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3 maggio 2016

 

Ttip Leaks. Francia verso abbandono colloqui; Fekl, No ad accordi contro nostri interessi

di Giacomo Dolzani

 

Dopo la bufera scatenata dai documenti segreti relativi alle trattative sul Ttip (Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti), l’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti, svelati dall’associazione ambientalista Greenpeace ed in parte già pubblicati dal quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung, il governo francese ha avanzato delle riserve sulla sua adesione a questo progetto.

Il ministro per il Commercio del governo di Parigi, Matthias Fekl, ha infatti affermato che la Francia non firmerà il trattato che, a suo dire, “così come è concepito è un accordo pessimo, anche a causa della mentalità di Washington. Nessuno può imporre al nostro paese un trattato contro gli interessi nazionali” ha continuato Fekl, aggiungendo che “una sospensione dei colloqui è la conseguenza più probabile” in quanto i negoziati “sono giunti ora ad un punto morto“.

Le trattative per il Ttip hanno preso il via nel 2013 ma queste sono state spesso coperte da segreto, cosa che ha fatto nascere dei dubbi sulle sue reali finalità del progetto; se questo venisse approvato infatti si costituirebbe la più vasta area di libero scambio al mondo, con l’abolizione o riduzione di molti dazi doganali e di ostacoli burocratici alla libera circolazione delle merci, consentendo una più agevole mobilità dei capitali e minori barriere per gli investimenti all’estero (benché Washington pretenda comunque che le aziende straniere operanti sul territorio nazionale si servano per almeno il 50% di materie prime provenienti dagli Usa), di contro verrebbero però uniformati gli standard applicati ai prodotti, spesso livellandoli verso il basso, consentendo quindi, soprattutto nel settore agroalimentare, l’invasione dell’Europa di beni a basso costo provenienti dagli Stati Uniti, in cui i controlli le normative sulla qualità dei prodotti sono molto meno restrittivi che nei paesi Ue, dove causerebbero un deterioramento dell’offerta per la popolazione.

Se il Ttip fosse approvato infatti, gli alimentari di qualità oggi venduti in Europa potrebbero essere surclassati da quelli più economici prodotti dalle multinazionali statunitensi con le regole vigenti negli Usa, che permettono la manipolazione di piante ed animali dal punto di vista genetico (i cosiddetti ogm), oltre che l’utilizzo di antibiotici, ormoni e pesticidi vietati nel nostro continente perché pericolosi per la salute. Verrebbe inoltre meno il cosiddetto “principio di precauzione” presente in Europa, secondo cui prima di mettere in commercio un prodotto è necessario provare che non sia nocivo per la salute, diverso dalla pratica vigente negli Usa, secondo la quale un bene può essere posto in commercio e, soltanto se qualcuno ne proverà la pericolosità per la salute pubblica, dovrà essere ritirato.

Un’altra minaccia per il “Made in Eu” arriverebbe anche dalla possibilità di produttori Usa di utilizzare denominazioni di origine protetta tipicamente europee, consentendo la commercializzazione, per fare un esempio di Marzemino californiano, cosa che costituirebbe un duro colpo per paesi, come l’Italia e la Francia, la cui agricoltura più che sulla quantità punta sulla qualità e sul proprio nome nel mondo.

Greenpeace Olanda, grazie ad una fonte anonima, è pochi giorni fa entrata in possesso di 240 pagine di documenti segreti relativi a queste trattative, i quali raccontano lo scontro tra Ue e Stati Uniti e le forti pressioni di questi ultimi, anche tramite ricatti e minacce (come lo stop alle facilitazioni per l’esportazione di auto europee verso gli Usa), perché l’Europa cedesse alle richieste di Washington, abbandonando le proprie politiche di tutela dei consumatori e dell’ambiente e spianasse la strada alle multinazionali Usa.

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