Originale: Tedglick.com http://znetitaly.altervista.org/ 2 gennaio 2016
Un anno particolarmente decisivo di Ted Glick Traduzione di Maria Chiara Starace
Gli anni in cui si tiene un’elezione presidenziale vengono sempre considerati o pubblicizzati come “decisivi” per la direzione del paese. Alcune volte lo sono e altre volte non così tanto. E’ stata decisiva quando Ronald Reagan sconfisse Jimmy Carter nel 1980 e procedette a tagliare drasticamente le tasse per i ricchi e le grosse imprese, a eliminare i servizi e i programmi sociali necessari, ad accelerare il fallimento dei sindacati, a incrementare moltissimo il militarismo e gli interventi militari nei paesi stranieri, e altro. E’ stata decisiva quando George W. Bush sconfisse Al Gore nel 2000, provocando, tra le altre cose, l’invasione americana illegale e disastrosa dell’Iraq nel marzo del 2003. Ed è stata decisiva quando Barack Obama superò John McCain nel 2008, facendo regredire, temporaneamente gli elementi dell’estrema Destra e altri meno reazionari all’interno del Partito Repubblicano. Non è stata così decisiva quando Bill Clinton sconfisse Bob Dole e Ross Perot nel 1992. Il mandato presidenziale di Clinton è stata segnato da più di alcune politiche di tipo repubblicano e dal crescente potere sul governo della classe delle grosse imprese e di quella dei miliardari. Il 2016 sembra essere molto decisivo per tre ragioni principali: – La più importante, secondo me, è la crisi del clima. Oramai sta scarseggiando il tempo per capovolgere questa crisi prima che i punti critici del clima contribuiscano a rendere estremamente difficile evitare una catastrofe mondiale nel coso di questo secolo, colpendo duramente i più poveri del mondo. Questo decennio è assolutamente il decennio cruciale in cui è necessario che accada questa svolta, quando il potere politico dell’industria dei combustibili fossili verrà indebolito in modo significativo. L’elezione alla presidenza di un candidato Repubblicano che nega la crisi climatica, sarebbe una catastrofe politica per il mondo intero. – E’ essenziale che il movimento di massa che è emerso in appoggio a Bernie Sanders sia più che un periodo di elezione presidenziale, una cosa di un anno e mezzo. Noi progressisti dovremmo appoggiare Bernie e fare tutto quello che possiamo per farlo eleggere, ma che Bernie vinca o perda, il movimento che la sua candidatura ha prodotto, deve continuare. Bernie stesso ha detto che la sua elezione da sola non cambierà fondamentalmente le dinamiche di potere nel paese, che userebbe la presidenza per aiutare la gente a esercitare il proprio legittimo potere, ad attuare una rivoluzione politica per mettere fine al controllo delle grosse aziende sul governo. La cosa migliore sarebbe che Bernie alla Casa Bianca portasse a compimento ciò che è stato iniziato; se sarà Hillary, sarà assolutamente necessario un movimento di massa indipendente, con molte sfaccettature, per mettere pressione a lei e alla sua establishment di amministrazione democratica. – Indipendentemente da qualsiasi particolare campagna presidenziale, ci sono movimenti nazionali di massa critici che sono visibili, che hanno profonde radici e che stanno ottenendo vittorie; in particolare: il movimento contro il razzismo, guidato da persone di colore all’interno dei dipartimenti di polizia, del sistema di “giustizia penale”, nelle università e altrove; il movimento per il clima/la giustizia per il clima, a base popolare; il movimento di classe per aumentare il salario minimo di 15 dollari all’ora; il movimento per i diritti di LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali); il movimento contro il Partenariato Trans-Pacifico e contro altri accordi favorevoli al commercio a favore delle grosse aziende. Questi e altri movimenti importanti, anche se meno visibilmente attivi (proprio adesso), come i movimenti per i diritti degli immigrati e quello delle donne, non possono lasciare che le loro energie vengano risucchiate in modo notevole dall’attività elettorale, anche se, indubbiamente, in quel settore ci sarà qualche iniziativa. L’azione dimostrativa e diretta nelle strade e in altri luoghi è la linfa vitale dei movimenti che fanno la differenza, mentre farsi assorbire nell’elettoralismo può essere ridurla, indebolirla o distruggerla. Il lavoro, le azioni visibili e il crescente appoggio reciproco di questi movimenti devono continuare a svilupparsi nel corso del 2016. Che dire del demagogo Donald Trump e degli altri candidati presidenziali Repubblicani di estrema destra (quasi tutti)? E’ straordinario e preoccupante che le dichiarazioni di Trump, apertamente razziste, misogine, ignoranti, favorevoli alla violenza e offensive, abbiano avuto una tale eco tra milioni di persone nel modo che hanno avuto. E’ sconvolgente che in ipotetici riscontri dei sondaggi Trump riceva un sostegno quasi pari a quello di Sanders e della Clinton, come lo ricevono la maggior parte degli altri. La novità riguardo a Donald Trump non sono tanto le politiche che appoggia: sono il linguaggio che usa e che indubbiamente incoraggia forme di linguaggio e di azioni analogamente razziste sessiste ignoranti e violente da parte di coloro che adottano politiche simili. Trump segue la tradizione di Huey Long, Geoge Wallace e Patrick Buchanan, ma di superiore di due o tre tacche. Chiaramente i progressisti devono impegnarsi e lottare contro queste idee reazionarie e retrograde ogni volta che si viene a contatto con queste. Come ha detto Bernie Sanders parlando durante il programma Face the Nation sulla rete televisiva CBS domenica scorsa, dobbiamo identificarci con la rabbia popolare contro l’establishment bipartitico che Trump sta usando in maniera contorta e spregevole, dobbiamo affrontare chi intimidisce con le parole ed esprimere le nostre prospettive indipendenti e progressiste su chi dovrebbe essere il reale obiettivo della loro rabbia: la classe dei miliardari e il controllo che questa ha del governo. Mentre entriamo nel 2016, c’è molto che cambia, che è in movimento. E’ una buona cosa. La gente adesso cerca nuove opzioni per affrontare le crisi che sperimentano nella loro vita quotidiana e /o i più importanti problemi che devono affrontare il pianeta e i suoi popoli che lottano. E’ un momento buono per essere vivi e attivi per la giustizia, la pace, i diritti umani e la nostra Madre Terra.
Ted Glick è stato un attivista progressista e organizzatore fin dal 1968, e negli scorsi 12 anni ha lavorato principalmente per costruire un forte movimento per il clima/la giustizia per il clima. Scritti precedenti e altre informazioni si possono trovare su http://tedglick.com.
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo www.znetitaly.org Fonte: http://zcomm.org/znetarticle/an-especially-decisive-year |