Fonte: Venezuela Infos

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Nov 02, 2017

 

Russia e Cina sventano l’opzione militare degli USA contro il Venezuela

Traduzione di Alessandro Lattanzio

 

Di fronte all’intenzione degli Stati Uniti di intervenire in Venezuela e di controllare il Paese, si è frapposta l’alleanza con Cina e Russia, potenze nucleari che sfidano l’egemonia mondiale degli Stati Uniti.

 

Cina: Fascia e Via

La Cina ha proposto di riattivare la Via della Seta, l’antica via commerciale che una volta si estendeva dalla Cina ad occidente, all’impero romano, con cui la seta orientale arrivò per la prima volta in Europa. È attraverso questo corridoio di scambi di risorse energetiche e materie prime, che il Presidente Xi Jinping cerca di riaprire i canali tra la Cina e l’Asia centrale, il Medio Oriente e l’Europa.

 

La Belt and Road Initiative (ICR) fu lanciata nel 2013. Comprenderà le rotte terrestri (la Cintura) e marittime (Via) in modo che il Paese sia meno dipendente dal mercato statunitense per le esportazioni e migliori le relazioni commerciali nella regione, principalmente attraverso investimenti infrastrutturali volti a rafforzare la leadership economica della Cina.

 

La Cina presterà 8 miliardi di dollari per le infrastrutture in 68 Paesi, dalla popolazione totale di 4400 milioni di abitanti (il 65% della popolazione mondiale) e il 30% dell’economia mondiale. Ciò è pari a sette volte il Piano Marshall degli USA per ricostruire l’Europa dopo la Seconda guerra mondiale. La cintura copre sei corridoi economici: il nuovo ponte continentale eurasiatico, il corridoio Cina-Mongolia-Russia, il corridoio Cina-Asia centrale-occidentale, il corridoio della penisola d’Indocina, il corridoio Cina-Pakistan e i corridoi Bangladesh-Cina e Cina-India-Birmania. Sarà anche estesa all’America latina via mare. Oltre ad esportare prodotti in eccedenza, con l’ICR il governo cinese prevede di esportare l’eccedenza produttiva col trasferimento industriale nei Paesi periferici, lungo i vari corridoi dell’iniziativa. Realizzando prodotti industriali di fascia alta, commercializzerà treni ad alta velocità, centrali energetiche e apparecchiature per telecomunicazioni.

 

La Russia nel riassetto geostrategico

Da parte sua, la Russia mantiene una politica estera considerata “intelligente” da diversi analisti e ha superato la crisi causata dal rallentamento economico, dalle sanzioni occidentali e dalla caduta dei prezzi del petrolio. La sua strategia è diretta a creare l’Unione economica eurasiatica che riunisce Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan e Armenia con l’intento di costituire un unico mercato comune per la libera circolazione di beni, servizi, capitali e persone e, inoltre, un’area con una politica di migrazione, istruzione e persino informazione. Dopo l’adesione della Crimea, la guerra nell’Ucraina orientale e l’impegno in Siria, il Cremlino persegue obiettivi molteplici di stabilità interna e presenza internazionale stabilizzando i rapporti con la Turchia, permettendole di consolidare l’influenza con la vittoria sui gruppi terroristici in Siria. La Russia ha riorientato le alleanze geopolitiche dopo che gli Stati Uniti hanno progettato e sostenuto il rovesciamento del governo ucraino di Viktor Janukovich e installato un regime di destra tentando di rafforzarne l’accerchiamento. Washington e le sue agenzie hanno speso 5 miliardi di dollari finanziando i “programmi per la diffusione dei valori e la formazione politica” in Ucraina, fomentando una rivoluzione arancione occupando piazza Maidan con l’intero processo delle ben note tensioni che hanno portato alle sanzioni imposte a Mosca, assieme all’Europa. Uno degli obiettivi della politica estera nel novembre 2016 era rafforzare la posizione della Russia come Paese predominante nel mondo moderno e a recuperarne l’influenza nella stabilità e sicurezza del sistema democratico mondiale.

 

Qui, tra l’altro, vi sono alcune direzioni specifiche:

– Lotta contro la pressione politica ed economica di Stati Uniti ed alleati, che porta alla destabilizzazione globale.

– Continuare il lavoro congiunto con l’Unione europea (UE) che rimane per la Russia un importante partner politico ed economico.

– Mantenere l’obiettivo di stabilizzare la situazione in Medio Oriente e Africa del Nord.

– Opporsi ai tentativi d’interferire negli affari interni della Russia per averne un cambio incostituzionali del potere.

– Utilizzare le nuove tecnologie per rafforzare la posizione dei media russi e aumentare la sicurezza informatica del Paese.

- Considerare il piano per costruire un sistema di difesa aerea statunitense come minaccia per la sicurezza nazionale, dando alla Russia il diritto di adottare le necessarie risposte.

– Considerare come intollerabile ogni tentativo di pressione dagli Stati Uniti e reagire con forza ad ogni azione ostile.

– Costruire rapporti reciprocamente vantaggiosi con gli Stati Uniti.

– Rafforzare i legami della Russia con America Latina e Caraibi.

 

A causa delle sanzioni occidentali, che hanno ridotto l’accesso delle imprese russe a tecnologia, investimenti e credito occidentali, nonché la diminuzione del prezzo del petrolio, avviava il processo d’integrazione economica ed allineamento politico in contrappeso all’UE, creando lo spazio economico da San Pietroburgo a Shanghai.Il blocco di Cina e Russia avanza attraverso una visione multipolare.

Le due nazioni condividono sempre più la visione mondiale multipolare, sottolineando l’importanza di avere nazioni forti che godono di piena libertà d’azione a livello internazionale. Condividono le critiche ai governi occidentali e denunciano ciò che vedono come biasimevole copertura mediatica occidentale. Denunciano anche il finanziamento di organizzazioni non governative (ONG) e l’uso di tecniche di mobilitazione con le reti sociali per creare instabilità. Nel 2011-2012 Putin scacciò le ONG sponsorizzate dagli Stati Uniti responsabili delle proteste svoltesi a Mosca; nel 2014 Pechino vide la mano straniera dietro il movimento di protesta a Hong Kong. Recentemente, il segretario del Tesoro statunitense Steven Mnuchin minacciava la Cina di escluderla dal sistema internazionale del dollaro USA se non sostiene le nuove sanzioni contro la Corea democratica, spingendo l’analista Paul Craig Roberts alla seguente riflessione: “Il governo degli Stati Uniti, Stato in bancarotta con un debito di oltre 20 trilioni di dollari, costretto a creare soldi per acquistare il proprio debito, minaccia la seconda economia mondiale, il cui potere d’acquisto è superiore a quello dell’economia statunitense”, e ciò secondo lo scenario che prevede che grandi quantità di transazioni economiche usciranno dal sistema del dollaro, causandone riduzione del volume e dell’importanza. Russia e Cina acquistano sempre più oro per sostenere le loro economie e affrontare il valore artificiale del dollaro, mentre i Paesi centroasiatici iniziano a commerciare con le proprie valute, soprattutto petrolio, un grave colpo al petrodollaro.

 

America Latina all’orizzonte

Gli analisti affermano che l’esistenza stessa del gruppo dei BRICS (Brasile, Russia, Cina, India e Sudafrica) promuove l’autonomia degli Stati latinoamericani a livello internazionale e ne allarga il margine di manovra in politica estera. È un gruppo che occupa il 29% della terra del pianeta (non contando l’Antartide), concentra il 43% della popolazione mondiale e quasi il 27% del PIL globale in termini di potere d’acquisto. Al vertice dello scorso settembre, il blocco accettava di creare la nuova Banca per lo sviluppo, che prevede di prestare 4000 milioni di dollari nel 2018, mentre finanzia progetti a medio termine nel settore privato. Fu inoltre deciso di creare un fondo obbligazionario nazionale per “contribuire a garantire la stabilità degli investimenti nei Paesi BRICS, stimolandone lo sviluppo dei mercati obbligazionari nazionali e regionali, tra cui la crescita della partecipazione del capitale privato estero e il miglioramento della stabilità finanziaria dei Paesi BRICS“. Molti analisti affermano che se la Cina riesce a rivedere la mappa del commercio mondiale, creerà opportunità per le esportazioni latinoamericane trovando nuovi mercati in Asia. Si parla anche di un cavo in fibra ottica Trans-Pacifico per collgare le due regioni, mentre la Cina è interessata a finanziare gallerie, strade e ferrovie che consentano d’inviare prodotti dalle coste atlantiche dell’America Latina in Cina e viceversa. Commercio ed investimenti della Cina in America Latina sono cresciuti esponenzialmente a partire dal 2000, mentre le esportazioni dell’America Latina in Cina, dopo l’accelerazione delle sanzioni nel 2014, sono aumentate da 5000 milioni di dollari, nel 2000, a 120000 milioni nel 2012, mentre aumentavano le importazioni dalla Cina, generando un saldo totale di circa 230000 milioni di dollari all’anno.

 

Per molte delle principali economie dell’America latina, come Brasile, Argentina, Cile e Perù, la Cina ha sostituito gli Stati Uniti come principale partner economico, ma non come investitore. Questa è una sfida cruciale all’egemonia economica di cui gli Stati Uniti godevano nella regione dal declino dell’impero inglese, risultato della Seconda guerra mondiale. La collaborazione strategica della Russia con il Brasile, in particolare nel quadro dei BRICS, nonché la cooperazione con Argentina, Venezuela, Cuba, Nicaragua e altri Stati dell’America latina e dei Caraibi, cerca le risposte a nuove sfide e minacce. L’inserimento di società russe nei settori dinamici dell’industria, dell’energia, delle comunicazioni e dei trasporti nei Paesi della zona è stata accompagnata dal consolidamento dei collegamenti nella Comunità degli Stati dell’America latina e dei Caraibi (Celac). La relazione della Russia con i partner latinoamericani (in particolare Argentina, Brasile, Cile, Uruguay ed Ecuador) ha fatto un altro passo dopo l’escalation delle sanzioni del 2014, che hanno limitato importazione di prodotti alimentari provenienti da UE, USA, Canada, Australia e Norvegia. La Russia li ha sostituiti con le importazioni dall’America Latina e ha avviato la missione di rendere l’economia più competitiva e diversificata dando maggiore sostegno allo sviluppo dell’economia agricola. Il commercio stimato della Russia con America Latina e Caraibi fu di 24000 milioni di dollari nel 2013 mentre la Cina continua a detronizzare altri concorrenti stranieri, attraverso fusioni e acquisizioni che hanno raggiunto i 102200 milioni di dollari investiti dalla Banca di Sviluppo Cinese (CDB) e dalla Chinese Export-Import Bank (Chexim) tra il 2005 e il 2013. Va sottolineato che alcuno dei Paesi della cosiddetta Alleanza del Pacifico, blocco commerciale latinoamericano che comprende Cile, Colombia, Messico e Perù, decise all’epoca di rompere i rapporti con la Cina, anche se questo blocco è appariva un partner di Stati Uniti e Canada. I suoi membri (meno la Colombia) sono tra i Paesi che desideravano stabilire il partenariato Trans-Pacific (TPP) annullato da Trump lo scorso gennaio. Poiché ha poche posizioni nel Pacifico a causa della barriera di contenimento geografico di Giappone, Taiwan, Indonesia e altri Paesi controllati dagli Stati Uniti, la logica dell’espansione cinese è orientata verso il Pacifico del Sud.

 

Deterrenza in Venezuela

Il Venezuela è la prima destinazione latinoamericana degli investimenti cinesi. Dal 2001 sono stati sviluppati circa 800 progetti di cooperazione che hanno consentito lo sviluppo di settori strategici quali energia, petrolio, istruzione, salute, tecnologia, commercio, agroalimentare, agricoltura, infrastruttura, industria, cultura e sport. Nel 2013, il commercio bilaterale era aumentato di 13714 volte da 1,4 milioni di dollari nel 1974 a 19200 milioni di dollari. La Russia ha versato investimenti nella cintura petrolifera dell’Orinoco attraverso Rosneft, poi consolidati e che saranno sviluppati dopo l’incontro a Mosca dei Presidenti Putin e Maduro all’inizio di ottobre. Si prevede inoltre che la cooperazione agricola aumenti attraverso la creazione di impianti di trasformazione ad alta tecnologia. La cooperazione militare impegna più di 11000 milioni di dollari in missili, artiglieria, difesa aerea, fucili, elicotteri, caccia e sistemi logistici. Il commercio tra i due Paesi ha raggiunto il picco nel 2013, quando toccò i 2450 milioni di dollari. Nel maggio 2013 un accordo di riservatezza consentiva a Rosneft di ottenere dati geologici sui blocchi petroliferi del Mar Venezuelano per un possibile futuro sfruttamento, nella chiara intenzione di proteggere gli interessi commerciali cinesi e di garantire l’accesso russo ai futuri giacimenti di petrolio e gas in Venezuela. Cina e Russia ostacolano l’interesse degli Stati Uniti ad intervenire più decisamente nella politica venezuelana perché le alleanze del Paese dei Caraibi sono vitali per i loro obiettivi geostrategici.

 

Le dichiarazioni di Mosca e Pechino su ogni aggressione degli Stati Uniti, negli ultimi anni sono state chiare. Entrambi i governi hanno chiesto la risoluzione sovrana dei conflitti e la non interferenza, poiché le sanzioni imposte dall’amministrazione Trump rappresentano un attacco diretto alle alleanze del Paese sudamericano. Perciò, quindi, il loro appoggio alla risoluzione dei conflitti in Venezuela attraverso le elezioni, sotto l’autorità dello Stato venezuelano e la sua istituzione elettorale, oggetto di attacchi, la CNE. Parte del conflitto globale si svolge su un territorio locale consentendo al Venezuela, nella riconfigurazione della dinamica geopolitica, di svolgere un ruolo decisivo a favore del mondo multipolare nella ricerca dell’equilibrio politico globale che permetta di esercitare i propri diritti sovrani.

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