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18 Novembre 2017
L'imam terrorista che lavorava per i servizi segreti spagnoli
di G.C.
Lo scorso maggio su clarissa.it avevamo fatto riferimento a talune evidenze giornalistiche che, anche nel caso della cosiddetta lotta al terrorismo internazionale, facevano pensare ad operazioni di infiltrazione e provocazione, la cui metodica richiama in tutto e per tutto quella ben nota agli studiosi della strategia della tensione italiana. Vale a dire la utilizzazione di gruppi estremisti allo scopo di "destabilizzare per stabilizzare" governi e Stati, per garantire l'allineamento di questi Paesi all'assetto internazionale che possiamo definire in sintesi "atlantico".
In questi giorni, a confermare quanto allora abbiamo ipotizzato, giunge dalla Spagna una storia davvero illuminante. Si apprende infatti che il presunto imam della moschea di Ripoll in Spagna, Abdelbaki es Satty, che tutta la stampa mondiale ha indicato come la mente dell'attacco terroristico avvenuto lo scorso 17 agosto alla Ramblas di Barcelona in Catalogna (13 vittime), era un informatore sotto controllo della CNI, il coordinamento dell'intelligence spagnola, fin dal 2014.
L'interesse di questa notizia è accresciuto dal fatto che, poche ore prima dell'attacco del 17 agosto, lo stesso Abdelbaki es Satti era morto nell'esplosione della villetta in cui abitava ad Alcanar Platja, circa 150 chilometri a sud di Barcelona, in un'esplosione, che in un primo momento era stata attribuita all'esplosione di bombole di gas e che sarebbe stata spiegata come la preparazione di un'azione terroristica solo dopo l'attacco alla Ramblas. A ciò si aggiunga che alcuni sindacati di polizia spagnoli (AUGC e SUP) lo scorso 22 agosto avevano stigmatizzato il fatto che, dopo l'esplosione, la polizia catalana aveva impedito l'accesso allo chalet al reparto di specialisti esclusivisti della Guardia Civil (TEDAX). Altri cinque presunti terroristi poi erano stati uccisi dalla polizia il 18 agosto, a Cambrils, a 120 chilometri da Barcelona, in quanto ritenuti in possesso di cinture esplosive, rivelatesi poi inesistenti.
Da quel che è possibile ricostruire dalle notizie di stampa, Es Satti, originario della zona del Rif marocchino, sarebbe stato monitorato dalla polizia spagnola fin dal suo primo arrivo in Spagna dal Marocco nel 2002. Il suo nome sarebbe comparso, senza alcuna conseguenza per lui, in alcune agende degli attentatori ai treni di Madrid del 2004, (un evento come si sa che aveva scosso l'opinione pubblica mondiale, trattandosi di uno dei primi attacchi terroristici in Europa dopo quello alle Twin Towers americane), nel contesto di un'importante operazione congiunta anti-jihadista delle diverse strutture di polizia spagnole (CNI, Polizia, Guardia Civil): la Chagal-Génesis, attuata nel gennaio del 2006 contro una presunta cellula algerino-marocchina basata a Barcelona, ritenuta addirittura collegabile con gli autori dell'operazione terroristica contro i Carabinieri italiani a Nassirya, in Iraq, nel novembre 2003, anche se poi al processo questa circostanza si dimostrerà inesatta.
Abdelbaki Es Satty sarebbe stato poi arrestato per traffico di droga e detenuto dal 2010 al 2014 nel carcere di Castellòn, a nord di Valencia, dove avrebbe cominciato a svolgere il ruolo di informatore per conto del CNI, mentre al contempo guidava la preghiera dei detenuti musulmani, fra i quali ci sarebbe stato anche Rachid Aglif, uno dei terroristi ritenuti responsabili dell'attacco del 2004 a Madrid.
Interessante anche, alla luce di questo finora inedito profilo dell'imam presunto terrorista, il fatto che, uscito dal carcere, si sarebbe trasferito in Belgio, a Vilvoorde, considerato uno dei maggiori centri di reclutamento jihadista in quel Paese, dove avrebbe svolto il ruolo di imam anche lì, suscitando sembra l'interesse delle autorità di polizia locali che avrebbero chiesto riscontri alla polizia spagnola, la quale avrebbe assicurato che Es Satty non aveva precedenti per terrorismo. Ed ora se ne comprende la ragione, la stessa ragione che probabilmente spiega la facilità con cui Es Satty è poi potuto rientrare in Spagna per assumere anche qui di nuovo il ruolo di imam, fino alla sua tragica fine lo scorso agosto.
Questa singolare vicenda si presta quindi a molte riflessioni su cosa stia realmente accadendo da un ventennio almeno in questa guerra sucia che provoca decine di vittime innocenti e ondate di allarme mediatico. Nel caso specifico, sarebbe interessante anche collocare l'uso di questa "strategie della tensione" nel quadro del sempre più radicale conflitto fra governo madrileno e catalano: lo fa pensare anche il commento dell'ex presidente catalano in esilio a Bruxelles, Carles Puigdemont, il quale ha definito su Twitter "estremamente grave" la notizia dell'ingaggio da parte del CNI del presunto cervello degli attentati di Barcellona e Cambrils.