METODI DI ANALISI NELLE SCIENZE SOCIALI,

E RICERCA PER LA PACE: UNA INTRODUZIONE

di Alberto L’abate

INDICE

Prefazione di Johan Galtung

Premessa

PARTE I
LE RAGIONI DELLA RICERCA ED I PROCESSI CONOSCITIVI

CAP. 1 A COSA SERVE LA RICERCA?
CAP.2 COS'E' LA SCIENZA? DAL MITO DELLA CERTEZZA ALL'INCERTEZZA CREATIVA
CAP. 3 METODO SCIENTIFICO E CICLO CONOSCITIVO

PARTE II
TEORIE, PARADIGMI, MODELLI E IPOTESI
CAP. 1 LA TEORIA
CAP.2 I PARADIGMI
CAP. 3 I MODELLI NELLA RICERCA SOCIALE
CAP. 4 TEORIE,PARADIGMI E MODELLI: UN TENTATIVO DI CHIARIMENTO
CAP. 5 LA COSTRUZIONE E LA VERIFICA DELLE IPOTESI

PARTE III
ALCUNI PROBLEMI DELL'OSSERVAZIONE E DELLA METODOLOGIA

CAP. 1 Il RUOLO DEI VALORI NELLA RICERCA SCIENTIFICA
CAP. 2 L'INDIVIDUALISMO METODOLOGICO
CAP. 3 COMPRENSIONE E/O SPIEGAZIONE
CAP. 4 I PROBLEMI DELL'OSSERVAZIONE
CAP. 5 QUANTITA' E QUALITA'

PARTE IV
I METODI DI ANALISI

CAP.1 L'ANALISI CAUSALE
CAP. 2 L'ANALISI STRUTTURALE
CAP. 3 L'ANALISI FUNZIONALE
CAP. 4 L'ANALISI DEI PROCESSI SOCIALI
CAP. 5 IL PROBLEMA DELLA GUERRA E DELLA VIOLENZA ANALIZZATO ATTRAVERSO I VARI METODI DI ANALISI

BIBLIOGRAFIA CITATA

Prefazione ad un “capolavoro”
di Johan Galtung

Alfaz, Febbraio 2009

Il lettore mi permetterà un piccolo aneddoto. Nel 1954 Alberto ed io ci siamo incontrati per laprima volta a Firenze, grazie ad una gentile signora inglese venuta in Italia per matrimonio. Era iltempo della guerra fredda che ci preoccupava tutti e tre, e lei ci fece accomodare nel suo bellissimosalotto chiedendo ad Alberto in quale sedia volesse sedere, in questa o in quella? Se una di questesedie avesse rappresentato una cattedra (in inglese chair significa tutte e due le cose), una lametodologia delle scienze sociali e l’altra la ricerca per la pace, la risposta sarebbe stataevidentemente a favore di tutte e due. E proprio lo stesso sarebbe stato per me: ambedue sarebberodiventate passioni e, come per Alberto, mi avrebbero portato ai fondamenti di tutte e due.Questo libro è il risultato di una lunga vita di viaggi dalla semplicità delle metodologie–epistemologie importate dalla meccanica per esplorare la complessità della realtà sociale, e laricerca della corrispondenza tra l’oggetto ed il soggetto che cerca di pensare, parlare e agire neiconfronti della realtà di cui fa parte egli stesso.

L’Abate porta il lettore, attraverso i molti dilemmi con i quali si scontra la ricerca sociale, aquattro metodi di analisi, quattro paradigmi di base : la causalità, lo strutturalismo, il funzionalismo el’analisi processuale. Molti altri hanno fatto questo percorso arrivando però ad una forte propensione afavore di uno di questi contro gli altri. Al livello della riflessione matura di L’Abate questo tipo dipolarizzazione, ben nota dagli studi sui conflitti, la violenza e la pace, non ci porta da nessuna parte.Tutti e quattro i metodi di analisi hanno meriti e demeriti, ma se “possiamo vederli come metodiparticolari che si arricchiscono a vicenda, allora possiamo fare notevoli passi avanti” Come, in unconflitto, una piccola prova rivelerà qualche legittimità nelle posizioni di tutte le parti, c’è qualchevalidità in tutte, se vengono sistemate in una metodologia creativa, più ampia.

E L’Abate ci guida, oltre l’occupazione intellettuale favorita, identificando gli errori e lemancanze, verso nuovi e più ricchi orizzonti

Premessa

L’uso congiunto delle quattro metodologie il problema della guerra, in questo caso (ma questo vale anche per altri problemi, da me studiati in precedenza, come quello delle malattie mentali) può essere compreso nella sua profondità. Se ci sono riuscito, o meglio, se ci siamo riusciti, o meno, saranno i lettori a dircelo. Come si vede in questo rigo talvolta uso il termine singolare “io”, ed altre volte quello plurale “noi”. Il lettore non si spaventi, non è per omaggio al “noi” di mussoliniana memoria, ma perché molte idee e molte ipotesi e le loro verifiche empiriche, riportate nel testo, sono nate all’interno del seminario di ricerca da me organizzato, e spesso con il contributo attivo sia dei miei collaboratori che dei miei allievi stessi.

Una considerazione anche sul termine usato per la materia insegnata, e per parte del titolodel libro, e cioè “ricerca per la pace”. In inglese il termine usato è “peace research” che spessoviene tradotto, in italiano, con il termine, neutro, di “ricerca sulla pace”. La scelta di tradurloinvece come “ricerca per la pace”, è determinata da un approccio valoriale, che verràscientificamente motivato nel cap. 1 della terza parte del libro dedicato a questo problema, e cioèdalla idea che non si possono mettere sullo stesso piano guerra e pace come se fossero equivalentitra di loro, come spesso fanno miei colleghi sociologi o politologi. Come dicevo in altro mio libro(L’Abate, 2008). “Questi studiosi confondono “obiettività”, che è un requisito fondamentale di unricercatore scientifico, con “neutralità” che è una scelta politica, ideologica essa stessa. Come sipuò infatti essere neutrali tra un governante che opprime il suo popolo, ed il popolo oppresso, senzacadere nel vizio ideologico di appoggio al più forte, a colui che ha in mano le redini del potere?”(ibid. p.5).

Questa è una introduzione ai metodi della ricerca, in particolare sui problemi della guerra e dellapace, nel senso classico della parola, di "intra-ducere", ovvero del "portare dentro". Essa vuoleinfatti aiutare l'allievo a capire meglio, ed entrare, in modo secondo me più valido, nel mondo diuna ricerca non fine a se stessa ma orientata alla soluzione (nel termine originale di “sciogliere”)del problema guerra e delle sue conseguenze sul mondo attuale e sulla nostra vita quotidiana.

Spesso le introduzioni sono testi semplici, scritti per principianti che vogliono iniziare astudiare un argomento, senza lo sviluppo di concetti o idee complesse. Questo non è per niente veroin questo caso. Alcuni degli argomenti trattati, come quelli su comprensione e spiegazione, o sulprocesso di osservazione, ecc. sono trai più complessi cui ci si può trovare di fronte studiando lescienze sociali. E, pur sforzandomi di essere chiaro - ma non so se ci sono sempre riuscito - questisono stati da me trattati senza concessioni al linguaggio divulgativo, ed alla semplificazione diconcetti che, proprio perchè complessi, rischiano di essere annullati o distorti se sottoposti ad unaoperazione di semplificazione. Per questo ho cercato di dar atto di posizioni anche contrastanti suivari argomenti per aiutare lo studente a vedere le varie sfaccettature, o punti di vista diversi, di unproblema. Secondo la mia opinione questo dovrebbe servire ad aiutarlo a comprendere lacomplessità della società moderna nella quale, per riprendere il linguaggio di Morin, i concetti unavolta antagonistici ed alternativi (quali, ad esempio, ordine/disordine, consenso/conflitto, centralizzazione/decentramento, ecc.) coesistono e si vivificano reciprocamente.

In complesso si può dire che questa introduzione sviluppa argomenti che nei normali manualidi metodologia - che spesso più che sui metodi sono centrati sull'illustrazione delle tecniche diricerca - sono di solito o non sufficientemente trattati, od anche trascurati del tutto. Questo è vero,per esempio, per i concetti di paradigmi e di modelli di società, che la mia esperienza di ricercatoreha mostrato essere di estrema importanza all' interno del processo di ricerca, e sui quali molti deimanuali di metodologia, o danno solo un rapido cenno, o non ne parlano affatto. Questaintroduzione cerca inoltre di sviluppare i metodi di analisi della realtà sociale che di solito sonoconsiderati impliciti nel cosiddetto "metodo scientifico", ma che, secondo me, richiedono invece diessere analizzati e sviluppati perchè quel cosiddetto "metodo", lungi dall' essere chiaro e valido intutte le circostanze, va sostituito invece con metodi diversi, ognuno dei quali permette di vedereparte della realtà da analizzare: e solo con l'unione di più metodi si può comprendere appieno larealtà che ci circonda. L'ultima parte delle dispense è appunto dedicata ai metodi che considerofondamentali, e cioè l'analisi causale, quella strutturale, l'analisi funzionale, e quella processuale, osistemico-processuale. Il testo dà invece solo un rapido accenno alle tecniche di osservazione, nonsviluppate ed analizzate qui non perchè poco importanti, ma perchè sono al centro di tutti i manualidi metodologia della ricerca che si possono trovare sul mercato, e sono rimandate perciò allo studioin uno di questi testi (come, ad esempio, Carbonaro, Ceccatelli Gurrieri, Venturi, 1989; oppureMarradi, 2007)

Mi auguro che questo mio sforzo possa aiutare lo studente a capire la complessità del mondodella ricerca, ma anche la sua bellezza, e l'importanza di essa per una vera comprensione del mondoche ci circonda, e che lo invogli a proseguire nel mestiere o nella funzione di ricercatore sociale checerchi, attraverso i suoi studi, di comprendere, ma anche di trasformare, il mondo che lo circonda,lavorando anche lui per avere un mondo meno pieno di guerre di quello attuale.

Fin qui, con leggerissime correzioni e aggiunte, la premessa al testo delle dispense che permoltissimi anni (dal 1992 fin verso il 2002) gli allievi del corso di “Metodi e Tecniche dellaRicerca Sociale” della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Firenze, cheseguivano il mio corso, erano tenuti a studiare per passare l’esame.2 Con la nascita, anche graziealla mia iniziativa, del corso di laurea triennale, interfacoltà, per “Operatori di Pace” (poidiventato in ”Operazioni di Pace, Gestione e Mediazione dei Conflitti”) ho avuto l’incarico diinsegnamento in ”Metodologia della Ricerca per la Pace”, valido anche per la laurea specialisticadella Facoltà di Scienze Politiche di Firenze, in “Metodologia e Ricerca Empirica per le ScienzeSociali”. Ma pur aggiungendo a voce molti esempi delle ricerche empiriche in questo campo portateavanti per molti anni, nel seminario da me annualmente organizzato di “Ricerca per la Pace”, iltesto delle dispense è restato uguale. In questa prima versione a stampa queste esemplificazioni,tratte da molte delle ricerche in questo campo fatte da me stesso, e dai molti allievi che hanno fattopiccole ricerche per il mio esame o da quelli che, con me, si sono laureati con tesi di ricercaanche molto impegnative su questi argomenti, sono state finalmente inserite, per risponderecoerentemente al nuovo nome della materia insegnata in questi ultimi anni. Ed alla conclusione èstato aggiunto un capitolo, anche questo, almeno in parte, elaborato in esercitazioni con i mieiallievi, nel quale il problema della guerra è analizzato secondo le quattro metodologie di ricerca edi analisi da me individuate nel testo, e cioè, come detto prima, l’ analisi causale, strutturale,funzionale e processuale. Questo per confermare e far comprendere meglio la tesi del testo chequesti metodi non sono alternativi l’uno con l’altro, ma complementari, mostrando ciascuno di essiuna delle faccie di un problema, e che solo attraverso l”, che è un requisito fondamentale di unricercatore scientifico, con “neutralità” che è una scelta politica, ideologica essa stessa. ComQuestaè una introduzione ai metodi della ricerca, in particolare sui problemi della guerra e della pace, nelsenso classico della parola, di "intra-ducere", ovvero del "portare dentro". Essa vuole infatti aiutarel'allievo a capire meglio, ed entrare, in modo secondo me più valido, nel mondo di una ricerca nonfine a se stessa ma orientata alla soluzione (nel termine originale di “sciogliere”) del problemaguerra e delle sue conseguenze sul mondo attuale e sulla nostra vita quotidiana.e si può infatti essere neutrali tra un governante che opprime il suo popolo, ed il popolo oppresso,senza cadere nel vizio ideologico di appoggio al più forte, a colui che ha in mano le redini del potere?” (ibid. p.5). Mi auguro che anche questo problema, e questa scelta, venga confermata dallettore che si sarà avventurato nello studio di questo testo, con l’augurio che questo libro possaservire a diffondere una cultura più rispondente ai tempi in cui viviamo che ha portato JohnKennedy, presidente degli Stati Uniti, nel suo messaggio alle Nazioni Unite (25 Settembre 1961) asostenere che “ L’umanità deve porre fine alla guerra, o la guerra porrà fine all’umanità”.

In questo momento, in cui in Italia si stanno moltiplicando i corsi di laurea o i master distudi per la pace o per la mediazione dei conflitti, spesso uniti a quelli per la cooperazione allosviluppo, che secondo me, come ho argomentato altrove (vedi l’introduzione e la post-fazione allibro di Friedmann, 2001; oppure L’Abate, 2008, pp.146-147) sono strettamente correlati tra diloro, dato che non si può avere pace senza un modello di sviluppo diverso dall’attuale che staincrementando a dismisura il discacco tra ricchi e poveri - tra nazioni, ed all’interno dei singolipaesi - mi auguro che si vogliano approfondire anche le metodologie di ricerca utili a questi studi.Lo studio di queste tematiche, e di una metodologia a questi connessi, è reso anche indispensabiledal fatto che in tutto il nostro paese si stanno organizzando servizi appositi, sia nei comuni che incerte camere di commercio, o nelle scuole, per la prevenzione, la risoluzione o la mediazione deiconflitti nei quartieri, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, o all’interno delle singole famiglie. Datoche, come sostengo nel primo capitolo di questo libro, le metodologie di “ricerca con”, o della“ricerca-azione” sono tra le più importanti proprio per cercare di portare avanti questi obbiettivi,mi auguro infine che questo libro possa servire a migliorare il livello qualitativo dell’operativitàdelle persone che in questi servizi andranno ad operare, nella speranza che tutto questo possaservire a ridurre, almeno un poco, il livello attuale di violenza e di conflittualità che si puòriscontrare nel nostro paese, in tutti questi settori. E questo anche in vista della necessariaorganizzazione, (se si comincia a pensare seriamente che la violenza e la guerra, invece di portarleavanti, è bene prevederle e prevenirle) di centri di ricerca e di formazione specializzati in questocampo, come ne esistono vari in molti paesi del mondo, e come alcuni progetti di legge cercano difar organizzare anche in Italia (AA.VV, 1999 ).

Firenze , 20 settembre 2008.

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