Il libro: Bruno Mautone, “Chi ha ucciso Rino Gaetano?”, Revoluzione
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18/9/17
Rino Gaetano fu assassinato, osava minacciare il potere
Era amico della figlia del medico personale di Licio Gelli: era lei la fonte di tante rivelazioni che poi sarebbero finite nelle sue canzoni, in un gioco tanto pericoloso da costargli la vita? Sono gli interrogativi che l’avvocato salernitano Bruno Mautone solleva, nel suo secondo libro sulla strana morte di Rino Gaetano, fino a chiedere alla magistratura romana di riaprire le indagini sulla scomparsa del cantante, morto nella capitale il 2 giugno 1981, a soli trent’anni di età, dopo esser stato investito da un camion. Impressionante l’elenco delle “stranezze” che Mautone riassume nel pamphlet, “Chi ha ucciso Rino Gaetano?”, edito da Revoluzione nel 2016. Davvero moltissimi i riferimenti, nelle canzoni di Gaetano, a episodi imbarazzanti della politica italiana. Desta scalpore, inoltre, l’infelice sorte di un grande amico del cantautore crotonese, altra possibile fonte di informazioni riservate: una morte-fotocopia (incidente stradale) altrettanto prematura. Il giovane, che lavorava presso consolati stranieri, fu sepolto al Verano accanto all’artista, ma poi disseppellito e trasferito in un altro cimitero. Curiosità: l’autore dello spostamento dei resti mortali, scrive il blog “Scomparsi”, ha una identità «che coincide con un personaggio storico dello spionaggio italiano, collegato addirittura al “Noto Servizio”».
Si tratta di apparato riservato dello Stato «che compiva atti di intelligence in modo autonomo rispetto ai servizi istituzionali», prima il Sid e poi il Sismi e il Sisde, «spesso sfociando in atti illegali e gravissimi». Specialità inquietante del “Noto Servizio” Rino Gaetano«risultò essere, con atti sequestrati e acquisiti dalla magistratura, l’uccisione di persone ritenute “scomode” con incidenti stradali». Nel libro, Mautone ricostruisce le vistose anomalie dell’incidente che causò la morte di Gaetano, travolto da un camion e poi morto dissanguato, nella notte, a bordo di un’ambulanza militare, dopo che il ricovero fu rifiutato dal pronto soccorso di diversi ospedali. Una vicenda su cui inutilmente chiesero di fare luce, subito dopo, due senatori del Msi, Araldo di Crollalanza e Tommaso Mitrotti. Dal governo Forlani, un muro di silenzi e omissioni: il liberale Renato Altissimo, autore della risposta, non precisò l’ora dell’incidente sulla Nomentana, non disse chi allertò i soccorsi e come, né perché intervenne un’unica ambulanza nonostante fosse ferito anche il camionista coinvolto nell’incidente, esanime sull’asfalto, accanto all’artista intrappolato nella sua Volvo. Nella risposta di Altissimo, inoltre, «non si precisa perché l’unica ambulanza intervenuta fosse un mezzo poco attrezzato dei vigili del fuoco e perché Rino, una volta prelevato con una gravissima ferita cranica, venne condotto fatalmente in un ospedale privo del reparto di traumatologia cranica».
Non si fanno neppure i nomi dei medici che avrebbero curato o cercato di curare il ferito in quelle condizioni, né si fa cenno ai presunti motivi che spinsero altri ospedali, pur allertati, a non approntare nessuna forma di soccorso. Non si dice nemmeno chi convocò il medico traumatologo, fatto accorrere al Policlinico, né il nome dello specialista e degli altri sanitari coinvolti. Tanta evidente vaghezza finisce per moltiplicare i sospetti: «Sin dai primi momenti, la morte prematura dell’artista calabrese suscitò interrogativi e dubbi». Oltre alla storia dell’amico impegnato in uffici diplomatici, che di lì a poco avrebbe seguito Rino Gaetano nel cimitero maggiore della capitale (per poi esservi rimosso), Mautone rimarca una clamorosa dichiarazione rilasciata da Rino dopo i trionfi sanremesi al giornalista Manuel Insolera: il festival della canzone viene paragonato in modo esplicito ad «un ordine massonico». In un articolo della “Stampa” di Torino, pubblicato il 3 giugno 1981 all’indomani della morte del cantante, si rileva come i testi di diverse canzoni facessero riferimento alle scabrose cronache della P2. A Mautone non sfugge che Rino Gatano è stato esplicitamente citato da Stefano Bisi, gran maestro del Grande Oriente d’Italia, nel suo Bruno Mautonediscorso ufficiale di insediamento, il 6 aprile 2014, utilizzando un verso del cantante per sottolineare la necessità di concordia: «Vi ricordo che cosa cantava Rino Gaetano: “Chi nuota da solo affoga per tre”».
«Una notizia di grande interesse – aggiunge il blog “Scomparsi” – è rappresentata da una stretta frequentazione di Rino: nel cerchio delle sue più care amiche si annovera la giornalista Elisabetta Ponti, figlia di un medico, Lionello Ponti, che risultò inserito nella lista della P2 ed era il sanitario di fiducia di Licio Gelli». Il libro di Mautone, poi, mette a fuoco i costanti, fittissimi riferimenti (cifrati) con cui Rino Gaetano alludeva, nelle sue canzoni, ai principali “eroi” dei tanti scandali italiani: la Berta di “Berta filava” non sarebbe una ragazza qualunque, ma l’America, che “filava con Mario, filava con Gino”, ovvero i ministri Mario Tanassi e Luigi Gui, accusati per lo scandalo Lockeed, legato all’acquisto di velivoli militari Hercules C-130. Lo stesso Gaetano, in un concerto in Puglia, dichiarò che il brano era «dedicato al mondo dei grossi politici ed altri enigmatici mondi». Ci sono passaggi apparentemente inspiegabili come “il rapido Taranto-Ancona”, dalla canzone “Mio fratello è figlio unico”: «Da deposizioni giudiziarie – ha spiegato lo stesso Mautone – è poi risultato che proprio Il libro di Mautonequel treno era stato utilizzato, da servizi deviati, per il trasporto di esplosivi destinati alle stragi nelle piazze». Ancora: il Cazzaniga citato nella canzone “Nun te reggae più” dopo la sequenza “Dc-Dc-Dc-Dc” sarebbe, secondo Mutone, l’oscuro democristiano Vincenzo Cazzaniga, già manager della Esso e poi vicepresidente della holding super-massonica Bastogi, posta sotto il controllo di Giulio Andreotti ed Eugenio Cefis, e citata espressamente da Gaetano in un’intervista. Cazzaniga, sostiene Mautone, risultò essere un collaboratore dei servizi americani e, per conto degli Usa, finanziava segretamente la Dc in chiave anti-sinistra. Altri riferimenti «allarmati», disseminati in vari brani musicali, citano una “rosa” e un “pugnale Usa”, richiamando l’eversione nera (la “Rosa dei Venti”) e Gladio. Nella canzone “La zappa, il tridente, il rastrello” compare direttamente “una mansarda in via Condotti”, che – si scoprirà poi – ospitava il vertice della P2. Decisamente inquietante, poi, il brano “La ballata di Renzo”, inciso nel 1970 ma uscito soltanto nel 2009, postumo. Sembra l’anticipazione, profetica al millimetro, della fine che attendeva l’artista – una sorta di contrappasso dantesco. “Quando Renzo morì, io ero al bar”, cantava Rino. L’incidente, poi l’odissea in ambulanza: “S’andò al san Camillo, e lì non lo vollero per l’orario”. Altro ospedale: “S’andò al san Giovanni, e lì non lo accettarono per lo sciopero”. E quindi l’epilogo, con persino il sinistro riferimento cimiteriale: “Con l’alba, le prime luci, s’andò al Policlinico, ma lo respinsero perché mancava il vice capo. In alto c’era il sole, si disse che Renzo era morto. Ma neanche al cimitero c’era posto”. |
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maggio 12, 2016
Rino Gaetano fu ucciso, i documenti lo provano
“Chi ha ucciso Rino Gaetano? “, è il nuovo saggio di Bruno Mattone. Circa tre anni fa l’avvocato salernitano pubblicava un libro dedicato a Rino Gaetano, il cantautore crotonese scomparso prematuramente all’età di 30 anni a seguito di un tragico sinistro stradale avvenuto a Roma il 2 giugno 1981. La pubblicazione del volume ha suscitato grande interesse e pure una polemica reazione di Anna Gaetano, sorella del cantautore, in ordine a due precipui punti. Una presunta affiliazione massonica di Rino Gaetano e la dinamica del’incidente mortale secondo Mautone fortemente sospetta al punto da ipotizzare che non fu legata al caso ma frutto di una deliberata pianificazione.
QUELLO STRANO INCIDENTE
Con il secondo volume Mautone ha portato una serie di riscontri documenti che indubbiamente riaprono le questioni rimaste insolute e che gli scettici hanno voluto liquidare frettolosamente come frutto di fantasia. Ed ecco che viene portato alla luce del materiale oggettivamente interessante, infatti il legale salernitano ha scoperto addirittura la esistenza di una interrogazione parlamentare rivolta il 4 giugno 1981 per iscritto al governo Forlani, in carica nel giugno 1981, con la quale si chiede in via ufficiale e in sede politico-istituzionale chiarimenti sulla drammatica morte di Rino Gaetano.
I due senatori Di Crollalanza, già ministro di Mussolini, e Mitrotti invocano dall’Esecutivo risposte su quanto successo sulla via Nomentana e su cosa accadde effettivamente al Policlinico e nei vari ospedali coinvolti a vario titolo nella vicenda. La esistenza di tale documento ufficiale rappresenta un indubbio sostegno a quelle teorie che legano la morte dell’artista ad una macchinazione.
L’autore ha pure “scovato” la risposta, sopravvenuta con vari mesi di ritardo, fornita dall’Esecutivo, tramite il ministro della sanità dell’epoca, il liberale Altissimo (vicino, peraltro, ad ambienti massonici. Il dominus politico del PLI, ad esempio, era Valerio Zanone, politico affiliato alla massoneria). Ebbene nel saggio si rimarca la assoluta genericità della nota governativa di risposta fornita in Parlamento, ai limiti della omertà. Effettivamente non si chiariscono tantissime circostanze della drammatica vicenda, ad esempio non si precisa l’ora dell’incidente, chi allertò i soccorsi e come, perché intervenne una unica ambulanza in loco nonostante il camionista coinvolto svenne e rimase giacente sull’asfalto esanime e nello stesso tempo l’artista era immobilizzato nella sua automobile,non si precisa perché la unica ambulanza venuta sui luoghi era un mezzo poco attrezzato dei vigili del fuoco e perché Rino, una volta prelevato con una gravissima ferita cranica, venne condotto fatalmente in un ospedale privo del reparto di traumatologia cranica. Non si fanno neppure i nomi dei medici che avrebbero curato o cercato di curare il ferito in gravi condizioni, non si fa nessunissimo cenno ai presunti motivi che spinsero altri ospedali, pur se allertati, a non approntare nessunissima forma di soccorso ulteriore al paziente in condizioni di estrema gravità. Né si fa cenno su chi convocò medico- traumatologo, fatto venire da altro ospedale poiché al Policlinico non vi era il reparto, né a che ora sopraggiunse al Policlinico tale medico, né se ne precisano le generalità, così come non si indicano i nomi dell’anestestista\rianimatore che pure si dice fosse intervenuto. In sostanza la risposta del Governo non forniva alcun chiarimento limitandosi ad una dozzinale nota burocratica destinata, per la evidente vaghezza,a moltiplicare i dubbi e gli interrogati sulla intera drammatica vicenda. Tali riscontri documentali provano che sin dai primi momenti la morte prematura morte dell’artista calabrese suscitò interrogativi e dubbi. Ma nel libro la vicenda viene accostata ad un’altra morte prematura che colpì un caro amico di Rino, pure seguita ad un incidente stradale.
Tale persona lavorava in importanti uffici consolari-diplomatici a Roma e Mautone chiede alla Procura di Roma di riaprire le indagini non solo sulla morte dell’artista ma anche di tale suo caro amico che l’avvocato indica come coraggiosa fonte di tante notizie e fatti trasfusi altrettanto coraggiosamente nelle canzoni. Tra l’altro l’amico di Rino venne seppellito al Verano, così ristabilendo una vicinanza ideale già riscontratasi in vita e tuttavia vicende post mortem danno delle inquietanti connotazioni a fatti illustrati. Infatti , senza nessunissima plausibile ragione, l’amico dell’artista viene disseppellito dopo pochissime settimane e portato in un altro cimitero di Roma. La vicenda già strana diventa ancora più oscura poiché l’autore dello spostamento dei resti mortali ha una identità che coincide con un personaggio storico dello spionaggio italiano, collegato addirittura al Noto servizio segreto, cioè ad un apparato riservato dello stato che compiva atti di intelligence in modo autonomo rispetto ai Servizi istituzionali (prima il SID poi il SISMI e il SISDE), spesso sfociando in atti illegali e gravissimi. Specialità inquietante del Noto servizio segreto risultò essere, con atti sequestrati e acquisiti dalla magistratura, la uccisione di persone ritenute “scomode” con incidenti stradali!! Nel volume di Mautone sono indicati i nomi delle persone protagoniste delle illustrate vicende e riferimenti documentali e bibliografici di tutti gli avvenimenti.
UNA PRESUNTA AFFILIAZIONE MASSONICA
Nel volume l’avvocato salernitano ha raccolto le testimonianze dirette di due carissimi amici del cantautore, Mimì Messina, amico di infanzia e di scuola, frequentate assieme a Narni, e Franco Pontecorvi, addetto artistico e compagno assiduo di ogni tournèe e dei viaggi all’estero, entrambi hanno escluso in modo convintissimo che Rino fosse massone, così come lo ha escluso Anna Gaetano. Nel libro Mautone, quindi, perviene alla conclusioni che il cantante calabrese non fosse affiliato a qualsiasi loggia massonica e che riferimenti agli ambienti dei liberi muratori fatti in via continua in vari brani e anche in interviste siano il frutto di un interesse da studioso e di interessato osservatore. Nel libro si rimarca una clamorosa dichiarazione rilasciata da Rino dopo i trionfi sanremesi al giornalista Manuel Insolera, il festival della canzone viene paragonato in modo esplicito ad “un ordine massonico(!!). Sempre proseguendo nella sua opera di certosina ricerca Mautone dimostra come la ventilata colleganza Rino Gaetano-Universo massonico non sia una tesi nata in questi ultimi anni. Infatti l’autore del saggio ha reperito un interessante articolo del 3 giugno 1981, quindi risalente al giorno appena successivo alla morte, pubblicato sull’importantissimo e diffuso quotidiano La Stampa nel quale esplicitamente e senza mezzi termini testi gaetaniani vengono rapportati a fatti inquietanti della p2, la famigerata loggia guidata dal Venerabile Licio Gelli.Quello che sconcerta è la identità del coraggioso giornalista che sul giornale dei bilderberghiani Agnelli ha stilato l’articolo, è una identità…misteriosa, infatti il notevole pezzo giornalistico è siglato solo da due lettere e il quotidiano di Torino, a richiesta esplicita di Mautone, ha risposto che a distanza di 35 anni non è possibile risalire al nome e cognome poiché vari giornalisti si firmavano con sigle non corrispondenti alle proprie iniziali e che poi mutavano frequentemente. Nel libro si rimarca, altresì, la singolare circostanza rappresentata da esplicite citazioni dedicate a Rino Gaetano da Stefano Bisi cioè il Venerabile Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, la loggia massonica più potente della penisola, addirittura nel suo discorso di insediamento alla guida della potentissima obbedienza massonica. I versi di una misconosciuta e inedita canzone di Rino vengono fatti propri da Bisi per sottolineare che i dignitari massoni devono operare in unione e concordia per rafforzare il potere e la forza della loggia.
Sempre in tale quadro una notizia di grande interesse è rappresentata da una stretta frequentazione di Rino, precisamente nel cerchio delle sue più care amiche si annovera la giornalista Elisabetta Ponti figlio di un medico, Lionello Ponti, che risultò inserito nella lista della P2. Ma il dr. Ponti non è un medico qualunque ma è addirittura il sanitario di fiducia di Licio Gelli, quindi a tutti gli effetti e in concreto la persona più in stretto contatto e in intimità col Venerabile maestro piduista. Elisabetta Ponti ha detto che dopo la pubblicazione della lista degli affratellati alla p2 parlò molto volte di massoneria con Rino e che l’artista, pur riferendo dei concetti alquanto indecifrabili, non espresse alcuna attenzione e\o interesse particolari per la fenomenologia massonica. In realtà tale ricostruzione della Ponti, forse per il gran tempo trascorso, non risulta plausibile. Infatti Rino morì appena 10 giorni dopo la pubblicazione della lista della p2 e in un lasso di tempo così ristretto non era possibile che avesse potuto parlare “molte volte” di massoneria con la Ponti, oltretutto impegnato come era, fino all’ultimo, nella sua frenetica attività artistico-canora.
I CONTENUTI DELLE CANZONI
Nel volume si sottolineano pure i tanti mirabili significati dei testi gaetaniani, dimostrandosi che l’artista faceva trapelare le proprie cognizioni, frutto di fonti di alto profilo, di fatti e personaggi. Ad esempio Mario e Gino de La Berta Filava non sono due baristi della RCA come taluni riduttivamente hanno sostenuto,ma indicano i ministri Mario Tanassi e Gino (Luigi) Gui. Infatti nel 1976, anno in cui venne inciso il brano, l’artista non era nella casa discografica RCA ma cantava ancora per la IT di Vincenzo Micocci. Inoltre Rino in vari concerti, compreso quello immortalato in una registrazione “storica” a San Cassiano, in Puglia, dichiara esplicitamente che il brano è dedicato al mondo dei grossi politici ed altri enigmatici mondi, quindi conferma che il brano non è assolutamente rapportato alla figura di …due baristi. Inoltre anche un altro coraggioso, per quanto più controverso, testimone di quegli anni scrive in una propria filastrocca di Mario, Gino e Berto e accosta tali suoi versi allo scandalo Lockheed e fa coincidere, per sua stessa ammissione, le identità di Mario e Gino con le figure politiche di Mario Tanassi e Gino (Luigi) Gui.
Sempre in modo minimalistico taluni hanno individuato il Cazzaniga nominato in Nuntereggaepiù in un giornalista sportivo non certo passato alla storia per chiarezza di argomenti e acume nei commenti. In realtà Mautone evidenzia che si tratta di Vincenzo Cazzaniga, già amministratore delegato della Esso Italia e poi vice-presidente della Bastogi un carrozzone pubblico, oggi non più esistente, che si interessava di energia e costruzioni. Tale Vincenzo Cazzaniga risulto essere un collaboratore dei Servizi americani e per conto degli USA finanziava segretamente la DC in chiave anti-sinistra. Ebbene in Nuntereggaepiù Rino, mostrando ancora una volta di avere conoscenza di fatti assai riservati, canta DC DC DC DC CAZZANIGA…. mostrando di sapere il ruolo occulto che quest’ultimo rivestiva, cioè di finanziatore segreto della Democrazia Cristiana. A ulteriore dimostrazione che si tratta di Vincenzo Cazzaniga, posto alla direzione della Bastogi, sotto l’ala protettiva quanto asfissiante di Giulio Andreotti e di Eugenio Cefis, supermanager del mondo energetico,vi è una intervista di Rino Gaetano ove nomina esplicitamente la BASTOGI di Vincenzo Cazzaniga, rispondendo in maniera del tutto avulsa ad una domanda di musica che gli pone un giornalista.
Ma sono innumerevoli i casi ove Rino mostra di avere notizie di fatti inquietanti, e nello stesso tempo li svela in modo geniale inserendoli in contesti musicali apparentemente ironici ed allegri. In Mio Fratello è figlio unico menziona il treno Taranto-Ancona, cioè il convoglio e tratto ferroviario che qualche anno dopo emerse essere sotto controllo dei servizi segreti deviati. Infatti due ufficiali dei servizi segreti, “fratelli” affiliati alla p2, Belmonte e Musumeci, furono condannati per aver architettato sul treno Taranto-Ancona falsi attentati per confondere le indagini della magistratura sui drammatici e purtroppo reali attentati ai treni avvenuti in Italia attorno alla metà degli anni settanta.
Anche i riferimenti allarmati in taluni brani rivolti ad una “rosa” nonchè allusioni altrettanto allarmate ad un “pugnale USA” sono altri geniali riferimenti a fatti inquietanti di cronaca politica e giudiziaria contemporanei al cantautore, infatti Rino, tra le righe, richiama vicende giudiziarie di pericolosissime associazioni riservate quali la “Rosa dei venti” e “Gladio” (come è noto un lungo pugnale, una piccola spada).
Con il secondo saggio Mautone ha avuto e trovato conferme documentali alle ipotesi che aveva lanciato nel primo libro e in ogni caso dimostra che le questioni da lui sollevate non erano il frutto avvelenato di una immaginazione galoppante ma avevano già trovato origine e dibattito sin da primo giorno della morte di Rino Gaetano, pur occultate da organi di stampa “distratti” se non proprio colpevolmente silenti.
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