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12/04/2011

Algeria, la protesta cresce
di Laura De Santi

Certo non é stata la 'marcia del milione' come annunciato dagli organizzatori, ma la marcia c'e' stata. Una cosa rara ad Algeri, dove ogni manifestazione viene puntualmente bloccata dalle forze di sicurezza. Migliaia di studenti universitari hanno invaso per quasi tutta la giornata le strade della città fino ad arrivare a pochi passi dal palazzo della Presidenza. Centinaia di agenti in tenuta anti sommossa hanno impedito però ai giovani di andare oltre.

Almeno cinquanta manifestanti sono rimasti feriti, alcuni in modo grave, colpiti alla testa dai manganelli, o meglio dalle mazze di legno in dotazione alla polizia algerina. Secondo fonti ufficiali, altrettanti agenti sono stati feriti nei tafferugli. ''Potere assassino!'', ''Vogliamo la fine di questo sistema!‘', hanno gridato i giovani riuniti nel Coordinamento nazionale autonomo degli studenti, senza risparmiare slogan contro il ministro dell'insegnamento superiore, Rachid Harroubia. Un movimento nato il 4 marzo per reclamare ''il diritto allo studio e ad un sistema universitario dignitoso'', ci spiega Karima una delle organizzatrici della manifestazione di oggi. Dopo essersi riuniti davanti alla Grande Poste, nel cuore di Algeri, gli studenti hanno forzato il cordone delle forze di sicurezza e si sono diretti verso il Palazzo di Abdelaziz Bouteflika, sulle alture della citta'. Proprio la piazza davanti alla sede presidenziale e' diventata ormai il luogo simbolo delle proteste che da tre mesi stanno scuotendo il Paese. Nella stessa piazza si sono riuniti ieri i medici, in sciopero da settimane, e gli studenti delle scuole di specializzazione, ma nei giorni scorsi anche infermieri, insegnanti precari, disoccupati. Un sit-in e' stato organizzato anche dai protagonisti della lotta al terrorismo: le Guardie Comunali e i ‘Patrioti', i civili che hanno preso le armi durante la guerra civile algerina per difendere i villaggi dagli attacchi dei gruppi armati di matrice islamica. Forse rivoluzione non sarà, ma il fronte sociale ribolle. Scioperi, manifestazioni, meeting, vengono organizzati quasi quotidianamente. L'opposizione si riorganizza dopo quindici anni di vuoto e la pressione su Bouteflika, in carica dal 1999, si fa sempre piu' alta. Non sembrano essere servite a nulla le riforme annunciate dal governo per tentare di calmare la situazione dopo le violente proteste che in gennaio hanno fatto cinque morti e 800 feriti. Inutile anche la fine dello Stato d'emergenza, revocato in febbraio dopo 19 anni. Adesso c'e' attesa per un nuovo discorso di Bouteflika, forse il 16 aprile in occasione della cerimonia d'apertura di 'Tlemcen, capitale per la cultura islamica'.

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