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La retorica del neofascismo di Emilia Urso Anfuso
Ho atteso diversi giorni prima di scrivere questo editoriale. Ho voluto esaminare e verificare con attenzione quanto sta accadendo, nel nostro paese e nel resto del mondo. Non amo scrivere cose avventate, in un periodo storico in cui la maggior parte delle persone che fanno il mio mestiere, si affrettano o a fare la mera cronaca degli accadimenti – “tizio ha detto e ha fatto” – o l’apoteosi del politico di riferimento. Tutto questo non fa parte del mio modo di intendere la professione giornalistica. Punto e a capo. Ho titolato “la retorica del neofascismo” perché in questo periodo storico si parla, in molti ambienti, di un ritorno al fascismo. Perché? Per le metodiche estreme, in alcuni casi, adottate anche in Italia dall’avvento del neo governo incaricato dopo la lunga, e sofferta – per gli italiani – attesa dopo il verdetto del 4 Marzo scorso. Come da copione, ci ritroviamo Salvini premier, anche se sotto le mentite spoglie di Ministro degli Interni. Conte nominato premier che avalla quanto basta tutto ciò che Salvini ordina di fare. Di Maio: non pervenuto, o meglio: ci pervengono dal neo eletto Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, una serie di copie di quanto fa Salvini. Di Maio sembra il pulcino dietro la chioccia, sta imparando l’arte di fare politica, la vecchia e cara politica, sulle orme del politico navigato: Salvini. Salvini che chiude i porti per imporre alle altre nazioni la redistribuzione dei migranti, salvo "dimenticare" che, sull’accettazione incondizionata dei flussi migratori, l’Italia ha messo al caldo una certa garanzia di non cadere in default. Salvini che promette un condono tombale, ma lo fa a pochi giorni dal 15 Luglio, data ultima per pagare la prima rata, o il saldo, della eventuale rottamazione. E ancora, Salvini che entra in diatriba con tutto e tutti, come con Saviano – a cui toglie la storica scorta – ma partecipa come niente fosse alla “Festa del sole” – sole nero – neofascista, e programma di andare, il 6 e 7 luglio prossimi, con una folta rappresentanza leghista. E' normale che il Ministro degli Interni della nazione Italia, sia presente alla festa neofascista? Per come la vedo io, no. Per come si sono abitutati a tutto gli italiani, evidentemente, si. Torniamo al punto focale: è retorica parlare di neofascismo? No. E non perché Salvini sia un neofascista con mire di regime dittatoriale in avanzamento stabile. Tutto questo lo vuole la gente. Il popolo. Non tutti, ovvio, ma gli italiani, rei di essere – da sempre – razzisti e individualisti, chiedevano l’arrivo ai vertici di un Salvini che li proteggesse dai “diversi”, che osteggiasse l’approdo sulle coste dell’Italia, che si ergesse a paladino dei nazionalisti, gli stessi che, fino a ieri, avevano letto al massimo il titolo della nostra Costituzione. Insomma: un matrimonio perfetto. Una fusione di mire e di intenti come mai si era prodotta prima. Un neofascismo che parte dal basso, ma sembra calare dall’alto. Un’esigenza, scaturita dall’incapacità di essere un popolo diverso da ciò che è sempre stato: chiuso, un po’ gretto, notevolmente indietro rispetto all’evoluzione o al cambiamento, che solo a parole si dichiara di desiderare. D’altronde, la politica leghista si è sempre basata sull’accoglimento del volere del popolo. Non sulla proposta di soluzioni da indicare al popolo. Cosa vuole il popolo? Togliere di torno l’uomo nero, di pensare “prima agli italiani”, di sconfiggere la vecchia politica per tornare a una politica più vecchia che mai. Accontentati. Non era difficile. Non ci vuole un genio, per fare ciò che gli altri chiedono, in special modo quando si ha a portata di mano tanto “materiale” utile. In questo caso, i migranti. Uniche vittime di tutti, con l’oltraggio ultimo e beffardo di essere usati ancora, e ancora, per scopi ignobili: far pensare che il male è dentro ai barconi, non fuori. D’altronde, non è necessario varare leggi razziali in un sistema mondiale come quello in cui stiamo vivendo. Non è la politica a creare neofascismo, sono le popolazioni, che non manifestano più alcun dissenso al male. Una prova? Trump che strappa i figli alle madri, e chiude i figli nelle gabbie. Quale differenza trovate tra le scene che tutti ricordiamo aver visto, di intere famiglie di ebrei divisi senza troppe smancerie? Io, nessuna. Un esempio tra tutti, a conferma di quanto scrivo: a Domodossola, molti genitori non stanno trovando "nulla di male" a dividere i figli degli italiani da quelli dei migranti, all'interno delle ASL, per inoculare i vaccini obbligatori. "Per ragioni di sicurezza, per evitare contagi con malattie portate dai migranti" dicono. Se ne fregano anche del fatto che no, è confermato come i migranti non siano affatto portatori "di orribili malattie". Eppure... L’importante, per tutti, a qualsiasi latitudine, è di avere una garanzia: non essere il soggetto, non essere l’obiettivo del male. Poi, che si diventi persecutori anonimi ma feroci, chi se ne frega. E questo processo, a ogni latitudine, è stato creato proprio da popolazioni che non muovono un dito per abbattere un regime fascista con tanto di “difesa della razza” e tutto l’armamentario osceno, figli in gabbia compresi. Non è mai cambiato nulla. E dopo circa ottant'anni, in pochi ricordiamo perfettamente la storia. Gli altri, non l'hanno mai davvero ricordata, malgrado le inutili "giornate della memoria". La sedazione dell’animo è lo scandalo a cui stiamo assistendo. Chiamatelo neofascismo, satanicità, cattiveria, individualismo, animo gretto, ignoranza, ottusità. Chiamatelo come volete. Ma almeno, si rifletta su un punto: non prendersi la responsabilità di quanto accade, non restituisce moralità. Mai. Oggi potrà sembrare a molti, che il male che migliaia di incolpevoli vittime – i migranti di ogni nazione – sta subendo, non abbia nulla a che fare con le vite dei “fortunati” occidentali. Eppure, ciò che accade ora, un giorno ritornerà indietro. Quando, ad esempio, sarà necessario – a livello internazionale – chiarire come stanno davvero le cose. Spiegare che milioni di migranti di ogni genere - economici, climatici, che fuggono da guerre o regimi dittatoriali - da anni sono strappati alle nazioni in cui sono nati, per ragioni che travalicano la loro volontà. Che queste persone, e non “migranti” – termine che è utilizzato per disumanizzarli – sono solo una componente di un disegno nemmeno troppo superiore, come certi ritengono, ma solo la moneta sonante con cui è più facile trattare molti accordi, economici e politici. D’altronde, trasferire milioni di dollari o euro può essere pericoloso. Metti che un giorno una nazione decida di tirar fuori un dossieraggio, e si viene a sapere… Umani. Moneta sonante. La retorica del neofascismo va del tutto ripensata. Le armi utilizzate oggi sono perversamente diverse. E peggiori di un tempo. E a chiedere tutto questo, sono i cittadini occidentali, che vengono accontentati perché degli ultimi, dei veri ultimi, a pochi importa davvero. L'importante è non far parte degli ultimi, anche se un giorno, nemmehno troppo lontano, potrà toccare la stessa sorte a ognuno di noi. Ma anche quel giorno, ne sono certa, nessuno penserebbe a quanto si è stati carnefici contro vittime incolpevoli. Ognuno penserà alla propria malasorte. Non a quella degli altri. Ed è proprio di questo, che si nutrono le dittature. Ieri, come oggi.
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