Guarda il video: https://youtu.be/OEqU71k0zAc Hillary Clinton, nella sala comunmal e di Haverford, Pennsylvania, il 5 ottobre utilizza per “domande dal pubblico” adolescenti pagati da una ditta di PR. http://fulviogrimaldi.blogspot.it/ 18 Ottobre 2016
Elezioni USA, il migliore ha la rogna di Fulvio Grimaldi
La democrazia più corrotta, la candidata più depravata, i complici mediatici più turpi
Dal “manifesto”: “In nome delle aspirazioni… vale la pena di lottare, continuare a marciare in strada e poi andare a votare e dare una chance a Hillary Clinton” . (Giulia D’Agnolo Vallan) “Proposte costruttive contro fantasie, una politica estera tradizionale contro il ritorno a un’improbabile fortezza Amercia… la seria, credibile, eleggibile Hillary Clinton, contro quella dell’inaffidabile, razzista, xenofobo Donald Trump”. (Fabrizio Tonello) “Contro Hillary una nuvola tossica mediatica, è vittima di pseudo-fatti diffamatori”. (D’Agnolo Vallan) “La demonizzazione della Clinton ha rassicurato la base del miliardario, quello zoccolo duro che coltiva un odio, questo sì pastoso e violento, verso Hillary. Il sentimento in cui la misogenia si mescola all’antintellettualismo e al bullismo” (Luca Celada) “La campagna spietata di Trump finisce col produrre un moto di solidarietà e simpatia per Hillary… Lo scenario peggiore? Una Hillary effettivamente non più in grado di correre”. (Guido Moltedo) “L’isolazionista Trump, sessista e razzista, il peggio dell’America”. (Tommaso Di Francesco) “E’ un referendum tra un’America che valorizzi le ragioni dello stare insieme e che, sulla scia di Obama, investa nella sua ‘diversity’ e, al contrario, un’America di tutti contro tutti…”. (Guido Moltedo) “La scommessa del realista Obama è che solo un’America inclusiva, aperta, davvero ‘multi’ può essere la superpotenza solida al suo interno, che ha i titoli per dare la linea per contribuire alla pace nel mondo” (Guido Moltedo) “Una Clinton preparata e sorridente ha avuto la meglio sull’uomo che aizza le folle contro Hillary…” (D’Agnolo Vallan) “Hillary consolida la reputazione ampiamente conosciuta e riconosciuta di aspirante alla massima carica americana, preparata, tenace e pugnace”. (Guido Moltedo) Così corrispondenti dagli Usa e analisti del “manifesto”, da qualche mese a questa parte pancia a terra nella campagna per la glorificazione di Hillary e la satanizzazione di Donald Trump. Perché quando le laudi alla candidata della democrazia, del sorriso, della preparazione, dell’inclusione non bastano, o quando ci fosse chi avesse qualche scrupolo a turibolarla in termini così osceni e accennasse a qualche sua manchevolezza, l’equilibrio, anzi lo squilibrio, è ristabilito con le secchiate di guano su The Donald. Sessista, misogeno, populista, antipolitico, razzista, xenofobo, ignorante, bifolco. Insomma, il repertorio tratto da quel vocabolario che di solito si utilizza contro tutti i disturbatori del manovratore, che siano quelli del Brexit, il premier ungherese, Grillo e i suoi, tutta la sciagurata categoria del politicamente scorretto, quella che in comune di solito ha l’avversione a Washington, Bruxelles, la Nato.
Nodo dirimente: pro o contro Nato Già la Nato, quella che, per essere antipatica a Trump, in combinazione con il suo rifiuto di considerare Putin il Moloch e utili le guerre fredde e calde con la Russia, ha innescato, più delle battutacce da caserma su donne prese o da prendere, la virulente inimicizia di quello che un tempo si chiamava il “complesso militar-industriale “ e oggi si allarga a “complesso militar-securitar-finanziar-industriale”. Sotto le meritate, ma strumentali, accuse di sessismo, populismo, xenofobia al bislacco maverick americano, si nascondono, nel nostro quotidiano pseudocomunista e para-imperialista, l’irritazione per il fatto che ha sottratto al suo editore di riferimento il proletariato e il ceto medio proletarizzato dal regime Bush-Obama. Bello o brutto che sia, Polentina ha portato via al partito del sette volte guerrafondaio Obama la rappresentanza dei ceti deprivati, saccheggiati, marginalizzati, non solo da una politica connivente con i predatori e devastatori bancari, ma anche dai sempre più potenti securitari che li hanno imbrigliato (Patriot Act e affini) in una rete di controllo che non li fa respirare, men che meno protestare, e dai militari che hanno versato trilioni in disastri bellici senza fine.e senza costrutto né là, né qua.
Dalla Libia a Regeni, stessa causa Sulla residua Gran Dama del “manifesto” (dopo il benefico silenzio che ha fatto svaporare la brigatista tardo-“spagnola” anti-Gheddafi, Rossanda), Luciana Castellina, avevamo nutrito qualche perplessità quando si è avventurata, con la sua armata Brancaleone di pellegrini tsiprasiani post-Sarajevo. a innalzare sul piedistallo del riscatto rivoluzionario di tutta Europa colui che l’euro-idra a tre teste aveva incaricato di radere al suolo il proprio popolo assieme a tutta la sua civiltà (e lungimiranti furono i Cinque Stelle che, pure, corsero ad Atene, ma tra la folla combattente e tradita, non al soglio del fellone). Perplessità gradualmente mutatesi in sconcerto per le coperture alle guerre di Libia e Siria e, infine, marmorizzate in certezza con l’ingresso del giornale a vele spiegate nell’operazione Giulio Regeni con cui intelligence e squadroni della morte angloamericani (Oxford Analytica) intendevano vendicarsi di un Egitto non più preda dei surrogati coloniali Fratelli Musulmani, troppo ricco di gas e di autorevolezza regionale, poi pure socio militare e geopolitico di Mosca.
Una pantegana a tanti ratti Non poteva, quindi, mancare la conferma definitiva: l’ingresso nello squadrone del passo dell’oca contro Trump, composto da compari finalmente usciti alla luce dell’evidenza: l’intera cosca dei neocon del PNAC (Progetto Nuovo Secolo Americano), di undicisettembrina memoria, con feldmarescialli da Scontro di Civiltà e conseguente guerra infinita al terrorismo del rango di: clan Bush tutt’intero, John McCain, ambasciatore permanente Usa nelle centrali neonaziste e jihadiste, da Kiev a Bengasi, da Mosul a Raqqa, il collettivo femminista dalle zanne sporche di sangue infantile di Madeleine Albright, Condoleezza Rice e Samantha Power, Henry Kissinger, papà di tutti gli stermini fascisti in America Latina e ovunque e, spruzzatina di grottesco,l i muscoli e il cervello inflacciditi di Arnold Schwarzenegger e Robert De Niro. Non mancano poi l’inventore delle armi chimniche di Saddam, Colin Powell, falchi restaurati alla Brent Scowcroft, boss della Sicurezza sotto Gerald Ford, i due estremisti oscurantisti e bellicisti Ted Cruz e Marco Rubio, vari robocop del terrorismo interno e internazionale come Michael Hayden (CIA), Tom Ridge (Home Security), talmudisti neocon come Wolfowitz, Kagan, Ledeen, per finire, dopo molti altri sfuggiti al manicomio criminale, con John Negroponte, sterminatore di centroamericani e iracheni con i suoi squadroni della morte e burattinaio di Regeni l’egiziano. Si può dire che si tratta del peggio del peggio della peggiore classe dirigente della peggiomessa società del mondo, quella della peggiore fase della storia Usa e della peggiore gestione unilaterale del mondo, del peggiore assalto alla vita e al benessere delle persone, della peggiore condizione di diseguaglianza sociale, del peggiore degrado culturale? Si può dire, anzi, non si può non dire. Sperando, invano, che il “manifesto” arrossisca un po’. Il peggio del peggio per l’intera umanità che fiancheggia la peggiore scelta che la peggiore cupola di reggitori di mezzo mondo ha fatto tra i burattini che dovranno eseguirne i programmi.
Sotto i miei occhi Hillary all’opera Posso dirmi testimone di alcune delle scelleratezze – obliate dal “manifesto” negli smisurati paginoni della sua nuova, leccata, versione – compiute da questa virago. Reduce dal sostegno a tutti i macelli e genocidi allestiti dai governi USraeliani da quando ha raggiunto l’età della ragion pratica, senatrice e poi first lady, dall’Iraq all’Afghanistan, l’ho vista, un po’ da scudo umano un po’ da inviato di guerra, pompare le sanzioni e lucidare le bombe,spesso a grappolo, perlopiù a uranio, che il marito (stupratore nei fatti quanto Trump era puttaniere a chiacchiere) faceva piovere su civili, scuole, ospedali, treni, piazze, depositi di viveri e farmaci in Iraq e Serbia. Nel 2009, libera ormai di scatenarsi in prima persona, da segretaria di Stato, c’ero quando, con il golpe militare ha strappato l’Honduras alla sua A.L.B.A. per gettarlo nel crepuscolo insanguinato dei narcodespoti di fiducia, dove ora si viene ammazzati più che in qualsiasi altro paese del mondo (e piangiamo ancora l’eroica combattente indigena anticapitalista e antimperialista, Berta Caceres), superando quell’altro paese da Hillary sistemato nelle mani dei narcocartelli amici del mercato e delle banche Usa, il Messico.
Squartato con la baionetta, che goduria! In Libia, sulla quale questo psicopatico prodotto della fase suprema del capitalismo si è avventata con tutti i suoi artigli sguainati, per avere questo paese perseguito la liberazione e l’unità dell’Africa, nel 2011 ho potuto assistere a come si riducono in brandelli bambini nelle scuole e in polvere i risultati di quarant’anni di progresso, giustizia sociale, democrazia diretta e prosperità (qui, come in Siria, con Amnesty, HRW, Avaaz e, spiace dirlo, Dario Fo, a reggerne lo strascico insanguinato). Mi è sfuggita l’occasione di assistere al suo arrivo per coordinare il massacro e stupro con baionetta di Muammar Gheddafi, ordinati alle sue Forze Speciali. Ma non ho perso quella televisiva, condivisa dai forse festanti apologeti manifestaioli, del suo parossistico e ilare orgasmo alla notizia di un uomo squartato come usava con i cavalli ai tempi di Torquemada. E qui dire psicopatico è davvero dire poco. L’analogo progetto per la Siria, con l’auspicio che, come fatto a Sirte, “bisogna uccidere Assad e la sua famiglia allo scopo di neutralizzare la minaccia che l’Iran esercita nei confronti di Israele”, è stato impostato e iniziato da quella sublimazione di Mengele che il “manifesto” definisce “seria, credibile, eleggibile, preparata, tenace, pugnace e sorridente” (chiaramente Moltedo aveva in mente lo sghignazzo hillariano del “siamo venuti, abbiamo visto, è morto”). Della nazificazione dell’Ucraina, del massacro del Donbas e, dunque, dei prodromi dell’assalto alla Russia, si è occupata la fidata sottosegretaria, Victoria – “Fuck you Europe” - Nuland, mentre a un altro braccio destro, Suzanne Nossel, è stato affidato il compito di umanitariamente circuire i gonzi e bastonare i probi dallo scranno più alto di Amnesty International. Entrambe logicamente esponenti di punta del talmudismo israelo-americano. In compenso la sorella in femminismo ha avuto l’entusiastico endorsement di Madeleine Albright, all’altezza della situazione e della candidatura per aver fatto crepare di sanzioni 500mila bambini iracheni (tutta gente, a proposito, che oggi, con Amnesty e soci, ciancia di 100mila bambini, su 25mila abitanti, a rischio di strage siro-russa in Aleppo Est).
Gli ufficiali pagatori Da coloro - esemplare modello di democrazia post-democratica come quella del socio Erdogan -che in questo momento stanno completando il genocidio in Yemen, a favore proprio, degli Usa e di Obama che vuole lasciare un buon ricordo di se stesso, oltre a spianare la strada alla sua diletta erede, Hillary e la sua Fondazione hanno ottenuto, oltre agli storici 23 milioni di dollari a fondo perduto e 500mila in gioielli, anche il 20% dei fondi serviti alla campagna elettorale. E a far fuori, con il concorso del Comitato Elettorale Democratico, ovviamente imparziale tra i due contendenti del Partito, quel farlocco socialista a chiacchiere e distintivo di Bernie Sanders (prima scelta pro tempore del “manifesto”, per non perdere la faccia, ma, da buon guitto scilipotiano, poi subito precipitatosi ai piedi di chi l’aveva preso alle spalle, trascinandosi dietro la combriccola del giornale “comunista”). Il resto è arrivato a Hillary, o direttamente, o attraverso la Fondazione, da Goldmann Sachs, JP Morgan, Lehman Brothers, Blackrock, Rothschild, Rockefeller, Bank of America, Citigroup. tanta Wall Street, Raytheon, Boeing, Northrop Grumman, General Dynamics e tanti armieri.
Cosa mi dai per vedere il Segretario di Stato? Fondazione, quella di Bill, Hillary e Chelsea, fintamente umanitaria ed effettivamente ente ricattatore e corruttore nei confronti di chi dalla virago si aspetta favori: vuoi essere ammesso al cospetto della sovrana del tuo destino e delle tue fortune? Paga. E chi altri ha contribuito in misura assolutamente preponderante al bottino personale del segretario di Stato e a quello della sua Fondazione? Gli stessi che l’hanno pagato a colpi da un quarto di milione in su per conferenza le sue promesse di “toe the line”, seguire la linea, in fatto di armamenti e relativi impieghi (“con Putin-Hitler tocca utilizzare la leva della forza”), di banche e finanza rapinatrice, di trattati di “libero” scambio (TTP, TTIP, TISA), di energia sporca e nucleare (“basta con quegli ossessi anti-fracking e anti-oleodotti squarcia-ambiente”).
Delinquente abituale Sotto lo scrutinio degli inquirenti la Clinton è capitata e continua a capitare. Per la totale opacità delle finanze della sua Fondazione. Per le decine di migliaia di email di Stato, spesso “classified”, secretate, scambiate nel suo server privato con confidenti e complici, in sostanza alto tradimento (grazie Wikileaks). Per averle cancellate anziché consegnarle agli inquirenti, come un Mario Chiesa qualsiasi. Per aver lasciato che a Bengasi suoi scagnozzi ufficiosi, terroristi islamisti, facessero fuori suoi scagnozzi ufficiali, l’ambasciatore Cris Stevens e tre suoi operativi Cia, mentre erano impegnati nella missione di sbolognare armi e tagliagole dalla Libia alla successiva preda siriana. Per le commistioni improprie tra la sua segreteria di Stato e la sua Fondazione finalizzate a creare un circuito di favori e corruttele tra le due realtà.Tutte cose nelle quali dall’Avvocatura di Stato e dall’FBI ci si sarebbe aspettato qualcosa di più tranchant che una deplorazione per “trascuratezza”: tout se tien.
Usare la leva della forza contro la Russia Di fronte alle rivelazioni di Wikileaks e l’hackeraggio ai danni di Sanders, dimostrato emanante dalla capa del Comitato Nazionale dell’Asinello, la talmudista Debbie Schulz, la Clinton ha pensato di uscirsene lanciando accuse a presunti hackers gestiti da Mosca e il suo entourage ha colto la palla al balzo per esasperare una russofobia che ritiene presente nel corpaccio ignorante dell’opinione statunitense, accusando Putin di interferire nella campagna elettorale a favore di Trump. Mo’, se questo al cittadino Usa, agonizzante sotto i colpi delle politiche neoliberiste, divenuto homeless grazie ai subprime e ai profitti stellari di banche criminali, messo sul lastrico dalle spese per condurre più guerre contemporaneamente contro tutti in qualsiasi parte del mondo, risulta un incentivo a votare Hillary e non The Donald, che preferisce il dialogo con Putin, resta tutto da vedere. Hillary Clinton, che incarna le aspirazioni del “manifesto”, di Laura Boldrini e di tutto il cucuzzaro maschi-femminista, è stata promotrice di emancipatori di donne e gender come lo provano alla grande di essere Al Qaida e Isis, per i finanziamenti dei quali si è adoperata in Qatar e Arabia Saudita, oltre ad averne fatto curare i rastrellamenti in giro per lAfrica e Asia e gli addestramenti in collaborazione con i colleghi del Pentagono e della Cia. La sua ricetta per la Siria è usare “la leva della forza contro i russi”, incominciando con l’armare i curdi, “i nostri migliori partner in Siria e Iraq” e con l’imporre una no-fly-zone come quella che, con perfetto sincronismo, vanno invocando gli umanitaristi di Amnesty, HRW, Avaaz, Elmetti Bianchi (quelli promossi come “cavalieri senza macchia” da Laura Rosenberg, consigliera di Hillary per la politica estera) e facilitatori umanitari vari, ansiosi quanto lei di rinfrescarsi in piscine di sangue come quelle allestite in Libia.
Non piace al “manifesto”, proprio come non piace al Pentagono e annessi e connessi Trump è quello che è, buona parte di quanto i sicofanti dell’assassina seriale di massa gli attribuiscono, ha rincorso, invano, la Clinton nel promettere a Israele la leva di comando sulla politica estera americana,, vuole copiare con il Messico il muro che Israele ha costruito nella carne viva della Palestina, si è fatto cagare in testa da piccioni diarreici, parla delle donne come una burba frustrata, o un latin lover fuori tempo massimo, alla Berlusconi. Ma ha contro anche tutte le potenze che un moderno Hieronymus Bosch tratteggerebbe come le più orripilanti forze dell’inferno venute in superficie a bruciare e frantumare il mondo, le stesse che abbiamo contro noi. E se quelle sue sulle donne sono battutacce, quelle sulle donne, a milioni, dell’orda neocon di Hillary sono bombe e sanzioni genocide, oltreché consegne agli stupratori seriali dell’Isis e ai moderati di Al Nusra. Hillary Clinton è un rottame psicofisico, crolla a terra, si fa sorreggere sui gradini, scoppia in convulse risate o convulsi attacchi di tosse, sbarra gli occhi e scuote la testa come un pupazzo a molla. Ha subito una commozione cerebrale e una serie di emboli e minata nel fisico e nell’ìintelletto. Si aggrappa alla vita praticando il potere di uccidere per saziare la morte e così allontanarla da sé. E’ il personaggio ideale per quella cupola di delinquenti mentecatti che sta avviando il pianeta verso l’armageddon bellico, possibilmente nucleare (Obama ha preparato l’evento con un trilione di dollari per l’ammodernamento dell’arsenale atomico) e la catastrofe climatica. Basta guardare all’Africa prima della colonizzazione e a quella di oggi per vedere che la maggioranza della popolazione mondiale vive peggio che mezzo millennio fa. Banche e media sempre più concentrate, servizi di sicurezza privati e di Stato, forze armate, strumenti di esproprio del minimo vitale, si diffondono nella società come una metastasi. Una minoranza infima controlla il potere, il denaro, la conoscenza e sta acquisendo la capacità tecnologica di imporre un ordine totalitario che sta a Hitler come un alchimista sta a un Nobel della chimica. Simboli di questo sono il linciaggio di Gheddafi, le milionate di profughi lanciate dalle guerre della Cupola contro un’Europa governata da un etilista delinquente abituale, la morte della Grecia (un remake della distruzione cristiana del mondo classico), il disastro nucleare di Fukujima. La distruzione di senso nel discorso politico, da Obama, Clinton, Juncker a Renzi parrebbe anche il segno del disfacimento del capitalismo moderno, come dice Dimitris Konstantakopoulos, sempre che si possa ancora chiamare capitalismo ciò che sta involvendo verso una specie di feudalesimo ultra-nazista post-moderno. Involuzione insostenibile mentre la perdita di senso è il preludio ala nostra distruzione. Riflettendo ancora con il giornalista e scrittore greco, membro fuoruscito del direttivo di Syriza, dalla sua civiltà antica abbiamo imparato che ci distinguiamo dai mostri solo quando in noi coesistono Ragione, Emozione e l’Etica. Robespierre e Marx sono stati gli ultimi ad averlo ribadito. La candidata Hillary rappresenta la fine dei tre elementi. E’ il candidato ideale per la presidenza degli Usa. Come hanno capito subito “il manifesto” e la Boldrini. E la Pinotti che, all’insaputa del Parlamento, dopo essersi arruffianata i sauditi vendendogli le armi per ammazzare il popolo yemenita, spedisce soldati e missili ad assediare e minacciare (nientemeno) la Russia e a impedire che gli iracheni, i libici e i siriani salvino il loro paese da Obama e Hillary. Anche la Pinotti scendeva in piazza contro le guerre. La sinistra antimperialista si è fatta imperialista e stende il tappeto rosso agli scarponi con punta d’acciaio al polonio di Hillary. Il “manifesto” vi cuce la sua frangia (e pensare che c’è ancora chi, tra residui di onestà, scrivendoci, si presta a fornirgli foglie di fico). Rispetto alla consorteria da cui viene spurgata Hillary, la Spectre era un Kindergarten con maestrine appena manesche. E il peggiore Trump è meglio della migliore, si fa per dire, Hillary. Bella scelta.
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