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20 settembre 2018
5 pezzi per ricordare Inge Feltrinelli
I grandi personaggi incontrati, i casi del Dottor Zivago e del Gattopardo, articoli e video per ricordare l'icona della cultura italiana morta il 20 settembre.
Inge Feltrinelli, conosciuta anche con il nome da nubile, Inge Schönthal, è scomparsa il 20 settembre all’età di 87 anni. Il suo nome è associato soprattutto alla casa editrice che ha contribuito a plasmare e al suo legame col marito, Giangiacomo Feltrinelli, ma è stata anche molte altre cose, a cominciare da una fotografa famosa che a poco più di vent’anni ha girato il mondo per fotografare Hemingway, Picasso e molti altri. Ecco una rassegna di alcune delle cose più interessanti da leggere e guardare a proposito di Inge – non sono tantissime sorprendentemente le cose che la riguardano – dove in particolare vengono approfonditi i due più importanti e controversi casi editoriali in cui Inge è stata coinvolta, Il gattopardo e Dottor Zivago.
Seize the Right Moment: Inge Feltrinelli – 032c, 2013
Inge Feltrinelli, certo, lady dell’editoria italiana e moglie di Giangiacomo. Ma anche Inge Schönthal, fotografa che – già giovanissima, e prima di conoscere il futuro marito – ha scattato alcune ritratti alle icone di quel tempo. Forse il modo migliore per ricordarla è leggere, o rileggere, questa intervista di 032c, che risale a cinque anni fa, quando Inge aveva già più di ottant’anni. Si parla, soprattutto, delle sue foto più celebri: Greta Garbo a New York nel ‘52, Hemingway a Cuba nel ’53 (lo scrittore la evitò per giorni interi, all’inizio litigarono, poi la invitò a restare per due settimane), l’autoscatto con il Marlin. E ancora: Gary Cooper, Allen Ginsberg, il presidente Kennedy. Ma anche delle sue scelte da donna indipendente che «non ha mai lasciato che le sue storie con gli uomini intralciassero la mia carriera».
Inge Feltrinelli – Repubblica, 2013
Un ritratto-intervista firmato da Antonio Gnoli, storico caporedattore delle pagine culturali di Repubblica, dove tra le altre cose Inge ripercorre le sue origini, raccontando come riuscì a sopravvivere al Terzo Reich (il patrigno nascose le sue radici ebraiche dandole un nome “ariano”) e come si avvicinò alla fotografia, facendo da assistente a una fotografa di Amburgo. Inge traccia anche un bilancio delle sue esperienze nella fotografia e nell’editoria: «Sono state due esperienze confinanti. Della fotografia penso che non sia importante la sua perfezione tecnica ma la coincidenza tra ciò che hai dentro e quello che realizzi con lo scatto».
Inge’s Life – Vogue, 2010
Al festival di Roma del 2010 è stato presentato il documentario Inge Film, di Simonetta Fiori e Luca Scarzella, in cui Inge ha raccontato la sua storia. A partire da quel documentario Vogue ha pubblicato una gallery che ripercorre le sue molte vite: «Giovane ebrea nella Germania nazista. Poi fotoreporter in America con Hemingway e Picasso. Quindi l’incontro decisivo con Giangiacomo e, dopo la sua scomparsa, il lavoro incessante e coerente in una delle case editrici più importanti del Paese».
A protagonist in the Pasternak case: Inge Schönthal: Between Legend and Reality – US-russia.org, 2014
La prima edizione del Dottor Živago fu pubblicata in Italia, da Feltrinelli, nel 1957, visto che il romanzo di Pasternak fu vietato in Russia e che infatti l’autore fu perseguitato dopo la sua pubblicazione all’estero. Fu un giovane giornalista italiano che viveva a Mosca, Sergio D’Angelo, a fare avere il manoscritto ai coniugi Feltrinelli. In questa intervista D’Angelo ricorda l’importanza del ruolo di Inge nell’operazione.
Intervista ad Inge Feltrinelli – Video Cultura RSI, 1988
A cura di Cesare Chiericati (Archivi RSI, 1988). In questa preziosa intervista della durata di quasi un’ora, Inge Schönthal parla del percorso editoriale dei grandi classici che hanno fatto la storia di Feltrinelli, della letteratura e del cinema italiano. Ad esempio del Gattopardo, che venne rifiutato da Mondadori (Elio Vittorini) perché troppo “tradizionale”, e oltre a ispirare a Visconti l’omonimo film del 1963 diventò un best-seller del Dopoguerra, con due milioni e mezzo di copie vendute (nel 1988 ricorreva il trentennale della pubblicazione). Parlando del suo amore per il cinema, Inge rivela che una delle sue passioni, che considera quasi un “vizio”, è andare al cinema a mezzogiorno. Un momento toccante è quello in cui parla del grande scetticismo con cui venne accolta in casa editrice e nell’ambiente culturale di Milano: «Ci sono voluti molti anni perché i milanesi iniziassero a farmi sentire accettata. Ma oggi io mi sento di “nazionalità milanese”» |
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20/09/2018
Seguiva sempre il suo intuito, andava avanti contro il parere di tutti"
By Silvia De Santis
Per 40 anni Romano Montroni, il "libraio per caso" è stato a capo delle librerie Feltrinelli e racconta il suo rapporto con la regina dell'editoria
"In 'The Post' di Spielberg Meryl Streep, nel ruolo dell'editrice del Washington Post, va avanti contro il parere di tutti e pubblica l'inchiesta scandalo sul Vietnam, contro l'intera Casa Bianca. Inge era così. Quando credeva a una cosa non si faceva fermare da nessuno. E aveva un'intuizione straordinaria, non ha mai sbagliato un autore su cui ha puntato". Quando Romano Montroni ci risponde al telefono ha appreso da poco della scomparsa di Inge. "L'ho letto poco fa dall'Ansa. È difficile condensare in poche parole il rapporto di una vita", racconta "il libraio per caso", come si definisce nella propria autobiografia lui l'ex direttore delle librerie Feltrinelli, nato (professionalmente) sotto la stella buona di Giangiacomo e rimasto per quarant'anni a dirigere quei presidi del sapere, sorti con lo spirito di "cambiare il mondo con i libri, combattere le ingiustizie con i libri".
"La prima volta che incontrai Inge era il 1963, a Bologna". La libreria era allora solo una piccola vetrina in piazza Ravegnana, e Montroni solo un ragazzo di bottega. "Avevo 23 anni, Inge una ragazza impossibile da dimenticare. Bellissima e di una simpatia contagiosa. Sempre stata molto intelligente e arguta, non si poteva non restarne conquistati". E anche Bologna allora era un florilegio di pensatori, filosofi, intellettuali. Erano gli anni di Umberto Eco, di Luciano Anceschi e della "generazione Nettuno" foraggiata da Giangiacomo, che faceva da sponsor pagando i biglietti aerei a quella schiera di neoavanguardisti che provavano a dar vita a una linguistica nuova, sperimentale, al passo coi tempi delo boom economico.
E Inge, che era nata a Gottingen nel 1930 sotto le svastiche naziste e aveva canalizzato la sua vulcanica creatività puntando l'obiettivo fotografico sull'intellighenzia e il mondo dell'arte di Picasso, Hemingway, Gary Cooper, era sempre al fianco di Giangiacomo. "Ispirava, consigliava, era autorevole e autoritaria quando era necessario", racconta ancora Montroni. Nelle sue parole ammirazione e debito di riconoscenza verso una donna "che mi ha insegnato un mare di cose, anche ad andare avanti". Perché poi il 1972 è l'anno delle Kehre, la svolta. L'editore del "dottor Zivago" muore fulminato mentre prova a mettere una bomba su un traliccio dell'Enel nelle campagne di Segrate. La casa editrice è decapitata. Ma in quel momento di smarrimento, in cui rivoluzioni e utopie sembrano sgretolarsi sotto il peso di un lutto, "Inge fu il timoniere. Lei sapeva guardare al futuro. Ci spronò tutti a lasciarci il passato alle spalle e a tenere la testa alta, puntando allo sviluppo di un'impresa che era culturale, più che commerciale". Traghettò l'impresa Feltrinelli fuori dall'impasse, inarrestabile. "Ha sempre avito le giuste intuizioni, e tutti gli autori - che per essere pubblicati dovevano passare una selezione ferrea - li ha portati su un palmo di mano. Era fantastica, fantastica. Senza eguali nel mondo dell'editoria".
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