https://aurorasito.wordpress.com 7 Novembre 2017
Cent’anni di Grande Ottobre di Alessandro Lattanzio
Le rivoluzione del 7 novembre 1917, cento anni fa, ha creato la storia politica, geopolitica, ideologica, strategica mondiale del XX e XXI secolo.
La Russia imperiale, nel terzo anno di guerra, era una potenza esaurita, che aveva già perso 7 milioni di soldati-contadini e marinai-operai, in una guerra, la Prima guerra mondiale, che i cospirazionisti di marca americanista attribuiscono a massoneria giudeo-pluto-bolscevico-rotschildiana, ignorando bellamente gli interessi colonial-imperialisti ed industrial-bancari sottesi alla causa apparente della deflgrazione della Prima Guerra Mondiale. E difatti tale cospirazionismo caninamente americanista; negazionista filo-capitalista e filo-imperialista, anche quando si paramenta sotto la stupida florilegiologia sulla “bontà d’animo altruistica” di Mussolini e Hitler, “povere vittime” del complottone “bolscevico” dei Rothschild-Rockefeller, giustifica di fatto quella guerra, così come ha giustificato le guerre contro Jugolavia, Libia, Siria, ecc. Niente di più americanista, quindi, che evitare accuratamente d’indicare le cause materiali, concrete, di quella Guerra: la concorrenza sui mercati, l’occupazione di territori del mondo extra-occidentale e sfruttamento delle loro risorse immense; si pensi solo al petrolio mediorientale, sconosciuto fino agli anni ’20.
Oggi, infatti, si assiste al revival del bizzarro ideologico, mascherata pagliaccesca sotto cui si nasconde il nostalgismo onirico della piccola e sempre-perdente borghesia, indotto dalla visione della disintegrazione del proprio bel piccolo mondo e delle sue certezze, come la strapotenza invincibile degli USA, almeno di quegli USA che si è abituati a “studiare” sugli home video della Disney e degli Hollywood Studios, laddove ad esempio la Seconda guerra mondiale fu combattuta dagli attorucoli statunitensi, che da soli, a mani nude, distruggono il Terzo Reich. Ovviamente, ciò trascurando le banali vicende storiche: ovvero che a distruggere la macchina da guerra fascista, alimentata coi miliardi e la tecnologia delle potenze imperialiste occidentali, fu l’URSS, nata dalla rivoluzione di cento anni fa; la rivoluzione delle masse operaio-contadine, oggi disprezzate dagli amorfi ed esaltati esegeti del santone-babbeo Zar Nicola II, umanamente un’ameba con tutte le tare del borghese tardo-ottocentesco: spiritismo onirico sprizzato da barbuti santoni (ieri come oggi) e relativa paura della modernità che si pretendeva cavalcare; si pensi alle riforme agrarie di Stolypin, fatto assassinare su ordine dello stesso vigliacco Nicola dalle centurie nere, i nonni spirituali degli odierni fascistucoli vegetariani e piagnoni di oggi, che si atteggiano a pionieri “saltatori di steccati” ed immaginari violatori “di linee” altrui, per compiere quei sabotaggi, in ogni realtà che cerchi di dare un senso all’opposizione allo “stato attuale delle cose”, eseguendo un compito simile a quello principale degli squadroni d’assalto, casualmente attivi durante la Prima Guerra Mondiale: sturmtruppen e arditi, che non a caso poi diedero i natali al fascismo anticomunista: Freikorps in Germania e fasci da combattimento, repubblicani o imperiali, in Italia. Guardarsi oggi dagli attuali loro cascami, è opera di salute pubblica; poiché, proprio in occasione del centenario della Grande Rivoluziona Socialista d’Ottobre, le attuali squallide controfigure della Guardia Bianca e delle Colonne di fuoco di Italo Balbo, coccolate nelle magioni mediatiche della squallida propaganda berluscomica, ritirano fuori, per dirla con Marx, “tutta la vecchia merda”: la perfidia dei bolscevichi al soldo di Rockeffeller-Rothschild e delle banche anglo-americane, così compiendo una mai spiegata conversione a U sull”analisi’ del Bolscevismo fatta ai tempi, dai nonni degli attuali fascio-bimbominkia coccodé e coccolati, secondo cui Lenin fu un’agente dei “tedeschi” che agì contro la democrazia dei banchieri anglo-americani, sbarazzando la Russia in rovina dalla presenza del massone e autentico agente degli USA Aleksandr Kerenskij, e facendo uscire i popoli dell’impero russo da un tunnel senza uscita in cui li stavano cacciando i massoni bancari anglosassoni e i loro veri lacchè zaristi, quei generalastri osannati oggi, quanto ieri inetti a vincere le battaglie contro l’esercito austro-tedesco, ma bravissimi a devastare la Russia e a massacrarne i popoli su ordine diretto dei loro mandanti, gli invasori imperialisti alleati e austrotedeschi.
La Storia, difatti, ci dice questo, che a prendere soldi e armi dalle potenze occidentali, quindi dai loro grandi banchieri e relativi burattini politici (tipo il presidente Wilson), furono i nemici del Bolscevismo, e non Lenin e il Partito Bolscevico. Ma ovviamente si tratta di fatti documentati, di Storia irriscrivibile, quindi inutilizzabile dal baraccone amorfo del fighettismo alto-borghese, che sotto gli elmi cornuti della Lega, e le gigantografie a 320 denti dell’ex-barzellettiere di Arcore, recuperano dalle tombe i resti miserevoli di Mussolini, Hitler, Franco, De Felice, Pansa e paccottiglia dallo spessore scientifico e ideologico dal kolossal “Marcellino pane e vino”. Roba come la lunga coorte del piagnisteo sulle “vittime” dei partigiani, centinaia di milioni di bravi e buoni fascisti massacrati dai brutali partigiani Komunisti; l’esercito della RSI, stando a sentire i nipotini-gagà di Pansa e Sallusti, era formato da bebé e bimbette che scrivevano letterine al DVX su quanto fossero buone e lungimiranti le sue idee, come pugnalare alla schiena la Francia o pugnalare a tradimento la Grecia (Paese fascista!), o “liberare” i sovietici da se stessi (si pensi come la stessa marmaglia benita-clarettesca ci ricordi come non fummo liberati dagli alleati, ma invasi perché i fascisti erano italiani; formulazione che però dimenticano quando ci dicono come fosse necessario liberare l’Unione Sovietica dai sovietici…) Non starò qui ad elencare come la Rivoluzione d’Ottobre fu un “Golpe” popolare, di massa, come la mai a sufficienza benedetto Golpe dell’Esercito egiziano contro il figuro islamista Mursi e la sua cricca di delinquenti. Un “golpe” deprecato anche da chi, oggi, si riempie la boccuccia di termini come “Rivoluzione”, “Socialismo”, “Alternativa”, “Nuovo Mondo”, ecc., mentre si scagliano contro il Boris Eltsin del Venezuela (Maduro) o il borghese rinnegato dello Zimbabwe (Mugabe). Sì, ho letto interventi del genere scritti da comunisti, o presunti tali. Presunti comunisti, perché se lo fossero senza presunzione, saprebbero che la Rivoluzione d’Ottobre, il pensiero e la strategia di Lenin, le vittorie dell’Armata Rossa di Trotzkij, Frunze, Tukhacevskij e Bljukhir, il Congresso di Baku, permisero la rinascita del mondo extraoccidentale o la fine delle colonie; si pensi alla nascita del panarabismo socialista, del Baath, i cui fondatori si avvicinarono al fascismo dalle apparenze antimperialiste (ma solo nel senso anti-inglese più pecoreccio), poiché furono delusi dalla politica social-imperialista della social-democrazia occidentale, e non dal Comunismo come vanno scribacchinando oggi i nipotini-spiritisti del fascismo, intenti a dialogare nei loro onirismi ultraborghesi con gli eroi della loro età dell’oro, ovvero l’animaccia del Conte Volpi di Misurata che, essendo veneziano, ama mascherarsi da guru tantrico delle SS presso i suoi molli aficionados in magliettine nere dagli slogan “virili” (lealtà, azione, Pound e bla bla).
Ritornando a Baku, senza l’Ottobre Rosso, senza la Russia dei Soviet, divenuta Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, senza la lotta nel Partito Comunista dei Bolscevichi Pan-Russo tra le varie sette confusionarie nel partito (decisti, operaisti, ecc., correnti che emergono di continuo in ogni partito comunista nei Paesi non socialisti) e poi lo scontro tra Trotzkij e Stalin, il caos nel Partito che accompagnò la Collettivizzazione forzata e l’Industrializzazione accelerata; caos risolto nei regolamenti di conti culminati nel 1934-1938, ma che cesseranno solo con l’arrivo di Leonid Brezhnev alla guida del Partito Comunista dell’Unione Sovietica. Senza infine la vittoria dell’Armata Rossa sul fascismo europeo (e giapponese) nel 1941-45, quella vittoria che sul serio concentra e mantiene vivo l’odio anti-sovietico (anticomunista) tra le presunte ‘élite’ delle borghesie, grandi, medie e piccole di centro-destra-sinistra dei Paesi occidentali, non ci sarebbero stati i movimenti di Liberazione nelle colonie occidentali, per quanti Gandhi potessero circolare, né politiche economico-sociali nelle metropoli occidentali, per quanto Keynes venisse spacciato per “socialista”. In sostanza, niente Grande Ottobre Rosso, niente tredicesima, per quanto crediate sia opera di bene di Mussolini. Niente presa del Palazzo d’Inverno, niente ferie pagate; e la politica economica di squallidi guitti come il pinocchio da Rignano o quello di Arcore, lo dimostra plasticamente.
Oggi l’eredità della Grande Rivoluziona Socialista d’Ottobre non è riflessa dai micropartitini occidentali, che spesso oscillano schizofrenicamente tra le mollezze rifondarole e le ottundità greche. L’eredità sovietica oggi si riflette nella Federazione Russa, nella Repubblica Popolare di Cina, nell’Iran (esatto nella Repubblica islamica iraniana, che Teheran ne sia o meno consapevole), nella Repubblica Araba di Siria che ha respinto l’aggressione dell’alleanza anti-1917 tra oscurantismo revanscista e revanscismo colonial-imperialista, nel Vietnam, che qualche ratto vorrebbe mettere contro la Cina, nei 30 milioni di cittadini indiani che vivono nei territori amministrati dalla guerriglia maoista, nei successi della Repubblica Popolare Democratica di Corea e nei successi del Bolivarismo e di Cuba. Per quanto nei salottini della novuelle cuisine de droite si possa cianciare di Eurasia (e non di BRICS), per quanti presunti nipotini di Preve si affaccino in TV; per quanto i suddetti guitti e micragnosi settari occidentali vogliano impartire etichette e qualifiche, con animo social-imperialista, a realtà esterne all’occidente, e quindi fuori dalla portata della loro claustrofobica visione del mondo reale. |