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10 agosto 2017
Làbas al sindaco: a settembre riapriamo
di collettivo Làbas
Gli occupanti di Làbas, sgomberati e picchiati senza ragione mentre erano con le mani alzate, scrivono al sindaco Merola per rispondere a un suo intervento su facebook in cui spiega perché bisogna far spazio ad alberghi e residenze private. Quello che il collettivo ha fatto in quasi cinque anni di attività – uno dei laboratori politici, sociali e culturali più importanti e partecipati di Bologna – è andato molto oltre lo spazio di una ex caserma del quartiere Santo Stefano abbandonata dalle istituzioni da vent’anni. Qualcuno deve aver deciso che era davvero troppo per una città che deve rimanere inerte, che non deve poter alimentare speranze, ora che il tempo e le gestioni politiche mediocri che si sono succedute per decenni hanno cancellato ogni memoria viva di quello che i giovani di un altro tempo avevano saputo inventare sotto le due torri. Ma chi aveva cominciato a costruire oggi un’altra Bologna, forte anche della straordinaria testimonianza di solidarietà arrivata in queste ore, non può rassegnarsi al grigiore e all’arroganza del potere né farsi piegare dalla violenza: l’appuntamento per riprendersi uno spazio comune essenziale alla democrazia cittadina è per il 30 agosto con una grande assemblea e per il 9 settembre con la manifestazione #RiapriamoLàbas
Caro Sindaco Virginio Merola,
abbiamo letto quello che ha scritto. Così abbiamo deciso di fare un po’ di chiarezza in mezzo a troppa confusione.
1) Il progetto contenuto nel POC, il cui ultimo voto in Consiglio Comunale risale al marzo 2016, è assolutamente speculativo. Lei dice di “riconoscere la speculazione e fermarla”, ma come fa a non ritenere tale la costruzione di un albergo di lusso, di appartamenti di lusso, di un ristorante e di un parcheggio al posto di una realtà come Làbas?
2) Avete mai consultato i cittadini per sapere cosa ne pensano di questo progetto? La risposta la conosciamo noi, ed è negativa. Perché avete sempre avuto paura di farlo. Noi, invece, con i cittadini del quartiere ci confrontiamo ogni giorno, sin dal 2012, quando abbiamo occupato questa ex caserma abbandonata e degradata che era proprietà del Demanio.
3) Dei 7,5 milioni di euro che il Comune ha incassato dall’operazione della vendita delle caserme a Cassa Depositi e Prestiti cosa ne avete fatto? Noi non lo sappiamo. Sono bei soldini e ci si possono fare tante cose. Pensi che abbiamo rigenerato l’ex caserma Masini partendo solamente dalle nostre braccia.
4) Non abbiamo mai negato di aver incontrato l’amministrazione in sedi istituzionali. Lo sanno tutti. Abbiamo persino costituito il “Comitato per la Tutela e l’Affermazione del’’ex Caserma Masini Bene Comune” per avere uno strumento legalmente riconosciuto (che al momento conta 700 soci). Sono quasi cinque anni che chiediamo un confronto pubblico, alla luce del sole.
5) Ricostruiamo quindi questi incontri. Il primo interlocutore è stato l’ex assessore alla Cultura Davide Conte (ora al Bilancio) nei primi mesi del 2016, appena insediatosi dopo il vergognoso sgombero di Atlantide e la cacciata di Alberto Ronchi. In questi due incontri ufficiali, ma riservati, Davide Conte non ha delineato alcuna soluzione e alcuna proposta. Sono stati incontri inutili, che non si possono definire diversamente. Poi è cominciata la campagna elettorale, quindi chi “s’è visto s’è visto”.
6) A seguito delle elezioni il nostro interlocutore è diventato il nuovo“capo di gabinetto” del Sindaco Valerio Montalto, che abbiamo incontrato tre volte alla sede del Quartiere Santo Stefano in presenza della Presidente Rosa Amorevole (che avrebbe dovuto avere un ruolo di raccordo politico e “garanzia”). Anche in questi incontri non c’è mai stata proposta una soluzione credibile. Anzi, alcuni di questi momenti sono stati a dir poco grotteschi: ci è stato prima chiesto di far rimanere segretissimi questi incontri pena lo sgombero immediato (alla faccia della trasparenza e della “luce del sole”), poi c’è stato chiesto testualmente di farci un giro in città per cercare dei posti vuoti, infine c’è stata fatta una proposta ridicola. Che è quella sostanzialmente di trasferirci in uno stanzone (!) in via del Porto, sotto gli appartamenti del co-housing. Siamo andati a vedere questo luogo che è stato proposto praticamente ad ogni realtà organizzata di questa città, non ancora completato proprio perché l’amministrazione è disperata e non sa che farne, senza nemmeno sapere i tempi di conclusione dei lavori. Un luogo piccolo, in un quartiere dall’altra parte della città, ancora inagibile, del tutto coperto da decine di abitazioni e senza spazi esterni. A questa proposta noi abbiamo risposto che non la consideravamo nemmeno come tale, che fosse una presa in giro. Abbiamo insomma risposto come hanno risposto tutti coloro a cui è stato proposto quel luogo. Lo stesso Valerio Montalto e la Presidente Amorevole non erano affatto convinti, tant’è che successivamente c’è stato detto che avrebbero continuato la ricerca di luoghi adatti e che nel frattempo non ci sarebbe stato nessuno sgombero senza il volere dell’amministrazione, contraria allo sgombero stesso. La nostra interlocuzione con Valerio Montalto si è conclusa così, con un “ci riaggiorniamo”.
7) Le ultime notizie che abbiamo avuto dall’amministrazione risalgono ad una decina di giorni fa. Un nostro compagno ha incontrato, in maniera del tutto informale, “ l’assessore all’immaginazione civica” Matteo Lepore. In questa conversazione Lepore ha detto che si sarebbe preso in carico la questione e che avrebbe finalmente ragionato su dei luoghi da discutere in autunno, in un grande progetto complessivo per la città. Oltre a questo, ci ha detto che al “tavolo per la sicurezza e l’ordine pubblico” si era concordato con la Questura e la Prefettura che non ci sarebbe stato alcuno sgombero, perché l’amministrazione si stava prendendo carico della ricerca di una soluzione per Làbas.
Questa è la ricostruzione della realtà, che ha visto oltre 20 sgomberi negli ultimi due anni. Le chiacchiere stanno a zero, i fatti parlano da soli.
Caro Sindaco, il mese di tempo non è un ultimatum.
Il mese di tempo è la necessità di questa città di riavere un luogo come Làbas.
È per questo che il 9 settembre faremo una grande manifestazione per riprenderci ciò che è nostro.
#RiapriamoLàbas |
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08 agosto 2017
Bologna: doppio sgombero per Crash e Labas
La questura attacca gli spazi di autorganizzazione della città felsinea
Ieri sera era circolata la notizia dell'imminente sgombero del centro sociale Labas che con un comunicato aveva convocato un presidio solidale. Alle prime luci dell'alba invece Bologna si è svegliata con una doppietta repressiva: sia Labas che il Laboratorio Crash sgomberati. Nel primo la celere ha manganellato i presenti, al Laboratorio Crash l'operazione di sgombero va avanti. Dalla redazione di Infoaut esprimiamo solidarietà agli spazi sociali attaccati dalla polizia e carabinieri ed esprimiamo rabbia contro la Bologna del PD e della speculazione.
Seguiranno aggiornamenti...
Qui di seguito il comunicato del Laboratorio Occupato Crash!:
CRASH AGAIN... CON OGNI MEZZO NECESSARIO!
Questa mattina sono stati eseguiti due sgomberi di centri sociali occupati a Bologna. Il primo a Labas che in serata aveva fatto circolare la voce dell’imminente ripiego repressivo e aveva convocato un presidio solidale, e il secondo, il nostro, avvenuto in contemporanea e sotto gli occhi attoniti dei vicini di casa. Una doppietta repressiva che in una mattinata ha sottratto alla città due spazi di autogestione e aggregazione. Per quanto ci riguarda la nostra storia è lunga e affonda le sue radici nella generazione post-genova g8 che a Bologna scelse di aggregarsi ed organizzarsi nel segno dell’antagonismo sociale e della politica e cultura radicale nel Laboratorio Crash! che negli anni lungo il succedersi di diverse giunte e amministrazioni comunali ha ricevuto in risposta alla rivendicazione di spazi autogestiti dagli enti locali solo rifiuto e repressione. A questo politica securitaria e autoritaria non abbiamo mai chinato il capo, e sgombero dopo sgombero, scontro su scontri, abbiamo sempre continuato ad occupare spazio abbandonati della città sia pubblici che privati mettendoli a servizio di un laboratorio di politica antagonista, di culture radicali e alternative, di aggregazione giovanile e non solo. E così faremo in assenza di risposte al forte bisogno che esprime il nostro territorio di spazi legati alla pratica dell’autogestione e dell’autorganizzazione.
Non c’è bisogno di elencare le attività, i laboratori sociali, i progetti culturali, e gli eventi di differente natura che nel corso di ormai 17 anni caratterizzano il nostro percorso, ma vogliamo annunciare che in assenza di uno spazio chiuso da quattro mura ed un soffitto porteremo tutto il nostro mondo nel centro della città, in ogni piazza, giorno dopo giorno, e a qualsiasi ora insieme a tanti e tante giovani, e meno giovani, che in modo differenti partecipano e hanno attraversato le nostre iniziative. D’altronde sia il centro che la periferia sono pieni di edifici vuoti inutilizzati come il percorso della lotta per il diritto all’abitare ha segnalato ed è allora giusto che vengano messi a servizio dei bisogni del territorio. Se i poteri della città vorranno continuare a rapportarsi con le esperienze di occupazione e autogestione tramite l’uso del manganello e della celere ripetiamo, se ancora ce n’è bisogno, che di certo non ci facciamo intimidire o preoccupare, tante è la certezza di essere nel giusto, forte è la consapevolezza di dare soddisfazione a bisogni importanti che spingono e premono nella nostra città. E così sarà occupazione dopo occupazione!
Questo sgombero del Lab. Crash è avvenuto tramite decreto di sequestro d’urgenza della magistratura datato lo scorso 4 agosto. Il primo decreto di sequestro d’urgenza emanato ormai quasi dieci anni fa venne disatteso, vincemmo il processo penale con assoluzione di tutti gli imputati, mentre il processo civile ci vedeva alle prese con l’ufficiale giudiziario come si trattasse di un “normale” sfratto, il prossimo accesso era datato per il 16 settembre. La proprietà, il fondo di speculazione e investimento Prelios, aveva da sempre rifiutato la volontà di sedersi ad un tavolo senza la garanzia di qualche esponente della giunta comunale, e così si è arrivati allo sgombero di oggi, ordinato dalla procura, attuato dalla questura, e reso possibile dal disimpegno delle amministrazioni.
Questo è il meccanismo di governance che regola il territorio di Bologna garantendo ai fondi di speculazione immobiliare di arricchirsi sempre di più, calpestando con grande violenza il diritto all’abitare e sottraendo spazi ai contesi di aggregazione sociale e culturale. Questa Bologna non è la nostra dove una minoranza garantita dal PD specula, gode e si arricchisce, mentre l’altra, la maggioranza quando osa autorganizzarsi per poter sviluppare aggregazione, autogestione e alternative viene repressa e aggredita dalle forze dell’ordine. Noi siamo parte di una Bologna indomabile dove gli esclusi, i giovani, i precari, e gli operai sanno autorganizzarsi e dare battaglia per non subire più in silenzio soprusi e prepotenze dal potere, e sarà questa città che dalle prossime settimane scenderà in piazza e nelle strade in una nuova stagione di conflitto sociale.
Esprimiamo solidarietà al Labas sgomberato in simultanea, e allo spazio sociale autogestito XM24 sotto sgombero a cui non faremo mancare la nostra partecipazione solidale. Ringraziamo il collettivi, i centri sociali, le associazioni che da tutta Italia, Europa e Nord Africa ci stanno attestando solidarietà e che salutiamo con una promessa che anche se ci sembra scontata vale bene dirsela pubblicamente: non esiste una Bologna senza Laboratorio Crash!, ed è una promessa che vogliamo mantenere tutti e tutte insieme e con ogni mezzo necessario.
Crash again…! |