http://www.huffingtonpost.it/ 05/06/2015
Baghdad e il ciclo della storia. Il Califfato ripete la conquista di 1377 anni fa di Giorgio Fabretti Antropologo della storia e dell’archeologia
Nel 638 d.c. il Califfato conquistava Baghdad. Perché oggi si ripete? Giovanbattista Vico nel '600 teorizzava i "corsi e ricorsi" della Storia. Ma perché dopo 1377 anni si ripete la sanguinosa espansione islamica? Oggi il Califfato vuole riconquistare Baghdad 1377 anni dopo (638-2015)? Forse perché si sta ripetendo il disfacimento dell'Impero Romano, oggi Impero Neobizantino, sfasato come allora dalla natura umana? Inoltre, perché lo Stato Islamico vorrebbe ripetere in pochi anni l'espansione islamica che richiese 117 anni tra il 633 e il 750 d.c., in cui il Califfo "capo dei credenti" arrivò a governare dalla Spagna alla Cina? Il primo Califfo, Abu Bakr, a cui si ispira Al Baghdadi capo dell'Is, subito dopo la morte di Maometto (633 d.c.), iniziò una campagna di conquiste, tra cui Siria e Iraq, completate dal successore Omar, vittoriosi a tutto campo (dalla Persia alla Spagna) sulla decadenza occidentale e bizantina dell'Impero Romano. L'Impero Bizantino, greco-cristiano-romano, si caratterizzava per un complicato sistema di garanzie giuridiche, compatibili con un solidarismo cristiano, ma non con l'autocrazia vessatoria dell'Imperatore e della sua sproporzionata burocrazia. Era un modello simile al "capitalismo politically correct", ovvero un'ipocrisia poco credibile, disfunzionale come il Comunismo reale e il Consumismo sociale, perché velleitariamente ignorante della natura umana. Oggi sono sistemi fragili alla Chernobyl, automatizzati ma catastroficamente sfasati ed esposti al terrorismo. Dall'Impero Romano d'Occidente all'Impero Romano d'Oriente, allo Stato Islamico, alle crociate, alle guerre di religione: tutto il repertorio della Storia sembra replicarsi sulla moviola ad alta velocità della globalizzazione mediatica. Questi revival storici velocizzati dipendono da un processo di disfacimento logico diffuso? causato da cambiamenti tecnologici sfasati rispetto ai tempi del Dna umano? Se è vero che la Storia si ripete con i "corsi e ricorsi" di Vico - è anche vero che non si ripete eguale - e comunque non a caso. La Storia dell'Uomo si ripete secondo meccanismi biologici di interazione tra Uomo e Ambiente, che richiedono spiegazioni di antropologia storica. Prima di Darwin queste spiegazioni erano chiamata "Filosofia della Storia". Dopo il Dna sono diventate "Antropologia della Storia". Con la scoperta preistorica dei metalli, le migrazioni di popoli nordici indoeuropei verso Ovest e Sud, diedero origine all'incontro "mediterraneo" con le civiltà mediorientali dei grandi fiumi Gange, Eufrate e Nilo. La Storia ingranò la "prima marcia". La "macchina della Storia" cominciava a muoversi. Celti, Tirreni, Villanoviani, Achei, Greci, Etruschi, Romani, apparirono come popoli dell'incontro tra le culture nomadiche del nord e le culture commerciali del sud, nella generale velocizzazione della preistoria indotta dalle nuove tecniche metallurgiche ed agricole. Si passò dai tribalismi nomadici ai regni del grano, degli empori, dei porti, degli eserciti, dell'ingegneria organizzativa della Res Publica, all'impresa coloniale imperiale. E arrivammo a Cesare, e all'Anno Zero di Cristo. La Storia ingranò la "seconda marcia". Dalla Crisi dell'Imperiale della Repubblica Romana, ai movimenti comunistici cristiani del quarto secolo, all'Orientalizzazione dell'Impero, alle invasioni arabe, germaniche, mongole e turche: assistiamo ad un'ulteriore velocizzazione della Storia, dovuta alle tecniche di armamento e spostamento delle cavallerie e delle macchine d'assedio. Ogni reset tecnologico comportava un riassestamento storico con la ripetizione di modelli locali in sincrono con il nuovo ritmo velocizzato. Assomiglia al processo di "riconversione" dei contenuti di un software quando viene sostituito da una versione più veloce di Windows. Quel reset storico in cui nasceva il Califfato venne chiamato "Medio Evo", perché stava tra la prima e la terza marcia, quella che la Storia ingranerà con la Scienza; che sarà la connessione sistematica delle forze di natura con i processi logici cognitivi. Dall'algebra del Califfato, dal razionalismo scolastico, dall'empirismo britannico, dalla simbolizzazione cartesiana, si arrivò al Nuncius Sidereus galileiano. Era la sintesi che ci porterà nell'Era Industriale delle macchine. Con la "terza marcia" ingranata, la cultura meccanica ci ha portato verso lo Spazio di 2001, "Odissea verso il Computer Al", ovvero verso il Terzo Millennio della intelligenza artificiale. Questa imita la Biologia, ma spesso male, generando virus o ondate di 'semafori rossi', automatismi mal sincronizzati, terrorismi e stragi. E siamo alla "quarta marcia", quella più veloce, che virtualizza la realtà, la globalizza; ma nel "reset di riconversione" dà anche gli strumenti per "localizzazioni identitarie" come il Califfato. "Internet" consente un ripasso generale delle umane facoltà culturali. Esso ripete un "Medio Evo" ipertecnologico, dove tutto si ripete con maggiore velocità. Se in questa fase la civiltà si globalizza 'internettandosi' al computer, si spiega che lo stile della Storia assomigli ancor più a quello del reset nelle grandi memorie artificiali. Ed ecco una chiave del panorama logico-strategico in cui ritorna il Califfato. L'Impero delle legioni, delle crociate, delle colonie, delle portaerei, continua ad evolversi frantumandosi e ricomponendosi, passando in "folle", prima di ingranare la marcia più veloce. La replica del Califfato sarà più rapida. La Crisi dell'Occidente corrisponde alla crisi della sua cultura meccanica hardware; questa ormai dipende da un software organizzativo che viene prodotto decentrato, e spesso mal sincronizzato. Di qui l'equivoco de "La Fine della Storia" e de "Lo Scontro di Civiltà": visioni impressionistiche e non scientifiche. Oggi sta andando in crisi il monopolio strategico del binomio industria/minerali, a favore del binomio intelligenza/finanza. Alle macchine di ferro si sostituiscono sistemi di logiche. Sono ingranaggi 'virtuali' che non generano attrito ma "messaggi di errore", i quali possono apparire come scontri di identità o di religioni. La dinamica della Storia può apparire come una sorta di "repertorio d'archivio", da cui si attinge in velocità. Dalle meridiane si è transitati alle clessidre, dagli orologi meccanici a quelli atomici. Questo misterioso processo di velocizzazione è spiegabile con il "Tempo che dirige la Storia". Seguendo una "sinfonia entropica", il Tempo Complesso della nostra termodinamica non lineare, dirige statisticamente oggetti e spazio, riportandoli alle nature logiche da cui sgorgarono e si cristallizzarono. Non a caso nella storia del pensiero, la concezione del Neo-Califfato è contemporanea a quella della Universo Computazionale, che nella Fisica Teorica appare fatto di interazioni logiche in memorie universali, che si materializzano nei frattali algebrici dell'Ambiente. Non a caso nel primo Califfato fu inventata l'Algebra. E le antiche moschee furono decorate con forme astratte simili a frattali algebrici, proibendo le figure umane, le quali distraevano dalla "Via Algebrica" di Allah. Tradotte nella visione scientifica attuale, quelle antiche visioni islamiche corrispondono - nella "generale reversibilità" della Fisica - alla freccia entropica termodinamica fluida della Storia Umana. Essa è un caso particolare, "cognitivo", intelligente e perciò ritenuto creativo e di origine divina anche dagli Islamici. Nelle teorie algebriche dell'Informazione e dell'Universo computazionale, lo "scongelamento dei dati" dallo Spazio/Materia al Tempo/Fluido delle Logiche Termodinamiche Umane, consentirebbe alla Mente di intuire il Disegno Divino. Allentandosi - nella cultura algebrico-biologica del Terzo Millennio - i legami tra le molecole cognitive e i "memi", accade che gli agglomerati culturali storici si velocizzino in logiche non lineari, più ricche di forme cangianti e meno prevedibili, come le forme del vapore nelle nubi al vento (della Storia). Ecco quindi che tante forme della Storia ritornano e si dissolvono, secondo logiche più veloci, che ristrutturano le precedenti più lente, anche in modo conflittuale. Lo Stato Islamico ripete quindi l'espansione araba del sesto secolo, ma "in velocità", e come quella si inserisce in una crisi sistemica, dell'Impero ormai diviso in Occidente ed Oriente ed inquinato da una pedagogia mediatica sempre più contraddittoria. In questo quadro esplodono le Glocalizzazioni. La Grecia tende all'est bizantino e slavo. La Turchia riscopre la sua funzione di cerniera continentale. Molte vocazioni locali si riattivano, anche nel Regno Unito. L'Europa rallenta perché il vecchio unionismo non sa gestire il nuovo federalismo. Nella Globalità tutta la Località si mobilizza e si ricontratta come Glocalità nel frantumato reset tecnologico emergente, e lo fa citando il proprio percorso divenuto vocazione storica. Il Califfato si inserisce in questo processo. Di qui il panorama di una Storia attuale che si ripete in modo apparentemente confuso. In realtà è come una classe scolastica che risponde all'appello in un ordine alfabetico che può apparire arbitrario. Ma ecco che subito dopo gli studenti chiamati, vanno a sedersi - spintonandosi - ai loro banchi, secondo meriti, pagelle, sesso, età od altezza. E la lezione ricomincia con una nuova materia e un nuovo compito in classe. Il tema di questa compito sarà: "come adattarsi più velocemente alle nuove tecniche?". Ed è chiaro che ognuno ricorrerà alle proprie radici, citandole, ripetendole. È quanto sta facendo anche il Califfato. Ci saranno competizioni e divaricazioni. Ma l'apparente divisione concorre verso un 'nuovo ordine mondiale', dove ognuno pensa di piazzarsi al meglio. La tipologia etologica dell'Homo Sapiens è molto fantasiosa, eterea come le nuvole, prensile come le mani. Lasciata sparsa nella natura resta arboricola, frugivora e relativamente pacifica. Agglomerata invece in giungle metropolitane, essa diventa predatoria. La tecnologia consentirebbe di scegliere. Ma i naturalisti che cercano la pace si espongono alla supremazia dei socializzati armati, anche solo per difendersi. Dunque la Storia si ripete nel senso che i nuovi arrivati alle tecnologie non le usano per riposarsi, ma per rifarsi e piazzarsi meglio. Purtroppo una grande dose d'infelicità è intrinseca nel modo in cui la specie umana affronta gelosamente ed invidiosamente le proprie differenze e cambiamenti. "Un po' per ciascuno non farebbe male a nessuno," ma ci vorrebbe una lungimiranza che Internet ancora non dà. Troppe immagini e pubblicità eccitano fantasie senza scienza e previsioni. Troppi si citano a sproposito. Troppi pochi prevedono; ancor meno trattano e concordano. Ancora oggi si tende a fare grandi guerre per cambiare idea poco dopo. Le lezioni delle Guerre Mondiali, Fredde, del Vietnam, dell'Afghanistan, ecc., non hanno insegnato molto. In conclusione, il Califfato non può rinunciare a riconquistare Baghdad come fece Omar 1377 anni fa (638-2015). I suoi antagonisti non possono rinunciare a contrastarlo. E si ripeteranno i bagni di sangue e le decapitazioni esemplari che l'opinione pubblica di oggi non sa essere simili a quelli di 14 secoli fa. Nel 2015 la speranza resta la più lungimirante delle tecnologie previsionali umane. |
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