http://znetitaly.altervista.org/ 17 aprile 2016
Da Parigi con amore di Marina Sitrin scrittrice, avvocato, organizzatrice, militante e sognatrice traduzione di Giuseppe Volpe
“Festeggiare e immaginare insieme” “Guardarsi l’un l’altro e sorridere” “Niente partiti, niente barriere, niente etichette” “Prendete le piazze e riscoprite la speranza”
Citazioni da interviste in questo documentario prodotto dal gruppo TV di Nuit Debout
Si riuniscono a migliaia ogni sera a Place de la République e in numero ancora maggiore nei giorni e nelle notti dei fine settimana. Ogni sera, alle 18.00, si tengono assemblee con una grande diversità di età e di classi sociali. La piazza comincia a riempirsi intorno alle 17.00 con cerchi di persone in piedi e seduti, che parlano sotto cartelli di cartone che identificano il tema della discussione, tra cui gruppi quali: commission de l’economie, commission de l’educacion, di agevolazione, femminismo, casa ed ecologia. Poi, attorno alle 17.30 arrivano a unirsi in marcia gli studenti delle superiori, ritmando slogan e cantando dietro lenzuoli dipinti con il nome delle loro scuole. All’ora dell’assemblea ci sono sempre aree mediche, legali, mediatiche, librerie e cucine. E in qualche modo, come in ogni occupazioni cui ho assistito, c’è un cerchio di meditazione a pochi metri dai percussionisti. Tutto è così familiare, avendo partecipato ad assemblee e occupazioni di piazze simili da New York alla California, da Atene a Salonicco, da Madrid a Barcellona, da Buenos Aires a Cordoba e via di seguito. Parigi è viva di democrazia. Democrazia reale. Che sovraffolla le piazze e le strade. Le persone parlano e si ascoltano a vicenda in assemblea dopo assemblea. Crescenti in numero, geografie e diversità. Il movimento che è iniziato con studenti delle superiori che si sono ribellati contro l’uccisione di uno studente da parte della polizia e poi con una resistenza di massa a una potenziale revoca di protezioni del lavoro detenute a lungo, si è diffuso a persone che parlano nelle piazze tentando di occuparle di notte, subendo repressioni e tornando il giorno dopo, e quello dopo e quello dopo ancora. Non costituiscono una protesta. Stanno creando qualcosa di diverso. Non stanno avanzando una singola rivendicazione; stanno parlando tra loro insistendo sulla “democrazia reale”, intendendo discussioni faccia a faccia riguardo alle loro vite e alle cose che per loro contano di più. E quando e se verranno effettivamente fuori con rivendicazioni, sarà come risultato di queste discussioni, decise orizzontalmente e insieme. Ci sono ora dozzine di piazze che tengono assemblee serali nella sola Francia. Molte altre dozzine di movimenti organizzati in modo simile stanno sorgendo in altre parti dell’Europa e in Canada mentre scrivo. I temi di discussione variano, anche se le conversazioni più concrete hanno luogo nelle varie commissioni e quartieri in cui stanno sorgendo altre assemblee e poi sono riportate come rapporti all’assemblea generale. Dopo solo due settimane l’assemblea ha deciso che l’unanimità, anche se attraente per molti versi, non funzionava ed è passata a una forma combinata di votazione e unanimità, imparando dalla pratica e insieme con persone di altri movimenti, quali Occupy Wall Street e il 15M che sono anche qui nelle piazze a offrire sostegno e a condividere esperienze. (Per una narrazione più completa del movimento e delle attività quotidiane legge l’articolo di Maris Holmes. E’ una delle promotrici di Occupy Wall Street ed è attualmente a Parigi). Molte cose sono coerenti a Parigi con altri movimenti per la democrazia reale, dall’importanza delle discussioni faccia a faccia, all’esclusione dei partiti politici, all’impegno per relazioni orizzontali, all’abbattimento della gerarchia e alla cura reciproca nella maggior misura possibile, anche se solo in queste ore di unione. E naturalmente il contagio del linguaggio dei gesti manuali per rendere noti alla folla i sentimenti personali, quali le dita aperte nell’aria per segnalare accordo o l’incrocio delle braccia nell’aria per esprimere dissenso. La Commissione Femminista ha aggiunto un nuovo segno, riflettente l’evoluzione dei movimenti, che consiste in due pugni che s’incontrano sopra la testa per contestare un’affermazione sessista. Ho parlato con partecipanti a movimenti in molti luoghi di tutto il mondo e quasi tutti, dalla Spagna agli USA, alla Turchia, Grecia e Argentina, riflettevano su come si sentivano diversi a quel punto, più fiduciosi e con maggiore affetto per gli altri, da quando partecipavano al movimento. Accade qualcosa di diverso quando si è in assemblea con altri, ad ascoltare ciò che estranei hanno da dire e prendendosi cura gli uni degli altri. Il fatto che ogni momento di occupazione insista sull’avere cibo per quelli in condizioni di bisogno, assistenza medica e legale di base e spazio semplicemente per restare tranquilli, meditare o andare a contribuire a risolvere mediante mediazione i conflitti con altri riflette la serietà con cui i movimenti prendono ora i rapporti reciproci. E naturalmente c’è l’allegria: la musica, le canzoni e le danze che manifestano tale gioia per un’unione appena scoperta. Ho scherzato più sopra sui percussionisti in ogni piazza del mondo, ma è uno spazio in cui le persone possono essere libere di muoversi e di sentire. Suonare i tamburi può essere una liberazione di così tanti sentimenti profondi e può anche creare sentimenti di unione e di benessere. A Parigi le persone hanno condiviso come sorridersi a vicenda, mentre negli Stati Uniti hanno parlato di tutti gli abbracci che c’erano nei saluti, e in Argentina è prevalso il linguaggio dell’affetto, della cura e dell’amore. I Movimenti delle Piazze – o i Movimenti di Democrazia Reale – iniziati alla fine del 2010 non stanno assolutamente finendo; si stanno spostando, spuntando fuori in continuazione in giro per il mondo mentre cambiano forma, così come continueranno a fare. I movimenti non sono lineari. I movimenti si fluiscono; hanno alte e basse maree. I movimenti di Parigi possono continuare a diffondersi e a crescere fino a quando c’è potere popolare e governo dal basso. O possono scomparire dalle piazze, trasferendosi ad altre sfere della vita; forse per tornare più vasti e più solidi in quartieri, luoghi e scuole diversi. O una qualche combinazione di entrambe le cose. Oppure no. Il futuro è già determinato [sic – ? – n.d.t.] Dunque che cosa significa questo per noi in luoghi in cui le assemblee di massa non stanno ancora decollando, o non stanno decollando di nuovo adesso? Ho partecipato alla redazione di “Alcune Idee Possibili per Progredire”, un appello alla discussione su quale dovesse essere il programma delle persone. Piuttosto che discutere e reagire a ciò che altri dicono che faranno – o non faranno – per noi, chiediamo che cosa vogliamo e come potremmo realizzarlo. Nel documento usiamo un linguaggio di programma, non nel senso di piattaforma politica partitica, bensì come un piano possibile di azione collettiva. L’intenzione è di suscitare discussioni – idealmente di persona, faccia a faccia – in assemblee. Ci sono molti firmatari del documento, con persone provenienti da storie diverse e con prospettive diverse. L’intenzione è una diversità di posizioni. La mia è quella della democrazia diretta e della creazione di assemblee locali e regionali. Il documento è organizzato tematicamente, con temi quali genere, salute, istruzione, razza, casa, eccetera. I temi non sono dissimili dalle commissioni di lavoro di Parigi o dai gruppi di lavoro di Occupy e di 15M. Perché non organizzare una conversazione con poche persone a pranzo? Presso la vostra università? In un centro commerciale o in una piazza? Non dobbiamo cominciare con l’aspettativa di lanciare un Nuit Debout, 15M o Occupy Wall Street, quanto a questo. Dobbiamo semplicemente cominciare a parlarci riguardo al nostro programma e farlo faccia a faccia, usando con attenzione la tecnologia. Naturalmente molte persone lo stanno già facendo; questo è un appello a continuare le conversazioni, ad approfondirle e a riflettere insieme in direzione di un futuro in cui avremo una concezione più coordinata di ciò che vogliamo e di come potremmo realizzarlo. Immaginate se prima di Occupy o di Nuit Debout gruppi informali e formali e raggruppamenti di quartieri e studenteschi fossero già arrivati ad accordi di massima su un certo numero di cose come, ad esempio, il diritto alla casa e l’importanza di requisire edifici vuoti per rendere reale l’idea. O prendendo esempio dagli Ambulatori Solidali autonomi in Grecia le persone decidessero che dovremmo creare un’assistenza sanitaria gratuita in modo che anche riconsideri il significato di salute e assistenza. Allora, sulla base di tale accordo, le commissioni e i gruppi di lavoro potrebbero avere proposte o azioni concrete che potrebbe aver luogo quasi immediatamente. Questo è il genere di cose che io immagino con questo documento – persone che si riuniscono per riflettere su ciò che è importante per noi e su come potremmo realizzarlo – anche se non proprio ora, preparando il terreno per possibilità future. E centinaia di migliaia in piazze di un paese o regione del mondo sono una possibilità molto reale di azione su queste cose su cui concordiamo. Ho fiducia che ci saranno altre occupazioni di spazi pubblici e assemblee. Fino a quando vivremo in una democrazia reale, sta a noi creare questi spazi, e lo faremo. E se la prossima volta fossimo più preparati? Se avessimo maggiori dialoghi sulle cose che abbiamo in comune, quelle cose che sono più importanti per noi? Potremmo muoverci più velocemente? La presa di scuole e fabbriche? Qui sto immaginando la Rivoluzione Spagnola dei primi anni ’30 e come essa fu in grado di muoversi molto più rapidamente delle sue controparti rivoluzionarie, precisamente perché le persone si erano organizzate e avevano riflettuto insieme per anni su ciò che volevano e su come potevano renderlo reale. Il sequestro delle terre e la loro gestione in comune e addirittura il sequestro delle banche non fu certo un dibattito, poiché aveva trovano consenso generale nelle discussioni degli anni precedenti.
Dalla pagina di Nuit Debout (http://www.nuitdebout.fr) (https://www.facebook.com/NuitDebout/) nel momento in cui scrivo (16 aprile, ore 18.00, ora di Parigi): Siamo più di 100.000 su questa pagina. Siamo in 150 città, #partoutdebout, in Francia e in dozzine di città del mondo. Siamo anche #banlieuesdebout, #artistesdebout e molte altre cose! Siamo 100.000 e presto saremo milioni, nel processo di creazione di una nuova forza che destituirà il vecchio mondo. Da ZNetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo www.znetitaly.org Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/from-paris-with-love-and-lessons/
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