Fonti: La Gaceta.es El Manifiesto https://www.controinformazione.info/ Ott 15, 2017
I secessionisti minacciano di mettere a fuoco e fiamme la Cataluña se non passa l’indipendenza Traduzione e sintesi di Luciano Lago
Alla scadenza dell’ultimatum (Lunedì alle 10,00 a.m.)inviato dal Governo spagnolo a Puigdemont, il presidente della giunta catalana, un clima di attesa e di tensione si registra non soltanto a Barcelona ma in tutta la Spagna. Le minacce proferite dai secessionisti catalani ed in particolare quelle del partito estremista della CUP che ha minacciato di mobiltare le piazze per proclamare l’indipendenza della Cataluña già da questo Lunedì, hanno determinato lo stato di allerta delle unità militari dell’Esercito spagnolo. La portavoce del partito ultras secessionista, Nuria Gibert, ha parlato in una conferenza stampa dopo la riunione del Consiglio Politico: “diamo per impossibile il dialogo ed esigiamo una risposta netta ed affermativa di Puigdemont a Rajoy assieme con i risultati del referendum del 1° di Ottobre”, ha dichiarato la Gibert per forzare Puigdemont a proclamare la secessione.
Inoltre risulta che, dall’altro partito indipendentista, l’ANC, è stata inviata una missiva ai quadri del partito ed a tutti gli indipendentisti perchè questi aiutino a realizzare una rivolta senza precedenti che sia utile per bloccare gli aeroporti, i porti, le autostrade ed anche presidiare gli edifici della Generalitat. Questo spiega perchè l’Esercito è stato convocato e messo in stato d’allerta fin da Sabato scorso per operare in Cataluña e affrontare qualsiasi evenienza, secondo gli ordini ricevuti dal ministro della Difesa , María Dolores de Cospedal. D’altra parte l’art. 8 della Costituzione spagnola prevede che siano le Forze Armate quelle che hanno la missione di garantire la sovranità e l’indipendenza della Spagna, difendere la sua integrità territoriale e l’ordinamento costituzionale. Risulta che 22.000 soldati appartenenti a varie unità militari, fra cui anche la Legione, sono stati mobilitati in Cataluña per ristabilire l’ordine e collaborare con la Guardia Civil e la Policia Nacional, qualora i secessionisti volessero fare un colpo di mano. La Spagna mantiene quindi il fiato sospeso in attesa del Lunedì alle 10,00 per verificare quiali saranno le prossime mosse di Puigdemon e del Governo. Da molte parti viene comunque criticata l’inerzia del Governo di Mariano Rajoy e gli sbagli fatti con la non gestione della crisi catalana che avrebbe potuto non arrivare a questi estremi se fosse stata presa per tempo. In particolare si rimprovera a Rajoy di non essere intervenuto subito già prima dello svolgimento del referendum per sciogliere la giunta applicando l’art. 155 della costituzione che prevede la sospensione della giunta regionale nel caso questa operi in violazione di quanto stabilito dalla Costituzione. Anche in questi giorni da vari ambienti si sostiene che Rajoy avrebbe già l’obbligo di sciogliere la giunta catalana senza aspettar e l’esito dell’ultimatum e la sua posizione attendista e compromissoria viene aspramente criticata. Si sostiene che Carles Puigdemont si è inventato a suo arbitrio le regole del gioco e si è burlato della Costituzione e dello Statuto dell’Autonomia e questo basta ed avanza per applicare già da subito il decreto di scioglimento della giunta catalana senza altri attendismi. D’altra parte si mette in rilievo come la mossa della giunta di Barcelona ha attentato gravemente agli interessi della Spagna in quanto ha generato un clima di instabilità e di sfiducia che sta danneggiando l’economia spagnola e determinando un calo degli investimenti dall’estero. Si sono registrati infatti un calo del turismo e dichiarazioni di fuga da Barcelona di varie entità bancarie e sedi di grandi aziende, spaventate dal clima di instabilità che si è creato per questi avvenimenti. Tutti gli stati europei hanno sconfessato le velleità separatiste della giunta catalana e di conseguenza Puigdemont ed i suoi sostenitori appaiono del tutto isolati sulla scena internazionale. Corrono voci tuttavia che i secessionisti dispongano di appoggi occulti in determinati circoli della grande finanza internazionale ma questo non è confermato e non si conoscono notizie certe in proposito. La polemica più ricorrente sta nelle accuse secondo le quali Puigdemont, con le sue decisioni arbitrarie, non può permettersi di danneggiare tutta la Spagna e creare instabilità e sfiducia nel paese. Tanto meno possono essere i soli catalani, quelli che hanno votato (una minoranza), a decidere per questioni che riguardano tutta la Spagna. E’ iniziato il conto alla rovescia e Lunedì mattina la commedia di Puigdemont potrebbe finire in tragedia. I citadini spagnoli, memori della Storia del loro paese, fanno gli scongiuri. |