ONU 1:2

Non imporre la pace con la forza delle armi é il principio fondamentale su cui si basano le missioni di pace dei caschi blu nel mondo. Concetto dal valore altissimo ma di difficile applicazione che, alla prova dei fatti, offre scarsi risultati e richiede, non di rado, sacrifici in vite umane facilmente criticabili. Bruciano, in Bosnia e specialmente a Sarajevo, le morti dei caschi blu uccisi dai cecchini, le continue violazioni del cessate il fuoco, i bombardamenti sulla popolazione civile e i massacri nelle aree invano dichiarate "protette". Di conseguenza, il 4 giugno 1993, il Consiglio di Sicurezza riaffermando l'integrità territoriale e l'indipendenza politica della Repubblica di BiH, nonché la responsabilità del Consiglio stesso riguardo alla sovranità violata di uno stato membro delle Nazioni Unite, che ne ha sottoscritto lo statuto, e rilevando che il cruciale lavoro dell'UNPROFOR in BiH, in particolare dell'assistenza umanitaria, é continuamente ostacolato dalle forze serbo-bosniache. Autorizza l'UNPROFOR alla legittima difesa, raccomandando di reagire contro i bombardamenti delle aree protette, o per garantire la protezione dei convogli umanitari, con l'uso della forza. Autorizza inoltre il Segretario Generale a richiedere il supporto delle forze aeree della NATO in difesa delle aree protette: Sarajevo, Bihac, Gorazde, Zepa e Srebrenica. (Tratto da Reference Paper del 15 marzo 1994)

I caschi blu impegnati nella Forza di Protezione in Bosnia, hanno il compito di osservare e monitorare i movimenti delle truppe che si fronteggiano e sono impiegati, a questo scopo, nell'interposizione tra le linee del fronte, dove cercano di segnalare e dissuadere ogni intensificazione degli scontri armati. Hanno inoltre il compito di supportare il lavoro delle agenzie umanitarie dell'ONU, o da esso riconosciute, impegnate a portare soccorso alla popolazione civile. Sono 22.000 i caschi blu giunti volontari in Bosnia da tutte le parti del mondo, essi si interpongono tra due eserciti che contano circa 400.000 combattenti, questa sproporzionata differenza di numero é una delle difficoltà fondamentali che questi uomini devono affrontare quotidianamente. Uno degli esempi più eclatanti della formale impotenza dell'UNPROFOR é l'aeroporto di Sarajevo, unico varco per entrare ed uscire dalla città assediata, esposto però al mutevole arbitrio degli assedianti, i cui cecchini sparando un solo piccolo proiettile contro uno dei C130 che si avvicendano sulla pista di atterraggio e decollo, ne decretano l'immediata chiusura. Sospendendo così, a tempo indeterminato, l'approvvigionamento di generi alimentari. Seguiranno a quel semplice sparo proteste formali, appuntamenti, riunioni e nuove trattative che porteranno a nuovi accordi. L'aeroporto verrà così riaperto, dopo alcuni giorni, alcune settimane o alcuni mesi, a seconda della disposizione d'animo degli assedianti, ma solo fino al prossimo piccolo proiettile.

L'Alto Commissariato per i profughi (UNHCR) é l'agenzia ONU che si occupa degli aiuti umanitari e dell'assistenza alla popolazione civile e ai profughi, tramite il ponte aereo o i convoglio via terra. Purtroppo i C130 possono trasportare un carico che é inferiore a quello di un grosso camion, inoltre le continue chiusure forzate del ponte aereo e l'impossibilità di raggiungere Sarajevo via terra senza l'autorizzazione dei serbo-bosniaci, per la quale molto spesso avanzano richieste inaccettabili, creano all'UNHCR notevoli difficoltà nel provvedere alla sopravvivenza della popolazione.

2:2

Durante il 1993, dati UNHCR informano che sono state trasportate in città 50.999 tonnellate di alimentari (tratto da UN Information notes on former Yugoslavia. N°2/94), dividendo il peso per il numero dei destinatari degli aiuti, che sono circa 400.000, dentro e intorno all'assedio, e poi per i giorni del periodo in oggetto, si scopre che sono stati trasportati circa 350g di cibo al giorno per persona. Mentre in realtà la razione media procapite che viene distribuita ogni 15 giorni comprende; una scatoletta di carne o pesce da 120g circa, 1.000g di farina, 700g di fagioli e 200g di olio, qualche volta una saponetta. Ne consegue un totale giornaliero procapite di 135g scarsi. I 215g mancanti, tra il cibo trasportato e quello distribuito dalle autorità locali, tramite i loro centri di distribuzione, fanno la differenza tra gli stenti della fame e una nutrizione appena accettabile. Dove finisce quella differenza? Pagamento di pedaggi, sottrazioni occulte, favoritismi, priorità, la guerra ha le sue esigenze, così come i soldati che la combattono. Ma quando le razioni sono così scarse, le proteste e le polemiche sulla mafia e sugli approfittatori, sull'UNHCR e sulle autorità locali, nascono spontanee. Purtroppo la fame imperversa e gli abitanti di Sarajevo, di fronte ad una cena composta da una fetta di pane e da una tazza di tè, perdono visibilmente peso, la media registra una diminuzione di 20Kg in ogni adulto, gli obesi sono rarissimi e vengono guardati con sospetto. Comunque il ponte aereo, nonostante le difficoltà che lo ostacolano continuamente, rimane la sola via a permettere, sia pure ai minimi termini, la sopravvivenza della popolazione.

Nell'agosto del 1993, in seguito al caso di Irma, una bambina gravemente ferita che si spegnerà qualche tempo dopo in un ospedale di Londra, i mass media si scatenano, con la sensibilità di una mandria di bisonti, in una gara di solidarietà che, alla fine, produrrà l'istituzione del MEDEVAC; un'agenzia umanitaria internazionale per l'evacuazione dei feriti che devono essere sottoposti a trattamenti clinici impossibili negli ospedali di Sarajevo, privi di materiale sanitario adeguato, nonché di riscaldamento, luce elettrica e acqua corrente. Il MEDEVAC seleziona i casi più gravi, che vengono sottoposti ad una commissione medica del Ministero della Sanità di BiH, la quale valuta l'opportunità dell'evacuazione. Una volta avuta l'autorizzazione al trasferimento, il MEDEVAC si attiva per trovare, negli stati che aderiscono al programma dell'agenzia, una clinica specialistica disponibile a fornire il trattamento richiesto. In questo modo e senza clamori, sono stati evacuati da Sarajevo oltre mille pazienti insieme ai loro accompagnatori.

TOP