Originale: Truthdig http://znetitaly.altervista.org/ 17 maggio 2016
La morte di Michael Ratner è una perdita per la libertà, la pace e la giustizia di Marjorie Cohn Traduzione di Maria Chiara Starace
Il leggendario avvocato per i diritti umani, Michael Ratner, è morto mercoledì. La sua attiva opera legale e politica nel nome dei poveri e degli oppressi di tutto il mondo, è ineguagliata.
L’ultima volta che ho visto Michael è stato poco prima che gli diagnosticassero un cancro. Eravamo a New York per la cena annuale della Corporazione Nazionale degli Avvocati (NLG). Entrambi eravamo stati presidenti della NLG, Michael durante gli anni di Reagan, io durante l’amministrazione di George W. Bush. Quando ci incontrammo a New York, Michael era appena ritornato da Cuba, dove aveva fatto una bellissima visita a Gerardo Hérnandez, uno dei Cuban Five *, io stavo per partire per Cuba dove avrei incontrato René González e Antonio Guerrero, altri due membri dei Cuban Five. I Cinque erano andati a Miami a raccogliere informazioni riservate sui complotti terroristici contro Cuba. Quando consegnarono i loro dati all’FBI, furono ricompensati con l’arresto, la condanna e la reclusione. A Cuba i Cinque (“Los Cinco”) sono considerati eroi nazionali. Una delle condizioni per la storica distensione tra Barack Obama e Raoul Castro nel dicembre 2014, fu il rilascio da parte degli Stati Uniti dei membri dei Cuban Five che erano ancora detenuti. Michael era entusiasta del suo viaggio a Cuba. Amico e alleato di lunga data della Rivoluzione Cubana, Michael era andato per la prima volta a Cuba negli anni ’70. In seguito fu coautore del libro “Who Killed Che? [Chi ha ucciso il Che?], nel quale lui e Michael Smith conclusero, basandosi su documenti del governo statunitense, che la c’era stata la CIA dietro all’attentato. Quando Cuba aprì la sua ambasciata a Washington, D.C., il luglio scorso, Michael era lì e disse alla conduttrice televisiva Amy Goodman che “a parte la nascita dei miei figli, questo è forse uno dei giorni più eccitanti della mia vita…Questa è una importante, importante vittoria per i Cubani, e questo dovrebbe essere capito. Siamo in un momento che non mi sarei mai aspettato di vedere nella nostra storia.” E, davvero Michael sarà ricordato più di tutto per la sua vittoria di aver ottenuto il diritto all’habeas corpus (il diritto di un arrestato di comparire subito davanti al giudice perché decida se l’arresto è valido o se può essere scarcerato su cauzione, n.d.t,) per i detenuti statunitensi a Guantanamo. Michael è stato consulente legale capo nella causa del 2004 di Rasul contro Bush, **, in cui la Corte Suprema sosteneva il diritto di coloro che erano detenuti come “combattenti nemici” a Guantanamo di far ascoltare le loro petizioni per l’habeas corpus ai tribunali statunitensi. L’amministrazione Bush aveva sostenuto che, dato che i detenuti erano trattenuti su suolo cubano, non avevano nessun diritto di accesso ai tribunali federali degli Stati Uniti per contestare la loro reclusione. Il tribunale, però, sosteneva che gli Stati Uniti esercitano completa giurisdizione e controllo sulla base militare della Baia di Guantanamo. Come scrisse il Giudice Paul Stevens per la maggioranza, “gli stranieri detenuti nella base, non meno che i cittadini americani, sono autorizzati a invocare l’autorità dei tribunali federali” in base allo statuto federale dell’habeas corpus.” “Entrammo in tribunale con un’affermazione molto chiara – cioè che l’habeas corpus significava che ogni singola persona aveva il diritto di andare in tribunale e dire al governo: ‘Ditemi perché mi state per detenere e datemi la giustificazione legale in proposito,’ “, scrisse Michael nel suo capitolo pubblicato nel mio libro: “The United States and Torture: Interrogation, Incarceration, and Abuse [Gli Stati Uniti e la tortura: interrogatorio, carcerazione e abuso.” Michael scrisse anche che “la detenzione preventiva è una linea che non si dovrebbe mai superare. Un aspetto fondamentale della libertà umana che ci sono voluti secoli per ottenere, è che nessuna persona dovrebbe essere messa in prigione se non viene accusata e processata.” Michael aggiunse: “Se si possono togliere quei diritti e semplicemente acchiappare qualcuno per la collottola e gettarlo in qualche colonia penale in alto mare perché sono musulmani non-cittadini, quella privazione dei diritti sarà usata contro tutti…Questo è il potere di uno stato di polizia e non una democrazia.” Nel suo capitolo, Michael difendeva “la responsabilità per mezzo di un’azione penale contro Bush, Dick Cheney, George Tenet and Donald Rumsfeld per il loro programma di torture. “Fino a quando questo non accade,” scrisse Michael, “un futuro presidente, con un tratto di penna, può far tornare gli Stati Uniti all’attività della tortura.” Michael ha fatto causa a Ronald Reagan, George H.W. Bush, Bill Clinton, Rumsfeld, l’ FBI e il Pentagono per le loro violazioni della legge. Ha contestato la politica degli Stati Uniti a Cuba, in Iraq, ad Haiti, in Nicaragua, Guatemala, Puerto Rico e in Israele e nella situazione Israele/Palestina. E’ stato consulente legale per la “talpa” Julian Assange. Come ha scritto David Cole su The Nation, Michael “sapeva che quando si fa causa ai potenti, spesso si perderà. Comprendeva però anche che queste cause spingono a un’azione politica e che la difesa ispirata da un procedimento penale era spesso più importante per ottenere giustizia che la causa stessa”. Jules Lobel, che venne dopo Michael nella carica di presidente del Centro per i Diritti Costituzionali ( Center for Constitutional Rights – CCR) disse a “Democracy Now!” che Michael non si era mai tirato indietro davanti alla lotta contro l’oppressione, contro l’ingiustizia, indipendentemente da quanto scarse fossero le probabilità, indipendentemente da quanto la causa sembrasse senza speranza.” Lobel aggiunse: “Michael era brillante nel mettere insieme la difesa legale e la difesa politica… Amava le persone di tutto il globo. Le rappresentava, le incontrava, condivideva la loro infelicità, condivideva le loro sofferenze.” Come presidente della NLG all’inizio degli anni ’80, Michael diede inizio alle contestazioni al Reaganismo, compresi gli interventi degli Stati Uniti in America Centrale e nei Caraibi. Quando era presidente del CCR, pianificò la vertenza che praticamente mise fine al procedimento draconiano adottato nella Città di New York di fermare-e-perquisire una persona. La precedente presidente della NLG, Barbara Dudley, osservò: “Michael aggiungeva alla sua mente brillante e alle sue creative capacità legali, amore, umorismo, e abbondante energia. Il suo lavoro, la sua risata, la sua ironia e la sua fede duratura nello spirito rivoluzionario, vivranno per sempre.” Vince Warrren, direttore esecutivo del CCR, definì Michael “uno dei grandi guerrieri del nostro tempo in difesa della giustizia,” osservando che i famigliari di Michael dicevano che era nato con il “gene dell’empatia.” Nel 2002 Michael aveva con preveggenza detto al New York Times: “Una guerra permanente all’estero significa rabbia permanente contro gli Stati Uniti da parte di quei paesi e quei popoli che saranno devastati dalle azioni militari americane. L’odio aumenterà e non diminuirà, e le terribili conseguenze di quell’odio saranno, a loro volta, usate come giustificazione per ulteriori restrizioni alle libertà civili negli Stati Uniti.” Non vedremo più persone simili a lui.
Note *http://www.repubblica.it/esteri/2014/12/18/news/cuba_reazioni_raul_castro-103224303/ **c- Il terzo ed ultimo caso Rasul v. Bush & Al Odah v. United States coinvolgeva invece alcuni stranieri (2 australiani e 12 kuwaitiani) detenuti nella base navale di Guantanamo (Cuba) .La Corte distrettuale dichiarò la propria incompentenza , ribadita dalla D.C. Circuit Court of Appeals ,che ritenne -sulla base del caso Johnson v. Eisentrager (39 U.S. 763,1950) – che detenuti ,catturati e ristretti in suolo straniero , non potessero invocare la giurisdizione delle Corti statunitensi per verificare la costituzionalità o la legalità della loro detenzione .La corte aveva anche respinto la tesi che il controllo militare della base di Guantanamo facesse della stessa territorio statunitense .In sostanza la Corte suprema si è trovata di fronte all’interrogativo sulla possibilità di essere adita per la legalità della detenzione di stranieri catturati all’estero e detenuti nella base navale di Guantanamo (da: http://archivio.rivistaaic.it/dibattiti/vicendeinternazionali/lanchester_20040906.html)
Marjorie Cohn è docente presso la Scuola di Giurisprudenza Thomas Jefferson, ex presidente della Corporazione Nazionale degli Avvocati e vice segretaria generale della Associazione Internazionale degli Avvocati Democratici. Il suo libro più recente è: “Drones and Targeted Killing: Legal, Moral, and Geopolitical Issues.” www.znetitaly.org Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/michael-ratners-death-is-a-loss-for-freedom-peace-and-justice/ |