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Te la ricordi Cristina Mazzotti?
È giovedì sera, in una strada della provincia di Como si portano via Cristina Mazzotti, che qualche giorno prima ha compiuto 18 anni. Era il 26 giugno del 1975. Fu pagato un riscatto di oltre un miliardo di lire, venne ritrovata cadavere poco più di un mese dopo, il primo di settembre, in una discarica. Erano anni in cui i rapimenti erano frequenti sulle prime pagine dei giornali, ma quella vicenda scosse a fondo l'Italia. Eppure oggi per Cristina Mazzotti non c'è neppure una pagina su Wikipedia. O, meglio, c'è solo nella Wikipedia in lingua sarda. Qualche giorno fa Alessandra Berardi ha scritto un duro post per ricordare il rapimento in Sardegna del 20 giugno 1987 di sua sorella Cristina. Che tornò a casa, liberata quattro mesi dopo dalla Catturandi in perlustrazione nell'Ogliastra, i rapitori non sono mai stati processati. Alessandra ricorda la sorella con parole severe per chi invece sembra averla dimenticata: “in Sardegna, neanche una strada - a quel che mi risulta - è intitolata alle "Vittime dei sequestri di persona” (i sequestrati, le loro famiglie, la comunità). Non una lapide con i nomi delle persone sequestrate e mai ritornate, morte per gli stenti o uccise durante la prigionia. Dovremmo invece ricordare una per una tutte quelle persone, vittime innocenti di una pratica terribile". Fu una lunga stagione, quella dei sequestri di persona. Sequestri politici, da anni di piombo, prove di forza nella relazione con le istituzioni, e sequestri estorsivi. Quello di Cristina Mazzotti rivelò uno squallido intreccio fra criminalità locale, lombarda, eversione di destra e criminalità organizzata calabrese. La ‘ndrangheta ci ha costruito un impero con i sequestri di persona, in Calabria ce ne furono di clamorosi già negli anni Sessanta, prima che la pratica fosse esportata a Nord: il primo fu l'industriale Pietro Torielli, nel 1972, sequestrato a Vigevano. Il 9 luglio 1973 da piazza Farnese a Roma scomparve il sedicenne Paul Getty, fu rilasciato a dicembre dello stesso anno, i rapitori gli mozzarono un orecchio. Fu pagato un riscatto di un miliardo e 700 milioni di lire, un record. La 'ndrangheta custodiva i rapiti in Calabria, dove pure venivano reinvestiti i soldi dei riscatti: a Bovalino sorse un intero quartiere popolarmente chiamato “Paul Getty”. In quella regione furono infilati in un buco per terra Cesare Casella, rapito nel 1988 a Pavia, che ci rimase per 743 giorni, e Carlo Celadon, rapito a Vigevano anche lui nel 1988, il sequestro più lungo di tutti: ben 831 giorni. Dal 1969 al 1998 i sequestri estorsivi in Italia furono quasi 700, e 81 vittime non hanno più fatto ritorno a casa: di 28 è stato trovato il cadavere, di 53 non si è saputo più nulla. L'anno nero fu il 1977, con un picco di 79 sequestri, ma per un decennio la media è stata di 40/50 sequestri l'anno. Di questi la grande maggioranza, circa 400, furono gestiti dalla 'ndrangheta, circa 150 dall'Anonima Sarda, che ha operato quasi sempre sull'isola. E che, a differenza della 'ndrangheta che ha mostrato spesso connessioni con l'eversione di destra, è risultata comunicante con l'eversione di sinistra. Nel luglio del 1979 vennero rapiti dalla loro casa nelle campagne di Tempio Pausania Fabrizio De Andrè e Dori Ghezzi, vennero rilasciati a dicembre, dopo il pagamento di un riscatto di mezzo miliardo. Il piccolo Farouk Kassam scomparve a 7 anni da Porto Cervo nel gennaio 1992, fu liberato a luglio, i rapitori chiesero 10 miliardi, ne furono pagati forse uno, forse due, la sua vicenda resta in parte misteriosa. Anche a lui fu tagliato un pezzo d'orecchio, da Matteo Boe, rilasciato giusto ieri. Quello dei rapimenti è stato un trentennio feroce, con centinaia di persone sottratte alla vita, alcune per sempre, e un flusso di tanti miliardi di lire. Fino agli anni Novanta, quando hanno cominciato a calare bruscamente. Per la disapprovazione sociale sempre più forte, la preparazione sempre migliore delle forze dell'ordine e l'introduzione, nel 1991, della “legge del blocco dei beni nella disponibilità del sequestrato o del suo nucleo familiare”. Oggi le vittime vengono ricordate, assieme a tante altre, nella Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie, che Libera celebra dal 1996 e che da marzo di quest'anno è diventata legge dello Stato. Ma non le vittime dei rapimenti dell’Anonima Sarda, o della criminalità comune. Come ha scritto Alessandra Berardi per la sorella Cristina e tutti gli altri: “Dovremmo ricordare ad alta voce quelle stagioni efferate, quel mezzo secolo crudele che ha sparso lacrime, sangue e fango per la nostra terra bellissima. Ricordiamo, raccontiamo, intitoliamo strade, incidiamo lapidi, e pronunciamo i nomi delle vittime dimenticate”.
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