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20/06/2016

 

La polizia fa strage di insegnanti in Messico: 6 morti e 50 feriti.

 

Succede in Messico, paese Nafta vassallo degli Stati Uniti e sulla grande stampa libera occidentale, la notizia arriva marginalmente. Fosse accaduto in minima parte in uno dei paesi che lotta per la propria indipendenza e sovranità in America Latina lo avreste letto in tutte le prime pagine e ascoltato in tutti i telegiornali europei. Il regime di Washington avrebbe invocato l'intervento umanitario e i vassalli europei si sarebbero tutti accodati. E' la "libera democrazia occidentale", bellezza. Ha le sue regole e i suoi copioni sempre più banali.

 

Per riscontro, qui c’è un pezzo di David Bacon su The Nation.

 

Almeno 6 persone sono state uccise e più di 50 ferite quando la polizia federale ha attaccato gli accampamenti degli insegnanti in tutto lo stato.

 

10 anni fa, il 14 giugno, 2006 Oaxaca era stata l’epicentro di una storica ribellione durata sei mesi, scoppiata dopo che il governatore aveva attaccato gli insegnanti in sciopero accampati nel centro della città. In quello che diventò famosa come la Comune di Oaxaca, un movimento popolare chiamato l’Assemblea Popolare del Popolo di Oaxaca aveva cominciato a definire una alternativa al modello neoliberista imposto dallo Stato. E’ stato quello un momento straordinario e stimolante, purtroppo conclusa da una brutale repressione, quando 4.000 poliziotti federali riconquistarono la città nel mese di novembre.

 

Quest’anno la storia si ripete, almeno in parte. Il sindacato degli insegnanti, Sezione 22, è sotto attacco ancora una volta, ma questa volta la repressione è stata immediata. Migliaia di poliziotti federali sono stati trasportati in elicottero in tutte le zone dello stato, e questo fine settimana hanno intensificato i loro attacchi.

 

La capitale di Oaxaca ieri sera aspettava l’ingresso della Polizia Federale a mezzanotte e l’elettricità stava per essere sospesa.

 

 

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