio, sono finanziati molto bene dall’Arabia Saudita”. Indossa la tshirt ufficiale del suo gruppo di appartenenza, pugno bianco su sfondo nero. “Me la metto spesso dice-, sono orgoglioso di quello che siamo riusciti a fare”. Il giovane militante non nasconde, poi, il problema dell’organizzazione zoppicante tra i vari movimenti presenti a Midan El Tahrir: “È vero che non siamo coordinati bene tra di noi, ma rimaniamo tutti qui, in piazza e questo è importante. Ci sono 12 palchi: piccoli, medi e grandi. Il più grande è dei Fratelli Musulmani. Ognuno segue e ascolta chi vuole”. Sulla manifestazione di venerdì 29 luglio organizzata dagli islamisti, Hashim ha le idee chiare: “Non mi è piaciuta. Non lasceremo la piazza ai salafiti. Sono venuti da fuori il Cairo, qui non sono la maggioranza. Noi ce ne siamo andati perché non siamo d’accordo con le loro idee. È il nostro momento, non ce lo faremo portare via”, dice con gli occhi pieni di speranza. Il ‘Movimento 6 Aprile’ si incontra tutti i giorni nello stesso posto, spesso una tenda nel mezzo di piazza Tahrir: fanno riunioni, pianificano eventi e aggiornano in continuazione i loro status sui social network. Hashim Abdelhamid ha due telefoni, uno semplice, di prima generazione, e un blackberry. “Sono attaccato al mio blackberry 24 ore su 24, uso twitter e facebook quotidianamente, ho studiato tutte le nuove applicazioni per aggiornare in tempo reale i miei contatti sul web.” Per il giovane cariota piazza Tahrir non è solo il luogo dove i vari movimenti si danno appuntamento, ma “è diventata una vera e propria piazza della ‘protesta’ dove i ragazzi vanno, anche singolarmente, per esternare il proprio malcontento, derivante soprattutto dalla mancanza di lavoro”. La disoccupazione è, infatti, un dato tangibile: i bar sono sempre pieni, per lo più di uomini giovani e meno giovani che fumano shisha, bevono the e giocano a una specie di scacchi tutto il giorno. Alcuni tra loro, per sbarcare il lunario, si inventano commercianti e vendono gadget sulla rivoluzione. Sfruttano la fama della piazza per portare a casa a fine giornata qualche lira egiziana. I ‘souvenir’ vanno da 1 a massimo 20 sterline egiziane. Magliette, bicchieri, bandierine egiziane, braccialetti, portachiavi, cappelli, polsini per asciugare il sudore, dipinti, poster e foto, gli oggetti che vanno per la maggiore. Gli acquirenti sono quasi sempre locali, pochissimi turisti: “Qui vengono da tutto l’Egitto, si è risvegliato un forte nazionalismo”, commenta un venditore in piazza. Poi tra una bancarella di gadget e le tende degli attivisti, il brulichio dei moltissimi venditori ambulanti di pannocchie e di bevande,acqua, the e una specie di sciroppo rosso che dicono sia energizzante. E poi ovunque cartelli, striscioni e altoparlanti, è un continuo vociferare. Tutto intorno le foto dei martiri uccisi durante la rivoluzione di gennaio appese dai parenti delle vittime che, per ricordare i loro cari, hanno allestito dei banchetti. Hashim prima di andarsene, ricorda come cambieranno i ritmi degli egiziani durante il Ramadan (il digiuno dall’alba al tramonto che dura dal 1° al 29 agosto, ndr): “Oggi inizia il Ramadan, il Cairo sarà in pieno fermento, specie nelle ore notturne dalle otto di sera in poi. Preparati a cambiare i tuoi orari in base ai nostri ritmi”.
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