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Mercoledì, 26 ottobre

Elezioni In Tunisia: Attenti alla Mia Rabbia e alla Mia Fame
di Lina Ben Mhenni
Traduzione di Roberta Papaleo

Ho boicottato le elezioni; dopo poche settimane di euforia rivoluzionaria, la Tunisia è di nuovo uno stato di polizia

Nove mesi fa una nazione ha deciso di dire no alla dittatura, all'ingiustizia, all'oppressione. Nove mesi fa un ragazzo si è dato fuoco per vendicare la dignità di un intero paese. Di seguito centinaia, poi migliaia di giovani hanno manifestato nelle strade, chiedendo dignità, uguaglianza, lavoro e denunciando il nepotismo e la corruzione.

La gente aveva fame e mancava persino della dignità basilare di possedere un impiego, non perché il nostro paese sia povero, ma perché la corruzione ha assicurato la nostra ricchezza nelle mani di poche famiglie. I tunisini hanno combattuto per circa un mese. Pian piano, le loro richieste sociali sono diventate politiche. Un movimento di rivolta si è diffuso in tutto il paese.

Circa trecento giovani uomini e donne hanno perso la vita. Centinaia sono stati gravemente colpiti e molti ancora soffrono per via delle ferite.

Il 14 gennaio scorso Ben Ali è scappato dal paese temendo la rabbia di migliaia di persone che si sono riversate nelle strade e hanno gridato all'unisono: “Dégage!” (Vattene!)

Ma i tunisini che hanno manifestato, bersagli di gas lacrimogeni e proiettili, hanno ottenuto ciò che chiedevano? La situazione è cambiata per loro?

Ho viaggiato per il paese dall'inizio della rivoluzione. Ho incontrato persone che avevo conosciuto e intervistato in precedenza durante gli eventi all'inizio di gennaio. Ero curiosa dei sapere se fossero felici e soddisfatti dei cambiamenti che accadevano nel nostro paese.

Non fui molto sorpresa di scoprire che, proprio come me, questi giovani non vedevano nessun grande cambiamento. La loro situazione non solo non è buona, ma per molti aspetti è anche peggio di prima. Il graffito che ora si legge su tutti in muri della Tunisia denuncia i vari partiti politici che hanno formato il governo di transizione, un governo di cui un notevole numero di tunisini non si fida.

La maggior parte dei giovani non avverte alcun cambiamento e penso abbiano ragione.

Il sistema di sicurezza, e quindi il Ministero degli Interni e la sua polizia, non è affatto cambiato. Le forze dell'ordine continuano la loro violenza contro le persone. Continuano gli arresti arbitrari e si praticano ancora torture nelle stazioni di polizia e nelle prigioni, come è stato mostrato dai rapporti di diverse associazioni e ONG per i diritti umani. Dopo qualche settimana di euforia rivoluzionaria, la Tunisia è di nuovo uno stato di polizia. Fate un giro sulle strade principali della capitale e resterete scioccati dalla presenza della polizia. Gli agenti che hanno chiesto scusa ai tunisini dopo il 14 gennaio sono tornati alle vecchie molestie verbali e fisiche.

I supposti processi a Ben Alì e alle famiglie Trabelsi sono la prova del fatto che il sistema giudiziario è ancora controllato dal vecchio regime. Né le accuse né i verdetti sono accettabili. Persino ora, queste persone godono di un trattamento speciale. La maggior parte dei funzionari di alto rango che hanno servito con devozione il regime di Ben Alì sono ancora liberi. Alcuni di loro hanno addirittura partecipato alle elezioni dell'Assemblea Costituente come candidati.

Lo stesso vale per i media: la situazione è quasi la stessa di prima il 14 gennaio. Per fortuna, il popolo tunisino ora è cosciente dei tentativi di manipolazione e stanno cercando di trovare notizie usando altri mezzi. Facebook è dove si può trovare il vero dibattito sulle elezioni.

Stesso discorso per i cambiamenti economici e finanziari: non ce ne sono. Ogni volta che provo ad affrontare il tema con intellettuali e politici, questi ultimi dicono: “Tu sei giovane e ti manca l'esperienza, noi non possiamo cambiare certe cose nel giro di settimane o mesi.”

Domani i tunisini eleggeranno le persone che scriveranno la nostra nuova costituzione. Io boicotterò queste elezioni per molte ragioni, ma principalmente a causa della partecipazione di gente del vecchio regime e di partiti ricostituiti dal vecchio partito di Ben Alì, l'RCD. Non penso che possiamo iniziare qualcosa di nuovo se manteniamo vecchi elementi. Per poter parlare di rivoluzione, dobbiamo tagliare di netto col passato e col vecchio regime. E non è il caso della Tunisia. Ma nonostante il mio pessimismo, spero vivamente che queste elezioni non porteranno il paese in uno stato di caos.

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Fonte: Tunisian elections: Beware, beware, my hunger and my anger

22.10.2011

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