http://www.nomuos.info 22/02/2016
Fuori la guerra dall’università!
Siamo solidali con l’azione del Cua – Collettivo universitario autonomo di Bologna per aver contestato il professore Panebianco dopo l’uscita del suo articolo sul Corriere della Sera in cui caldeggiava l’intervento militare italiano in Libia.
Qui il comunicato ufficiale del Collettivo: FUORI LA GUERRA DALL’UNIVERSITÀ!
Stamattina a Scienze Politiche abbiamo contestato la lezione del guerrafondaio Angelo Panebianco, che si diletta a scrivere editoriali a sostegno della guerra in Libia, contro il movimento No Muos, con sfondi di terrorismo psicologico nei confronti dei migranti. Vergogna! Le vostre guerre, i nostri morti!
Contro i baroni della guerra in università..noi siamo pronti!
Risale al 14 febbraio l’ultima vergognosa fatica di Angelo Panebianco, noto barone Unibo ed editorialista del Corriere della Sera, in cui egli si chiede se “noi italiani” saremo mai pronti per affrontare la guerra in Libia. La verve guerrafondaia con cui il professore condisce il suo ultimo editoriale non ci stupisce: è solo l’ennesima presa di posizione reazionaria e sciovinista di un docente da sempre legato agli interessi bellici nostrani. Per questo, abbiamo deciso di far sperimentare al professore un po’ di realtà: siamo entrati nell’aula in cui si teneva la sua prima lezione di “Teorie della guerra e della pace”, interrompendo il suo monologo militarista con suoni registrati nelle zone di conflitto armato e distribuendo materiale informativo sulle nefandezze di Panebianco. Se la guerra gli piace tanto, perché non prova a fare lezione sotto i suoni delle bombe, degli spari e dei lamenti?! Mentre in Europa i venti di guerra che spirano dal medio oriente rendono l’aria sempre più irrespirabile, portando anche nel nostro paese il razzismo istituzionalizzato della Fortezza Europa, fatto di frontiere, confini e deportazioni contro profughi e migranti che proprio da quelle zone emigrano in cerca di una vita migliore, personaggi come Panebianco continuano gettare benzina sul fuoco per difendere gli interessi neo-imperiali di un occidente che, immerso in una crisi senza vie d’uscita, nella guerra trova nuove occasioni di profitto. Oggi l’abbiamo ribadito: non sulla nostra pelle! Non tocca a noi piangere altri morti per guerre decise altrove e legittimate da opinionisti come Panebianco che, inoltre,vorrebbero trasformare l’università in un palcoscenico da cui veicolare e legittimare le loro pulsioni guerresche.
Contro lo sproloquio dei baroni della guerra in università e contro il suo coinvolgimento in progetti di collaborazione con l’industria bellica (vedi ENI, Finmeccanica, Technion), contro i progetti che Israele porta nei nostri atenei (come la collaborazione tra Unibo e il Technion di Haifa), in solidarietà ai docenti turchi arrestati per aver firmato un appello in sostegno al popolo Curdo, noi siamo e saremo sempre pronti a prendere posizione e a costruire la nostra pace contro le loro guerre! Per questo rilanciamo per giovedì 25 febbraio, alle ore 17.00, un’assemblea pubblica nella Scuola di Scienze Politiche in Strada Maggiore 45. E costruiamo, per lunedì 29 febbraio, un presidio nella giornata dell’inaugurazione dell’anno accademico a Santa Lucia, per un mondo senza frontiere a partire dai saperi.
Le loro guerre, i nostri morti!
L’articolo contestato “Noi in Libia saremo mai pronti?”, apparso lo scorso 14 febbraio sul Corriere, si esprimeva in questi termini contro i No Muos: Facciamo un esempio della nostra inadeguatezza di fronte ai nuovi pericoli. L’ennesima sentenza della magistratura ha dato ragione a mamme preoccupate e ambientalisti vari che cercano di impedire che il Muos, il sistema militare americano di comunicazioni satellitari entri in funzione a Niscemi, in Sicilia. Il Muos potrebbe essere uno strumento prezioso per anticipare eventuali attacchi missilistici ma c’è chi ipotizza che il suo funzionamento danneggerebbe la salute. Ma lo Stato islamico si è insediato sulla costa libica, a un passo da noi, e non gli mancherebbero i mezzi, se un giorno lo decidesse, per procurare alla salute danni assai più gravi.
Panebianco, da sempre, sostiene l’intervento militare italiano in diverse zone di guerra. Noi del movimento No Muos lo ricordiamo per diversi articoli in cui attaccava la nostra lotta.
Qui alcuni estratti: "Questa storia è una variante di un fenomeno più generale, di quella «terribile alleanza» che si è ormai da tempo consolidata in tante parti d’Italia. Di solito, la terribile alleanza vede coinvolti «soggetti ambientalisti» che puntano alla deindustrializzazione del Paese, sfruttano la combinazione di ignoranza e paure irrazionali che si manifesta nella sindrome «non nel mio giardino», e trovano, troppo spesso, l’avallo e il sostegno di tribunali amministrativi e procure. Nel caso Muos c’è una differenza. Qui l’ambientalismo, verosimilmente, è la copertura di un movimento di opposizione all’alleanza militare fra Italia e Stati Uniti, e la posta in gioco è la sicurezza nazionale.Questa storia è una variante di un fenomeno più generale, di quella «terribile alleanza» che si è ormai da tempo consolidata in tante parti d’Italia. Di solito, la terribile alleanza vede coinvolti «soggetti ambientalisti» che puntano alla deindustrializzazione del Paese, sfruttano la combinazione di ignoranza e paure irrazionali che si manifesta nella sindrome «non nel mio giardino», e trovano, troppo spesso, l’avallo e il sostegno di tribunali amministrativi e procure. Nel caso Muos c’è una differenza. Qui l’ambientalismo, verosimilmente, è la copertura di un movimento di opposizione all’alleanza militare fra Italia e Stati Uniti, e la posta in gioco è la sicurezza nazionale".
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