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Giorno storico
in Spagna
27.10.2017
Stamani il Parlamento catalano potrebbe votare la dichiarazione d'indipendenza della Catalogna dalla Spagna. A Madrid il Senato spagnolo si appresta invece ad attivare l'art. 155 della Costituzione contro Barcellona.
26.10.2017
Il presidente della Generalitat di Catalogna, Carles Puigdemont, in una breve dichiarazione al Palau de la Generalitat di Barcellona, ha escluso di voler sciogliere il Parlamento per evitare il commissariamento della regione. Avrei indetto elezioni - ha detto in sostanza - se ci fossero state garanzie da parte di Madrid. Ma queste garanzie non ci sono. "Non accetto la misura, ingiusta e abusiva dell'articolo 155" - ha detto Puigdemont che ha aggiunto: sarà il Parliament a decidere sull'indipendenza.
Negli stessi minuti in cui parlava il presidente catalano, è iniziata la sessione della commissione del Senato di Madrid che si occupa dell'attivazione dell'articolo 155 della Costituzione nei confronti della regione ribelle.
26.10.2017
Il presidente avrebbe deciso di revocare la dichiarazione d'indipendenza e convocare nuove elezioni, come richiesto da Madrid. In cambio il governo spagnolo dovrebbe bloccare l'applicazione dell'articolo 155.
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27 ottobre, 2017
Catalogna nel caos
di Francesco Cerri
Sull'indipendenza decide il Parlamento. Madrid attiva il 155
Una giornata da infarto nell'infinita crisi catalana, che ora si avvicina alla resa dei conti finale con la probabile proclamazione oggi in parlamento della 'Repubblica' e la parallela attivazione al Senato spagnolo del commissariamento della regione ribelle da parte di Madrid.
Dopo ore di suspense e diversi colpi di scena, il presidente Carles Puigdemont ha annunciato di aver rinunciato a convocare elezioni anticipate dopo che Madrid ha ritirato l'offerta di fermare in cambio 'l'arma atomica' dell'articolo 155 della Costituzione, lasciando al Parlamento catalano oggi la scelta se proclamare o meno la secessione. Barcellona ha vissuto una giornata di caos. I catalani si sono addormentati pensando che Puigdemont avrebbe dichiarato l'indipendenza. Si sono svegliati in un quadro diametralmente opposto. Dopo una tempestosa riunione notturna di 7 ore del governo, che si è spaccato, Puigdemont ha operato un cambio di rotta a 180 gradi. Ha fatto sapere che avrebbe convocato elezioni anticipate il 20 dicembre, rinunciando alla dichiarazione di indipendenza in cambio di una rinuncia da parte del premier spagnolo Mariano Rajoy a usare l'articolo 155 contro la Catalogna. Uno spettacolare voltafaccia propiziato nell'ombra da mediazioni parallele con Madrid del presidente basco Inigo Urkullu e del leader socialista catalano Miquel Iceta. Alle 13.30 viene annunciata una dichiarazione solenne di Puigdemont sulle elezioni, poi rinviata alle 14.30, quindi alle 17.
Qualcosa però nel frattempo è andato storto. Rajoy non ha confermato l'accordo negoziato con Urkullu, elezioni e niente dichiarazione di indipendenza in cambio di uno stop alla sospensione dell'autonomia e all'azzeramento delle istituzioni catalane. La destra del Pp del premier si è opposta. Nell'altro campo si scatena la protesta del fronte indipendentista, convinto che il President avrebbe dichiarato l'indipendenza. Il partito di sinistra Erc del vicepresidente Oriol Junqueras minaccia di uscire dal Govern, facendolo cadere.
Due deputati indipendentisti si dimettono. Gli studenti in sciopero in Piazza Sant Jaume gridano "Puigdemont traditore!". Il tentativo di mediazione passa attraverso una tempesta di telefonate e sms fra Barcellona e Madrid, per capire se Rajoy conferma lo stop al 155 in cambio del voto anticipato. Alle 17 finalmente Puigdemont parla. E annuncia che non convoca le elezioni. Conferma di averci pensato per salvare l'autogoverno catalano dalla liquidazione ma da Madrid, denuncia, "non sono arrivate le garanzie necessarie". Lasciando nelle mani del Parlament la decisione se proclamare o meno la Repubblica.
A questo punto, salvo nuovi colpi di scena, la maggioranza assoluta indipendentista dovrebbe votare la dichiarazione di indipendenza, facendo entrare la Catalogna in terra ignota. Al Senato di Madrid la vicepremier Soraya de Santamaria ha confermato la richiesta di attivazione del 155 in nome dell' "interesse generale della Spagna". Questa mattina i senatori voteranno i pieni poteri in Catalogna al premier. Che potrà usarli da sabato. Rajoy ha annunciato che destituirà Puigdemont e i suoi ministri, prenderà il controllo di Mossos, radio-tv, fisco e amministrazione, e convocherà elezioni entro 6 mesi. Domenica la Catalogna sarà senza governo. O con due governi paralleli. Puigdemont potrebbe non accettare il colpo di forza spagnolo, trincerarsi a Palazzo della Generalità circondato da decine di migliaia di manifestanti, con i suoi ministri. "Il governo è consapevole delle enormi difficoltà che lo aspettano - scrive El Mundo - alcune sono inimmaginabili".(ANSAmed). |