Originale: Jacobin Magazine http://znetitaly.altervista.org/ 19 aprile 2016
L’ipocrisia trionfa di Sean Purdy Traduzione di Maria Chiara Starace
Ieri più di due terzi del deputati federali in Brasile hanno votato per iniziare il procedimento di impeachment (la messa in stato di accusa) contro la presidente Dilma Rousseff. Raquel Muniz, del Partito Social Democratico, ha dedicato il suo voto favorevole all’impeachment alla “onestà” di suo marito (Ruy Muniz). Questa mattina la polizia federale lo ha arrestato per frode ai danni di vari ospedali e istituti di beneficienza nella loro città natale nello stato del Minas Gerais. Anche la Muniz deve affrontare varie accuse di frode, m la sua posizione di deputata federale la protegge temporaneamente da procedimenti penali. Questa storia da sola riesce bene a descrivere la farsa di ieri. La Presidente Dilma Rousseff del Partito dei Lavoratori (PT) è stata accusata dalla Camera dei Deputati del “reato di responsabilità” di sospette manipolazioni dei conti dello stato. Questo, malgrado il fatto che pratiche analoghe avvennero durante i governi di Ferdinando Henrique Cardoso (dal 1994 al 1998 e dal 1998 al 2002) del Partito Social Democratico brasiliano, che si verificano attualmente in 16 governi di stati in Brasile e anche con Obama nel 2013 quando i Repubblicani rifiutarono di alzare il tetto del debito. Certamente membri del PT sono stati coinvolti in vari schemi di corruzione, ma non c’è assolutamente alcuna prova di illecito da parte della Rousseff. Ai brasiliani è stato offerto uno spettacolo osceno in cui il procedimento di impeachment era presieduto dal presidente della Camera Eduardo Cunha, attualmente sotto inchiesta da parte della Commissione della Camera per l’Etica e della Corte Suprema per tangenti avute oltre che da altri, dalla compagnia petrolifera statale Petrobras per un totale di 20 milioni di dollari e per 13 conti bancari non dichiarati in Svizzera e a Panama. In effetti, più della metà dei 500 deputati, la maggior parte dei quali ha votato a favore dell’impeachment, sono attualmente indagati per reati che vanno dalle tangenti e dai rapimenti all’omicidio. In un autentico carnevale di reazioni e di ipocrisia, i deputati della destra hanno dedicato il loro voto a membri della famiglia, alle chiese evangeliche, al movimento anti-aborto, al taglio dei diritti sociali, ignorando completamente l’argomento della presunta responsabilità penale della presidente. In realtà, meno di 12 deputati hanno citato l’ipotetico reato del quale si accusa la Rousseff. Un deputato, Jair Bolsonaro, un ex-poliziotto omofobo ha dedicato il suo sì a uno degli ufficiali che aveva torturato la Rousseff quando era stata arrestata durante la lotta armata contro la dittatura militare negli anni ’70. Anche molti deputati dei piccoli “partiti in affitto” che fino a poche settimane fa erano alleati del governo della Rousseff hanno votato sì dopo aver ricevuto delle promesse da partiti di opposizione di incarichi governativi e di supporto diretto o indiretto in futuri governi e in future elezioni. Ci sono pochi dubbi che quello che si sta verificando sia un golpe “istituzionale” o “parlamentare”, simile a quello avvenuto in Paraguay nel 2012 e in Honduras nel 2009. La Destra sta approfittando dalla crisi economica, dalla corruzione del PT, e dall’enorme impopolarità della Roussef per spalancare le porte del neoliberalismo aperte dallo stesso PT nello scorso decennio. Contando ancora su accordi dell’ultimo minuto con deputati di dubbi partiti centristi e di destra, i discorsi dei sostenitori del governo, con poche eccezioni, sono stati pateticamente mosci. Soltanto i 6 deputati dell’opposizione di sinistra appartenenti al Partito per il Socialismo e la Libertà, e pochi altri hanno chiamato il Presidente della Camera quello che è: un ladro corrotto e ipocrita. Più o meno fra un mese, il Senato in cui il governo ha anche meno sostegno, voterà se continuare nel procedimento di impeachment. Una semplice maggioranza porterà alla rimozione della Rousseff dalla presidenza, mentre i senatori condurranno un’indagine. La presidenza andrà anche dall’attuale vice presidente Michel Tener, che è uscito dal governo due mesi fa. Formalmente non ci sarà nessun vice presidente, ma nel caso di un viaggio all’estero, di una malattia, o di morte, Eduardo Cunha diventerà il presidente, mentre verranno organizzate nuove elezioni. Il governo del PT, contro ogni logica, continua a credere che sarà in grado di mettere insieme delle alleanze per vincere la votazione al Senato. Hanno anche ventilato l’idea di nuove elezioni del presidente e del vice presidente in ottobre, quando ci saranno le elezioni municipali a livello nazionale. L’opposizione di sinistra deve condannare l’ipocrisia assoluta e la sfacciataggine del procedimento di impeachment. Tuttavia non dobbiamo cadere nella trappola di appoggiare il governo del PT. Anche se saranno indette nuove elezioni, la strada per uscire dalla crisi è quella di costruire lotte sul terreno operando con o senza sindacati sostenuti dal governo e con i movimenti sociali. 40 scuole superiori sono occupate dagli studenti a Rio de Janeiro e i funzionari dell’amministrazione pubblica nello stato omonimo sono in sciopero militante da due settimane. Sindacati e movimenti sociali in tutto il paese hanno promesso di incrementare la lotta. Contro la Destra e contro il governo federale neoliberale, l’unica soluzione è la lotta nelle strade.
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo www.znetitaly.org Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/hypocrisy-wins-the-day/ |
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