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14/12/17

 

No al potere: un film racconta la vera storia dei Catari

 

I fisici russi annunciano il primo esperimento di teletrasporto, per ora di elettroni, svelando l’illusiorietà della nostra percezione della materia? Quello che riusciamo a vedere non è che il 5% ci quanto ci circonda, confermano gli astrofisici. Il che collima perfettamente con l’opinione dei neurologi: riusciamo a utilizzare soltanto il 5% del cervello. Qualcosa ci sfugge? Ormai lo ammette anche la scienza, dopo le profetiche anticipazioni di Einstein sull’inattendibilità dello spazio-tempo. Sono affermazioni attualissime, ma al tempo stesso anche antiche. Fanno pensare a qualcosa di remoto, rimosso e condannato all’oblio: l’eresia medievale dei càtari, la più temuta dal potere vaticano nei secoli immediatamente successivi all’anno Mille. Non fidatevi di quello che vedete, ripetevano: la dimensione materiale è solo apparenza. E’ un’illusione, suffragata dal potere che ci ripete che il mondo afferrabile dai cinque sensi è l’unico che esista. Poi venne il materialismo, su cui oggi è incardinato il sistema dei consumi: economia, finanza, guerre, multinazionali onnipotenti. E come sta andando, il nostro mondo? Comanda il denaro, e le grandi decisioni sono in mano a un pugno di famiglie: una ristretta élite possiede praticamente tutto. E’ il terzo millennio, ma sembra il medioevo. Per questo, oggi, rispolverare i càtari può risultare più che illuminante. Serve a chiarire meglio chi siamo, dove andiamo. Siamo sicuri di saperlo?

 

Domande alle quali proverà a rispondere l’ultimo lavoro di Fredo Valla, sceneggiatore di film bellissimi come “Il vento fa il suo giro” e “Un giorno devi andare”, di Giorgio Diritti (il regista de “L’uomo che verrà”). Allievo di Ermanno Olmi, poi cresciuto Il regista Fredo Vallaalla scuola di François Fontan, il teorico dell’etnismo che guidò la riscoperta dell’identità occitanica, Fredo Valla ha inanellato studi, libri e documentari che svelano la radice medievale di una cultura che, tra il 1100 e il 1200, trasformò il sud-ovest dell’attuale Francia, economicamente prospero, in uno straordinario laboratorio sociale: grazie all’illuminata tolleranza dell’aristocrazia che governava la regione, nella terra dei Trovatori coesistevano musulmani ed ebrei, cattolici ed eretici càtari. Il documentario in preparazione – proprio sui càtari – rievoca un mondo per molti aspetti felice, aperto a sviluppi imprevedibili: secondo Simone Weil, in quella parte di Europa resuscitò lo spirito democratico dell’Atene di Pericle, basato sul culto della bellezza anziché su quello della forza. Bellezza e giustizia: il potere nobiliare era affiancato da quello, democratico, delle neonate autorità consolari cittadine. Un modello pericoloso, stroncato nel sangue con la Crociata Albigese.

 

Data simbolo, sul piano militare: la battaglia di Muret che, nel 1213 alle porte di Tolosa, spezzò il sogno del nuovo ipotetico Stato, esteso dal Mediterraneo all’Atlantico, dalle Alpi ai Pirenei. Uno Stato mai nato, ucciso nella culla: avrebbe accorpato Linguadoca e Provenza, Catalogna e Aragona, rappresentando una sfida al potere di Roma e a quello del Sacro Romano Impero. Nucleo centrale della nuova entità: l’Occitania, vastissimo territorio linguistico incluso tra l’alta valle di Susa e la provincia basca francese di Bayonne, sull’oceano, passando per città come Nizza e Marsiglia, Narbonne, Tolosa e Bordeaux, sfiorando la “gemella” Barcellona. Alla base della disputa, una questione essenziale di sovranità: di fatto, attraverso la difesa della libertà di culto, il conte tolosano Raimondo VI scommise sull’indipendenza di una decisiva fetta d’Europa, oggetto di mire geopolitiche da parte di Roma e Parigi. Ma il cuore della rivolta, incarnata dal “Paratge” (il senso dell’onore della cavalleria Francesco d'Assisi occitanica) era proprio la tutela dell’eresia come diritto inalienabile, pura espressione della libertà di pensiero. Cosa diceva, il Catarismo? Era drastico, nella sua simbolizzazione teologica: questo non è il vero mondo.

 

Di ascendenza zoroastriana, la fede càtara attribuisce la creazione al Dio Straniero, l’equivalente dell’Ahriman dei mazdei. Ma attenzione: l’altra divinità (quella celeste) è qui, in noi. Ognuno, pur in questo mondo di tenebra, ha in sé una scintilla d’immortalità. Per questo è fondamentale non dimenticarlo mai: è qualcosa che ricorda la “rammemorazione” dei Sufi, lontana mille miglia da qualsiasi degenerazione “magica” della religione. Il Cristo dei càtari? Venuto sulla Terra proprio per svelare, attraverso l’illusionismo dei cosiddetti miracoli, l’inattendibilità della materia. La salvezza? Altrettanto drastica: rinunciare al mondo, cioè al potere. Vietato giurare: e proprio sul giuramento si basavano le istituzioni del feudalesimo, che si pretendevano investite e consacrate dall’alto. Se la materia è “demoniaca”, a maggior ragione gli eretici non potevano riconoscere l’autorità politica degli Stati e dei confini tra le nazioni. Erano casti e nullatenenti, come Francesco d’Assisi avevano dato ai pov eri i loro averi, e seguivano una dieta rigorosamente vegetariana. Peggio ancora – come già il clero di Zoroastro – avevano aperto il Eretici verso il rogosacerdozio alle donne, perfettamente equiparate ai religiosi maschi. Il loro motto: non siamo del mondo, e il mondo non è nostro. Potevano passarla liscia, nell’Europa del Papa-Re?

 

Il documentario che Fredo Valla ha cominciato a girare, partendo dall’Est balcanico, ripercorre la straordinaria vicenda trans-europea dei “bourgres” (o “bogres”, in occitano), cioè gli eretici dualistici – due divinità opposte, bene e male – che prima ancora dell’anno Mille varcarono il Bosforo, lasciandosi alle spalle la religione zorostriana per coniare un sincretismo gnostico, forse essenico, presentato come “Cristianesimo delle origini” alternativo al cattolicesimo, dando vita alle prime comunità di bogomili nella penisola balcanica. Quei “bulgari”, poi, attraverso la Lombardia si spinsero fin nel nord nell’Europa per poi insediarsi stabilmente in Occitania, acclamati dal popolo scandalizzato dal lusso e dalla corruzione del clero cattolico. Ma non si tratta soltanto di far luce sulla storica rimozione dell’eresia dualista, sbaragliata dalla Crociata e poi letteralmente incenerita, per 70 anni, dai roghi dell’Inquisizione. Quel genocidio vergognoso, coperto per secoli da una ostinata “damnatio memoriae”, rende ancora più viva l’attesa per il film di Valla, che si rivolge al pubblico – già in fase di produzione, mediante crowdfunding – per condividere fin dall’inizio lo spirito di un’operazione a basso costo, ma ad alta intensità culturale: nel dubbio, fondato, che il potere che allora sterminò i càtari sia lo stesso che oggi opprime miliardi di individui, a cui racconta che quella che percepiscono è l’unica realtà possibile, l’unico modo di stare al mondo: guerra e sopraffazione, la legge del più forte.

 


Sul sito “Produzioni dal basso” è possibile concorrere alla realizzazione del documentario “Bogre”, il viaggio condotto da Fredo Valla sulle tracce di Catari e Bogomili, tra Bulgaria e Francia sud-occidentale

 

Il Progetto

https://www.produzionidalbasso.com/project/bogre-il-film-un-viaggio-sulle-tracce-di-catari-e-bogomili/

 

B OGRE. In lingua occitana significa bulgaro. 

B O GRE. È uno dei nomi che vennero dati ai Catari. 

BO G RE. Oggi sopravvive nei paesi occitani come un insulto. 

BOG R E. È il viaggio di Bogomili e Catari nell’Europa del medioevo. 

BOGR E. È il titolo del film che intendiamo realizzare. 

 

Chi parla la lingua d’oc sa che BOGRE non indica semplicemente un abitante della Bulgaria. Così era in antico, poi le parole evolvono, e bogre , da secoli, ha assunto in occitano il significato di inetto, di babbeo, di persona infida che maschera la verità. Attorno al XII secolo bogre divenne un insulto diretto ai Catari d'Occitania, colpevoli di una religione non ortodossa, simile per dottrina a un altro grande movimento eretico europeo, quello dei Bogomili bulgari. 

 

Entrambe furono eresie dualiste. Il catarismo e il bogomilismo sono la testimonianza storica di un medioevo tutt’altro che buio e immobile come spesso viene rappresentato. Le idee viaggiavano da un capo all'altro dell'Europa, dai Balcani ai Pirenei, dall'Italia centro-settentrionale alla Bosnia. 

 

Siamo appena tornati dalla Bulgaria dove abbiamo filmato i luoghi dell’eresia bogomila e raccolto le testimonianze dei più grandi esperti. Abbiamo incontrato storici, filologi, archeologi. È stata la prima tappa, la seconda sarà in Occitania francese e poi seguiranno l’Italia centro-settentrionale, la Bosnia e Istanbul. 

 

La seconda tappa in Occitania è il cuore del documentario. Qui la vittoria della Chiesa di Roma, delle armi dei Crociati e dell’Inquisizione sui Catari, pose fine a un’idea di Dio che si voleva fedele alle origini, che predicava la pace, sosteneva l’eguaglianza sociale e – cosa inaudita a quei tempi - la parità uomo-donna. 

Fu lo sterminio di un mondo. 

 

Vi faremo entrare nella quotidianità dell’essere catari e bogomili in quegli anni. Catari non erano solo i servi e i contadini che si opponevano all’alto clero e ai feudatari – così com’è accaduto per il bogomilismo – ma anche le classi mercantili e colte della città. Sono tante le famiglie di alto lignaggio che hanno abbracciato la novità della dottrina catara. A Firenze erano catari personaggi che tutti conosciamo, come Farinata degli Uberti, il poeta Guido Cavalcanti e, secondo studi recenti, lo stesso Dante Alighieri. 

 

Eppure, nonostante il suo evidente ruolo storico, il catarismo spesso viene considerato un fenomeno marginale. 

 

Ma esistono prove delle relazioni tra questi movimenti eretici ai due estremi dell’Europa? 

Sono tanti i documenti e le tradizioni che ci raccontano dei loro rapporti dottrinali e umani. 

 

L’episodio che rappresenta al meglio il mondo di Bogre è il concilio che si tenne nel 1167 a Saint Felix de Caraman, presso Tolosa: un concilio a cui parteciparono rappresentanti delle varie comunità catare occitane e italiane (le comunità di Tolosa, Carcassonne, Albi, Aran, e Marco di Lombardia per l’Italia) e che vide tra gli invitati il bogomilo Nicetas, che trasmise lo Spirito Santo attraverso l’unico sacramento riconosciuto dai Catari, il consolamentum. 

È innegabile che tra i due movimenti religiosi ci fosse non solo un'affinità, ma rapporti  tutt'altro che sporadici. 

 

Il progetto BOGRE nasce dalla passione che si è creata nel nostro gruppo di lavoro, composto da professionisti del cinema ( Fredo Valla Andrea Fantino Elia Lombardo ) , da studiosi del catarismo e del bogomilismo ( Maria Soresina ) e da organizzatori culturali dello spazio occitano ( Ines Cavalcanti e Chambra D’oc ). 

 

Tutti siamo animati dalla passione per il mondo occitano – la cui storia, fin dalle origini, è stata aperta ai contatti e alle contaminazioni. 

 

Al nostro gruppo si sono presto uniti il Centro Ivan Duj?ev di Sofia, una delle più importanti istituzioni accademiche bulgare, quindi il Cirdoc-Mediateca Occitana di Béziers (Francia) e l'Istituto Internazionale Lorenzo de' Medici di Firenze. 

Grazie al sostegno di questi amici e collaboratori siamo riusciti a partire e a concludere la prima tappa, la Bulgaria bogomila. 

 

Abbiamo deciso di lanciare questa campagna di crowdfunding per continuare il nostro lavoro di ricerca in Occitania, dove nasce la parola BOGRE, e dove in fondo nasce il nostro film documentario. Sarà la tappa più importante del nostro viaggio. 

 

Abbiamo intenzione di mantenere un metodo di lavoro attento alla storiografia e ai documenti più attendibili; vogliamo che la storia di BOGRE contribuisca alla Storia dei Bogre , di chi quel nome se l'è trovato appiccicato come un insulto dal momento in cui ha scelto una fede diversa da quella dominante. BOGRE è una storia di idee, di religioni, di viaggi, di persone, di poteri. Una storia che oggi merita di essere raccontata. E condivisa.

 

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