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Mar 06, 2016

 

In futuro non lavoreremo più

di Giuseppe Cirillo

 

Sono molto interessato agli articoli che trattano di deflazione tecnologica cioè di quel processo grazie al quale, attraverso nuove innovazioni, usufruiamo di più ricchezza con meno costi e meno lavoro. Rischio Calcolato è un sito che segue approfonditamente questo processo ed ho letto con interesse uno degli ultimi articoli a riguardo: Lavorerete per qualcosa di meglio. Voglio però citare una parte dell’articolo con cui non mi trovo d’accordo: Sono ridicole le urla da checche isteriche contro l’automazione industriale, piuttosto bisognerebbe cominciare a pensare a politiche di ricollocamento della forza lavoro in eccesso mentre il periodo di crisi da un passaggio di paradigma industriale non abbia già creato i nuovi mestieri. Ecco, è questa ultima parte che non mi convince per niente. Funny King (l’autore di Rischio Calcolato), basandosi su cosa è avvenuto nelle precedenti rivoluzioni industriali e tecnologiche, pensa (giustamente) che quando cambia un paradigma produttivo, molte persone vengano colpite e i loro mestieri eliminati e progressivamente nascano nuovi mestieri. Ma attenzione che la Storia fa rima, ma non si ripete. Mai. E il futuro è sempre diverso da come uno se lo possa aspettare guardando al passato.

 

Ma cosa differenzia la situazione attuale rispetto alle precedenti rivoluzioni? Lo scopo di questo articolo è quello di dimostrarlo. La differenza, ad esempio, con la Prima e la Seconda Rivoluzione Industriale è che quella, ha creato nuove tecnologie, che effettivamente hanno semplificato la vita e la produzione, ma al tempo stesso ha creato nuovi bisogni, bisogni significano iniezioni di scarsità, di non soddisfazione, e la scarsità, come sa chi ci legge, è la condizione su cui si basa l’attuale sistema capitalista, ma su cui si sono basate anche le economiche pianificate ormai quasi del tutto scomparse o ridimensionate. La grandissima differenza con questa, se vogliamo chiamarla, Quarta o Quinta Rivoluzione Industriale, è che ormai, quasi tutti i bisogni sono soddisfatti, certo potrebbero sorgerne dei nuovi come le realtà virtuali o viaggiare nello spazio o chissà cos’altro, ma i bisogni principali sono ormai soddisfati ed anche il lusso, che poteva essere una molla per creare ulteriore scarsità, sta perdendo progressivamente il suo appeal. Questo non vuol dire assolutamente che non ci sia più nulla da creare, ma che qualsiasi nuova innovazione non è che un rendere più efficienti quelle precedenti (ovviamente non tutte sono così, ma un buon 80%) e rendere più efficiente senza creare ulteriori bisogni crea deflazione diffusa. Quali invenzioni-innovazioni possiamo aspettarci dal futuro? Fusione nucleare, rinnovabili più performanti, treni che viaggiano a mille orari, auto che consumano poco e non inquinano, applicazioni per semplificare la vita, guida automatica, wifi gratuito e diffuso, robot che ci puliscono casa, nanotecnologie, tutte cose che creano si un nuovo prodotto da consumare, ma che ci fanno risparmiare. Quindi sempre più deflazione tecnologica reale. Mentre quella del passato era solo deflazione tecnologica apparente, perché creava nuove tecnologie ma anche nuovi bisogni, adesso si creano nuove tecnologie sempre più efficienti nel soddisfare bisogni già abbastanza soddisfatti. Un esempio: Whatsapp. E’ vero questa applicazione ha creato il bisogno di possederla, ma pagando meno di un euro all’anno si risparmiano potenzialmente decine di euro di sms. Oggi come oggi si creano quindi dei bisogni che però ci fanno abbondantemente risparmiare su altri. Quindi questa è deflazione tecnologica reale. Ed è un fenomeno bellissimo, ma che mette irrimediabilmente il capitalismo in una crisi cronica. Ed infatti lo vediamo da soli come la disoccupazione stia diventano endemica in parecchi stati. Ed anche se dovessero sorgere nuovi bisogni oggi inimmaginabili, con la robotizzazione, saranno probabilmente i robot a soddisfarli di conseguenza non si avrebbe comunque nessun miglioramento a livello occupazionale.

 

Quindi abbiamo da una parte una massa di disoccupati e sottoccupati, dall’altra l’abbondanza di risorse e servizi in eccesso. E le due parti non riescono ad incontrarsi. Questa è la problematica alla quale ci riferivamo nell’articolo, La necessità di superare il capitalismo, cioè l’incapacità strutturale del sistema capitalista di distribuire l’abbondanza, dato che appunto esso, si basa, per definizione, sul capitale, che è il contraltare della scarsità sistemica. Ma se c’è abbondanza il capitale muore ed è quello che vediamo sotto i nostri occhi, con il saggio d’interesse diventare negativo e con la proprietà diventare un costo e non una rendita.

Nell’articolo che abbiano analizzato, Funny King ci parla del passaggio da una società di produttori di hardware, ad una società di creatori di software. Questo è molto interessante.

 

L’umanità è a mio avviso è passata e passerà in queste fasi:

 

1) FASE DI IPER-SCARSITA’ (4000 a.C – 1700 d.C)

TIPO DI PRODUTTORI: DI SUSSISTENZA

TIPI DI GOVERNO: DISPOTISMI, IMPERI, MONARCHIE (necessari per gestire folle affamate e situazione di emergenza continua)

REGIME POLITICO ED ECONOMICO DOMINANTE: ASSOLUTISMO

 

2) FASE DI SCARSITA’ (1700 d.C – 2000 d.C)

TIPO DI PRODUTTORI: DI HARDWARE

TIPI DI GOVERNO: DEMOCRAZIE CAPITALISTE, REGIMI SOCIALISTI ( necessari in entrambi i casi per gestire e distribuire la scarsita’)

REGIME POLITICO ED ECONOMICO DOMINANTE: CAPITALISMO

 

3) FASE DI MODERATA ABBONDANZA (2000 d.C – 2050? d.C)

TIPO DI PRODUTTORI: DI SOFTWARE

TIPI DI GOVERNO: ATTUALMENTE ANARCHIA  DEMOCRAZIE CAPITALISTE IN CRISI, DITTATURE

REGIME POLITICO ED ECONOMICO DOMINANTE: ANCORA NON PERVENUTO

 

4) FASE DI ABBONDANZA (2050 d.C – ?)

TIPO DI PRODUTTORI: AUTOMATIZZATI

TIPI DI GOVERNO: ? – DEMOCRAZIA INTEGRATA : )

REGIME POLITICO ED ECONOMICO DOMINANTE: BASATO SULL’INEVITABILE SOCIALISMO TECNOLOGICO (anche se probabilmente non verrà usato il termine socialista che è inestricabilmente legato alla mancanza di libertà)

Quindi l’avvento come principale classe di produttori, dei creatori di software sarà una caratteristica del nostro attuale periodo storico, che abbiamo definito in altri articoli

 

TRANSIZIONE POST-CAPITALISTA.

Cosa caratterizza questa transizione? La permanenza del regime capitalista senza avere più il consenso diffuso tra la massa e senza essere più in grado di uscire in maniera duratura dalla crisi. Questa transizione è quindi una fase di crisi costante, con un sistema che per la sua stessa struttura non è in grado di risolvere. Detto questo, l’avvento dei creatori o gestori di software non può ovviamente compensare il pesante calo dei produttori di hardware, che sono ed erano una massa di persone, mentre i creatori sono una minoranza. In questa fase di crisi quindi, abbiamo piccoli gruppi che si avvantaggiano e una massa di persone che vengono gettate senza via d’uscita nella disoccupazione e una deflazione tecnologica imperante ed ormai esponenziale eliminare sempre più categorie di lavoratori: in primis vedremo la scomparsa dei taxisti, degli autisti, poi di tutti quei lavori ripetitivi e facilmente programmabili in un automa, come le pulizie, la produzione industriale e poi, e noi forse lo vedremo, ci sarà l’avvento dell’intelligenza artificiale, che non vuol dire che i robot avranno un’anima o una coscienza ma che saranno in grado di ragionare, imparare e risolvere problemi. Con l’intelligenza artificiale spariranno gradualmente tutti i lavori, in quella che abbiamo sopradefinito

 

FASE DI ABBONDANZA.

Gli unici lavori che probabilmente continueranno ad esistere saranno quelli artistici, creativi e personali, forse i ricercatori, ma anche li la concorrenza diventerà enorme, (dato che esisterà una massa di persone che si dedicherà alle arti ed alla scienza) ed inoltre anche gli stessi robot potranno evolvere anche a livello artistico. Quindi è inevitabile, in futuro non lavoreremo e potremo dedicarci alle nostre passioni o ai nostri hobby. Anzi possiamo dire che il lavoro continuerà ad esistere come hobby  L’unico problema è che dobbiamo passare dalla fase tre, dalla fase di transizione, dagli esiti imprevedibili. Anche questa fase per essere risolta avrà bisogno di soluzioni politiche per gestire la massa di disoccupati e l’impossibilità di distribuire l’abbondanza. Il reddito (o dividendo) di cittadinanza può essere un buon palliativo, ma bisognerà pensare anche ad altre soluzioni, ovviamente senza passare da eccessi statalisti, anzi puntando ad aumentare la libertà individuale come proposto nel mio libro Libertà Indefinita con il concetto di Democrazia Integrata. Quindi non aspettatevi nuovi mestieri (si qualcosa si, ma non abbastanza per frenare la disoccupazione), il lavoro umano va verso la sua meritata fine, i nostri figli forse, ma sicuramente i nostri nipoti, saranno liberi dal lavoro. Come detto sopra il problema è passare dalla fase di transizione e in questa fase ci sono parecchi rischi, dato che i conflitti armati, creando distruzione e quindi nuova scarsità, danno linfa nuova al sistema capitalista. In qualsiasi caso, ad eccezione di un conflitto nucleare o di apocalittici disastri ambientali, anche se più lenta di quanto potrebbe essere, la deflazione tecnologica porterà inevitabilmente alla fine del nostro sistema. Concludo dicendo che i nostri figli non lavoreranno per qualcosa di meglio, non lavoreranno proprio e saranno di fronte alla piena libertà. Spero che sappiano gestirla al meglio, se un meglio esiste ( sì sono un relativista estremo). Se questo articolo ti è piaciuto, non perderti Libertà Indefinita, un saggio sulla libertà e sulla legittimità di un sistema, il nostro, sempre più contestato dalla popolazione.

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