http://megachip.globalist.it/

domenica 11 dicembre 2016

 

Falchi anti-iraniani nei posti chiave dell'Amministrazione Trump

di Simone Santini

 

Abbiamo analizzato i nomi chiave della squadra di governo del presidente eletto USA attraverso la loro posizione nei confronti di Teheran. C'è di che preoccuparsi.

 

Si sta definendo la squadra di governo del presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, che si insedierà a gennaio. Abbiamo analizzato i nomi più rappresentativi attraverso un'ottica particolare, la loro posizione nei confronti dell'Iran. Il quadro che ne risulta appare molto preoccupante.

 

Mike Pence

Vice-presidente eletto, ora a capo del transition team, politico di lungo corso e referente del partito repubblicano nell'Amministrazione Trump, sarà senza dubbio l'anima politica della struttura presidenziale. Da governatore dell'Indiana si mostrò fermamente contrario all'accordo con l'Iran sul nucleare ed inviò una lettera ai membri del Congresso del suo Stato in cui sosteneva: "Sono contrario a questo accordo perché non renderà gli Stati Uniti o il nostro alleato più prezioso, Israele, più sicuro. Invece, promette all'Iran una revoca delle nostre sanzioni in cambio di un accordo sul programma di armamento nucleare che fermerà solo temporaneamente le sue ambizioni anziché smantellarle definitivamente". Durante la campagna elettorale, in particolare nel confronto televisivo con il candidato omologo Tim Kaine, ebbe modo di ribadire questa sua posizione: "Con questo accordo iniziato dalla Clinton, già 150 milioni di dollari sono arrivati nelle casse dei mullah iraniani più radicali.. Loro (i democratici) continuano a dire che questo accordo ha preventivamente impedito all'Iran di ottenere un'arma nucleare. Ma il punto è un altro. Ciò che abbiamo sempre garantito è stato che, e quando ero al Congresso abbiamo sempre lottato duramente con una base bipartisan su questo, avremmo posto fine alle sanzioni solo se l'Iran avesse rinunciato definitivamente e in modo permanente alle sue ambizioni nucleari. Non l'hanno fatto, non hanno rinunciato. E quando i termini dell'accordo saranno scaduti, non ci sarà nessuna limitazione perché possano ottenere i loro armamenti nucleari. Invece stanno ottenendo, adesso, un guadagno di 1,7 miliardi di dollari..".

 

Created with GIMP

Rex Tillerson

Per il Dipartimento di Stato si erano susseguiti molti nomi di politici, militari, diplomatici. Da Giuliani a Romney, da Petraeus a Bolton. Alla fine l'ha spuntata, a sorpresa, un outsider. Rex Tillerson non è un politico di professione, né un militare, ma un capitano d'industria. Il capo della più grande multinazionale mondiale del petrolio, la Exxon, azienda in cui è arrivato nel 1975 e di cui ha scalato i vertici partendo dal basso. Quale uomo d'industria non si conoscono in modo significativo le sue posizioni politiche su svariati temi, tuttavia alcuni dati del curriculum sono significativi.

Alla fine degli anni '90 presiedeva le holding della Exxon in Russia e nella regione del Mar Caspio. Nel 2011 firmò con Mosca un contratto da 300 miliardi di dollari per la perforazione e lo sfruttamento di nuovi giacimenti petroliferi nella regione dell'Artico. Tale accordo fu bloccato in seguito alle sanzioni decise dall'Amministrazione Obama verso la Russia. Nel 2013 ha ricevuto l'onorificenza "Order of Friendship" direttamente dalle mani di Putin.

Nel 2011 aveva firmato un altro accordo per lo sfruttamento dei giacimenti nella regione del Kurdistan, trattando direttamente con le autorità curde e scavalcando le autorità irachene, contravvenendo alle leggi locali. Va sottolineato che la nascita della entità proto-nazionale del Kurdistan iracheno, una sorta di protettorato sotto il controllo di Stati Uniti e Israele, con la collaborazione della Turchia, è probabilmente il più importante risultato strategico ottenuto dagli americani con le guerre mediorientali degli ultimi decenni.

Allo stato attuale si può dunque interpretare la nomina di Tillerson a guidare la diplomazia statunitense lungo le rotte petrolifere, in una cornice di distensione nei confronti della Russia e in vista di grosse turbolenze nella regione mediorientale, non esclusi shock energetici.

Created with GIMP

In queste ore, notizie di stampa attendibili riportano che Tillerson sarà inoltre affiancato come vice-segretario da un diplomatico di lungo corso, John Bolton, già ambasciatore all'Onu durante l'Amministrazione Bush jr., e unanimemente considerato una delle figure più radicali dell'area neoconservatrice. Fa parte di numerosi think tank neocon tra cui spiccano l'American Enterprise Institute e il Jewish Institute for National Security Affairs (JINSA). In più di una occasione Bolton ha espresso la necessità di affrontare militarmente l'Iran o di provocare un cambio di regime a Tehran. Considera l'Iran "una minaccia per l'equilibrio internazionale" e l'ha più volte indicato come paese "sponsor del terrorismo internazionale". Avversa drasticamente l'accordo nucleare del 2015.

Vista la scarsa esperienza diplomatica di Tillerson, sarebbe con ogni probabilità Bolton l'anima politica a Foggy Bottom.

 

Created with GIMP

James Mattis

Da decenni, negli Usa, un militare non andava a ricoprire la più alta carica al Pentagono. E James Mattis, "cane rabbioso Mattis", generale in congedo, non è un militare qualunque. Come operativo ha combattuto nella prima guerra del Golfo, poi in Afghanistan e di nuovo in Iraq, guidando i suoi marines nelle battaglie di Falluja, tristemente famose. Forgiandosi sul campo è arrivato fino alla guida del Centcom, il comando americano che presiede alle operazioni militari in Africa e Medio Oriente. Conosce dunque perfettamente quel teatro non solo per averlo studiato in ambito accademico e diplomatico, ma per averlo affrontato sul campo di battaglia.

Ma contrariamente a quanto il suo curriculum potrebbe far pensare, il suo nemico principale non è il sunnismo radicale, che ha affrontato direttamente, bensì l'Iran che considera "la più forte minaccia per la stabilità e la pace nel Medio Oriente". Obama lo allontanò dal Centcom (come ricorda Leon Panetta nelle sue memorie) perché lo considerava troppo desideroso di un confronto militare proprio contro l'Iran, mentre la sua Amministrazione puntava all'accordo con gli ayatollah.

Nel 2012 sostenne le forniture di armi ai ribelli siriani come una modalità per combattere, indirettamente, contro gli iraniani. In questo era perfettamente coerente con la visione che lo portava a dire: «Considero l'ISIS niente più che un pretesto per l'Iran per continuare le sue azioni maligne. L'Iran non è un vero nemico dell'ISIS. Essi hanno molto da guadagnare dalle turbolenze che l'ISIS crea nella regione».

È un fermo detrattore dell'accordo sul nucleare, poiché considera il deal del 2015 come un «imperfetto controllo sugli armamenti nucleari... una pausa nella ricerca degli armamenti atomici da parte iraniana, non una battuta d'arresto». Ma, da buon generale, vede anche il lato positivo: «Le ispezioni non riusciranno ad impedire all'Iran di sviluppare armi nucleari, ma in compenso avremo più dati sui target da colpire se ci fosse necessità di combattere in futuro».

Tra i sostenitori di Mattis vi è l'ex candidato alle presidenziali e big dei repubblicani John McCain, attualmente presidente della commissione Servizi armati del Senato: si racconta che durante la campagna elettorale, che lo vide poi sconfitto da Obama, amasse canticchiare le note di un celebre motivetto (Barbara Ann dei Beach Boys) ma modificando le parole del ritornello in Bomb-Bomb-Bomb-Bomb-Iran.

 

Created with GIMP

Michael Flynn

Generale in pensione, sarà il segretario della Sicurezza nazionale. Ha trascorso la sua vita professionale nell'intelligence militare fino a diventare il capo della DIA (Defense Intelligence Agency) tra il 2012 e il 2014. Flynn fu licenziato da Obama per averlo duramente attaccato ("è un bugiardo") insieme alla Clinton ("si merita la galera"), colpevoli a suo avviso di aver consentito nascita, proliferazione ed affermazione dell'Isis in Iraq e Siria. Sostenitore della prima ora di Trump e suo massimo consigliere sulla politica internazionale durante la campagna elettorale, è uno strenuo nemico del radicalismo islamico e potrebbe essere il regista del disgelo tra Stati Uniti e Russia. Altrettanto netta la sua posizione sull'Iran. Considera il paese persiano una grave minaccia degli equilibri internazionali in quanto sponsor del terrorismo internazionale ed osteggia fermamente l'accordo sul nucleare giudicandolo uno degli errori più gravi commessi da Obama. Il suo indirizzo politico sarà orientato a smantellare l'accordo con Tehran. Una curiosità significativa: il suo recente libro Field of Figth (Campo di Battaglia) è stato scritto insieme a Michael Ledeen, noto esponente neoconservatore con chiacchierati trascorsi nel sottobosco dello spionaggio, tra i protagonisti dello scandalo Iran Contras Connection negli anni '80 e acerrimo nemico, soprattutto negli anni più recenti, della Repubblica islamica iraniana.

 

Created with GIMP

Mike Pompeo

Straordinaria coincidenza l'ultimo tweet pubblicato dal deputato del Kansas Mike Pompeo prima che arrivasse la notizia della sua nomina a nuovo direttore della CIA: "Non vedo l'ora di smantellare questo accordo disastroso con il più grande Stato sponsor del terrorismo del mondo". Il cinguettio ha marcato indelebilmente quello che sarà l'indirizzo dei servizi segreti americani sotto la sua guida. Il messaggio era collegato ad un articolo del Weekley Standard, rivista di riferimento dell'area neocon, con un titolo altrettanto emblematico: "Smantellare l'accordo con l'Iran? Facile".

 

Created with GIMP

Nikki Haley

Sorprendente la nomina della governatrice del South Carolina ad ambasciatrice all'Onu, vista la scarsa esperienza in materia di relazioni internazionali. Tuttavia, i suoi pochi interventi in questo ambito sono sufficienti ad indicarne l'impostazione di fondo. Il quotidiano israeliano Haaretz ricorda come, da governatrice, la Haley sia stata una delle prime a promuovere una legislazione, insieme all'Illinois, atta ad aggirare il movimento fautore del boicottaggio contro Israele. Nel contempo, nel 2014, la Haley firmò una legge del South Carolina che impediva a quello stato di intrattenere rapporti di investimento o di negoziazione di contratti con compagnie che avessero stretto accordi commerciali per oltre 20 milioni di dollari con l'Iran nel settore energetico. L'impatto pratico di tale atto era di scarso significato, ma si trattava soprattutto di un forte richiamo politico. L'anno successivo firmò una lettera congiunta con altri governatori repubblicani (tra cui Chris Christie, John Kasich, Scott Walker) per manifestare al presidente Obama la contrarietà all'accordo con l'Iran sul nucleare. In tale lettera era scritto: "La revoca delle sanzioni federali che deriverà da questo accordo si tradurrà solo nella possibilità per l'Iran di avere più soldi a disposizione per finanziare gruppi terroristici e attacchi. La gente dei nostri Stati non sarà più sicura come conseguenza di questo accordo, tanto meno i cittadini di paesi come Israele, che l'Iran ha minacciato di distruggere".

 

Created with GIMP

Steve Bannon

Lo stratega politico di Donald Trump è finito nella polemica con accuse di razzismo e antisemitismo. Ciò lo porrebbe in una condizione di contrasto a politiche tese a favorire Israele nei confronti dell'Iran. Tuttavia, considerato che le posizioni antisemite sarebbero bilanciate da quelle anti-islamiche, l'editorialista del quotidiano israeliano Haaretz, Gideon Levy, ha sottolineato come le posizioni antisemite sono oggi tranquillamente accettate purché si sposino con un fervente sostegno ad Israele. E così Levy enumera le prese di posizione a favore di Bannon da parte di numerosi esponenti dell'establishment americano, da uno dei più celebri ed influenti avvocati ebrei Alan Dershowitz all'ambasciatore israeliano a Washington Ron Dermer, fino alla potentissima lobby filoisraeliana AIPAC.

Insomma, antisemita sì, purché dalla parte di Israele.

top