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http://www.affarinternazionali.it/ 20 Set 2017
Catalogna: il ministro degli Esteri, “Voteremo” Isabella Ciotti intervista il loro ‘ministro’ degli Esteri Raül Romeva i Rueda
Hanno requisito i volantini che informavano sul voto, indagato i sindaci disposti ad aprire i seggi, bloccato l’invio delle lettere di convocazione degli scrutatori. Infine, con un blitz negli uffici del governo regionale, hanno arrestato decine di alti funzionari coinvolti nell’organizzazione della consultazione. Dalla Guardia Civil alla Procura, dai ministeri alle Poste, gli organi e le società dello Stato spagnolo stanno lavorando per tenere i catalani lontani dalle cabine elettorali. Ma il loro ‘ministro’ degli Esteri Raül Romeva i Rueda (le virgolette sono d’obbligo, non essendo stato autorizzato da Madrid a utilizzare questa qualifica) non ha dubbi: “Al referendum per l’autodeterminazione del 1° ottobre i catalani voteranno”. Si dice che gli abitanti della Catalogna siano i tedeschi di Spagna; e Romeva corrisponde a questo profilo. A Roma per una conferenza della delegazione catalana in Italia, si sorprende del ritardo con cui comincia l’evento. Per gli italiani è routine, e anche per gli spagnoli. “Ma non per i catalani”, precisa. E, a margine del convegno, condivide i suoi pronostici con chi – impressionato dall’alternarsi di offensive e controffensive tra Barcellona e Madrid – legittimamente si chiede cosa accadrà a Barcellona, Girona, Cambrils e nelle tante altre città della Catalogna fra dieci giorni. Se il referendum si farà e come – tra prevedibili divieti e altrettanto prevedibili proteste – o se non si terrà affatto, e con quali conseguenze. Insomma, se il sogno indipendentista catalano, già tormentato da bruschi risvegli negli ultimi anni, tornerà allo stato di vaga illusione. Di certo gli aspiranti secessionisti non si sono risparmiati: memori del fallimento del referendum del 2014, hanno preparato gli spagnoli con continui avvertimenti, approvato la loro legge sul referendum, ignorato la sospensione decisa dalla Corte costituzionale ed emanato una seconda legge che già regola la secessione dalla Spagna. Ora che il dado è tratto, non resta che stare a vedere. Ministro Romeva i Rueda, che cosa accadrà il 1°ottobre? Crede davvero che riuscirete a votare, nonostante le misure del governo spagnolo? Si aspettava una reazione del genere da parte di Madrid? Come ‘ministro’ degli Esteri si aspettava un maggiore appoggio da parte di altri capi di Stato e di governo? Se la Catalogna riuscisse davvero – in un modo o nell’altro – a ottenere l’indipendenza, uscirebbe anche dall’Unione europea. E se volesse poi aderirvi, la Spagna potrebbe opporre il veto al suo ingresso. C’è un articolo della Costituzione spagnola, il n. 155 (affine al nostro art. 117 sul rapporto Stato-Regioni, ndr), che dà diritto al governo di “adottare le misure necessarie perché un’Autonomia rispetti i suoi obblighi, qualora stia attentando all’interesse generale del Paese”. Pensa che Madrid lo applicherà? Avevate chiesto a Madrid di dialogare con voi. Arrivati a questo punto, valutereste ancora proposte alternative alla secessione, magari una riforma dello Statuto?
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