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4 luglio 2017
La Ue smonta il mini-ricatto italiano sui migranti
di Alessandro Avvisato
L’Unione Europea se ne fotte dei migranti, e il governo Gentiloni non ha il peso specifico necessario a imporre il sognato scambio tra più restrizioni all’ingresso e maggiore redistribuzione tra i vari paesi europei.
Il certice di Tallin si è concluso con uno schiaffo in faccia al governo italiano e l’apertura di una mini-crisi tra i maggiori responsabili del falimento. Per capirci: l’Austria ha messo i mezzi corazzati al valico del Brennero, con l’esplicita motivazione della sfiducia nella capacità (o nella volontà) dell’Italia di trattenere sul proprio territorio che sbarca qui dai barconi. Il “liberale ed europeista” Emmanuel Macron ribadisce un fermissimo “no” arrivo di quelli che vengono chiamati “migranti economici”, minacciando la chiusura dei porti francesi alle navi che li hanno salavati in mare. Stessa posizione per la Spagna, paese di confine forse più dell’Italia, ma che da tempo ha scelto di alzare muri di sbarramento ai confini delle sue enclave in territorio marocchino /Ceuta e Melilla).
In pratica, l’Unione Europea ha raggiunto l’agognato accordo su un solo tema: fermare gli sbarchi. A questo scopo, come al solito, si prevede di implementare gli accordi già esistenti con la Libia di Al Serraj (che controlla una porzione ridicola delle coste), magari cercando di estenderli a tribù dell’interno. L’idea è impedire la partenza dei barconi e fermare i flussi già nel deserto del Sahara, lontani dalle telecamere.
L’altro punto fermo è l’ostacolo all’attività delle navi delle cosiddette Ong (un insieme molto variegato, che va dalle multinazionali della “solidarietà” a piccoli gruppi sicuramente degni di rispetto. DI fatto, si impedirà a queste navi di effettuare soccorsi di propria iniziativa, obbligandole a sottostare agli ordini di Frontex o della Guardia costiera italiana. Non potranno entrare nelle acque territoriali libiche, non potranno spegnere il transponder (una sorta di gps che ne permette l’individuazione), dovranno ufficializzare anche più precisamente finanziatori, bilanci e mebri degli equipaggi. Un’overdose di adempimenti burocratici pensata per rallentare l’attività operativa.
Come ultima misura, resta sempre sullo sfondo la “minaccia” di Gentiloni e Minniti, quella di impedire alle navi di soccorso l’ingresso nei porti italiani (quello che hanno già deciso Francia e Spagna, in pratica) oppure, in casi limite, il sequestro delle stesse navi.
In effetti Salvini è stato scavalcato a destra…
Tutto questo però sembra ancora poco ai paesi dell’Est europeo, assolutamente contrari a qualsiasi distribuzione anche minima di migranti, non importa con quale etichetta (rifugiati, “economici”, richiedenti asilo, ecc).
L’interesse comunitario per la questione è stato del resto mostrato con chiarezza dall’aula semivuota di Strasburgo, quando il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, doveva comunicare al cosiddetto “parlamento” (in realtà privo di potere legislativo) i risultati del semestre di presidenza maltese della Ue e sulla crisi migratoria. Furente per il vuoto assoluto della platea ha giustamente apostrofato come “ridicoli” i presunti europarlamentari. Che avesse pienamente ragione lo si può capire dalla stizzita reazione del carneade Antonio Tajani, arrivato a presiedere l’assemblea in virtù di congiunzioni astrali difficilmente ripetibili.
Alla fine della fiera, comunque, resta il punto politico che spiazza definitivamente l’atteggiamento furbesco del governo italiano, che aveva pensato – “minacciando” la chiusura dei porti – di poter usare i migranti come oggetto di scambio col resto della Ue. Questa Unione “solidale”, ripetiamo, se ne fotte. |
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4 luglio 2017
Austria. Doskozil: pronti a schierare esercito. Già al brennero 4 blindati
di Marco Pugliese
Il ministro della Difesa austriaco, Hans Peter Doskozil, ha dichiarato oggi sul quotidiano Kronenzeitung che “molto presto alle frontiere con l’Italia verrà schierato l’esercito. Se l’Italia non allenterà i flussi dei migranti, sarà una conseguenza logica”. L’idea del ministro è di inviare 750 militari e quattro mezzi blindati al confine del Brennero al fine di respingere i migranti che tentano di passare nonostante il Trattato di Dublino obblighi loro la permanenza in Italia.
Le affermazioni di Doskozil non sono andate giù al premier italiano Paolo Gentiloni, che dal Salone del Mobile di Milano ha risposto che l’eventuale iniziativa austriaca rappresenterebbe “un fatto molto grave. Negativo per l’economia e brutto segnale per l’Europa”. “Vedremo di che cosa si tratta – ha continuato il premier – se si tratta di parole, non ci saranno conseguenze sul terreno. Se, invece, ci saranno muri significherà aver dimenticato che i problemi vanno affrontati insieme”.
Tant’è che i blindati al Brennero ci sono arrivati veramente, in tarda mattinata: un portavoce del ministero della Difesa ha tuttavia precisato che “Non si tratta di carri armati, bensì di veicoli pesanti senza armi, che possono bloccare le strade. Sono stati già usati nella crisi dei rifugiati del 2015-16”.
Si è poi appreso che il segretario generale del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale Elisabetta Belloni ha convocato alla Farnesina l’ambasciatore austriaco a Roma René Pollitzer.
Tuttavia è il quadro più generale a preoccupare l’Italia, paese che dall’inizio dell’anno ha accolto 85mila persone, perlopiù migranti africani, mentre i paesi dell’Unione Europea continuano a fare resistenza ad una collaborazione fattiva, a cominciare dai ricollocamenti dei profughi.
Francia e Spagna hanno già fatto sapere di essere intenzionate a non aprire i porti alle navi delle ong, dopo che lo stesso governo italiano aveva minacciato di fare altrettanto; Andres Anvelt, ministro dell’Interno dell’Estonia e cioè del paese presidente di turno dell’Ue, ha fatto sapere che in occasione del Consiglio interni che si terrà a Tallinn fra due giorni si ascolterà l’Italia, ma che non verranno prese in quella sede decisioni. Dai Ventotto, insomma, continuano ad arrivare fondi e pacche sulle spalle, ma niente di più, nonostante l’Italia, uno dei principali finanziatori dell’Unione Europea, abbia contribuito largamente alla ricostruzione post-sovietica dell’Europa orientale.
La prova provata è stata l’aula quasi deserta (una trentina di deputati) dell’Europarlamento di questa mattina, dove in tema di conclusione della chiusura del semestre europeo il tema centrale sarebbe dovuto essere quello degli sbarchi e delle migrazioni nel Mediterraneo, del sostegno “all’Italia eroica”: “Siete ridicoli”, ha esclamato il capo della Commissione Jean-Claude Juncker.
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