Fonte: www.tabletmag.com https://comedonchisciotte.org/ 5 luglio 2017
“La miseria ci invaderà…”. Intervista a Jean Raspail di Marc Weitzmann Traduzione di Nickal88
Il mentore di Steve Bannon, il novantunenne autore francese Jean Raspail. Abbiamo fatto visita all’ex Boy Scout e autore del libro Il Campo dei Santi (n.d.T. titolo originale Le Camp des saints) – e di altre fantasticherie relative alla dominazione della razza bianca sulla Civiltà Occidentale, che ispirano il consigliere di Donald Trump
L’1 settembre 1998 è stata occupata un’isola deserta britannica, chiamata Les Minquiers, nel Canale della Manica, da parte di un commando di sei marinai su una barca a vela proveniente dal Regno di Patagonia. Dopo aver rimosso la bandiera inglese sull’isola, è stata piantata al suo posto la bandiera blu, bianco e verde della Patagonia, sono state messe targhette con la scritta Patagonia sugli edifici, e la toilette pubblica è stata ribattezzata l’edificio più a settentrione del regno di Patagonia. È stata la seconda volta che ha avuto luogo un’invasione di questo tipo, la prima si era verificata nel 1984. In entrambi i casi, il governatore militare della Patagonia aveva emanato la stessa “nuova costituzione” per il territorio appena conquistato, proibendo “tutti i sindacati e i partiti politici” e sostenendo che i “commando del re della Patagonia dovevano osservare il più completo riguardo verso la popolazione che ci ha accolto tripudiante.” L’isola era, in realtà, un pezzo di roccia disabitato. L’autore della costituzione e capo militare di tutta l’operazione era l’autonominatosi vice console di Patagonia, facente funzioni in nome di Orélie-Antoine I, re di Patagonia, morto più di un secolo prima. Era Jean Raspail, uno scrittore francese relegato all’oblio, autore di circa 45 libri, e al quale è stato concesso un incontro con un diplomatico di medio livello da parte dell’ambasciata britannica a Parigi. Così si è conclusa l’“occupazione” e, con essa, l’ultima apparizione pubblica rilevante di Jean Raspail, finché l’attuale Rasputin della Casa Bianca di Trump, Steve Bannon, ha cominciato a ostentare uno dei suoi romanzi come la Bibbia del XXI secolo. La prima menzione fatta da Bannon del libro di Raspail ha avuto luogo quasi incidentalmente, nell’ottobre 2015, in un’analisi della crisi dei rifugiati per l’allora redattore capo di Bretibart.com: “L’Europa centrale e poi quella occidentale e settentrionale sono sottoposte quasi a un’invasione del tipo Il Campo dei Santi”. Bannon ha ripetuto il suo riferimento criptico pochi mesi dopo, nel gennaio 2016 – “Quella a cui assistiamo non è una migrazione, è un’invasione. È come Il Campo dei Santi” e un’altra volta nel mese di aprile dello stesso anno “Voglio dire, questo è Il Campo dei Santi”, non è vero? “Sembrava che, per Bannon, Il Campo dei Santi fosse un riferimento culturale così evidente come lo sono Macbeth, Ulisse, o La Metamorfosi di Kafka. Anche i Francesi ci hanno impiegato un po’ per trovare il nesso in merito al romanzo Il Campo dei Santi di Jean Raspail del 1973, che trae il titolo dall’Apocalisse secondo San Giovanni. Il romanzo racconta la storia di un gruppo di Partigiani francesi che si impegnano nella difesa del Paese in seguito all’invasione di milioni di “miséreux” (indigenti) dalla pelle scura provenienti dall’India, i quali sono aiutati da giovani hippie “collaboratori”. Sulle imbarcazioni che li portano in Francia, gli invasori dalla pelle scura passano il loro tempo in gigantesche orge; il loro capo è coprofago. Le autorità francesi sono al collasso di fronte all’“invasione” e al caos planetario derivante (tra gli altri flagelli e orrori, la Regina d’Inghilterra è costretta a sposare il figlio di una donna pakistana e il sindaco di New York si deve rifugiare presso una famiglia afro-americana). Nel frattempo, i Résistants francesi si armano. Mentre Calgues, alter ego di Raspail, sta per uccidere uno degli hippie radicali depravati, gli ritorna alla mente il KKK e la gloriosa epoca delle Crociate. Per anni un libro cult per l’estrema destra, che non ha mai raggiunto un pubblico più ampio ed è stato ben presto messo nel dimenticatoio. Eppure, ciò ci dice qualcosa circa l’atmosfera generale nella Francia di oggigiorno così che, quando l’editore di Raspail ne ha curato la ristampa su insistenza dell’autore, il libro ha venduto 20.000 copie in due mesi, il che lo ha reso il romanzo n.1 nell’elenco dei best-seller di Amazon in Francia – aprendo la strada, si potrebbe affermare, al libro di Michel Houellebecq, Sottomissione (n.d.T titolo originale . Nel 2016 Il Campo dei Santi ha venduto 110.000 copie. Negli Stati Uniti, come riportato dall’Huffington Post, è stato ristampato nel 1983 nella traduzione del 1975 di Scribner, grazie all’ereditiera americana Cordelia Scaife May e all’ex oculista John Tanton, accusato di opinioni neonaziste e che si è difeso rivelando che la sua preoccupazione per l’immigrazione si è in primo luogo palesata dopo aver letto Il Campo dei Santi, ed è questo il motivo che il libro è stato ripubblicato nel 2001. “Non avevo proprio idea di chi fosse questo Steve, ehm…, Bannon”, mi ha riferito Raspail quando abbiamo parlato di recente nel suo appartamento di Parigi. “Leggo i giornali, mi tengo informato, capisco un po’ l’inglese, così che un giornalista francese mi ha fatto ascoltare ciò che, l’altro giorno, ha detto Bannon nei miei riguardi. Devo dire che sono rimasto sbalordito. Voglio dire, in un certo senso sono soddisfatto, poiché non conosco quest’individuo e lui ha compreso il messaggio de Il Campo dei Santi. Egli ha detto che la lettura gli ha fatto capire quel che si dovrebbe fare. Non è straordinario?” Raspail è alto ed è un novantunenne in evidente buona forma. È vestito elegantemente secondo la moda senza tempo della borghesia francese e porta baffetti bianchi. I suoi occhi azzurri brillano di un mix di candore quasi infantile, e le sue maniere sono affabili e quasi rilassate. Nulla di questo affascinante vecchio richiama alla mente la grandiosità narcisistica che affligge tanti intellettuali e scrittori francesi – o suggerisce il fatto che ha scritto ciò che l’estrema destra considera la Bibbia razzista anti-immigrazione. Egli vive in un grazioso appartamento nel XVII arrondissement di Parigi ed è stato recentemente definito “Il profeta” da parte di Résistance Républicaine, un sito web che intrattiene legami stretti con il Front National. Nel suo soggiorno vi sono i ricordi della sua carriera come “esploratore” e dalle 20 alle 30 navi in ??bottiglia che decorano un’intera parete. La sua scrivania si trova in una piccola stanza le cui pareti sono ricoperte di foto dei suoi numerosi viaggi e i manifesti dei suoi libri. Libri e oggetti di ogni genere sono stipati sugli scaffali, un manifesto americano che indica l’ingresso a una riserva indiana, una riproduzione della canot con la quale ha viaggiato nel 1949 dal fiume San Lorenzo a San Louis e, manco a dirlo, una bandiera della Patagonia, per la quale egli presta ancora servizio, con orgoglio, come vice console. Su una porta, un manifesto mostra il disegno naif di un soldato francese a cavallo della Legione Straniera, il quale porta una bandiera francese – un’illustrazione per l’adattamento a fumetti per bambini di uno dei suoi romanzi. “Questa stanza”, ha detto facendomi entrare, “è la mia vera casa.” In una stanza non attigua, la voce di sua moglie si affievolisce presto e svanisce. Silenzio. Si siede alla scrivania. Prima di tutto penso che questa non è proprio la scrivania di Céline; questa è la scrivania di un figlio – un figlio francese degli anni ’30, osservante cattolico. De Il Campo dei Santi mi racconta quello che dice a tutti: come l’idea per il libro gli sia sopraggiunta all’improvviso, o come un’illuminazione dopo aver riletto la Bibbia, per il modo in cui lo ha scritto senza un progetto o un’annotazione e come persino allora il processo gli fosse sembrato sia “strano” sia “assai semplice”. Ma ciò non è proprio il modo in cui si presenta una rivelazione? La Francia è Il Campo dei Santi?, gli ho chiesto. “No, è il mondo occidentale”, ha risposto. “La civiltà Giudeo – Cristiana. E questo mondo occidentale è l’Europa dal Portogallo agli Urali, e comprende anche gli Stati Uniti, checché se ne dica. E, mi dispiace dirlo, è dei Bianchi. Secondo me non esiste un altro mondo occidentale all’infuori di quello dei Bianchi. Ecco com’è. Anche quando abbiamo combattuto l’uno contro l’altro, c’è sempre stata una somiglianza tra noi Occidentali, un senso simile del sacro. Sia che le chiese abbiano avuto lampadine come quelle nel mondo ortodosso, o nessuna come quelle della nostra nazione cattolica, erano uguali! E, aggiunge, “incluse le sinagoghe!” L’idea che gli Ebrei facciano parte del patrimonio “Giudeo-Cristiano” è la nuova follia tra gli ultraconservatori francesi, ora che l’Islam è diventato il principale nemico. Eppure rimangono un soggetto permaloso per ovvie ragioni, che sono entrambe coerenti: i Cristiani hanno bisogno degli Ebrei per essere “Giudeo-Cristiani”, ma non è vero il contrario; e storiche, come precedentemente dimostrato con l’invettiva di Raspail. Che quelle sinagoghe fossero una parte benaccetta del paesaggio francese, nel beneamato XIX secolo europeo di Raspail, è tutto tranne che ovvio. Quando mi ha chiesto il mio cognome, ha pensato in un primo momento che fosse dell’Alsazia. Quando gli ho detto che è un cognome di origine ebraico – ucraina, ha risposto con gioia: “Eccome no!” “In uno dei miei libri”, ha continuato, “ho ideato la famiglia Pickendork. In Germania ci sono stati i Von Pickendorf, i Pickendew in Inghilterra”, quasi fosse una caricatura del libro di Thomas Mann. “Questa era la vera e vecchia Europa! L’Europa non è la merdosa Commissione di Bruxelles con le sue merdose questioni economiche! L’organizzazione morale e sociale dell’Europa era il feudalesimo. Ed era meraviglioso! Si dipendeva da qualcuno che dipendeva da qualcun altro, e così via. Tutti i Paesi europei hanno funzionato in questo modo! Ciò non può più essere il caso di oggigiorno. Ma rimango un realista. L‘onore, secondo me, è importante. Come la dedizione, la fedeltà, l’obbedienza e l’amore per la nazione. Non nasconderò a Lei che ho avuto un’istruzione molto solida nei Boy Scout – ha aggiunto in modo sorprendente. “Non lo nascondo e non me ne vergogno”. Quindi ero curioso di sapere se avesse lui riconosciuto questi valori in un uomo politico di oggigiorno. “De Gaulle”, ha risposto subito, “è stato l’ultimo grande uomo politico in Francia. Anche se non sono mai stato Gaullista in modo particolare.” “Neanche durante la guerra?” Ho chiesto. “No”, ha risposto come se la possibilità fosse incongruente. “Sono stato Gaullista in seguito. Ero troppo giovane durante la guerra; Non me ne fregava niente. Bè, sono nato nel 1925.” “Lei ha l’età di mio padre”, ho risposto. “Oh, veramente? Lui era in Francia in quel momento? Dove abitava? Voglio dire, quando aveva 15 anni nel 1940.” “Be’”, ho risposto “inizialmente si è dovuto nascondere.” “Oh sì! Sì, naturalmente. Mi scusi. A proposito, ce l’ha fatta?” mi ha chiesto molto educatamente, come se mio padre stesse soffrendo da quattro anni per una sorta di influenza che gli dava molti problemi. “È andato con i Maquis(1)? In aggiunta, era l’unica cosa da fare, vero? Io, no. Non l’ho fatto.” “Cosa ha fatto?” ho chiesto. Silenzio. Poi ha detto: “Io … ciò è piuttosto curioso. Non ho avuto simpatie per nessuno dei belligeranti. Così ho preso la mia bicicletta e ho percorso la Francia. Era una straordinaria sensazione di libertà.” Ora era il mio turno a stare in silenzio. Anche se siamo entrambi Francesi, la sua risposta era troppo estranea, non solo dall’esperienza della mia famiglia, ma da qualsiasi cosa mi aspettavo che dicesse. È stata necessaria qualche spiegazione prima di capire che, nella mente di Raspail, quelli che lui chiama belligeranti in Francia durante la Seconda Guerra Mondiale, non sono i Nazisti e l’amministrazione di Vichy da una parte e i Résistants dall’altra, come lo sono per me. No: una volta che la Francia ha firmato l’armistizio, secondo lui, la Seconda Guerra Mondiale era una contesa tra Tedeschi e Americani. Ecco perché non aveva simpatie né per gli uni, né per gli altri. Ecco perché non ha mai nemmeno pensato di entrare nella Resistenza. Non aveva amici nella disputa. Sì, unirsi ai Maquis era l’unica cosa da farsi, ma solamente per persone come mio padre. Suo padre, mi ha detto, era nel 1914 uno dei più giovani ufficiali della prestigiosa scuola militare di Saint-Cyr, il West Point(2) di Francia. Quando la Prima Guerra Mondiale ha avuto avvio, si è ammalato, gli hanno rimosso un rene, è stato dichiarato inabile a combattere e non poteva andare in guerra. È stato nominato consigliere militare presso l’ambasciata francese a Berna, invece di fare attività di spionaggio e, dopo il 1918, supervisore nella regione del fiume Saar per il controllo delle miniere. La famiglia ha vissuto a Saarbrück fino al 1937 e, nel 1935, è stato testimone dell’entrata degli “Hitleriani” a Saarbrück: gli squadroni di S.A. marciavano per le strade con in mano le torce. “Mio padre ha chiuso immediatamente le finestre, ed è così che ho capito che non era dalla loro parte”, si è ricordato. “Ma nemmeno dalla parte di De Gaulle. Egli era un soldato, e Pétain era il Maresciallo.” In un certo senso, non si può essere più tradizionalmente francesi di così. È molto invitante esporre la traiettoria di Raspail come viaggio dall’impotenza al vuoto. Prendi ad esempio la sua enfasi sui Boy Scout cattolici – di cui è rimasto capo fino al suo ventiquattresimo compleanno; il suo primo viaggio di esplorazione nel 1949, organizzato con gli Scout, ha determinato la scelta tra le sue due carriere, esploratore e scrittore: “Quando sono tornato, Le Figaro mi ha chiesto [di fare] un reportage e mi sono reso conto di essere in grado di scriverlo. Ha poi aggiunto, “Tutti quei Paesi erano possedimenti francesi!” In tutta onestà, la maggior parte dei libri di Raspail, se non pongono il loro autore tra “gli scrittori più brillanti del nostro tempo”, come Le Figaro ha una volta insistito, tradiscono un qualche talento stilistico. Nessuno merita di essere definito proprio mediocre. Ma in un certo senso, essi sono peggio – sono vuoti di contenuto. Per esempio il modo in cui Raspail si dedica al suo viaggio in America, in 300 pagine o giù di lì non appare un Americano in carne e ossa, eccettuati i profili che illustrano aneddoti privi di una qualsiasi valenza contemporanea. Una volta arrivati negli Stati del Sud, scioccati per la segregazione della quale lui e i suoi amici sono testimoni, se ne fanno apparentemente carico, sedendosi su un autobus nella sezione dedicata ai “Negri” vengono rapidamente rimproverati dalla stessa popolazione nera, probabilmente sapendo cosa sarebbe stato in serbo per loro, se ciò fosse permesso. “È servito da lezione” conclude Raspail. “Da quel giorno in poi propendiamo per l’indifferenza”. Ma l’impotenza non è simile alla neutralità. Bello, elegante, sempre educato, non sostenitore di Vichy o antisemita, se si credesse ciò, Raspail, come tanti Francesi della sua generazione e della sua classe che non sono entrati nella Resistenza, propendeva e propende chiaramente per una delle parti. Ancora oggi è orgoglioso di avere come mentore per la letteratura Marcel Jouhandeau, un uomo che ha tentato di suicidarsi per il suo essere omosessuale e perché cercava di sedurre i suoi allievi, e che, durante gli anni dell’Occupazione ha scritto una serie di articoli antisemiti per la stampa collaborazionista – che portano il titolo Péril Juif (Il Pericolo Ebraico). Jouhandeau ha viaggiato anche nella Germania nazista su invito di Goebbels. Troviamo il nome di Raspail anche tra i membri dell’Associazione Robert Brasillach, dedicata allo scrittore del quale porta il nome – il direttore principale del giornale ultra-antisemita Je Suis Partout, condannato a morte dopo la guerra per la sua collaborazione con i Nazisti. Più di recente, la ripubblicazione nel 2011 de Il Campo dei Santi è stata resa possibile grazie alla pressione fatta da un amico di Jean Raspail, un avvocato di nome Jacques Trémolet de Villers, il cui mentore era il segretario generale all’informazione durante il regime di Vichy, Tixier-Vignancour. Anti-moderno per convinzione, Raspail si è specializzato in ciò che definisce popolazioni in via d’estinzione, misteriose tribù indiane come i Lacalouffe o gli Yagan e, a parte il fatto che non è Lévi-Strauss, non ha proprio niente da dire in merito a loro. Per lui il mondo è come un reliquiario delle glorie passate in cui vaga, impotente, come un vero e proprio Tintin(3). La sua parte come vice console di Patagonia si è contraddistinta allo stesso modo. La burla risale alla Francia della metà del XIX secolo, quando un eccentrico di nome Orélie-Antoine Tournens è tornato dalla Patagonia giurando che sarebbe stato consacrato come re del luogo. Il successore di Tounens, Achille Laviarde, è diventato una sorta di figura buffa per i Parigini beffardi, come Baudelaire. Bruce Chatwin, che ha scritto un libro sulla Patagonia, lo menziona come una figura meschina e ricorda che Rimbaud, in una delle sue lettere, aveva già preso in giro la moda borghese di fare patrouillotisme a mezzo di miti da pochi soldi. (Patrouillotisme è un gioco di parole di Rimbaud che mescola “patriottismo” e “trouille”, che nello slang francese significa “paura a basso costo”). Quella parte della cultura francese è stata da allora sempre caratterizzata da un mix di grandiosità, vacuità e romanticismo kitsch, inscenato in modo masochistico come sconfitta nobile. Che tali figure possano essere resuscitate oggigiorno dagli Americani è una cosa che davvero sorprende.
Note del traduttore
Maquis – Con il termine maquis (in francese letteralmente “macchia”, nel senso di “boscaglia”) s’indica il movimento di resistenza e liberazione nazionale francese durante la Seconda guerra mondiale. I combattenti partigiani erano detti maquisards. Lo stesso termine in Spagna indica il movimento di resistenza armata al franchismo che, dopo la fine della Guerra civile spagnola, fu particolarmente attivo in Cantabria, sui Pirenei e in Andalusia.
West Point – La United States Military Academy (abbreviato in USMA) è un’accademia militare federale dell’esercito degli Stati Uniti. È situata a West Point, una località della contea di Orange nello Stato di New York
Tintin – è il protagonista del fumetto belga Le avventure di Tintin di Hergé. Tintin è un giovane reporter belga, protagonista di avventure in ogni parte del globo insieme all’inseparabile cagnolino Milou. Di Tintin non si conosce nulla, né famiglia né l’età; viene dichiarata solo la sua professione, quella di reporter, anche se non lo vediamo mai al lavoro. Per “ovviare” alla contraddizione data da un personaggio costantemente impegnato in viaggi attorno al mondo senza una evidente fonte di reddito, l’autore Hergé lo fa partecipare a una fortunata caccia al tesoro, che (evidentemente) permette a lui e ai suoi soci (il capitano Haddock e il bizzarro scienziato Professor Trifone Girasole) di vivere di rendita. In molti episodi vi sono anche due poliziotti non molto capaci, amici di Tintin, con i nomi simili Dupont e Dupond. Sono gemelli, tutti e due vestiti con bombetta e bastone. I personaggi cattivi con cui Tintin si deve confrontare sono in genere spie, falsari, trafficanti di droga e schiavisti.
Link: http://www.tabletmag.com/jewish-news-and-politics/228237/steve-bannon-jean-raspail 27.03.2017
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