http://www.ilsussidiario.net 27 ottobre 2017
Madrid vota sull’Art.155, è rischio guerra civile a Barcellona? di Francesco Agostini
Catalogna, ultime notizie: oggi il voto a Madrid sull'Art.155. Puigdemont diviso tra chi vuole l'indipendenza in modo unilaterale e chi desidera pervenire alle elezioni.
Oggi la Catalogna potrebbe non essere più autonoma e non avere più un presidente: è previsto infatti il voto finale al Senato di Madrid sull’attivazione definitiva dell’articolo 155. A quel punto il presidente della Generalitat Puigdemont potrebbe essere destituito e, forse, convocate nuove elezioni: sono in atto in queste ore ancora nuove edizioni per evitare in extremis il piano-duro del Governo spagnolo, ma gli indipendentisti tengono ancora sotto scacco il leader catalano. Giusto ieri avevano minacciato proteste e rivoluzioni se Puigdemont avesse dichiarato elezioni anticipate per evitare l’art.155. Il risultato quindi è che di nuovo nessuno tra Barcellona e Madrid fanno un passo indietro, con la guerra civile che purtroppo non resta un timore solo ipotetico. Un esempio è quanto avvenuto ieri tra le forze dell’ordine a Barcellona: «diverse pattuglie della polizia spagnola hanno impedito a degli agenti dei Mossos d'Esquadra di scaricare documenti da distruggere in un furgone in una discarica vicino a Barcellona. Dopo un teso a faccia a faccia, la Policia Nacional ha ottenuto un ordine di sequestro da un giudice che indaga sulla presunta inazione della polizia catalana contro i seggi del referendum de 1 ottobre. I Mossos hanno consegnato il materiale», riporta Avvenire, confermando come la tensione non sia soltanto politica tra Governo centrale e Barcellona. Puigdemont, «Sarà il Parlamento a decidere sull'indipendenza»; Rajoy, «pronto ad attivare l’articolo 155 e a sospendere l’autonomia catalana». Come dicevamo, nessuno fa un passo indietro.. (agg. di Niccolò Magnani)
NIENTE ELEZIONI, SCATTA L'ART. 155 Si’, non avete letto male questo secondo titolo: nel giro di poche ore abbiamo scritto l’esatto opposto di quanto detto in precedenza. Eppure, quanto sta succedendo in Catalogna - non solo oggi - corrisponde esattamente a questa schizofrenica descrizione sullo stato delle cose. Ha parlato il presidente catalano oggi pomeriggio ma, a differenza di quanto era pronto a fare stamattina, ha deciso di non indire elezioni anticipate a dicembre (che probabilmente avrebbero bloccato l’art 155 e la sospensione dell’autonomia). Il motivo? «Avrei indetto le elezioni se vi fossero state le garanzie, ma queste garanzie da parte di Madrid non ci sono»; tradotto, il presidente della Generalitat ha ceduto agli indipendentisti che da ore spingevano per non indire elezioni e non cedere “ai ricatti di Madrid”. Ora però la situazione si fa ancora più impantanata con l’effettiva frattura tra Spagna e Catalogna che rischia non rimarginarsi a breve, anzi.. «Madrid dà il via ufficialmente al commissariamento della Catalogna. Il governo chiede l'attivazione dell'articolo 155 contro Barcellona per ristabilire l'esercizio dell'autogoverno catalano in un quadro costituzionale e tutelare l'interesse generale della Spagna», ha detto la vicepremier spagnola Soraya Saenz de Santamaria davanti al Senato poco fa. Ultima stoccata prima del caos arriva anche qui da Madrid, ma stavolta dalla Corte Costituzionale (la stessa che aveva dato inizio al caos con la bocciatura del referendum catalano del 1 ottobre): è stato respinto il ricorso presentato dal governo contro l’attivazione dell’articolo 155. Bene, il caos ora è servito… (agg. di Niccolò Magnani)
ELEZIONI ANTICIPATE A DICEMBRE? Mancano poche ore al voto della sospensione dell’autonomia in Catalogna sul famigerato art.155 e la svolta arriva dalla Generalita con la Vanguardia che rilancia e rivela la svolta attesa qualche giorno fa: «Carles Puigdemont è pronto ad annunciare elezioni anticipate il 20 dicembre 2017». L’annuncio dovrebbe avvenire oggi, in questo primo pomeriggio, e se davvero fosse così allora davvero qualcosa potrebbe cambiare anche sullo stesso voto a Madrid sull’Articolo 155: il presidente catalano avrebbe posto questo accordo, elezioni a Barcellona ma Madrid deve bloccare l’iter dell’articolo 155 e la sospensione dell’autonomia catalana. Puigdemont ha inviato una lettera di nove pagine a Madrid (arrivata in tempo limite all’ultimatum lanciato da Rajoy prima del voto in Senato, ndr) in cui avverte: "Il commissariamento è un attacco frontale alla Costituzione". Non andrà personalmente in aula, ma il suo rappresentante Ferran Mascarell si recherà al Senato per difendere le posizioni della Generalitat. Intanto, secondo la capogruppo dello Psoe (i socialisti al governo con Rajoy) la notizia delle elezioni sarebbe una magnifica notizia e un trionfo per la democrazia, e ovviamente porterebbe alla sospensione dell’articolo 155. (agg. di Niccolò Magnani)
CATALOGNA “SPACCATA” Caos Catalogna. Nella notte è andato in scena una riunione fiume in seno ai vari partiti che richiedono a gran voce l'indipendenza dalla Spagna. All'interno della Generalitat si sono susseguiti dibattiti politici e scambi di vedute anche piuttosto veementi tra l'una e l'altra parte, cioè tra chi è più moderato e chi invece è di matrice più integralista. Nello specifico, abbiamo da una parte Cup ed Esquerra Repubblicana che chiedono senza tanti se e tanti ma una completa indipendenza dalla Spagna, il tutto ovviamente in modo unilaterale. Dall'altra, invece, ci sono partiti più moderati come, ad esempio, PDeCat, che desiderano pervenire all'indipendenza senza strappi e cioè tramite elezioni. Un bel divario quello esistente tra queste due aree, su cui Carles Puigdemont dovrà riuscire a destreggiarsi e/o a prendere una decisione definitiva. Lo stesso Puigdemont, nelle scorse ore, ha deciso di non andare a riferire al Senato, dove era stato caldamente invitato a presentarsi per difendersi dalle accuse di ribellione e sedizione. Un altro strappo, quindi, anche se non ancora definitivo.
CARLES PUIGDEMONT: 'ANDIAMO AVANTI' Le consultaioni notturne in seno al gabinetto di Carles Puigdemont e ai vari partiti stanno creando qualche difficoltà alla Catalogna, anche se sembra comunque chiaro che l'indipendenza dalla Spagna si farà, in un modo o nell'altro. E' stato lo stesso Puigdemont che su Twitter è sembrato più sicuro che mai nel continuare il suo progetto. Sul social network dei vip per eccellenza, il presidente ha scritto:'Non perderemo tempo con quelli che hanno deciso di distruggere l’indipendenza catalana. Andiamo avanti.' Una seria minaccia, la sua, che ha una data e un'ora ben precisa: quella di domani, 27 ottobre 2017, alle ore 12. Dal canto suo, la Spagna e il presidente Rajoy non stanno affatto a guardare, anzi. Il diniego di Carles Puigdemont di recarsi in Senato per difendersi dalle accuse di sedizione e di istigazione alla ribellione non sono state affatto prese bene. Sul sito internet Corriere.it si legge: 'Per lui l'indipendenza è sì oppure sì. Non ha alcuna intenzione di dialogare con Madrid.' E' chiaro, dunque, che in una situazione del genere si arriverà allo scontro: il che significa l'applicazione del 155.
INDIPENDENZA PER UN GIORNO? Se da una parte appare chiaro che la Catalogna si renderà indipendente, in modo unilaterale o tramite elezioni, è anche vero che questa rivoluzione politica potrebbe essere momentanea ed effimera. Come tutti sanno, Rajoy e Madrid sono sul piede di guerra, pronti ad applicare l'articolo 155 della Costituzione spagnola che esautorerebbe in modo completo la Catalogna, senza se e senza ma. E' estremamente probabile che venerdì 27 ottobre dopo le 12 la Catalogna proclami la propria indipendenza dalla Spagna ma che, il giorno seguente, il governo spagnolo attui l'articolo 155 forzando Puigdemont a un ritorno all'ovile. Che questo sia lo scenario appare certo. Il Presidente Rajoy, infatti, starebbe già cercando un 'tecnico', possibilmente di origine catalana (che smacco), per poter guidare la commissione che applicherà l'articolo 155 riannettendo la Catalogna. Il profilo ricercato sarebbe qualcuno di moderato, capace di svolgere il tutto senza strappi, con forza ma anche con moderazione. L'intera vicenda della Catalogna, quindi, potrebbe scoppiare come una lieve bolla di sapone.
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