Fonte: conflittiestrategie.it

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26.04.2016

 

America in declino: la previsione di Brzezinski

 

Gli Stati Uniti non sono più una potenza assoluta anche se mantengono il dominio del cielo, del mare e della terra. Per ora. Tuttavia, la supremazia americana si è indebolita, in virtù dell’emergere di nuovi player geopolitici che, almeno a livello regionale, iniziano a tenerle testa. Per un quindicennio, dall’implosione dell’URSS fino ai primi anni del XXI secolo, gli Usa hanno coltivato il sogno dell’impero e lo hanno giustificato con un apparato ideologico di mascheramento chiamato globalizzazione.

La globalizzazione, benché si presentasse, teleologicamente, come un destino inevitabile per tutti i popoli che accedevano alla civiltà (economica, finanziaria, politica, culturale e sociale) era la proiezione di questa supremazia occidentale sullo scenario internazionale. La grande narrazione idealistica si è però sfilacciata con il venir meno del sostrato geopolitico sulla quale si basava: la suddetta egemonia americana.

Qualcosa resiste ancora di quell’orizzonte mitico ma sono bagliori di illusioni. Nonostante le sovrastrutture ideologiche abbiano una loro “materialità” esse riflettono concreti rapporti di forza. Mutando questi anche quelle devono cambiare forma per aderire ai nuovi contenuti. L’unificazione di Stati, confini, abitudini, visioni, ecc. ecc. nel villaggio globale, si è scontrata con una realtà opposta che vede ora il moltiplicarsi delle sfide territoriali ai vari livelli.

Gli strateghi americani hanno preso coscienza della nuova situazione. Non i loro alleati (gli illusi) che restano attardati a recitare su un palcoscenico in disfacimento in cui da deuteragonisti tollerati rischiano di diventare comparse maltrattate.

Mentre in Europa, per esempio, si continua a discutere di principi superati (l’esportazione della democrazia, i diritti umani, le libertà civili, l’allargamento della famiglia comunitaria ad Est per infastidire i russi), gli Stati Uniti prendono l’iniziativa di riallineare l’architettura del potere globale.

In questo grande gioco, gli espedienti del passato vengono accantonati e l’ingerenza dei prepotenti inizia a mostrarsi con un altro volto. Gli Usa non fingeranno più di non essere impero. Come ha scritto qualche tempo fa Thomas L. Friedman, giornalista del NYT, è arrivato il momento per la potenza prevalente di accantonare la causa della democrazia, come mezzo di persuasione verso amici e concorrenti, e passare a sistemi più determinati. Meno guanto di velluto e più pugno di ferro per conservare il potere.

In un articolo di qualche giorno fa anche Zbigniew Brzezinski ha sottolineato questi aspetti di riorientamento strategico statunitense nel mutato clima mondiale.

Scrive Brzezinski che l’epoca del dominio globale americano è sul viale del tramonto ma gli Usa sono ancora ancora l’entità politicamente, economicamente e militarmente più potente del planisfero. Occorre preservare questo vantaggio relativo. I rischi maggiori per Washington vengono dal protagonismo politico russo e da quello economico cinese. Impedire che questi due attori stringano un’alleanza è prioritario affinché non venga insidiato il suo primato. Così come essenziale è mantenere l’Europa lontana dall’influenza russa e cinese per impedire il saldamento di interessi geopolitici che sarebbero ferali per la casa Bianca.

Secondo l’analista statunitense, occorre legare il destino di Bruxelles a quello del Medio-Oriente per prevenire passi sbagliati degli alleati in una fase di convulsioni generali. I giornali russi commentano questa intenzione di Brzezinski come “un tentativo di costruire un nuovo ordine mondiale in cui gli Stati Uniti, attraverso il Medio Oriente e l’Europa, sono in grado di prevenire la formazione di un’alleanza russo-cinese ed una qualsiasi triangolazione russo-cinese-europea”. Probabilmente è verosimile.

Sta di fatto che Brzezinski riconosce la fine di un’epoca storica. Nel giro di dieci o vent’anni la sfida geopolitica agli Usa verrà lanciata palesemente da Stati che li avranno avvicinati militarmente, tecnologicamente e finanziariamente. Brzezinski sostiene quello che La Grassa dice da tempo: “Attualmente, è la Russia lo sfidante principale ma nel lungo periodo potrebbe essere la Cina”. In ogni caso, nel prossimo periodo si scombineranno gli allineamenti tra i paesi, quelli “tradizionali e familiari con i quali siamo confortevolmente cresciuti” si dissolveranno. “The response needs to be shaped now”.

L’America si sta attrezzando, la Russia e la Cina ci stanno provando. L’Europa non è ancora pervenuta.

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