Fonte: http://fulviogrimaldi.blogspot.it https://comedonchisciotte.org/ 16 agosto 2017
Ordigno Regeni su Medioriente e Mediterraneo di Fulvio Grimaldi
Da quelli che danno la caccia alle informazioni che disturbano l’establishment dei ladri, corrotti, mafiosi, massoni, assassini seriali, che governano i vari paesi dell’area euro-atlantica, che hanno già stabilito sanzioni, radiazioni, eliminazioni, punizioni per chi insiste a diffondere quelle per le quali hanno inventato il termine “fake news” (notizie farlocche), o che, come la Boldrini, le promuovono da noi, il New York Times, house organ della lobby insraelo-talmudista internazionale viene giudicato la Bocca della verità, il Golden Standard del giornalismo mondiale.
E non potrebbe che essere così, dato che questo giornale è stato negli anni dell’assalto terroristico, militare, agrochimico, farmaceutico e finanziario, dei globalisti all’umanità, del trasferimento della ricchezza globale dal 99% all’1%, ben rappresentato da quegli 8 individuo che hanno più di quanto hanno 3, 5 miliardi di conseguentemente poveri, delle 7 guerre di Obama, lo strumento principale della lobotomia transorbitale operata sui cervelli dei sudditi dell’Impero.
Il giornale che, con i suoi soci nelle campagne di demolizione della verità, Washington Post, CNN, Guardian, giù giù fino agli sguatteri mediatici italiani, è diventato la bandiera di uno storicamente inusitato blocco nichilista sinistre-destre nel fiancheggiamento delle ragioni per le quali l’apparato bellicista Usa viene lanciato contro paesi e popoli, con meta finale l’armageddon Occidente-Russia, s’è prodotto nell’ennesima bufala galattica mirata ad avvicinarci a quella “soluzione finale”.
Non è bastato che il NYT si fosse totalmente squalificato con gli avalli a tutti i falsi pretesti che hanno consentito ai predecessori di Donald Trump, primatista Barack Obama, di sbattere al muro un paese debole dopo l’altro, o invadendolo, o riducendolo con le bombe all’età della pietra, o scatenandogli contro branchi di subumani ben retribuiti, o rovesciandone i governi legittimi con colpi di Stato. Godendo nell’opera dell’apporto sussidiario di specialisti umanitari della menzogna e della diffamazione, come Amnesty International, HRW, Save the Children, MSF, giornaluccoli e partitini sedicenti di sinistra. L’occasione era propria per un nuovo colpo grosso. Ridotto, a forza di ricatti dei servizi segreti, colpi di maglio mediatici, il mastino pre-elettorale che, vaneggiando di intese con la Russia, si azzardava a intralciare l’armageddon, a botolo ringhiante contro il Venezuela e la Corea del Nord; costrettolo a firmare nuove sanzioni contro il falso scopo Russia e il vero scopo Europa, ecco che occorreva colmare una defaillance del concerto bellico tra Mediterraneo e Medioriente.
Mediterraneo-Medioriente: dove Trump latita, il NYT provvede Erano successi fatti intollerabili per lo Stato profondo USraeliano e sul quale il presidente-ostaggio aveva manifestato titubanze ed esitazioni. Lo stop ai finanziamenti della Cia ai jihadisti Isis e Al Qaida; una mancata risposta all’esuberanza militare e diplomatica di siriani e russi che stavano rimettendo le cose a posto, come erano prima del 2011; l’Iraq che ribadisce la sua ritrovata coscienza nazionale con la liberazione di Mosul, la definitiva messa in crisi del mercenariato jihadista e, anatema!, l’intesa con Mosca addirittura per aiuti militari ed economici; l’Iran che, alle nuove sanzioni appioppiategli a dispetto della sua ottemperanza all’accordo nucleare, minaccia di bruciarlo, quell’accordo. Questo per il Medioriente.
Bloccato “l’evento naturale” emigrazione Nel Mediterraneo di male in peggio. Quattro scalzacani giuridici e politici della colonia Italia, a Trapani, Catania e al Ministero degli Interni romano, si permettono di mettere il sale sulla coda alla flotta delle Ong messe in campo dal destabilizzatore umanitario di fiducia George Soros. Viene buttata una mappata di sabbia negli ingranaggi perfetti della filiera criminale dell’”accoglienza”, che inizia con l’induzione del meglio delle società africane e del Sud del mondo (quelle dei paesi rigurgitanti di risorse) a mollare terra, popolo, Stato, cultura, identità, e che si conclude nei bassifondi sociali di un’Europa meridionale da sprofondare in default vari, economici, sociali, culturali. Due piccioni con la fava del “inarrestabile fenomeno epocale”, evento naturale quanto il crollo dei nostri cavalcavia, o i fuochi della terra dei fuochi.
Mica basta. Forse l’offesa più grave è che, anziché trattare il presidente egiziano Al Sisi da lebbroso che di notte esce per infettare bambinelli, magari europei, come auspica la solita alleanza del buoncostume sinistro, dal “manifesto” a Stampubblica, Roma ha la tracotante impudicizia di ristabilire con lui rapporti normali, quasi quanto quelli di Obama e successori con i nazisti di Kiev e i narcogolpisti dell’Honduras. E addirittura di ingolosirsi alla prospettiva che l’Egitto, detentore con l’ENI del più vasto giacimento di gas dell’intero Mediterraneo, possa rifornirci di energia a costo molto più basso del gas fracking da scisti, che Washington cerca di rifilare all’Europa. E senza i condizionamenti “anti-antisemiti” legati al gas israeliano.
Non si era spento l’inquinamento acustico provocato dalle geremiadi della famiglia Regeni e dai suoi sponsor, da Luigi Manconi alla solita Boldrini, al solito “manifesto”, per il ritorno dell’ambasciatore italiano al Cairo (quelli Usa, Germania, Regno Unito, Francia, mondo intero, ci stanno, forse perché se ne fottono, forse perché sanno chi era Regeni), che dal NYT è arrivato l’ordigno acustico nucleare. Tirato fuori 17 mesi dopo l’evento culminante dell’”Operazione Regeni”, il ritrovamento del corpo senza vita e torturato.
Il Regeni reinnescato Dunque, secondo quella bocca della verità, della quale se te ne fidi finisci con la mano mozzata, i servizi di Obama avevano subito capito tutto e avevano immediatamente fornito al governo italiano le prove inconfutabili dell’assassinio ad opera di un servizio segreto egiziano, ordinato dall’orrido Al Sisi in persona. Incidentalemtne, Al Sisii è un altro di quelli con i quali Trump pensava di poter intrattenere un modus vivendi, ma lo Stato Profondo Usa, Israele, “il manifesto”, i “sinistri”, no. Con uno che amoreggia con Putin, che possiede tanto gas da ridurci, noi Usa, a subappaltatori, che si permette di mettere le dita nella marmellata libica sostenendo un generale che, oltreché amico dei Gheddafi, pare potere addirittura ricostituire l’unità del paese che abbiamo tanto fatto perchè evaporasse, tocca andarci giù pesanti.
E dunque la colossale bufala. Il governo non poteva che negare, dato che non ne aveva mai avuto, di prove o documenti “inconfutabili”. E anche, perché, a dispetto di tutta la sua ontologica buffoneria, cialtronaggine, piaggeria, davanti ai propri elettori come faceva a vantare un minimo di credibilità se, avendo in mano fin da subito la prova provata di Al Sisi assassino, non ne ha fatto l’uso che ossessivamente le prefiche coloniali, da Manconi al Manifesto, a tutta la “sinistra”, gli chiedevano? Ovviamente non esiste nessuna prova. Ovviamente il NYT si è ripetuto come quando riempiva di stronzate le provette di Colin Powell. Ovviamente si trattava solo di far starnazzare un po’ più forte i propri dipendenti italioti e mettere Roma sull’avviso per quanto concerne Egitto, Libia e migranti.
Gli obamiani fanno la loro parte nello Stato Profondo della guerra per la guerra, il Golden Standard del giornalismo fa la sua parte di cloaca maxima dell’informazione, le sinistre degli infiltrati e lobotomizzati fanno la loro parte sotto lo sguardo benevolo dei Rothschild, Rockefeller, Warburg, Goldman Sachs, Soros. Quello che inchioda tutti costoro alla loro infamia (mentre la Boldrini mi inchioderà alla mia “propaganda dell’odio”) è la fenomenale malafede che imbratta ogni loro parola. Tutti sanno che Giulio Regeni (lo ripeto per la ventesima volta) era dipendente e collaboratore di un’accolita di delinquenti della massima categoria, specializzati in spionaggio industriale, politico, destabilizzazioni, regime change, repressione, uccisioni di massa. Uno così come lo definisci? Uno che dal 2013 ha lavorato per John Negroponte, inventore dei Contras e degli squadroni della morte tra Latinoamerica e Medioriente, un pendaglio da forca se ce n’è uno; per Colin McColl, già capo del Mi6, servizio segreto britannico, che organizza operazioni sporche in giro per il mondo; per David Young, fondatore della ditta, Oxford Analytica, già carcerato per aver lavorato per Nixon, da “idraulico”, nell’operazione Watergate.
Regeni, Negroponte Questi sono fatti. Sono fatti enormi. Sono mattoni di una storia che porta dritto all’eliminazione del provocatore nel momento in cui un cittadino non sobillabile, denunciandolo, ne aveva lacerato la copertura. Lo aveva bruciato. Lo sanno tutti, da Washington a Roma, dal Cairo al “manifesto” e a Cambridge (che apposta mantiene il riserbo sul suo “ricercatore”). Non vi pare che quelli che fanno finta di niente, ma piangono e imprecano sul “martire” della resistenza ad Al Sisi, non abusino di una vittima, tradita dai suoi mandanti? Non meritino la qualifica di infami? Infami di sinistra che si fanno sbugiardare dai giornali di Berlusconi, quelli “di destra”. Ma a che punto siamo arrivati! Ora aspettiamo i fatti dei servizi Usa e di Obama il retto. Ovvio che sanno tutto. La NSA che spia tutti, Merkel compresa, ce la siamo scordati? Vediamo se, quanto a fake news, saranno più bravi almeno di quelli dell’11 settembre.
Fulviuo Grimaldi Link: http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2017/08/golden-standard-e-bigiotteria-gli.html 16.08.2017
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