http://www.linkiesta.it/it/ 21 Settembre 2017
Mario Vargas Llosa: «Il referendum della Catalogna è un tentativo di colpo di stato»
Per il Nobel il nazionalismo catalano «… è una malattia che si è aggravata. La mia speranza è che il Governo abbia la forza necessaria per frenare questo colpo di Stato. Chi governa Barcellona non rappresenta la maggioranza sociale. Si tratta di una coalizione trasversale, da destra a sinistra, appoggiata dagli antisistema della CUP, che ha il 48,7% dei voti e, per un sistema elettorale complicato, la maggioranza assoluta dei seggi. Una minoranza di fatto, quindi, che ha permesso a Puigdemont, e al suo vice Oriol Junqueras, di portare la sfida separatista fino alle ultime conseguenze. Ma, nonostante le forze separatiste abbiano il governo, si tratta (ancora) di una minoranza. E non è detto che la maggioranza dei catalani voglia la separazione». Mario Vargas llosa
Nel giorno dell’ira iberica, quando la polizia nazionale spagnola perquisisce i ministeri catalani, arresta 14 persone e ne indaga altre venti, il premio nobel Mario Vargas Llosa si aggira per Madrid. L’appuntamento serale riguarda il suo ultimo libro (Conversación en Princeton), un saggio tra letteratura, politica e giornalismo. In sala ci sono molti studenti, ovvio. Ma anche qualche giornalista, accorso per l’occasione. Lo scrittore non aspetta nemmeno la domanda: “Il referendum? È un’assurdità”, taglia corto. Colpo di stato, d’altronde, è la parola che più circola tra giuristi ed esperti costituzionalisti. Ma non in riferimento al blitz. Quando si compie un atto eversivo, la risposta non può che essere questa: la Corte Costituzionale boccia la legge sul referendum e ordina alla polizia giudiziaria di bloccare, arrestare, perquisire, indagare chi sta compiendo un atto illegale con l’accusa di “prevaricazione, malversazione e disobbedienza”. Nessuno sta sopra la legge. Nemmeno il governatore catalano Puidgemont. Nemmeno l’istituzione del Parlament, nemmeno i partiti separatisti, nemmeno i cittadini che fino a tarda notte manifestano in piazza. Ci sono però alcuni punti fermi in questa escalation di tensione: chi governa Barcellona non rappresenta la maggioranza sociale. Si tratta di una coalizione trasversale, da destra a sinistra, appoggiata dagli antisistema della CUP, che ha il 48,7% dei voti e, per un sistema elettorale complicato, la maggioranza assoluta dei seggi. Una minoranza di fatto, quindi, che ha permesso a Puigdemont, e al suo vice Oriol Junqueras, di portare la sfida separatista fino alle ultime conseguenze, con l’approvazione di una legge che consente la proclamazione della Repubblica catalana. ?Non solo. Secondo gli ultimi sondaggi (dati di Metroscopia) la maggioranza dei cittadini catalani non vuole l’indipendenza, ma preferisce una terza via, quella del dialogo. Poi c’è il famigerato dibattito (o meglio la bugia) sul diritto all'autodeterminazione. Un diritto riservato solo alle colonie, ai popoli oppressi o in balia di guerre civili.
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