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6 settembre 2017
La Corte di Giustizia obbliga Orban alla “relocation”
di Guido Keller
Ogni paese membro deve ricevere la sua quota di richiedenti asilo, di “ricollocatmenti”. Lo ha stabilito la Corte di giustizia europea, la quale ha così rigettato il ricorso dei governi di Ungheria e Slovacchia sulle “quote richiedenti asilo” da ripartire e quindi accogliere per alleggerire il peso dei due paesi obiettivo degli sbarchi, cioè l’Italia e la Grecia.
Gli avvocati ungheresi e slovacchi hanno tentato di dimostrare che la decisione di Bruxelles sulla redistribuzione delle quote era viziata da errori per cui si erano rifatti all’articolo 78 del Trattato sul Funzionamento dell’Ue, il quale cita che “qualora uno o più Stati membri debbano affrontare una situazione di emergenza caratterizzata da un afflusso improvviso di cittadini di paesi terzi, il Consiglio, su proposta della Commissione, può adottare misure temporanee a beneficio dello Stato membro o degli Stati membri interessati. Esso delibera previa consultazione del Parlamento europeo”.
Sconfitta quindi la linea dell’ungherese Viktor Orban, il premier euroscettico (non quando si tratta di ricevere, dall’Ue) che in luglio aveva chiesto “all’Italia di chiudere i suoi porti” e “di identificare i veri richiedenti asilo prima di lasciarli entrare nell’Ue”. E sconfitto anche il suo collega slovacco Robert Fico, il cui paese ha accolto ben 16 richiedenti asilo sui 902 stabiliti dal piano dei ricollocamenti. Nel 2016 solo in Italia sono sbarcate 181.433 persone.
La Corte ha insomma stabilito che la ripartizione in quote tra i Ventisette corrisponde ad una strategia valida ed essenziale in quanto “contribuisce in maniera efficiente e rispettando proporzioni di quote ad aiutare i paesi, specie l´Italia e la Grecia, più affollati dalle ondate migratorie”.
Per i “Visegrad”, cioè Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca e Polonia, si tratta di una debacle: muri e reticolati hanno fermano migranti e profughi ma non Jean-Claude Juncker, che dopo l’avvio delle procedure di infrazione ora obbligherà i 4 a farsi carico delle poche centinaia di richiedenti asilo che spettano loro. Quattro paesi che – va ricordato – dall’Unione Europea e quindi anche dalle tasse degli italiani e dei greci ricevono ingenti somme di denaro, assai più di quello che versano. L’Ungheria euroscettica dell’euroscettico Viktor Orban nel periodo 2014-2020 riceverà dall’Unione Europea complessivamente 34,3 miliardi di euro (a prezzi correnti): 21 miliardi dal Fondo di coesione, dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Rurale e dal Fondo sociale Europeo; 8,9 miliardi dai finanziamenti diretti a favore dell’agricoltura, 3,4 miliardi di euro dal Fondo Europeo per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale (FEASR) e circa 1 miliardo di euro da altri fondi.
Orban poi è stato sconfitto, questa volta direttamente dalla Commissione, su un’altra richiesta, cioè i finanziamenti (centinaia di milioni di euro) per la costruzione della barriera anti-migranti fatta di reticolati e costruita lungo il confine con la Serbia e che il premier ungherese vorrebbe estendere a tutto il confine esterno-europeo del suo paese.