Originale : TeleSUR English La logica follia bipartisan della guerra infinita Lo stato totalitario da incubo immaginato da George Orwell nel suo famoso romanzo distopico 1984, era uno stato di guerra infinita. La popolazione assoggettata di “Oceana” veniva tenuta in uno stato perpetuo di odio e di paura militarizzate riguardante una varietà mutevole di altri stranieri supremamente cattivi. La guerra infinita dava impulso all’economia gerarchica e impoverita di Oceana e teneva le masse che lavoravano duramente concentrate su nemici stranieri orribili e minacciosi, furenti e indietreggianti sotto la presunta protezione della loro dittatura multiforme in patria. “Una specie di Guerra dei 30 anni” I membri principali del partito Democratico degli Stati Uniti, presumibilmente liberale (perfino “di sinistra” secondo la stima di FOX News e della radio di destra), certamente rifiuterebbero qualsiasi analogia che riguardi loro e lo stato guerrafondaio di Orwell. Tuttavia non è difficile scoprire un impegno raggelante per la guerra continua nei commenti di due importantissimi Democratici che cercano di ottenere il potere e di lasciare un retaggio negli Stati Uniti del dopo-Obama. Quattro giorni fa (sto scrivendo la mattina del 10 ottobre), l’ex Direttore alla Difesa dell’amministrazione Obama e il capo della CIA, Leon Panetta (è stato anche Capo di stato maggiore del presidente Bill Clinton) hanno detto all’inviata di USA Today, Susan Page, che “l’America dovrebbe essere preparata a una lunga battaglia contro il brutale gruppo terrorista Stato Islamico che verificherà la risolutezza e la leadership del Comandante in Capo” (Page). “Penso che stiamo guardando a una specie di guerra dei 30 anni,” ha detto Panetta alla Page, aggiungendo che la campagna militare che egli si immagina “dovrà estendersi al di là dello Stato Islamico (IS) per includere minacce che stanno emergendo in Nigeria, Somalia, Yemen, Libia, e altrove.” “Altrove” questo è proprio un ambito geografico…tutto il pianeta Terra, coerente con il fatto che le Forze Speciali degli Stati Uniti sono ora presenti in 134 nazioni “sovrane” e nell’operazione di Washington per più di 1000 installazioni militari in oltre 100 nazioni. Secondo i pianificatori statunitensi nell’era del dopo-Guerra Fredda, “noi possediamo il mondo.” Poi c’è Hillary Clinton, che ha una forte probabilità di diventare il prossimo presidente della nazione. Parlando all’inizio di questa settimana a un gruppo scelto di esperti canadesi a Ottawa, l’ex Segretario di Sato di Obama ha dichiarato che la Nuova Guerra contro l’IS è una “battaglia a lungo termine “ alla quale gli Stati Uniti volterebbero le spalle “a nostro rischio.” Ha aggiunto che la campagna deve includere “una guerra per l’informazione sui media sociali….e anche una guerra aerea.” Obbediscono ad altre considerazioni “Trenta anni” e “a lungo termine” sono espressioni gentili, ma anche fuorvianti. Washington sta continuando una Guerra Per sempre e Dovunque senza che ci sia stato un solo nemico definito almeno fin dal 12 settembre 2001. Inoltre, come sanno bene molte elite dei servizi segreti statunitensi e della politica, gli interventi delle forze armate degli Stati Uniti e la più ampia pesante presenza imperiale statunitense di lunga data nel Medio Oriente ricco di petrolio (più che soltanto una coincidenza), alimenta ed espande la jihad islamica anti-americana in quella zona e in tutto il mondo musulmano. Iniziata 13 anni fa dopo un epico attacco terrorista in “patria” (l’11 settembre), che è stato una risposta prevedibile e in qualche misura prevista, alla presenza imperialistica degli Stati Uniti e alla sua provocazione in Medio Oriente, la Guerra degli Stati Uniti al Terrore è una profezia auto-avverantesi brutalmente circolare in cui causa ed effetto diventano disperatamente connessi tra di loro. Più Washington bombarda e attacca con i droni il mondo musulmano in modo socio-patologico, più facilmente i jihadisti trovano reclute che li aiutano a espellere gli Invasori Infedeli. E i programmatori statunitensi lo sanno. Come ha osservato 8 anni fa Gilbert Achcar, l’illustre studioso di Medio Oriente e critico della politica estera degli Stati Uniti: “i funzionari statunitensi fanno delle cose sapendo che queste produrranno terrorismo, ma ciò nonostante le fanno, perché obbediscono ad altre considerazioni, che per loro sono di gran lunga più importanti delle vite dei civili.” Obama non sufficientemente imperialista I commenti di Panetta sono arrivati in coincidenza con la pubblicazione del suo nuovo memoriale “Worthy Fights: A Memoir of Leadership in War and Peace [Battaglie utili: un memoriale di leadership in guerra e in pace] (vi soddisfa come titolo narcisistico e orwelliano?). Nel libro, Panetta critica l’Obama attivamente imperialista e sfacciatamente orwelliano per aver reso più difficile la presumibilmente nobile “guerra dei 30 anni” per non essere stato sufficientemente militarista. Panetta ha la sensazione che Obama “abbia perduto la sua strada” e abbia danneggiato la leadership mondiale degli Stati Uniti (traduzione: potere imperiale) non avendo insistito che l’Iraq mantenesse una residua forza militare statunitense dopo il 2011, non avendo armato i ribelli siriani nel 2012 e non avendo autorizzato gli attacchi aerei contro la Siria l’anno scorso. Analogamente, il memoriale di Hillary Clinton Hard Choices [Scelte difficili], (pubblicato la primavera scorsa), considera Obama non sufficientemente aggressivo e imperialista su numerosi fronti, compresi quelli in Russia e in Afghanistan. Hillary critica Obama per non avere adeguatamente appoggiato il dittatore sanguinario Hosni Mubarak e l’espansione degli insediamenti illegali nei territori palestinesi. (Panetta ha detto alla Page che Hillary sarà una “grande” comandante in capo dato che i media statunitensi sponsorizzati dalle grosse aziende persistono nel produrre un puerile stato di incertezza chiedendosi se la Signora Clinton si candiderà o no alla Casa Bianca nel 2016. Gli orsi defecano nei boschi? Frase che si usa quando la risposta a una domanda fatta è ovviamente: sì, n.d.t.) Follia logica Sembrerebbe stupido e controproducente che i Democratici “liberali” difendessero gli Stati Uniti che ancora una volta si impegneranno in politiche molto militariste, imperiali e (siamo onesti) terroriste che alimentano il terrorismo islamico che i ‘decisori’ delle politiche dichiarano di detestare. Una volta Albert Einstein non ha forse utilmente definito la pazzia “fare la stessa cosa ripetutamente e aspettarsi risultati diversi”? Ma non ipotizziamo che il buon senso democratico, e quindi il riguardo per la pace, la sicurezza e il bene comune siano le vere spinte che sono dietro la politica degli Stati Uniti. Questa è una premessa ingenua. La riflessione di Achcar merita una ripetizione: “I funzionari statunitensi…obbediscono ad altre considerazioni.” Numerosi potenti interessi commerciali e militari hanno forti motivi egoistici per non volere realmente risultati diversi in Medio Oriente, Non è gentile dirlo, ma (anche se può suonare orwelliano) la guerra permanente è vantaggiosa per il profondo complesso militare-industriale dello Stato americano, comprese entità così gigantesche e potenti sovvenzionate dal Pentagono, come la Boeing, la Raytheon, e la Lockheed-Martin. Oggi, come osservava il giovane Chomsky nel 1969, i costi dell’impero sono diffusi nella società nel suo complesso, mentre i benefici maturano a favore dei pochi ricchi imprenditori e finanzieri. Un aggiornamento della riflessione di Chomsky si può scorgere in una recente riflessione di Glenn Greenwald:” “Uno stato di guerra infinita giustifica un sempre crescente potere e riserbo dello stato e un’ulteriore erosione dei diritti. Comporta anche un massiccio trasferimento di ricchezza pubblica nella ‘difesa nazionale’ e nell’industria delle armi (che i media degli Stati Uniti chiamano in modo ingannevole il ‘settore della difesa’)…Proprio ieri, l’agenzia Bloomberg ha riferito: ”Guidate dal Gruppo Lockheed Martin (LTM), le più grosse aziende statunitensi per la difesa stanno commerciando a prezzi da record mentre gli azionisti raccolgono compensi dai conflitti militari che stanno aumentando in tutto il mondo. Particolarmente eccitante, è che il fatto che ‘gli investitori vedono l’aumento di vendite dei fabbricanti di missili, droni ed altre armi quando gli Stati Uniti colpiscono i combattenti dello Stato Islamico in Siria e in Iraq’; inoltre ‘gli Stati Uniti sono i più grossi fornitori stranieri di materiali militari a Israele che ha condotto un’offensiva di 50 giorni contro il movimento islamico Hamas nella Striscia di Gaza. L’ISIS sta usando le munizioni e le armi fatte negli Stati Uniti, il che significa che le industrie statunitensi di armi riforniscono tutte le parti della Nuova Guerra Infinita; si può dare le colpa agli investitori per essere così eccitati?….Questa guerra con tutte le sue continue trasformazioni …permette che un’infinita “fornitura” di potere e di profitto fluisca verso quelle fazioni che controllano il governo indipendentemente dai risultati elettorali. La guerra rende ad alcuni: “La caccia ai soldi” Questa è una cosa importante sulla quale può riflettere Paul Krugman, il massimo opinionista liberale, Democratico fazioso, e convertitosi a sostenitore di Obama. “La guerra,” ha comunicato lo scorso agosto Krugman ai lettori del New York Times, “non rende” più, se mai lo ha fatto, “alle nazioni moderne, ricche.” Questo è particolarmente vero, pensa Krugman, in “un mondo interconnesso” dove la “guerra infliggerebbe necessariamente gravi danni economici al vincitore.” C’è della verità in questa discussione, con “guerra” intendiamo soltanto importanti conflitti militari tra stati grandi e industrializzati. Queste conflagrazioni sono più che improbabili nella nostra attuale era “ultra-imperialista” (un termine di Karl Kautsky) segnata da un massiccio investimento di capitali e di interpenetrazione del mercato globale. Ma molte elite nelle nazioni ricche, soprattutto gli Stati Uniti (l’unica superpotenza militare del mondo) vede ancora e molto ragionevolmente, un profitto nell’intraprendere combattimenti militari in nazioni e zone per lo più povere ma ricche di risorse. In una maniera più classicamente nazional-imperialista, Washington resta impegnata nell’uso della forza militare alla ricerca del controllo del petrolio del Medio Oriente ( e di altre concentrazioni strategiche di energia in tutto il mondo) a causa della fondamentale influenza che tale controllo garantisce agli Stati Uniti sugli stati concorrenti. Il più grosso difetto nella discussione di Krugman è non essere riuscito a fare la distinzione (si penserebbe) elementare tra (a) i Pochi ricchi e (b) il resto di noi e della società nel suo complesso quando si tratta di chi perde e di chi guadagna dall’attuale guerra infinita. Come si chiede e osserva il venerato critico della politica estera degli Stati Uniti Edward S. Herman: “La guerra non rende alla Lockheed-Martin, aalla GE, alla Raytheon, all’Honeywell, alla Halliburton,alla Chevron, all’Academi (ex Blackwater) e all’ulteriore vasta gamma di mediatori e dei loro alleati in campo finanziario, politico, e militare? Una caratteristica importante del ‘proiettare il potere’ (cioè l’imperialismo), è stata sempre la distribuzione asimmetrica dei costi e dei benefici…I costi sono stati sempre sopportati dalla cittadinanza in generale (compresi il personale militare morto e ferito e le loro famiglie), mentre i benefici si accumulano a favore di settori privilegiati i cui membri non soltanto traggono profitto dalla fornitura di armi e di altri servizi, ma possono saccheggiare le nazioni vittime durante e dopo l’invasione e occupazione.” Krugman dovrebbe essere imbarazzato per la recente pubblicazione del più recente libro di James Risen, il giornalista investigativo e vincitore del Premio Pulitzer: Pay Any Price: Greed, Power, and Endless War [Pagate qualsiasi prezzo: avidità, potere e guerra infinita] (New York: Houghton Mifflin Harcourt, October 2014). Risen attualmente sta affrontando un procedimento legale da parte dell’amministrazione Obama, per aver rifiutato divulgare una fonte governativa interna del suo precedente servizio sulle intercettazioni telefoniche federale fatte senza un mandato. Il suo libro mostra che, come dice: “La…guerra globale al terrore è diventata essenzialmente una guerra senza fine. E’ iniziata con un ricerca della giustizia. Penso che, 13 anni dopo, sia diventata una caccia al denaro.” La principale spinta che è dietro a questa “guerra senza fine” è un “complesso di sicurezza militare e interna” che accumula profitti vantaggiosi conseguiti in gran parte in segreto e con significativi livelli di imbrogli che vengono alimentati dalla vendita inarrestabile della paura.” La deviazione di Orwell Questa è la logica della guerra imperialista infinita, un complesso di tipo orwelliano che hanno gli Stati Uniti, con una forte piega da stato capitalista nel secondo decennio del 21° secolo. Questa è un’altra delle molte ragioni di rivisitare un saggio intitolato “The Orwell Diversion” (1986) scritto dal defunto studioso australiano della propaganda, Alex Carey e incluso nl suo libro del 1997 Taking the Risk Out of Democracy: Corporate Propaganda Versus Freedom and Liberty [Correre il rischio per la democrazia: la propaganda delle grosse aziende in opposizione alla libertà e all’autonomia]. Cary sosteneva che la più rilevante minaccia a lungo termine per la democrazia liberale non è mai arrivata dai dittatori di uno stato della sinistra stalinista o della destra fascista. Proviene invece dalla “Destra Rispettabile” cresciuta in patria, collegata alle grosse attività commerciali e finanziarie, che è sorta nell’ambito delle società liberal-democratiche dell’Occidente ( principalmente gli Stati Uniti) in gran parte per proteggere la concentrazione di potere delle grosse aziende dal suo principale nemico interno: la tradizione democratica popolare. Ventotto anni dopo il saggio di Carey, l’Unione Sovietica si era da tempo unita alla Germania nazista nella proverbiale pattumiera della storia e il più recente regime classico in stile 1984 (se mai è esistita una cosa simile), sta arrancando in Corea del Nord. Una versione cresciuta “in patria” del Grande Fratello si apposta nei corridoi del potere interno e imperiale e governa dietro le quinte del “teatro delle marionette” della guerra politica faziosa di Washington, con indosso l’uniforme della destra rispettabile, ora abbondantemente bipartisan, che comprende i Democratici imperialisti-imprenditoriali favorevoli alla guerra infinita, come “Falco” Hillary, Obombardiere, e Leon “Trenta Anni” Panetta. Al di sotto dell’1% che uccide l’ambiente e che possiede più ricchezza che gli ultimi del 90% dei cittadini statunitensi, soffrono il bene comune e la gente a nome della quale questa rispettabile destra bi-partisan comanda. Come al solito, l’elite economica e imperialista ha altre considerazioni da fare, faccende serie di ricchezza e potere che surclassano il benessere più generale. Il libro più recente di Paul Street è: They Rule: The 1% v. Democracy: Loro governano:L’1% contro la democrazia], (Paradigm, settembre 2014). Da: Z Net Lo spirito della resistenza è vivo www.znetitaly.org Fonte: http://zcomm.org/znetarticle/the-logical-biprtisan-insanity-of-endless-war
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