Originale: Cuba News http://znetitaly.altervista.org/ 29 giugno 2016
Brasile: il gigante del sud dovrà combattere di Manuel E.Yepe Traduzione di Maria Chiara Starace
L’Avana “Ora i poveri, gli esclusi, i senza terra e i senzatetto che avevano sperato di raggiungere la felicità, dovranno cercare altre associazioni di partiti oppure creare nuovi strumenti politici basati sull’etica, l’eliminazione delle cause della disuguaglianza sociale, e la ricerca di un altro Brasile possibile”. Questa è la previsione di Frei Betto,* il giornalista militante, scrittore, rivoluzionario, religioso dell’Ordine Domenicano e della Teologia della Rivoluzione – ex consigliere del Presidente della Repubblica del Brasile, quando Ignazio Lula da Silva ricopriva quella carica – data la grave crisi di quel paese dopo il colpo di stato del parlamento e dei media contro l’ordine costituzionale nel suo paese. I primi tre governi del Partito Brasiliano dei Lavoratori (PT) – due con Lula e uno con Dilma Rousseff – rappresentano il meglio nella storia repubblicana del gigante del Sudamerica. “45 milioni di brasiliani sono scampati alla miseria; i programmi sociali, dalla Bolsa Familia a “Più dottori – che hanno steso una rete di sicurezza per i settori sociali più poveri della nazione. L’accesso ai college è diventato comune. Il Fondo Monetario Internazionale ha smesso di impicciarsi dei nostri conti e l’America Latina ha guadagnato maggiore unità. E Cuba è stata tirata fuori dal limbo,” ha scritto il prestigioso frate rivoluzionario. “Peccato che il PT non ha osato attuare le riforme strutturali in politica, per le tasse e la terra. Ha permesso che il programma di emancipazione Fome Zero(Zero Fame), venisse sostituito dal programma di compensazione Bolsa Familia (https://it.wikipedia.org/wiki/Bolsa_Fam%C3%ADlia)” “Come se bastasse la retorica a occuparsi delle le disuguaglianze sociali, il PT tentò invano di essere il padre dei poveri e la madre dei ricchi. Per rinnovare il Congresso, non si fidò del potenziale politico dei leader dei movimenti sociali. Preferì formare alleanze politiche promiscue il cui virus opportunistico alla fine contaminò alcuni dei suoi capi.” Grazie al facile credito, al controllo dell’inflazione, e a un reale incremento del salario minimo al di sopra dell’inflazione, la popolazione ottenne maggiore accesso ai beni personali. Nei sui 13 anni di governo, il PT non ha insistito sulla politica dell’alfabetizzazione della nazione o sulla democratizzazione dei media. Grazie alle esenzioni fiscali, l’intera serie dei dispositivi elettrici, come anche quella dei computer e dei cellulari, sono presenti in quasi tutte le baracche delle favelas….”e chissà se anche sulle colline pedemontane le macchine possono essere pagate a rate.” “Tuttavia, si trova anche la capanna occupata da una famiglia senza un alloggio, senza un’assicurazione, assistenza sanitaria, istruzione e trasporti pubblici. La priorità avrebbe dovuto essere l’accesso alla previdenza sociale. Mancando questo, si è formata una nazione di consumatori, non di cittadini; una nazione di elettori che votano come se obbedissero a un precetto religioso o come se stessero restituendo un favore personale.” Secondo Frei Betto, “tra progressi e battute d’arresto, il PT lascia come sua eredità sociale programmi che meritavano di essere definiti garanzie dello stato e non soltanto politiche di governo. Ma il governo avrà l’audacia di reinventarsi?” si chiede l’intellettuale rivoluzionario. I governi del PT hanno ereditato il paese dal neo-liberale Fernando Enrique Cardoso che lasciò il paese a Lula in una profonda crisi economica, con l’inflazione che saliva alle stelle, un debito pubblico astronomico, la rottura del tessuto sociale, la disarticolazione dello stato e un aggravamento delle spaventose disuguaglianze e ingiustizie che il Brasile ha sofferto per secoli. Tra queste c’è stata la distribuzione ingiusta della terra. Un’altra è stata una legge elettorale che impedisce la partecipazione popolare. Per entrambi, il leader sindacalista [Lula] e Dilma, governare è stato molto difficile. Per mandare avanti la loro agenda sociale, hanno dovuto mantenere alleanze di comodo e accordi con i settori e i partiti della borghesia. Hanno anche affrontato un feroce attacco dalla destra e dai grandi media oligarchici in un paese dove il 90% dei media è nelle mani di 7 ricche famiglie he controllano lo spettro degli audiovisivi. Malgrado questi fattori, la gestione del PT è stata di nuovo approvata dagli elettori in tre consecutive elezioni presidenziali, compresa la rielezione molto tormentata di Dilma nel 2014, con un margine minore che in precedenza, ma sempre con la cifra molto considerevole di 54 milioni di voti, tre milioni in più rispetto al suo rivale Aécio Neves. L’impeachment di Wilma Rousseff è stato un colpo sporco da parte di gruppi dell’oligarchia della destra brasiliana amareggiata che è stata inserita nei grandi progetti dell’estrema destra imperialista. A loro interessa a rimuovere dalla loro strada una nazione che in qualche modo mantiene gli ideali dei latino-americani e che è diventata il portabandiera di una risoluta guerra per l’indipendenza e il progresso sociale. Senza dubbio ci sarà una lotta. Resta da vedere in quale arena. I capi del colpo di stato mancano di consenso tranne che all’interno dell’élite e del settore fascista della classe media.
Note *https://it.wikipedia.org/wiki/Frei_Betto
Manuel E. Yepe è avvocato, economista e giornalista. E’ professore all’Istituto Superiore di Relazioni Internazionali all’Avana. Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo www.znetitaly.org Fonte: http://www.counterpunch.org/2016/06/29/brazil-the-southern-giant-will-have-to-fight/ |