Fonte: Oriental Review (Russia)

Rete Voltaire

2 Febbraio 2016

 

Chi vuole la pelle di Angela Merkel?

di Andrej Fomin

Traduzione  Paola Grieco

 

L’operazione premeditata delle violenze sessuali durante i festeggiamenti di capodanno a Colonia, e non solo, continua con la denuncia sulle responsabilità della Cancelliera tedesca, Angela Merkel. Uno studio sul traffico su computer dimostra che gli account di Twitter, responsabili delle proteste, sono basati sulla West Coast degli Stati Uniti.

 

Lo scorso settembre abbiamo pubblicato un estratto dell’analisi del ricercatore russo Vladimir Shalak sugli aspetti nascosti della campagna di Twitter, usata per attrarre in Germania i rifugiati provenienti dall’Oriente Medio [1].

Dopo aver visionato 19.000 tweets originali, relativi al tema dei rifugiati, Shalak ha dichiarato che il grande esodo verso l’Europa occidentale è stato artificialmente creato da attori non Europei.

L’ultima ondata di violenza causata dai migranti in molte città europee durante i festeggiamenti di capodanno, ha scatenato una nuova e intensa campagna anti-Merkel nelle reti sociali di Europa e Stati Uniti e permesso a Shalak di raccogliere nuovi dati per approfondire la ricerca.

Più in basso, condividiamo i risultati preliminari ma, prima, diamo un’occhiata a due fotografie che dimostrano il drastico cambiamento, registrato in Germania in appena 4 mesi, sul modo di parlare in pubblico del tema dei rifugiati.

 

 

 

Si tratta di un’evoluzione tragica e spontanea o è un’operazione di guerra psicologica fomentata da agenti esterni? Per arrivare a una conclusione chiara, dobbiamo ricordare brevemente l’evoluzione delle relazioni tra Germania e Stati Uniti in questi ultimi anni.

A partire dal marzo del 2014 - in occasione della riunificazione della Crimea e della Russia - la Cancelliera tedesca Angela Merkel si è trovata tra l’incudine e il martello. Sotto il peso di un’intensa pressione esercitata da Washington, ha dovuto condurre la famiglia europea a serrare i ranghi e a partecipare all’escalation di sanzioni contro la Russia. Però, i grandi industriali e gli oppositori politici del Paese si mostrano sempre più reticenti a mantenerle, viste le conseguenze disastrose sull’economia tedesca.

Esitando tra due approcci completamente contraddittori, la Merkel ha optato per portare a compimento il contratto commerciale del 2011 relativo alla costruzione della seconda linea del gasdotto Nord Stream. Questo garantisce il trasporto del gas naturale dalla Russia verso la Germania attraverso il Mar Baltico ma voci contrastanti si sono levate dall’altra parte dell’oceano.

Un’altra dimensione delle tensioni transatlantiche è collegata alle trattative sull’accordo TTIP, iniziate nel 2013 a porte chiuse. Una solida nebbia propagandista attorno a queste negoziazioni riesce difficilmente a nascondere il fatto che il duello nel quale s’incrociano le spade è lo status, all’interno del sistema legale europeo, delle corti private americane per l’arbitrato. Le multinazionali esercitano delle pressioni perché le imprese possano citare per danni gli Stati in corti private di arbitrato per qualsiasi tipo di azione che possa danneggiare i loro profitti. In termini pratici, significa una grande perdita della sovranità degli Stati Europei, in quanto le corti private di arbitrato avrebbero voce in capitolo sui diritti doganali nazionali (che potrebbero, naturalmente, influire sui loro profitti); sulle norme sanitarie e fitosanitarie (l’Unione Europea dovrebbe sollevare la barriera relativa agli OGM o alla carne bovina agli ormoni); sulle regole relative agli investimenti finanziari per le banche europee e persino ai sussidi. Non c’è da meravigliarsi che una coalizione di partiti di governo in Germania stia protestando contro le trattative relative al TTIP. Proteste di massa contro il TTIP furono organizzate a Berlino nell’ottobre del 2015. Come conseguenza, ora, Frau Merkel si esprime in modo molto più cauto quando parla del progetto.

Ora il quadro è più o meno chiaro: la Cancelliera tedesca sta facendo un doppio gioco cercando da un lato di mantenere la sovranità europea e, dall’altro, di assecondare, formalmente, le richieste degli USA. Non ci sono dubbi che il gioco è già stato scoperto da Washington e l’unico motivo che impedisce di metterla fuori dal gioco sia il fatto che non ci siano altri dirigenti preparati in grado di sostituirla. Nonostante ciò, è stata attivata una campagna stampa a tamburo battente contro Frau Merkel, prendendo come pretesto lo scandalo delle violenze perpetrate dai rifugiati.

All’inizio di gennaio, il celebre speculatore e padrino, George Soros, reo confesso di traffico di rifugiati verso l’Europa, ha concesso un’intervista al settimanale economico tedesco Wirtshafts Woche, nella quale ha amaramente criticato la politica europea della Signora Merkel, più severa nei confronti dei rifugiati, e ha suggerito che “questo fattore potrebbe costarle la poltrona della Cancelleria” [2]. Contemporaneamente l’hashtag #ArrestMerkel è stato trasmesso all’origine da due account Twitter @Trainspotter001 et @AmyMek. Sono stati in seguito ripresi e collegati ad altri account Twitter molto potenti.

 

 

La cartina completa dei tweet ritwittati #ArrestMerkel La taglia dei cerchi corrisponde al numero di follower che ritwittano questo hashtag.

 

@Trainspotter001 e @AmyMek non hanno alcuna affiliazione locale ma l’analisi della media oraria delle loro attività riconduce ai seguenti risultati:

 

 

 

Come si può constatare, in entrambi i casi, il minimo di attività è osservato tra le h 7:00 e le 15:00, fuso orario (di Londra), il che corrisponde, nell’insieme, ai fusi orari della costa americana pacifica (orario della West Coast) o delle Montagne Rocciose (orario delle Montagne). Questi militanti di Twitter sono, dunque, attivi durante il giorno nella West Coast degli Stati Uniti. Fino ad oggi, l’account principale @Trainspotter001 ha pubblicato quasi 27.000 tweet, da marzo 2015, ovvero una media di 88 tweets al giorno, il che è veramente troppo per un operatore umano (per esempio, tutto lo staff di Twitter della CNN non produce più di 23 tweets al giorno). Ne concludiamo che @Trainspotter001 sia un programma robotizzato e che @AmyMek (27.000 tweets dal 2012), con tutta probabilità, anche.

Studiando in modo più approfondito i principali follower, constatiamo che @Genophilia è il robot principale (107.000 tweets da settembre 2012 ovvero circa 87 tweets al giorno). La sua regione non è indicata ma la ricerca sull’attività media oraria mostra che anche questa arriva dalla West Coast americana. Altri due account attivi sono @jjauthor, basati nel Nevada e con una media di 300 post al giorno dal 2010 (!), e @LadyAodh, un’altra bionda dal profilo artificiale creato negli Stati Uniti che si batte “contro il genocidio dei bianchi” dal marzo del 2015. Come avete potuto vedere nel primo paragrafo, tutti questi sono collegati strettamente tra di loro in modo tale da moltiplicare l’effetto di ognuno ed espandersi a un pubblico di milioni di individui.

Le prove qui esposte mostrano chiaramente che la campagna denigratoria relativa ai rifugiati sia stata concertata da agenti basati negli Stati Uniti per colpire Angela Markel e lanciarle un avviso sulla sua posizione in difesa dell’indipendenza e della sovranità europea. È da notare che delle posizione apparentemente opposte – da quelle dell’ultraliberale George Soros a a quelle dell’estrema destra americana vagamente espresse dai twitter robot -, perseguono, in fin dei conti, gli stessi obbiettivi: silurare la Cancelliera tedesca e imporre in Europa il TTIP.

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