http://contropiano.org/ Fascisti e giudici scatenati, aggressioni e denunce per impedire il referendum Il boom dell’estrema destra tedesca fa giustamente paura. Non altrettanto si può dire delle razzie e delle aggressioni realizzate in questi giorni dai gruppi neofascisti e neonazisti spagnoli con la copertura del dispositivo repressivo messo in campo dal governo di Madrid per impedire che i catalani, il prossimo 1 ottobre, possano partecipare ad un referendum sull’autodeterminazione proibito manu militari dall’esecutivo Rajoy con il sostegno di Ciudadanos e dei socialisti. Ma i socialisti non ne vogliono sapere, e le timide (e spesso strumentali) aperture dei mesi scorsi ad un possibile ampliamento dell’autogoverno catalano sono state sostituite da dichiarazioni altisonanti in difesa della patria e dell’indivisibilità dello stato. Come quella di Emiliano García-Page, che governa in Castilla La Mancha grazie ad una maggioranza formata non solo dai socialisti ma anche dai consiglieri regionali di Podemos, o come quelle di alcuni socialisti catalani che a Barcellona sostengono la giunta guidata da Ada Colau. Il leit motiv dei messaggi lanciati da Iglesias e dagli altri dirigenti di Unidos Podemos all’indirizzo dei socialisti è: cacciamo Rajoy e i popolari, formiamo un’alleanza per il cambiamento. Per la sinistra federalista spagnola e i suoi addentellati catalani, la via d’uscita all’impasse determinato dalla reazione di Rajoy al referendum unilaterale del 1 ottobre è di fatto un “fermate le macchine” rivolto agli indipendentisti e un appello al governo spagnolo affinché consenta la consultazione popolare in quanto ‘mobilitazione democratica’ senza risvolti di carattere legale. “Ma niente dichiarazione unilaterale di indipendenza” ha tuonato il segretario di Podemos. “Lavoriamo affinché il Psoe costruisca insieme a noi un nuovo patto per la democrazia e il dialogo” ha detto Iglesias intervenendo ieri ad un’assemblea organizzata a Zaragoza insieme a IU alla quale hanno partecipato circa 400 eletti della formazione ‘viola’ e dei suoi alleati (Compromis, Equo, Mès, Geroa Bai) oltre che di altre forze come il Partito Nazionalista Basco e il PDeCat del President catalano Puigdemont. Presenti, ma solo in qualità di osservatori, due rappresentanti di Esquerra Republicana de Catalunya, che non hanno voluto sottoscrivere l’appello finale. I poliziotti, ha ironizzato qualcuno, sono stati mandati tutti in Catalogna, per questo non erano a Zaragoza a tenere a bada i fascisti. E, comunque, negli ultimi giorni agli agenti della Guardia Civil e della Policia Nacional mobilitati per impedire il referendum in Catalogna a suon di arresti, perquisizioni, sequestri e cariche, non è mai mancata l’entusiastica solidarietà dei membri delle organizzazioni di estrema destra. Mentre sui muri di molte città spagnole si moltiplicano le scritte che augurano la morte o lo stupro ad Anna Gabriel e ad altre dirigenti della sinistra indipendentista catalana, a Barcellona venerdì sera un ragazzo è stato pestato dagli estremisti di destra reduci da una violenta manifestazione contro la sede dell’Assemblea Nazionale Catalana. L’episodio che più inorgoglisce i franchisti è il supporto gastronomico prontamente garantito dai camerati ai circa seimila tra militari e poliziotti spagnoli acquartierati in due navi da crociera ancorate nel porto industriale di Barcellona. Il boicottaggio deciso dai lavoratori portuali nei confronti di quelle che vengono considerate truppe d’occupazione rischiava di costringerli al digiuno ma in loro soccorso si sono mobilitate le organizzazioni fasciste che, grazie alla “Operazione Soccorso Azzurro”, hanno preparato quantità industriali di deliziosi e patriottici manicaretti. A sollevare il morale della truppa stanziata in Catalogna è arrivata anche la decisione del governo Rajoy di ricompensare gli instancabili difensori dello ‘stato di diritto’ con una diaria aggiuntiva di 80 euro. Neanche a dirlo, il 53enne fratello dell’ex presidente del Tribunale Costituzionale Francisco, si è fatto le ossa nei Paesi Baschi. Nel suo curriculum, a mo’ di medaglia, spicca un processo – ma non una condanna – per le torture inflitte sotto il suo comando al prigioniero politico basco Kepa Urra, arrestato nel 1992. Al termine del procedimento giudiziario dal quale de los Cobos fu esonerato, tre Guardia Civil furono condannati a pene dai sei mesi ai 12 anni, prima che il primo governo di Josè Maria Aznar concedesse loro l’indulto.
Una pioggia di denunce Anche il ragazzo che ha aperto il sito internet marianorajoy.cat, che prima di essere chiuso dalla polizia rimandava a quello della Generalitat catalana e quindi ai materiali informativi fuorilegge sul referendum del 1 ottobre, è stato denunciato per un reato di ‘disobbedienza’. Come se non bastasse la Procura dell’Audiencia Nacional di Madrid, il tribunale antiterrorismo ereditato dall’epoca franchista, ha denunciato per ‘sedizione’ alcuni dei manifestanti che a Barcellona e in altre città, nei giorni scorsi, hanno manifestato in maniera più determinata contro gli arresti di 14 tra funzionari della Generalitat e imprenditori privati, nel frattempo rilasciati ma sui quali pendono gravi accuse. Nel mirino della Procura antiterrorismo ci sono i manifestanti che hanno realizzato blocchi stradali, danneggiato le auto di servizio della polizia, bloccato l’accesso della Guardia Civil ad alcuni edifici pubblici o sedi di partito (nella fattispecie la Cup). Il Codice Penale spagnolo riserva, all’articolo 544, ben 15 anni di carcere a coloro che vengano ritenuti responsabili del reato di ‘sedizione’. La repressione sembra mirare anche alle sfere alte. Oggi il Procuratore Generale dello Stato, José Manuel Maza, ha dichiarato nel corso di un’intervista radiofonica che “per il momento non ci è sembrato opportuno” chiedere l’arresto del Presidente della Generalitat Carles Puigdemont, nonostante la denuncia spiccata nei suoi confronti per i reati di disobbedienza, abuso di potere e malversazione. La non troppo velata minaccia di arresto del capo del governo catalano non è passata inosservata proprio mentre la Corte dei Conti di Madrid ha imposto una cauzione di ben 5.25 milioni di euro all’ex governatore Artur Mas e a tre suoi consiglieri accusati di aver usato fondi pubblici per organizzare la consultazione indipendentista del 9 novembre del 2014. Mentre continua il boicottaggio, nei confronti della macchina repressiva, deciso dalle assemblee dei portuali di Barcellona e Tarragona – si parla di alcune migliaia di lavoratori – rimangono confermati per il prossimo 3 ottobre gli scioperi generali convocati dai sindacati di sinistra Cgt e Cnt e da alcune sigle indipendentiste, mentre i sindacati ufficiali Comisiones Obreras e Ugt hanno deciso di non partecipare ufficialmente alla giornata di mobilitazione (nella foto un poliziotto fa il saluto romano sulla caserma galleggiante). Nelle università catalane gli studenti hanno dato vita nei giorni scorsi ad occupazioni simboliche, e per i giorni 28 e 29 settembre il coordinamento “Universitats per la República” ha convocato due giornate di sciopero e manifestazione. Mobilitati sono anche i contadini e gli allevatori catalani aderenti alle maggiori organizzazioni del settore, che nel fine settimana hanno dato vita ad una imponente marcia a favore del diritto di autodeterminazione e contro la repressione che ha visto sfilare un migliaio di trattori da Lleida a Vic. “Ci vogliono sotterrare ma non sanno che siamo semi” ha dichiarato il presidente dell’organizzazione contadina JARC il quale ha denunciato gli arresti e le prevaricazioni, schierandosi a favore della celebrazione del referendum, in difesa della democrazia e della libertà di scelta. |