Originale: The Real News http://znetitaly.altervista.org/ 15 settembre 2017
Catalogna e Spagna Gregory Wilpert intervista Carlos Delclos traduzione di Giuseppe Volpe
Carlos Delclos è un sociologo, ricercatore e redattore di ROAR Magazine. I suoi interessi di ricerca comprendono le migrazioni internazionali, la stratificazione sociale, la fertilità, la sociologia urbana, i movimenti sociali e la teoria culturale.
GREGORY WILPERT: Benvenuti a The Real News Network. Sono Gregory Wilpert da Quito, Ecuador. Centinaia di migliaia, forse persino un milione, di dimostranti sono scesi in piazza a Barcellona, Spagna, lunedì scorso per mostrare il loro sostegno all’indipendenza catalana. Negli ultimi cinque anni l’annuale Giornata Nazionale Catalana è stata un momento di manifestazioni per quelli che appoggiano una maggiore indipendenza della Catalogna dalla Spagna. Quest’anno, tuttavia, ha avuto un significato particolare perché il governo regionale sta organizzando quello che considera un referendum vincolante sul fatto che la Catalogna debba diventare indipendente dalla Spagna. Il referendum, che è programmato per il 1° ottobre, avrà luogo in mezzo a una grande tensione poiché il governo centrale di Madrid lo ha dichiarato illegale e sta minacciando di adottare misure per bloccarlo. E’ ora con noi per discutere questi sviluppi Carlos Delclos. E’ in contatto da Barcellona ed è un sociologo e membro del collettivo editoriale della rivista ROAR. Carlos, grazie infinite per essere con noi oggi. CARLOS DELCLOS: Grazie per avermi invitato. GREGORY WILPERT: Sembrerebbe che il movimento catalano per l’indipendenza, che è guidato dal presidente del parlamento regionale Carles Puigdemont, si sia messo in una rotta di collisione con il governo spagnolo procedendo con il suo referendum sull’indipendenza. Parlaci di cosa sta succedendo e di che cosa potrebbe succedere il 1° ottobre. CARLOS DELCLOS: Da parecchi anni la Catalogna si sta mobilitando per l’indipendenza, come hai detto nell’introduzione a questa intervista. Molto ha avuto inizio nell’anno, il 2010, in cui tribunali spagnoli hanno sentenziato sull’accordo della Catalogna con il governo spagnolo sull’autonomia regionale, approvato dal governo spagnolo. I tribunali l’hanno dichiarato incostituzionale. Questo ha determinato un’enorme reazione. Da allora abbiamo assistito a ripetuti tentativi o di celebrare un referendum o di esercitare maggiore pressione sullo stato spagnolo perché ceda a richieste di maggiore autonomia regionale per un referendum e per l’indipendenza. Tuttavia ciò cui abbiamo realmente assistito negli ultimissimi mesi è una specie di tiro alla fune [ ‘game of chicken’ o ‘gioco del pollo’ nell’originale – n.d.t.]tra le istituzioni catalane e le istituzioni spagnole. Ciò è realmente culminato pochi giorni fa quando il parlamento catalano ha approvato una legge di transizione che fondamentalmente lo pone in diretto scontro con le istituzioni spagnole. Come hai detto, non è solo il referendum a essere dichiarato illegale, ma molto di quanto il governo catalano sta promuovendo a questo punto è considerato, purtroppo, illegale dal governo spagnolo e dai tribunali spagnoli. Di nuovo ciò cui assistiamo è una specie di tiro alla fune in cui ciascuna parte, Catalogna e Spagna, sta costantemente alzando l’asticella. GREGORY WILPERT: Come stanno le cose in termini di sostegno? Voglio dire: secondo alcune statistiche che ho visto la popolazione è relativamente divisa tra quelli che si identificano come spagnoli e quelli che si identificano come catalani. In quale direzione ritieni si muoverà questo referendum quando si arriverà al voto il 1° ottobre? CARLOS DELCLOS: Beh, penso che il fatto che il referendum abbia effettivamente luogo o no, da un lato è ancora vago, perché il governo spagnolo sta facendo tutto quanto in suo potere oggi per impedire che si verifichi. Com’è divisa la società al riguardo? Beh, fondamentalmente i sondaggi più rappresentativi mostrano da un po’ la società catalana divisa decisamente a metà. Non è chiaro che cosa succederebbe in un referendum legale vincolante. Ora, nei referendum o nelle iniziative simboliche che si sono tenute sino ad ora, naturalmente, il “sì” ha vinto perché il fatto di appoggiare l’indipendenza è motivante anche per partecipare a tali iniziative. C’è una sola cosa che io in certo qual modo … immagino non correggerei ma cambierei nella presentazione ed è che a questo punto non è tanto questione di sentirsi spagnoli o catalani. Con la repressione del governo spagnolo è diventato un po’ più se o no lo stato centrale spagnolo sia più democratico di quanto sarebbe un possibile stato catalano. Anche se la società catalana è divisa a metà su ciò che succederebbe, o su se vuole o no l’indipendenza, non è divisa sul fatto che il referendum si debba tenere. C’è un sostegno dell’80 per cento al riguardo. GREGORY WILPERT: E gli altri settori della società spagnola, particolarmente nei partiti politici? L’anno scorso, ad esempio, il tema dell’indipendenza catalana è stato uno dei motivi per i quali il Partito Socialista e Podemos, il partito di estrema sinistra, non sono riusciti a formare una coalizione per governare la Spagna. Quali posizioni, ad esempio, stanno assumendo il Partito Socialista e Podemos ora che le elezioni sono in arrivo un anno dopo? CARLO DELCLOS: Beh, Podemos da molto tempo appoggia il diritto dei catalani di decidere. Ora che si tratti di un diritto di decidere nel rispetto del quadro legale che è riconosciuto dallo stato spagnolo è una specie di fattore confondente qui. Le controparti di Podemos in Catalogna hanno a lungo espresso il loro sostegno all’autodeterminazione, ma hanno sottolineato la legalità del processo e in un certo senso la formalità istituzionale dello stesso, le garanzie legali che sono richieste, un censimento. Tutte queste cose che sono necessarie per avere elezioni libere ed eque. E che, secondo molti, questa specie di scontro con il governo spagnolo a questo punto rende molto difficile si abbiano. La sinistra è divisa in un certo senso su questo tema nella misura in cui consideriamo sinistra il Partito Socialista, il che è discutibile. Ma penso vedano nella situazione attuale un’occasione mediante la quale potrebbero potenzialmente creare una coalizione tra i Socialisti e Podemos e i partiti nazionalisti per offrire alla Catalogna una maggiore autonomia regionale dopo aver tolto Mariano Rajoy dal governo centrale, il che richiederebbe una mozione di sfiducia. E penso che questo sia molto vago come possibilità. Ora la questione è se ha una qualche legittimità o se la Catalogna si è spinta oltre. GREGORY WILPERT: Beh, pare che questo tema sia particolarmente difficile per la sinistra perché da un lato appoggerebbe l’autodeterminazione, ma dall’altro deve esserci un riconoscimento che la separazione di una delle più ricche regioni del paese, la Catalogna, significherebbe una diminuzione delle entrate fiscali per il resto del paese, il che potrebbe potenzialmente beneficiare regioni più povere. Qual è l’argomento della sinistra a favore dell’indipendenza in questo caso particolare? CARLOS DELCLOS: Beh, l’argomento della sinistra a favore dell’indipendenza in questo caso ha a che fare con altre cose che sono, sai, prima … Beh, hanno a che fare con il fatto che la Spagna è una monarchia e la Catalogna preferisce un approccio più repubblicano alla politica. C’è questa idea che ci sia in Catalogna una destra più civile, meno aggressiva, cosa che, sai, non è ben chiaro se sia vera. Io personalmente non ho … non fingerò di sapere quale sia la corretta posizione della sinistra al riguardo. Penso che ci siano molti nella sinistra catalana che questo sia il primo passo verso una vera riforma o cambiamento della Spagna e la liberazione dalla monarchia, e liberarsi di un governo centrale che è enormemente corrotto, che è enormemente indebitato con la dittatura terminata negli anni ’70. E perciò considerano questo come un modo per farla finita una volta per tutte con il passato autoritario della Spagna e per ispirare quello che definiscono un processo costituente nel resto della Spagna. GREGORY WILPERT: Capisco. Beh, in realtà questo è qualcosa su cui volevo tornare e cioè sugli effetti che questo avrà sul governo a livello nazionale. Hai citato la possibilità che questo potrebbe forse condurre a un cambio nel governo a livello nazionale. C’è qualche possibilità e come succederebbe esattamente? Il primo ministro Rajoy sta governando senza una maggioranza assoluta e con la tolleranza fondamentalmente del piccolo partito conservatore, Ciudadanos. Come succederebbe? Come sarebbe realizzato un cambiamento del governo? CARLOS DELCLOS: Beh, un cambio del governo potrebbe avvenire innanzitutto perché il Partido Popular, il partito di Rajoy, è invischiato in scandali di corruzione che richiedono interventi della magistratura. Voglio dire, sai, solo ieri la giustizia, o la magistratura, i tribunali di Valencia che è realmente il centro … Valencia è realmente il centro di molti dei più grandi scandali di corruzione del Partido Popular. Improvvisamente hanno scoperto che tutti i documenti erano in fiamme. Che l’allarme non era scattato e che molte delle prove, sai, erano potenzialmente distrutte. Con questo genere di azioni palesi che sembrano indicare che il Partido Popular è, sai, coinvolto in un mucchio di scandali di corruzione. E quella specie di atteggiamento noncurante di Mariano Rajoy al riguardo. C’è una grande possibilità che i socialisti, Podemos, e francamente persino Ciudadanos possano vedere un qualche incentivo a unirsi per cacciare Mariano Rajoy. Ora che ciò porti o no a un accordo con la Catalogna che soddisfi tutte le parti è un’altra questione politica, in qualche modo separata dalla fattibilità di un nuovo governo centrale. E’ parecchio difficile dirlo. Semmai questa situazione sta producendo un’enorme incertezza. L’altra cosa che sta producendo è un mucchio di indipendentisti, poiché la reazione del governo centrale a tutto questo resta ostinata a non negoziare e a usare la mano pesante. Al tempo stesso molto del movimento per l’indipendenza, alcune delle figure chiave hanno detto ai media qui che, in parte, ciò che preferirebbero fare è [inudibile] una forte reazione da parte della Spagna per alla fine portare il resto della Catalogna dalla sua parte. Questo è un tiro alla fune molto, molto pericoloso, sai, poiché penso ci sia un’apertura di spazio tra la gente che vorrebbe vedere un approccio ragionevole a tutto questo, che in qualche modo eviti lo scontro. Ma al tempo stesso possiamo essere ormai andati troppo oltre e non è chiaro. [Convenevoli di chiusura omessi – n.d.t.] Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo www.znetitaly.org Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/catalonia-and-spain/
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