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10-10-17 - n. 646

La Rivoluzione Socialista d'Ottobre, risultato del lavoro teorico e politico del Partito Comunista

di Pável Blanco Cabrera

Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista del Messico


22/08/2017

Articolo scritto per i compagni del Partito Comunista Brasiliano

I

In Marx e Engels è tenace la determinazione di non accontentarsi di interpretare il mondo: la loro opera teorica e azione politica sono guidate da ciò che scrivono nella XI Tesi su Feuerbach: si tratta di trasformare il mondo, di trasformare la realtà.

Il marxismo non viene al mondo per l'esclusiva genialità del Prometeo di Treviri; esistevano già in quel passaggio dell'umanità un cumulo di conoscenze, un grado di sviluppo della Storia che rendeva possibile la proposta politica dell'emancipazione del proletariato, classe che non possedendo altro che le sue catene, può liberarsi a condizione di emancipare l'intera umanità.

Non bisogna decontestualizzare il marxismo dalla lotta di classe e come questa rappresenti gli interessi del proletariato.

Marx e Engels si scontrano presto nel campo della filosofia con le idee dominanti prendendo posizione per i feurbechiani di sinistra e agendo corrispondentemente come democratici radicali, ma il loro pensiero non si ferma, e già nel periodo del 1842-1846 sviluppano le nozioni che li legheranno per sempre alla rivoluzione proletaria: sono i giorni del lavoro nella Gazzetta Renana, del contatto con la Lega dei Giusti, de Gli Annali Franco-Tedeschi, dei Manoscritti economici-filosofici del 1844, della Sacra Famiglia, de La Situazione della Classe Operaia in Inghilterra, della creazione del Comitato di Corrispondenza Comunista, de La Ideologia Tedesca, ma è già chiaro nei loro lavori e azioni con quale causa si impegnano.

Nei preparativi della Rivoluzione del 1848, i cui avvenimenti scuoteranno l'Europa, ricevono l'incarico di redigere il Manifesto del Partito Comunista, nel quale mettono in chiaro la concezione materialista della Storia, che nei successivi lavori avranno modo di confermare e arricchire.

In primo luogo la tesi che nessun modo di produzione sia eterno, che ognuno ha avuto i suoi limiti storici e che, giunto il momento in cui diviene impedimento allo sviluppo delle forze produttive, sopravviene la necessità del cambiamento, l'epoca delle rivoluzioni sociali. Ma attenzione, né Marx, né Engels sono lineari e meccanicisticamente ottimisti sul risultato; una piccola grande avvertenza: se la classe nuova e progressista non trionfa sulla classe vecchia e reazionaria sarà il tracollo. Più tardi Engels tornerà su questo e porrà il dilemma che Rosa Luxemburg riprenderà negli apocalittici anni della Prima Guerra Mondiale nell'Opuscolo di Junius: o Socialismo o barbarie.

In secondo luogo sottolineano che l'antagonismo di classe nell'epoca moderna si materializza nella contraddizione capitale e lavoro, nella lotta tra borghesi e proletari. Più avanti si andrà confermando questa tesi nell'esperienza vissuta dalla Comune di Parigi, poi in modo dettagliato ne Il Capitale, dove si smaschera il "sordido segreto dello sfruttamento capitalista", il plusvalore. Il marxismo sapeva già da prima che la pauperizzazione non è determinata naturalmente, ma provocata artificialmente; sapeva che il conflitto di classe ha la sua origine nella contraddizione tra la produzione sociale e l'appropriazione privata, e come dimostrano, il capitalismo non viene al mondo se non con la spoliazione, lo sfruttamento, il furto, "sudando il sangue e il fango da tutti i suoi pori".

Nel programma storico dei comunisti propongono, dopo aver polemizzato con altre correnti socialiste di cui mostrano il carattere utopico o reazionario, il rovesciamento violento del capitalismo e la dittatura di classe del proletariato, che socializza i mezzi di produzione.

Il marxismo-leninismo ritiene che il ruolo storico del proletariato, della classe operaia non consista solo nel rovesciare e seppellire il capitalismo, ma anche di rompere le catene e prendere il potere. Lo Stato proletario ha un carattere transitorio; per la prima volta da quando la società si divide in classi, la nuova classe dirigente non sarà una classe di sfruttatori, né lo sarà il nuovo Stato: lo Stato-comune andrà estinguendosi fino a smettere di esistere e trasformarsi in un "pezzo da museo".

Marx, Engels e Lenin non forniscono un dogma al proletariato, alla classe operaia, ma pongono la questione della "classe in sé e classe per sé", la questione della coscienza, tema al quale Lenin pone grande attenzione nel Che fare?

In una lettera a Gerson Trier nel 1889 Engels scrive:

"Perché il giorno decisivo il proletariato sia abbastanza forte per vincere, è necessario - e questo Marx e io lo abbiamo sostenuto fin dal 1847 - che si formi un partito specifico, separato da tutti gli altri e a loro contrapposto, un partito di classe cosciente di sé".

Marx, Engels e Lenin postulano, agendo di conseguenza, che il proletariato deve costituirsi in classe e per questo rivendicano il ruolo del partito comunista. Nel testo che abbiamo citato di Lenin, dibattendo con altre correnti, critica lo spontaneismo e basandosi sull'esperienza annota che nelle sue lotte quotidiane il proletariato sviluppa una coscienza economicista, ma che per l'acquisizione della coscienza di classe, la coscienza socialista, è necessario un agente superiore: il partito.

Uno dei compiti imprescindibili dei comunisti, ma non l'unico, è quello di forgiare tra la classe operaia la consapevolezza del suo posto nella storia e della sua missione rivoluzionaria, determinata dal suo ruolo nella produzione. L'acquisizione della coscienza di classe è un lavoro ideologico e politico necessario, indispensabile, ineludibile in modo che la classe operaia adempia alla sua azione politica con obiettivi rivoluzionari.

Dalla formazione della Lega dei Giusti, della Lega dei Comunisti, dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori fino alle forme più complesse della II Internazionale e dei partiti operai socialdemocratici di massa, si va forgiando una esperienza di Partito, della sua azione e del suo ruolo. Il partito della classe operaia è l'elemento fondamentale nelle lotte immediate e concrete, così come nella meta storica della presa del potere e nella costruzione della società futura. Il ruolo concreto e storico del partito della classe operaia va dimostrando la sua rilevanza nelle esperienze rivoluzionarie del 1848, nel successivo periodo controrivoluzionario, nell'assalto al cielo a Parigi, nelle giornate proletarie per la conquista internazionale della giornata lavorativa di 8 ore, nelle lotte economiche e politiche, nelle ascese e nei reflussi. E questa esperienza fornisce lezioni alla classe operaia, alcune amare, poiché il riformismo e l'opportunismo nel movimento operaio condurranno alla decomposizione della II Internazionale.

II

La Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre, trionfante con l'insurrezione proletaria di Pietrogrado che portò al potere dei Soviet (Consigli) il 7 novembre 1917, ha rappresentato una svolta nella storia dell'umanità: il passaggio dal capitalismo al socialismo-comunismo, ossia da un modo di produzione obsoleto a un modo di produzione superiore; e con il trionfo della Rivoluzione proletaria la presa del potere da parte del proletariato. Ribadiamo che tutte le rivoluzioni precedenti significarono il rovesciamento di una classe dominante per esser sostituita nella direzione statale da un'altra classe dominante.

La Rivoluzione Socialista stabilisce come legge generale il ruolo cosciente e attivo della classe operaia, determinato dal ruolo del suo partito di avanguardia. Non è sotto nessuna circostanza una casualità, un atto spontaneo. La Storia della Rivoluzione Socialista di Ottobre è associata indissolubilmente alla Storia e all'attività del Partito Comunista, del partito di nuovo tipo, del partito rivoluzionario della classe operaia.

Nei loro primi passi per organizzarsi, i marxisti russi danno un'importanza fondamentale alla questione dell'organizzazione del Partito, alle questioni teoriche e pratiche corrispondenti. Il contesto in cui agiscono, in cui predomina il riformismo e l'opportunismo, li porta a recuperare il marxismo dalla distorsione imposta da Bernstein e anche da Kautsky. Ma non basta recuperare il marxismo dalla deformazione a cui era sottoposto, ma nel portarlo ad un nuovo livello, al suo coerente sviluppo in funzione dei nuovi fenomeni nella lotta di classe.

Vladimir Ilyich Lenin con il suo lavoro teorico e pratico assume questo colossale compito. In maniera succinta segnaliamo nella critica dell'economia la teoria dell'imperialismo, come capitalismo dei monopoli, la teoria dello Stato e la dittatura del proletariato; la questione del partitismo in filosofia che combatte gli eclettismi, l'assunto delle nazionalità, la politica delle alleanze della classe operaia e la teoria del partito.

La formazione del Partito Operaio Socialdemocratico di Russia nel 1898, la sua definizione come partito bolscevico nel 1903 e il cammino percorso fino a che nel 1917 il Partito Comunista (Bolscevico) prende il potere, è fondata su una teoria, quella del Partito di nuovo tipo, che aprì il passo nella dura lotta con correnti esterne e interne che la contrastavano.

Sottolineiamo che Lenin e i marxisti in primo luogo, dai primi passi per la formazione e il consolidamento del Partito, lottarono ideologicamente contro il populismo, contro il riformismo e il revisionismo come manifestazioni dell'opportunismo, contro le sue forme specifiche nel menscevismo e nelle sue varianti come il trotskismo. Solo così il Partito riuscì a tenersi alla testa della classe operaia e dei popoli di Russia in tre rivoluzioni: quella del 1905, la democratico-borghese del febbraio del 1917 e la Rivoluzione Socialista di Ottobre.

La fusione del socialismo scientifico con il movimento operaio in un partito rivoluzionario, dall'embrione dell'Unione di Lotta per l'Emancipazione della Classe Operaia fino al POSDR e alla nascita del bolscevismo come Partito Comunista, fu lo sviluppo del semplice al complesso, partendo da un piano che superava lo spirito di circolo che predominava nei militanti marxisti, fino a unificarli in un solo Partito. In questo piano, l'esistenza e lavoro del giornale, prima con il nome di Iskra, e dopo con altri, fu di vitale importanza, poiché fu l'organizzatore collettivo di un poderoso partito di professionisti rivoluzionari che superarono le difficoltà della repressione e della clandestinità alla quale erano sottoposti, fino a convertirsi nell'avanguardia del proletariato, dei contadini e degli intellettuali.

La teoria leninista del Partito

In Da che cosa cominciare?, Che Fare?, Un passo avanti e due indietro, tra gli altri, Lenin sviluppa concezioni fondamentali sulla necessità del Partito comunista. Essendo la coscienza di classe l'elemento determinante, Lenin indica i livelli che la classe operaia può acquisire nelle sue diverse lotte, soprattutto quelle che derivano dall'antagonismo capitale/lavoro con lo sviluppo delle relazioni di produzione.

La lotta economica nei centri di lavoro porta gli operai a organizzarsi e a lottare, ma il livello di coscienza che qui si acquisisce non supera i limiti dell'economicismo, del tradunionismo. Solo attraverso un agente esterno, il proletariato può acquisire coscienza dei suoi compiti storici, della lotta per il socialismo-comunismo: questo agente esterno è il Partito Comunista.

Il Partito Comunista è l'avanguardia organizzata della classe operaia, è il partito della classe operaia e dell'insieme dei lavoratori. E' un partito di classe e internazionalista, e non si tratta solo degli obiettivi che persegue ma della sua propria composizione. Quando la composizione di classe del partito non osserva la regola d'oro, ossia essere un partito sostanzialmente operaio, l'esperienza storica ci dimostra che si profilano deviazioni che possono anche portare alla sua liquidazione.

Tale Partito, come lo stesso Partito Bolscevico ha dimostrato, e il movimento comunista internazionale possiede una ricca esperienza, non sorge per la riforma della società, ma per il cambiamento radicale, per la trasformazione rivoluzionaria della società. E' vero che non si può abbandonare a livello tattico la lotta per determinate riforme, ma connesse sempre a rafforzare l'obiettivo strategico della lotta per il rovesciamento del capitalismo e per il potere operaio.

Tale partito ha principi di organizzazione e funzionamento di nuovo tipo. In primo luogo il centralismo democratico, risultato dell'unità ideologica, unità programmatica e unità organica, consistente nel fatto che il Partito è ferreo nel suo intervento politico, per la sua disciplina e metodi di lotta, che sono il risultato di una volontà unica che emerge dalla democrazia interna, nella quale i militanti discutono, possono divergere, a condizione di accettare la decisione della maggioranza. Lenin sostenne in vari testi che uno degli elementi che determinano la forza del Partito è il principio di uguaglianza tra comunisti, che concede stessi diritti e obblighi per tutti i militanti, a prescindere da età o responsabilità. La disciplina è cosciente ed è la fonte di questa grande forza che è la volontà unificata, del ruolo attivo della soggettività rivoluzionaria nella lotta di classe.

A differenza dei partiti borghesi o opportunisti, appartenere al Partito non è una questione di affiliazione o di semplice adesione formale, richiede una militanza che si basi nell'identificazione con gli obiettivi programmatici della Rivoluzione socialista, e implica inoltre una partecipazione attiva in una delle organizzazioni del Partito e di contribuire finanziariamente al suo sostentamento. E' una questione fondamentale, la politica del Partito Comunista non è una questione contemplativa, richiede un impegno molto elevato.

Il Partito ha il ruolo di avanguardia ma anche il ruolo di Stato Maggiore del proletariato nella lotta politica, il centro dirigente che stabilisce la strategia e la tattica, le manovre, le parole d'ordine, le forme di lotta, l'offensiva, la difensiva, il ripiego, le alleanze. E prima di esser avanguardia e Stato Maggiore, è il cervello: perché senza teoria rivoluzionaria non c'è movimento rivoluzionario, e l'analisi concreta della realtà concreta è preceduta dallo studio scientifico della realtà, delle forze produttive, delle classi sociali, dei fenomeni. Semplicemente senza il Partito è inconcepibile la politica rivoluzionaria della classe operaia.

Ma se il Partito è essenziale nella presa del potere, il suo lavoro è appena agli inizi, poiché è la forza trainante della rivoluzione quando la classe operaia arriva al potere; l'esperienza vittoriosa della costruzione socialista lo dimostra.

III

Tra il 1989 e il 1991 abbiamo vissuto una controrivoluzione che ha rovesciato temporaneamente i processi di costruzione socialista in URSS e altri paesi dell'Europa, Asia e Africa. Si è affermata la cosiddetta "fine della storia", la "de-ideologizzazione" e la promozione della ristrutturazione capitalista. L'assenza di un contrappeso ha stimolato la barbarie imperialista: con la prima e la seconda guerra del Golfo, gli attacchi degli USA e della NATO a Panama, Somalia, Jugoslavia, Afghanistan e Iraq; gli interventi ad Haiti, in Africa, le nuove basi militari sparse per il mondo. Tale situazione tragica, così come il malessere sociale, ha generato un'ondata di contestazione anticapitalista che ha avuto l'apice soprattutto nei controvertici di Davos, Seattle e marcatamente nelle proteste per impedire la guerra all'Iraq per il petrolio e nel movimento dei Forum Sociali Mondiali. Tutto ciò è stato positivo, ma ha evidenziato i suoi limiti. Ne evidenziamo uno, che non è nuovo visto che trova una doppia radice nell'anarchismo e nel riformismo: la lotta contro i partiti comunisti attraverso il culto dello spontaneismo in chiave moderna. Non è casuale che molti che teorizzavano queste posizioni si inscrivevano politicamente anche nel campo dell'edulcorazione del capitalismo, nella difesa di un'unione interimperialista come l'Unione Europea, così come nelle nebulose tesi dell'"impero" e di "cambiare il mondo senza prendere il potere"; oltre a rappresentare l'alibi ideologico che ha portato il potere politico dell'Ue a equiparare fascismo e comunismo, e intraprendere una campagna di criminalizzazione e messa al bando dei partiti comunisti in Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia, Georgia, tra gli altri paesi, alla proibizione della falce e martello, della bandiera rossa, a condannare l'elogio dei combattenti antifascisti e di tutto quello che contribuì a sconfiggere il fascismo nella Seconda Guerra Mondiale.

Con Marx, Engels e Lenin intendiamo che i cicli del capitalismo profilano le crisi. Con Marx, Engels e Lenin rifiutiamo l'idea che il problema si trovi solo nella sfera della finanza e che un'altra forma di regolazione capitalista (neokeynesismo al posto del neoliberismo, ad esempio) potranno liberare il mondo dalla crisi.

La crisi contemporanea di sovraccumulazione e sovrapproduzione hanno la loro base nella contraddizione tra i carattere sociale della produzione e l'appropriazione capitalista dei suoi risultati. Inoltre in questa crisi economica si manifesta anche la decadenza di tutti i valori che sostengono la società borghese. La crisi è ambientale, è culturale, è come dicono molti intellettuali, di civiltà. Nel dibattito inoltre molti intellettuali progressisti stanno avanzando l'idea di postcapitalismo e disegnano già i contorni della società futura. Ma a noi marxisti-leninisti vogliamo tutto, ossia la Rivoluzione, passo precedente e necessario della società futura. Non ci sarà nessun crollo automatico, ma la barbarie si può ancora approfondire. La rivoluzione ha la sua attualità poiché solo l'intervento cosciente e deciso delle masse nella Storia, in primo luogo dell'avanguardia del proletariato, può alterare a favore dell'umanità la drammatica situazione del mondo che viviamo. E secondo il nostro punto di vista questo è il ruolo, il compito del Partito Comunista.

IV

Il marxismo si sviluppa, è estraneo al dogmatismo e anche al revisionismo. Inoltre i partiti della classe operaia hanno caratteristiche irrinunciabili, di identità comunista. Andiamo ad enunciarne alcune basandoci sulle riflessioni di Aleka Papariga, ex Segretaria generale del Partito Comunista di Grecia, così come sulla modesta esperienza di costruzione del PCM.

A) Il Partito Comunista, partito della Rivoluzione

Il Partito Comunista non è interessato a prolungare l'agonia del moribondo sistema capitalista. Non cerca di mascherarlo o abbellirlo, cerca il suo rovesciamento, la sua fine. Non è il partito del gradualismo, né della riforma, è il partito della rottura.

La sua proposta è il socialismo-comunismo che assimila criticamente l'esperienza della costruzione del socialismo nel XX secolo, rivendicandola. Per noi questo significa che la proposta è la socializzazione dei mezzi di produzione concentrati, il potere operaio e la pianificazione centralizzata. Per noi il socialismo e i rapporti di mercato sono incompatibili e pensiamo che la loro combinazione veda prevalere le relazioni capitaliste. Un non senso.

Essendo il Partito Comunista il partito della rivoluzione è anche il partito della combinazione di tutte le forme di lotta. Consideriamo che la classe operaia e il popolo abbiano il diritto inalienabile di esercitare qualsiasi azione in funzione di una strategia e una tattica per porre fine al capitalismo. Di conseguenza non accettiamo, né ci sottomettiamo alla logica borghese che cerca di ridurre gli spazi della politica nei limiti della democrazia elettorale: in realtà una facciata della dittatura di classe dei monopoli. Significa che combatteremo i discorsi sul "male minore", il possibilismo, il "realismo" impotente.

Sembra ridondate asserire tutto questo alla luce del dibattito di Lenin e Rosa Luxemburg, dei bolscevichi,degli spartachisti e di tutta la sinistra di Zimmerwald contro la svolta opportunista della II Internazionale condotta da Bernstein e Kautsky; tuttavia, oggi alcuni partiti "comunisti" somigliano più ai vecchi partiti socialdemocratici riformisti e si rende necessario fissare il dovere dei partiti comunisti e operai.

B) Il Partito Comunista, partito di classe

Il Partito Comunista non cerca di essere il partito di tutto il popolo, di tutte le classi della società; non ha brama populista. E' il partito del proletariato e in primo luogo del segmento degli operai industriali. La lotta per "costituire il proletariato in classe" ha un momento fondamentale, una precondizione nell'autonomia, nell'indipendenza di classe. Diffidiamo e combattiamo i manipolatori che da presunte posizioni "marxiste" vogliono che la classe operaia e i lavoratori integrano fronti sotto la conduzione della borghesia, pur molto "progressista" che sia, giacché sarà sempre avversaria degli interessi di classe del proletariato. Nemmeno condividiamo l'idea delle formazioni politiche pluriclassiste, sia a livello ideologico che sociale.

La classe operaia costituita in partito comunista lotta e deve lottare per i suoi obiettivi storici, promuovendo alleanze dove l'egemonia abbia un carattere antimonopolista, anticapitalista e antimperialista, una confluenza delle classi e strati subalterni per la Rivoluzione socialista.

Adesso viviamo il predominio dell'"unità nazionale" e le sue conseguenze hanno minato in Messico la politica indipendente della classe operaia.

"La differenza di un Partito Comunista, ci dice Aleka Papariga, rispetto ad altri partiti radicali che sono esistiti, esistono o esisteranno, consiste nel fatto che noi abbiamo coscienza dei limiti storici del capitalismo, della necessità del socialismo, del ruolo della classe operaia nella rivoluzione".

C) Il Partito Comunista, partito internazionalista

La lotta è nazionale per la sua forma e internazionale per il suo contenuto, sottolineano Marx e Engels. In questo XXI secolo, ormai affermata l'esistenza del mercato mondiale, con un alto grado di interdipendenza tra le nazioni, nell'epoca del capitalismo dei monopoli, l'internazionalismo proletario, la solidarietà internazionale possiede maggior attualità e vigenza. La promozione e materializzazione dell'unità internazionale della classe operaia dà maggiore efficacia all'azione quotidiana per l'emancipazione.

Nei luoghi di lavoro, nelle piazze, nelle grandi metropoli o nelle campagne, per il genere umano la parola d'ordine come nel 1848 continua ad essere: Proletari di tutti i paesi, unitevi!

V

E' necessario sottolineare che l'identità comunista non è una questione data e acquisita, che ci saranno sempre pressioni e può esser corrotta, liquidata. Enunciamo solo l'eurocomunismo e altre varianti riformiste che hanno portato al dissolvimento dei partiti comunisti storici in Messico, Spagna, Francia, Italia e USA, e che ha dato forti colpi in Brasile e altri paesi; fortunatamente la stessa lotta di classe ha riorganizzato partiti marxisti-leninisti, che in mezzo alle difficoltà si stanno riaprendo il passo, come è il caso del Partito Comunista Brasiliano, per citare un esempio, che inizia oggi a essere nuovamente percepito come alternativa di fronte al fallimento del progressismo e della socialdemocrazia.

Perché il partito è l'alternativa che il marxismo-leninismo pone? Perché la volontà cosciente, la forza indomita dovrà cambiare il mondo dalla base: questa è la nostra fiducia, il nostro ottimismo storico.

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