The Guardian
11 luglio 2016
http://antoniomoscato.altervista.org/
Giovedì 14 Luglio 2016
Dopo Dallas, Black Lives Matter è più importante che mai
di Keeanga-Yamahtta Taylor
Traduzione a cura della redazione di Solidarietà Canton Ticino.
Durante il week-end, dopo giornate tumultuose, migliaia di manifestanti sono scesi di nuovo nelle strade degli Stati Uniti per chiedere di mettere fine agli assassinii di uomini, donne e bambini neri da parte della polizia. In un certo senso è stato uno sviluppo sorprendente. L'assassinio scioccante di cinque agenti di polizia a Dallas minacciava di interrompere la spinta del movimento Black Lives Matter (BLM), questa volta in risposta agli assassinii di due neri, Alton Seterling e Philando Castile.
Da Colombus, nell'Ohio, passando per West Palm Beach in Florida, e Atlanta, delle persone normali si sono rifiutate di essere ridotte al silenzio da quelli che cercano di stabilire un legame tra il tiratore di Dallas, Micah Johnson, e gli attivisti pacifisti e determinati di BLM.
L'ex-candidata alla vice-presidenza repubblicana, Sarah Palin, utilizzando un linguaggio razzista appena velato, ha dichiarato che BLM era una "farsa", aggiungendo "vergogna ai politici e ai commentatori che accordano credito a delinquenti che reagiscono contro gli agenti di polizia e il regno del diritto con il pretesto di "manifestazioni pacifiche".
Il tenente governatore del Texas, Dan Patrick, ha dichiarato che considerava responsabili "le precedenti proteste di Black Lives Matter", per aver creato le condizioni che hanno condotto Johnson a agire.
I commentatori conservatori non sono stati i soli a tentare disperatamente di stabilire un legame tra il movimento e la tragedia di Dallas. Le organizzazioni della polizia hanno fatto lo stesso. Il sindacato di polizia più importante della città di New York ha affermato che il movimento aveva creato un'atmosfera di ostilità verso la polizia. Patrick Lynch (dirigente del Patrolmen's Benvolent Association of the City of New York) ha parlato di "informazioni errate e di una retorica incendiaria messe in avanti da gruppi e persone il cui programma non ha nulla a che fare con la giustizia (...). Allorché si progredisce, se vogliamo mantenere un legame tra agenti di polizia e la comunità, dobbiamo gettare uno sguardo onesto, duro contro tutto ciò che infiamma in maniera ingiustificata le emozioni contro gli agenti di polizia."
Tutti questi attacchi contro BLM hanno come scopo di creare l'impressione che sono gli attivisti e gli animatori di questo movimento che agitano le persone che, in altre condizioni, resterebbero tranquille. Ma vedono le cose al contrario. Il movimento non esiste grazie alle sue personalità di primo piano e ai suoi portavoce. Esiste a causa della brutalità della polizia e dei maltrattamenti. In altre parole, non sono le "informazioni sbagliate e una retorica incendiaria" che hanno infiammato le persone; si tratta piuttosto degli abusi regolari e le molestie razziste che conducono talvolta all'assassinio da parte della polizia di Afro-Americani innocenti che ha fatto nascere il movimento.
La brutalità della polizia americana non esiste del resto nel nulla. Viviamo in una società profondamente violenta dove, al contempo, degli eletti denunciano le “stragi insensate" e altri atti di violenza e giustificano poi l'utilizzo di droni che bombardano delle persone in paesi lontani.
Abbiamo la tendenza a guardare separatamente la politica interna e quella estera. Quando Barack Obama fa appelli alla calma nelle strade degli Stati Uniti e nel contempo partecipa a un summit della NATO in Polonia spiegando l'estensione dell'impegno militare americano in Europa e la decisione di continuare l'occupazione americana in Afghanistan, queste due sfere iniziano a sovrapporsi. Ma quando la polizia di Dallas utilizza un robot per piazzare una bomba vicino a Micah Johnson, contro ogni procedura stabilita ed esegue sommariamente una sentenza di morte, fonde completamente queste due sfere, dispiegando a domicilio la "guerra contro il terrore". Dispiegare le tattiche e il materiale dell'esercito in situazioni locali di "mantenimento dell'ordine" costituisce un precedente pericoloso.
È del resto possibile che la violenza americana sia resa più evidente dall'estrema disuguaglianza che esiste qui. Non si tratta di un'iperbole. Essa è direttamente legata al rapporto antagonistico che la polizia intrattiene principalmente con le comunità nere e latino-americane che pattuglia e sorveglia. Un gran numero di crimini commessi in questo paese sono il prodotto di una povertà aggravata dall'assenza di uno Stato provvidenza che possa attenuare i suoi effetti più perversi. La polizia è dispiegata come una risposta alle conseguenze della povertà e alle nostre infrastrutture civiche che si sgretolano. I neri e i "marroni" (i latinos) conoscono in maniera sproporzionata dei livelli elevati di povertà e disoccupazione, che li mettono direttamente nel mirino dei commissariati di polizia.
Le tensioni tra le comunità di colore e la polizia sono particolarmente nutrite dove la polizia è sempre più mobilitata per multare e arrestare per generare dei profitti per le città che li impiegano. Philando Castile è stato fermato almeno 52 volte dalla polizia per delle infrazioni minori alla circolazione (tra le altre, eccesso di velocità, per aver condotto senza un tubo di scappamento adeguato e per non aver allacciato la cintura di sicurezza). Più della metà delle infrazioni del codice stradale si sono saldate con un non luogo a procedere, ma ha malgrado tutto accumulato più di 6500 dollari di multe e spese. La brutalità della polizia non si misura solo sulla scala della violenza fisica, degli arresti abusivi o del numero di morti. È resa evidente anche dal fatto che i neri sono visti come una fonte di reddito dalle municipalità e non come dei cittadini. Quando aggiungete nel calderone il fatto che negli Stati Uniti ci sono più armi che persone, degli avvenimenti come quello che si è svolto settimana scorsa si rivelano meno scoccanti e malauguratamente più prevedibili.
Tutto questo dimostra la necessità di una continuazione, e non della fine, del movimento Black Lives Matter. Per quanto caute e coscienziose possano essere le persone oggi, non dobbiamo lasciare che la strage di Dallas ci accechi sul livello di violenza senza precedenti con il quale la polizia americana uccide la propria gente. Dall'inizio dell'anno la polizia ha già ucciso 571 persone, senza che una fine sembri vicina. La lotta continua.
Keeanga-Yamahtta Taylor insegna all'università di Princeton ed è l'autrice del libro BlackLivesMatter to Black Liberation pubblicato dalle edizioni Haymarket.